080-085

[80] ILLUMINAZIONE,

[81] ILLUSIONE,

[82] IMMORTALITÀ,

[83] IMPERSONALITÀ,

[84] INCARNAZIONE,

[85] INCARNAZIONE: INTERVALLI TRA

[80]

ILLUMINAZIONE

(1) A proposito dell’Illuminazione, non si tratta della luce nella testa, fatto secondario e fenomenico che molti veri intuitivi ignorano completamente. La luce che intendo è quella che illumina la Via. È la “luce dell’intelletto” che in realtà illumina la mente e può riflettersi nell’apparato mentale tenuto “stabile nella luce”. (10 - 3).

(2) L’illuminazione rivela per prima cosa l’esistenza dell’annebbiamento; è la causa degli sfibranti conflitti ben noti agli aspiranti, poi gradatamente inonda la vita in misura tale che le nebbie finiscono per dileguarsi totalmente. Si vedono allora le cose come sono in realtà: parvenze esteriori che celano il buono, il bello e il vero. Gli opposti vengono risolti e la consapevolezza è sostituita dalla realizzazione dell’Essere, per la quale non esistono termini adeguati. Il metodo della LUCE diventa allora una condizione permanente. (10 - 241).

(3) Attualmente la maggior parte degli studenti avanzati non percepisce altro che lampi occasionali di illuminazione, ma in seguito potrà essere percepita una irradiazione costante. (2 - 111).

(4) Con la diligenza, l’applicazione, l’elevata condotta e la lunga e paziente pratica delle regole formulate viene il momento in cui lo studente è conscio, improvvisamente e proprio nel cervello fisico, di certi eventi inattesi, un’illuminazione o un modo di vedere prima sconosciuto.

È qualcosa di tanto reale eppure momentaneamente così sorprendente che nessuna successiva apparente contestazione potrà privarlo della conoscenza di aver visto, aver avuto un contatto e sentito. (2 - 288).

(5) Gradualmente trova la felicità nel mondo del significato e delle cause, ed infine i veri valori dello spirito condizionano la scelta dei suoi interessi e l’uso che decide di fare del suo tempo e delle sue facoltà. L’uomo inizia allora il sentiero dell’illuminazione. (14 - 340).

(6) Gli sforzi compiuti dall’uomo in meditazione hanno aperto una porta attraverso la quale può passare a volontà (ed infine con facilità) in un nuovo mondo di fenomeni, di attività diretta e di ideali diversi. Ha schiuso una finestra e la luce entra, rivelando ciò che è, e sempre è stato, nella sua coscienza, e illuminando gli angoli oscuri della sua vita, altre vite, e l’ambiente in cui si muove. Ha scatenato in sé un mondo di suoni e di impressioni a tutta prima talmente nuovi e diversi che non sa che farne. La sua situazione è allora tale da richiedere molta attenzione e un assetto equilibrato.

È ovvio che se la mente è sana, e vi sono buone basi educative, esisterà un senso delle proporzioni equilibrato, capacità di interpretare, pazienza di attendere lo sviluppo della giusta comprensione e felice senso di umorismo.

In caso contrario (secondo il tipo e la visione) vi saranno confusione, incapacità di comprendere quel che succede, indebito rilievo delle reazioni e dei fenomeni della personalità, orgoglio per il successo, un terribile senso di inferiorità, troppe parole, un correre a destra e a sinistra in cerca di spiegazioni, incoraggiamenti, assicurazioni e cameratismo, e finanche il collasso completo delle forze mentali, o la distruzione delle cellule del cervello per lo sforzo cui si sono assoggettate.

Fra gli effetti del contatto con un mondo nuovo e della forte stimolazione mentale vi è anche l’euforia. La depressione è altrettanto frequente, e deriva dalla sensazione di non essere all’altezza dell’occasione ravvisata. L’uomo vede e conosce troppo. Non si accontenta più della vecchia esistenza, delle soddisfazioni e degli idealismi di prima. Ha sfiorato livelli più spaziosi, idee nuove e vibranti, e una visione più ampia, e il suo desiderio arde per queste cose. È attratto e conquistato dal modo di vita dell’anima, ma la sua natura, l’ambiente e le opportunità sembra che lo frustrino senza tregua, cosicché sente di non poter avanzare verso questo nuovo mondo meraviglioso. Sente di dover temporeggiare e vivere nello stesso stato di mente di prima, o lo pensa e così decide.

Le espansioni conseguite per effetto della meditazione riuscita non è detto che si manifestino nel campo religioso riconosciuto, né come cosiddetta rivelazione occulta. Si possono manifestare nel settore stesso dell’attività prescelta, perché non vi è attività, vocazione, occupazione mentale o condizione che non possa fornire la chiave della porta che introduce nel mondo più vasto desiderato, o condurre in vetta al monte donde lo sguardo coglie orizzonti più vasti e visioni più inclusive.

L’uomo deve riconoscere che la scuola di pensiero preferita, la sua professione particolare, la sua vocazione e le tendenze personali fanno parte di un tutto maggiore e che il suo problema è di integrare coscientemente la piccola attività della sua vita in quella del mondo.

È questo che chiamiamo illuminazione, in mancanza di un termine migliore. Qualsiasi conoscenza è una forma di luce, poiché rischiara ragioni di consapevolezza di cui prima non si era coscienti. Ogni saggezza è una forma di luce, poiché rivela il mondo del significato dietro la forma esterna. Qualsiasi comprensione è un’evocazione di luce, poiché ci rende consapevoli delle cause che producono le forme esterne che ci circondano (compresa la nostra) e condizionano il mondo del significato che esprimono. Ma quando ciò è visto e compreso la prima volta, quando si produce la rivelazione iniziale, quando si percepisce il rapporto fra la parte e il tutto e si tocca il mondo che include la nostra piccola sfera, si determina sempre una crisi e un pericolo. Poi, a mano a mano che si prende confidenza, che si entra ed esce per la porta aperta, che ci si abitua alla luce che la finestra spalancata riversa nel piccolo mondo dell’esistenza quotidiana, si delineano altre difficoltà psicologiche. Si corre il rischio di credere di aver visto tutto ciò che c’è da vedere e in tal modo, su una voluta superiore e in senso più vasto, si presentano di nuovo pericoli (già considerati) dell’enfasi indebita, della focalizzazione errata, dei pregiudizi e dell’idea fissa. Si è ossessionati dall’idea dell’anima; si dimentica che essa ha bisogno di un veicolo di espressione; si comincia a vivere in un mondo di esistenza e sentimento avulso ed astratto, trascurando il contatto con la realtà della vita fisica. Per conseguenza sempre su una voluta superiore, si ripete la condizione già descritta in cui l’ego era assente, ma a posizioni invertite, cosicché nella coscienza focalizzata non c’è una vera vita formale.

Vi è solo il mondo dell’anima e il desiderio di un’attività creativa. La vita quotidiana fisica cade sotto la soglia della coscienza e si diviene un mistico visionario, vago e inefficiente. Sono stati mentali pericolosi se si permette loro di radicarsi. (15 - 465/8).

Vedi anche: "Luce".

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[81]

ILLUSIONE

(1) Il problema dell’Illusione sta nel fatto che è una attività dell’anima, risultato dell’aspetto mentale di tutte le anime manifestate. È l’anima che è sommersa nell’illusione; è l’anima che non vede con chiarezza fino a quando non impara a riversare la sua luce nella mente e nel cervello. (10 - 21).

(2) Badate che i veri pensatori cominceranno a liberare il mondo dall’illusione con la meditazione e il dominio della mente. Da ciò il crescente interesse per la meditazione via via che la portata dell’illusione mondiale sarà meglio riconosciuta; ecco perciò la necessità vitale di comprendere in modo esatto il metodo per dominare la mente… Solo l’intuizione disperde l’illusione, perciò è necessario educare gli intuitivi, ed ecco il servizio che potete rendere alla causa generale, offrendovi per questa formazione. (10 - 22/3).

(3) L’Illusione è principalmente di natura mentale e caratteristica di coloro che sono più mentali che emotivi. Essi hanno superato l’annebbiamento astrale quale generalmente inteso. Il loro errore consiste nel fraintendere le idee e le forme-pensiero. (10 - 26).

(4) Oggi l’illusione è tanto potente che i pochi di mente elevata sono tuttavia dominati dalle grandi forme-pensiero illusorie radicate nell’esistenza personale inferiore e nei desideri delle moltitudini, da cui traggono vita. (10 - 32).

(5) Come abbiamo visto, l’annebbiamento ha origini più remote dell’illusione. In esso la qualità mentale è scarsa e predomina nella maggioranza degli uomini. Scopo di tutta la preparazione sul Sentiero del Discepolato fino alla terza iniziazione è giungere a pensare con chiarezza, ciò che libera dall’illusione, conferendo stabilità ed equilibrio emotivo che sbarrano l’accesso a qualsiasi genere di annebbiamento. (10 - 33).

(6) Il discepolo è vittima sia dell’annebbiamento che dell’illusione e vogliamo sperare che li dissolva entrambi; da ciò deriva la complessità del problema e la sottigliezza delle difficoltà. Per acquisire forza e coraggio deve inoltre ricordare che ogni particella di annebbiamento eliminato e illusione riconosciuta e superata “rischiara la via” di chi segue e la facilita ai condiscepoli. Questo è il Grande Servizio per eccellenza ed è a questo suo aspetto che richiamo la vostra attenzione. Nelle presenti istruzioni cerco di chiarirlo.

Uno dei problemi dell’aspirante sta nel riconoscere l’annebbiamento al suo primo insorgere ed essere consapevole dei suoi vari aspetti di cui è irto il sentiero e delle difficoltà che erigono un muro tra lui e la luce. È già molto aver riconosciuto l’esistenza dell’illusione. La maggioranza degli uomini ne è ignara. Molti non se ne accorgono; idealizzano i loro annebbiamenti e considerano le illusioni come preziosi possessi duramente conquistati. (10 - 44/5).

(7) Grazie ad uno sforzo corretto, l’aspirante entra in contatto con la propria anima. Con la meditazione, la buona intenzione e la tecnica adatta, affiancate dal desiderio di servire e di amare, si allinea. Allora è consapevole dei buoni risultati del suo lavoro; la mente è illuminata, un senso di potere fluisce attraverso i suoi veicoli. Almeno temporaneamente egli è consapevole del Piano. Le necessità del mondo e la capacità dell’anima di sopperirvi pervadono la sua coscienza. La consacrazione e il retto proposito rafforzano l’afflusso di energia spirituale. Egli sa e ama; cerca di servire e riesce in varia misura. Da tutto ciò risulta un aumento del senso di potere e della parte che svolge per soccorrere l’umanità e si convince di possedere un giusto senso delle proporzioni e dei valori spirituali. Sopravvaluta la propria esperienza e se stesso. Anziché raddoppiare l’impegno, migliorando il contatto col regno delle anime e amando tutte le creature più profondamente, comincia a richiamare l’attenzione su di sé, sulla sua missione e sulla fiducia che il Maestro e persino il Logos planetario ripongono in lui. Parla di sé e richiama l’attenzione altrui in vari modi, esigendo riconoscimento. Così l’allineamento peggiora, il contatto con l’Ego si attenua ed egli va ad accrescere le file dei molti che sono stati sopraffatti dall’illusione del potere che hanno sentito. È cosa questa sempre più frequente fra i discepoli e fra chi ha conseguito le prime due iniziazioni. Oggi sono numerosi coloro che hanno conseguito la prima in una vita precedente. In un certo momento dell’attuale ciclo di vita, in cui si ricapitolano gli eventi di uno sviluppo antecedente, tornano al grado di realizzazione cui erano già pervenuti. L’importanza di ciò che hanno conseguito li sommerge e anche il senso di responsabilità e conoscenza. Ancora una volta si sopravvalutano, e vedono la missione e se stessi come unici; subentra in loro l’esigenza esoterica e soggettiva di riconoscimento a danno del servizio, che altrimenti sarebbe fecondo. Ogni importanza data alla personalità può far deviare molto facilmente la pura luce dell’anima che cerca di fluire attraverso il sé inferiore. Il richiamo dell’attenzione sulla missione della personalità è a danno della missione stessa, ostacola l’uomo nel suo lavoro e ne rimanda l’esecuzione a quando il discepolo altro non sia che un canale attraverso il quale l’amore può fluire e la luce risplendere, ciò che deve essere spontaneo, senza riferimento a se stessi. (10 - 52/3).

(8) L’illusione è il modo limitato di comprendere e conoscere in modo materiale la verità, velata e nascosta dietro una nube di forme-pensiero. Queste ultime finiscono per sembrare più vere della realtà che occultano, e condizionano l’approccio umano alla Realtà. (10 - 240).

(9) L’illusione… Il mondo dei fenomeni, si ritiene che la mente lo interpreta male e si rifiuta di considerarlo quale è in realtà. Se ne arguisce che questo errore di interpretazione costituisce la Grande Illusione… Il problema dell’illusione risiede nel fatto che è un’attività dell’anima, e risultato dell’aspetto mente di tutte le anime in manifestazione. È l’anima che è sommersa dall’illusione, è l’anima che non riesce a vedere con chiarezza finché non impara a riversare la sua luce nella mente e nel cervello… L’illusione è soprattutto una qualità e caratterizza l’atteggiamento mentale di chi è più intellettuale che emotivo. Questi non è più soggetto all’annebbiamento quale generalmente inteso. Incorre invece in errori di valutazione e di interpretazione delle idee e forme-pensiero. (15 - 472).

(10) Voi infatti siete nella carne; voi infatti andate per la via che avete scelto. La casa che avete costruita è già luminosa? È una dimora di luce? O un carcere oscuro? Nel primo caso, attirerete al suo lume e al suo calore quanti vi attorniano, e il richiamo magnetico dell’anima vostra, la cui natura è luce e amore, darà salvezza a molti. Ma se ancora siete un’anima a sé stante, dovrete attraversare gli orrori di una solitudine e di un isolamento ancora peggiori, procedendo da soli sulla via oscura. Ma quel deserto, quella separazione e quella solitudine nella notte oscura dell’anima sono parte della Grande Illusione. Comunque, l’umanità intera vi è ora immersa, mentre si prepara all’unità, alla liberazione e alla libertà. Alcuni, persi nell’illusione, non sanno cosa siano il vero e il reale. Altri operano liberi nel mondo dell’illusione per salvare ed elevare i loro fratelli, e se voi non sapete farlo, dovrete impararlo. (16 - 343).

Vedi anche: "Annebbiamento" e "Maya", "Idee e Ideali".

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[82]

IMMORTALITÀ

(1) Il dubbio sulla certezza sull’immortalità, sarà eliminato fra non molto grazie all’indagine scientifica. Alcuni scienziati accetteranno l’immortalità come ipotesi sulla quale basare le loro ricerche, che svolgeranno disposti ad apprendere, pronti ad ammetterla e desiderosi di formulare le loro conclusioni fondate sull’evidenza reiterata. Queste a loro volta serviranno di base ad un’ipotesi ulteriore. Fra non molti anni il fatto della persistenza e dell’eternità dell’esistenza passerà dal campo del dubbio al regno della certezza. Questo problema verrà retrocesso. Nessuno dubiterà che dopo l’abbandono del corpo fisico l’uomo possa continuare ad essere un’entità vivente e cosciente. Si saprà che perpetua la sua esistenza in un mondo retrostante quello fisico. Si saprà che è ancora vivo, desto e consapevole. Questo fatto sarà dimostrato in diversi modi.

Nell’occhio fisico umano si svilupperà una facoltà (sempre esistita, ma poco usata) che svelerà il corpo eterico, il “doppio”, come talora viene detto, e gli uomini saranno visti in quel corpo in una definita area spaziale dopo che il corpo fisico, morto o in via di disintegrarsi, sia stato abbandonato. Anche il numero crescente di coloro che sono in grado di usare “l’occhio singolo”, talvolta chiamato “il terzo occhio risvegliato” contribuirà a dimostrare l’immortalità, poiché essi vedranno facilmente anche l’uomo che si è liberato del corpo eterico, come di quello fisico. Per la forza stessa del loro numero e la reputazione di cui godranno, faranno pesare la loro testimonianza. L’immortalità sarà comprovata anche da una scoperta nel campo della fotografia, cui già si sta lavorando. Mediante la radio, usata da coloro che sono defunti, si potrà infine stabilire una via di comunicazione, su vere basi scientifiche. (14 - 183/4), (17 - 412).

(2) La teoria dell’immortalità condizionata. Questa teoria, proposta da scuole teologiche alquanto ristrette e da pochi intellettuali, caratterizzati da un certo egoismo. Essa sostiene che il dono dell’immortalità personale è concesso solo a chi è pervenuto a un certo livello di coscienza spirituale, od osserva una serie di precetti teologici. Alcuni, di notevoli doti intellettuali, dicono talora che il supremo bene dell’uomo è una mente colta e preparata, e chi la possiede vive in eterno… L’ortodossia cristiana non riesce a sostenere le sue tesi di fronte all’indagine chiara e ragionata; fra gli argomenti che ne demoliscono i cardini sta il fatto che essa postula un eterno futuro, ma senza un passato; quel futuro dipende solo dalle azioni della vita episodica presente, e non spiega affatto le differenze che si notano fra gli uomini. (17 - 401/2).

(3) Primo passo per corroborare il fatto dell’anima è lo stabilire la sopravvivenza, anche se ciò non comprovi necessariamente l’immortalità... Che qualcosa sopravviva alla morte e persista dopo la disintegrazione del corpo fisico, è dimostrato di continuo. Se così non fosse, saremmo allora vittime di un’allucinazione collettiva, e le menti e i cervelli di migliaia di persone sarebbero falsi ed illusi, malati e deformi. Una tale gigantesca pazzia collettiva è più difficile a credersi che l’alternativa d’una coscienza in fase di espansione. (17 - 411), (14 - 98).

(4) La maggior diffusione della visione eterica e il numero crescente di chiaroveggenti e chiaroudienti rivelano di continuo l’esistenza del piano astrale e della controparte eterica del mondo fisico. Sempre più sono gli individui che divengono consapevoli di questo regno soggettivo; vedono camminare attorno a loro gente, così detta “defunta”, o che in sogno ha lasciato l’involucro fisico. (14 - 98), (17 - 412).

(5) I prossimi duecento anni vedranno ripudiata la morte qual è ora intesa, e stabilito il fatto dell’esistenza dell’anima. Questa sarà riconosciuta come un’entità, come impulso motivante e centro spirituale sottostante a ogni forma manifesta... l’immortalità essenziale sarà comprovata come fatto di natura. (14 - 96), (17 - 412).

(6) Con tale intima convinzione (di immortalità) affrontiamo la morte e sappiamo che vivremo ancora; che andiamo e veniamo e che continueremo a vivere perché siamo divini e dirigiamo il nostro destino. Sappiamo di esserci prefissi una meta ed essa è “una vita più abbondante” in qualche luogo, qui o là, e infine ovunque. Lo spirito dell’uomo non muore, vive in eterno, progredendo di grado in grado, di stadio in stadio sul sentiero dell’evoluzione, sviluppando costantemente, uno dopo l’altro, gli aspetti e gli attributi divini. (8 - 146).

(7) L’immortalità dell’anima umana e l’innata capacità dell’uomo interiore spirituale di operare la propria salvezza, in base alla legge della rinascita e in accordo con quella di causa ed effetto, sono gli elementi che regolano la condotta e le aspirazioni. A queste due leggi nessuno può sottrarsi; costantemente condizionano l’uomo fino a quando sia giunto alla perfezione che desidera e cui è destinato, e si manifesti nel mondo quale operante figlio di Dio. (8 - 147).

Vedi anche: "Anima" e "Ego".

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[83]

IMPERSONALITÀ

(1) L’Impersonalità, specie per chi è ben integrato, è assai difficile da conseguire. Vi è stretta relazione tra impersonalità e distacco. Studiatela. Molte idee ritenute preziose, molte qualità acquisite a fatica, certa rettitudine alimentata con cura, e molti preconcetti formulati con forza militano contro l’impersonalità. È arduo per il discepolo — durante il tirocinio iniziale — restare fedele all’ideale, perseguire con volontà la propria integrazione spirituale, e rimanere tuttavia impersonale nei rapporti umani. Egli desidera che la sua lotta e le sue vittorie siano riconosciute; desidera ardentemente che la luce accesa in lui susciti reazione in altri; vuole essere conosciuto come discepolo; si tormenta per dimostrare il suo potere e la propria capacità d’amare, sì da evocare ammirazione o, almeno, gettare una sfida. Ma nulla di ciò accade, egli non viene considerato migliore degli altri. La vita perciò non lo soddisfa.

Queste verità dell’autoanalisi vengono raramente affrontate o formulate da voi e quindi (poiché voglio aiutarvi) le espongo e ve le indico. È penoso per uomini e donne intelligenti vedere altri, cui sono intimamente associati, considerare vita e problemi in modo totalmente diverso, affrontati in modo debole od ottuso (a loro giudizio) con errori palesi di valutazione o di tecnica. Tuttavia, miei fratelli, siete ben sicuri di aver ragione e che la vostra opinione sia giusta? Forse il vostro atteggiamento verso la vita o il giudizio di una situazione hanno bisogno di essere riveduti; forse i vostri moventi e atteggiamenti potrebbero essere più elevati e più puri. E se anche fossero i più elevati e migliori possibili per voi in un dato momento, proseguite la vostra via e lasciate che il vostro fratello segua la sua… Questa non interferenza ed il rifiuto di criticare non ostacolano il servizio reciproco o rapporti costruttivi di gruppo… Forse vedete chiara la debolezza del gruppo e chi lo trattiene da una attività più efficiente. Ciò è bene, purché continuiate ad amare e servire astenendovi dal criticare. È errato voler assiduamente raddrizzare il fratello, o rimproverarlo, o tentare di imporgli le vostre volontà ed opinioni, ma è sempre lecito esprimere idee e dare consiglio… Attenetevi alla disciplina dell’anima e lasciate che i vostri fratelli facciano altrettanto. (5 - 48/9).

(2) La porta si chiude dietro l’iniziato che ora è un membro accettato del suo gruppo e, come dice l’Antico Commentario: “il suono che fa chiudendosi, informa il mondo che osserva che l’iniziato è entrato in un luogo segreto e che per raggiungerlo realmente dovranno anch’essi attraversare quella porta”.

Questo esprime il senso dell’auto-iniziazione individuale, alla quale tutti devono assoggettarsi, e indica anche la solitudine dell’iniziato che avanza. Ancora non comprende tutto ciò che il gruppo nel suo insieme afferra; egli stesso non è compreso da coloro che si trovano dall’altra parte della porta. Per qualche tempo ha percepito il gruppo al quale è ora affiliato, ed è sempre più consapevole della impersonalità spirituale dei suoi membri, che a lui sembra quasi una forma di freddezza e che non alimenta in alcun modo gli elementi di natura personale; perciò egli soffre. Quelli che sono stati lasciati indietro e che facevano parte della sua vecchia vita, non comprendono affatto la sua fondamentale (anche se non perfetta) impersonalità. Il loro atteggiamento, suscita in lui, se percepito, risentimento e critica; egli si rende conto che questi ultimi non sono giusti, ma a questo stadio sembra incapace di evitarli, mentre coloro ch’egli critica cercano di demolirlo o (almeno) di far sì che si senta disprezzato e a disagio.

Negli stadi iniziali egli si protegge da coloro che ha lasciato indietro, ritirandosi e mantenendo un silenzio superfluo e non opportuno. Impara a penetrare nella coscienza del suo nuovo gruppo sforzandosi strenuamente di sviluppare la capacità d’impersonalità spirituale dei suoi membri. Sa che dovrà conseguirla, e quando vi perviene scopre che questa impersonalità non si basa sull’indifferenza o sulla preoccupazione, come aveva pensato, ma su una profonda comprensione, su una focalizzazione dinamica sul servizio mondiale, su un senso delle proporzioni e su un distacco che rende possibile il vero aiuto. Così la porta e il passato sono lasciati alle spalle. San Paolo tentò di esprimere quest’idea quando disse: “Dimenticando le cose del passato, affrettatevi verso il premio della vostra elevata vocazione in Cristo”. Richiamo la vostra attenzione sul vocabolo “vocazione”. (18 - 72/3).

(3) Potreste ora domandare se esista un metodo unico per avvicinarsi a questa meta, che pare impossibile. Certo: è la pratica costante dell’impersonalità, insieme all’atteggiamento di indifferenza per i desideri, i contatti e i fini personali. L’impersonalità è poco compresa, e anche quando coltivata da aspiranti bene intenzionati ha una base egoistica. Riflettete su ciò e cercate di conseguirla con l’oblio di voi stessi e decentrando il punto focale della coscienza dalla personalità (ove è abitualmente fissato) all’anima vivente e amorevole. (5 - 82).

(4) Il Maestro cerca uno sforzo da parte del discepolo per essere impersonale nei suoi rapporti, sia con Lui che con i condiscepoli; è questo il primo passo verso l’amore e la comprensione spirituali. Lo sforzo di molti sinceri discepoli è generalmente teso ad amarsi scambievolmente e con ciò (secondo una vecchia similitudine) “pongono il carro davanti ai buoi”. Dovrebbero piuttosto ricercare l’impersonalità nei rapporti poiché, con l’impersonalità, la critica scompare e l’amore affluisce. (5 - 737).

Vedi anche: "Distacco", e "Indifferenza".

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[84]

INCARNAZIONE

(1) Il sentiero dell’incarnazione non è rapido... l’Ego discende assai lentamente e prende gradatamente possesso dei suoi veicoli; quanto meno evoluto è l’individuo, tanto più lento è il processo. Qui parliamo del periodo di tempo che trascorre dopo che l’Ego ha iniziato il primo passo verso la discesa, e non del tempo che intercorre tra due incarnazioni. L’Ego… in un periodo tra il quarto e il settimo anno d’età, realizza il suo contatto con il cervello fisico del bambino. (3 - 787).

(2) Un’incarnazione è un periodo precisamente determinato (dall’angolo dell’anima) in cui Esperimento, Esperienza ed Espressione sono le note fondamentali di ciascuna incarnazione. Ogni incarnazione successiva continua l’esperimento, approfondisce l’esperienza e pone l’espressione in più stretto rapporto con la latente divinità che si deve rivelare. (18 - 337).

Vedi anche: "Reincarnazione".

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INCARNAZIONE: INTERVALLI TRA

(1) Intervalli di vita, ossia i periodi in cui l’uomo spirituale è fuori dall’incarnazione e si è ritirato nella coscienza egoica. Per i meno evoluti questi periodi sono praticamente inesistenti; i cicli d’incarnazione si susseguono in modo estremamente rapido… Col procedere della evoluzione, i periodi di ritiro dall’incarnazione si prolungano sempre di più fino al momento in cui i periodi fuori dalla manifestazione fisica sono molto più lunghi di quelli trascorsi nella espressione esterna. (4 - 513).

(2) Per lunghissime età gli uomini si sono serviti in modo errato di una funzione donata da Dio… hanno inoltre portato in incarnazione miriadi di esseri umani non ancora pronti ai quali occorrevano interludi più prolungati fra le nascite per assimilare le loro esperienze. Le anime poco evolute s’incarnano in rapida successione, ma a quelle più vecchie necessitano periodi più lunghi per cogliere i frutti della loro esperienza. Esse sono tuttavia esposte al potere d’attrazione magnetica esercitato da coloro che vivono sul piano fisico, e possono essere indotte ad incarnazioni premature. È un processo regolato da una legge, ma mentre chi è meno evoluto progredisce secondo la legge di gruppo, come gli animali, i più avanzati risentono l’attrazione delle unità umane, ed i più evoluti si incarnano seguendo la Legge del Servizio, per deliberata scelta delle Loro anime coscienti. (14 - 272).

(3) Esempio di questi tentativi incauti e stolti di illustrare la teoria della rinascita sono i limiti di tempo assegnati alle anime tra due incarnazioni fisiche: questi dipenderebbero dall’età dell’anima stessa e dal suo livello evolutivo. Si afferma che quel soggiorno tanto più si prolunga quanto più l’anima è progredita. Ma è vero proprio l’opposto. Le anime più evolute o che rapidamente sviluppano le capacità intellettuali ritornano con frequenza maggiore, perché più sensibili agli obblighi, agli interessi, alle responsabilità già stabilite nel mondo fisico. (17 - 403).

(4) L’uomo rinasce, ma non per impulso temporale. Ritorna nella carne per esigenze karmiche, attratto da ciò che, quale anima, ha posto in moto, perché sente l’esigenza di adempiere i doveri che ha assunto, perché è responsabile, perché certe sue precedenti infrazioni alla legge dei giusti rapporti umani glielo impongono. (17 - 404).

(5) Quando la vita della personalità è stata piena e ricca, ma non ha raggiunto lo stadio in cui il sé personale può collaborare coscientemente con l’Ego, si passano dei periodi di nirvana della personalità la cui lunghezza dipende dall’interesse alla vita e dalla capacità dell’uomo di meditare sull’esperienza. Più avanti quando l’Ego domina la vita della personalità, l’interesse dell’uomo si eleva a livelli superiori ed il nirvana dell’anima diventa la sua meta.

Il devachan non gli interessa. Perciò, di regola, coloro che sono sul Sentiero (sia quello della Prova che quello dell’Iniziazione) non vanno nel devachan, ma l’incarnazione immediata diventa la regola nel girare della ruota della vita; questa volta è prodotta dalla collaborazione cosciente del sé personale con il Sé divino o Ego. (3 - 737/8).

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