149-153

[149] SCUOLE DI PENSIERO,

[150] SENSO DELL'UMORISMO,

[151] SENSIBILITÀ,

[152] SERENITÀ,

[153] SERVITORI E SERVIZIO

[149]

SCUOLE DI PENSIERO

(1) Quando l’opera del chirurgo e del medico, in rapporto al fisico umano, sarà considerata valida e necessaria, e vi contribuiranno le analisi e le conclusioni dello psicologo, e verrà chiamato a concorso anche il potere del giusto pensiero e, solo allora, un’epoca di benessere visiterà la Terra… 

Attualmente questi sono i quattro gruppi che cooperano:

1. Medici e chirurghi.

2. Psicologi, neurologi e psichiatri.

3. Guaritori mentali (“Nuovo Pensiero”, “Scienza Cristiana”, “Unity”)

4. Discepoli esperti, e Coloro Che operano con le anime umane, non lavorano all’unisono.

Ma quando avranno fra loro stretti rapporti, e assieme tenderanno a liberare l’umanità dalle malattie, si potrà vedere e capire cosa sia il prodigio dell’uomo.

Un giorno esisteranno ospedali ove le quattro categorie procederanno concordi nell’unica opera risanatrice, in collaborazione perfetta. Nessuno di quei quattro gruppi può fare da sé soltanto; sono tutti interdipendenti.

Ed è proprio il loro rifiuto di riconoscere il bene operato dagli altri nell’intento di promuovere il benessere umano che mi rende quasi impossibile impartire insegnamenti più specifici e dettagliati su questi soggetti. Potete immaginare la muraglia di pensiero e parole antagonistiche contro cui deve cozzare qualsiasi idea nuova o di avanguardia? Avete mai considerato seriamente l’aggregato di forme-pensiero cristallizzate contro cui gli intenti gerarchici devono combattere? Vi rendete conto di quale peso morto di idee antiquate e preconcette deve essere rimosso prima che la Gerarchia riesca a iniettare una concezione nuova e necessaria nella coscienza dell’uomo ordinario, che, vorrei dire, non pensa? È molto difficile operare nell’ambito della medicina, poiché il soggetto è delicatissimo, e la paura ha grande parte nelle reazioni di chi deve essere raggiunto. L’abisso spalancato fra ciò che è vecchio e statico, e ciò che è nuovo e voluto dallo spirito richiede grande cura e molto tempo per essere colmato. Ed è strano che una notevole parte della difficoltà provenga proprio dalle nuove scuole di pensiero. La medicina ufficiale è lenta, non a torto, nell’adottare metodi e tecniche nuovi; a volte tarda troppo, ma è giusto che una nuova terapia o una nuova forma di diagnosi sia comprovata e verificata anche in senso statistico prima di venire incorporata ai metodi della scienza medica; il rischio per il paziente è troppo elevato, e il buon medico non se ne serve come soggetto di esperimenti. Però negli ultimi decenni la medicina ha fatto passi da gigante, e ora si avvale anche dell’apporto dell’elettricità, della luce e di molti altri metodi moderni. Inoltre, essa riconosce in misura crescente le richieste dell’intangibile e la cura del nebuloso — mi sia permesso l’uso di questi termini peculiari — che vengono sempre più riconosciuti nelle nuove terapie.

Non altrettanto può dirsi delle scuole o dei culti mentali, come impropriamente si chiamano, e di cui abbiamo più volte parlato, ed in gran parte per loro colpa. Essi danneggiano la loro stessa causa, perché rivendicano a sé meriti eccessivi e attaccano continuamente la medicina e la scienza ortodossa, nonché tutta la scienza (acquisita in secoli di esperimenti) delle scuole accademiche di medicina e chirurgia. Con ciò dimenticano che molti dei loro conclamati successi (che spesso sono irrefutabili) sono classificabili fra i fenomeni dovuti alla fede, e che non sempre sono corretti. Del resto, la medicina ufficiale da molto tempo li riconosce per veri. Quelle scuole, che in verità custodiscono verità importanti, devono soprattutto mutare i loro sistemi e imparare la natura spirituale del compromesso, in questi giorni di grande sviluppo evolutivo. Le loro idee non potranno essere efficaci come vogliono senza la conoscenza, elargita da Dio, ed accumulata per millenni dalla medicina; e devono tener conto anche dei molti insuccessi, e non solo delle guarigioni che proclamano a gran voce. Vi faccio osservare, d’altronde, che queste ultime non sono poi così numerose come quelle ottenute dalla medicina ufficiale e dall’attività benefica delle cliniche e degli ospedali, che — nonostante certe mancanze e malgrado una loro consueta ottusità — grandemente alleviano le sofferenze e i mali di moltissimi. Quelle scuole trascurano di dire, e persino di riconoscere, che in casi di malattia grave o di incidente, il paziente non è fisicamente in grado di affermare o invocare la guarigione divina, e dipende dall’operato di un guaritore che ne ignora completamente le condizioni karmiche. Molte delle loro guarigioni, come le chiamano (e ciò vale anche per la medicina ufficiale) sono tali solo perché l’ora ultima del soggetto non è ancora scoccata, e questi sarebbe guarito in ogni caso, e comunque ciò avviene di solito in modo più rapido quando è affidato alle cure di un medico esperto.

In caso di gravi incidenti, quando il ferito perde sangue, il guaritore spirituale, qualunque sia il suo culto, non può far altro che ricorrere ai metodi della medicina ortodossa; userà un laccio emostatico, per esempio, e prenderà tutti i provvedimenti opportuni, anziché limitarsi a veder morire il ferito solo perché non ammette questi metodi. A faccia a faccia con la morte, egli si rivolgerà ai sistemi di soccorso collaudati, e solleciterà l’intervento di un medico, piuttosto che essere accusato di omicidio.

Ho detto queste cose non per disprezzare, ma per mostrare che le varie tendenze: l’ortodossa, ufficiale, antica, materiale, e quella spirituale, nuova, d’avanguardia, o mentale, sono fra loro interdipendenti; devono unirsi in una sola grande scienza di guarigione. Questa sarà alfine tale da risanare l’uomo intero, valendosi di tutte le risorse, fisiche, emotive, mentali e spirituali, del genere umano. La medicina ortodossa è pronta a cooperare con le nuove scuole più di quanto lo siano i seguaci di queste; ma naturalmente non può permettere che i malati siano usati come cavie per soddisfare coloro che seguono le nuove teorie, anche se applicate in modo corretto, alla luce di quanto già comprovato. La via di mezzo del saggio compromesso è sempre la migliore, e questa è una lezione molto utile oggi, in ogni campo del pensiero umano. (17 - 253/7)

(2) Ciascuna di queste istruzioni potrebbe a sua volta essere oggetto di studio prolungato, ma (in quest’opera) non è certo possibile farlo, poiché essa intende solo additare possibilità future. Io cerco, inoltre, di scoraggiare chi volesse perseguire la maniera odierna di accostare il mondo metafisico, per quanto riguarda la malattia e la sua cura, e persino di minare,  se posso usare una simile drastica espressione, la fiducia riposta nei così detti metodi di guarigione della Nuova Era, quali quelli della Scienza Cristiana, della Scienza Mentale, e di tutte le correnti di pensiero che insistono sull’affermazione della divinità dell’uomo, nella pretesa che questa basti a garantire la guarigione. Si tratta di un’illusione, come spesso ho cercato di dimostrare. (17 - 558).

(3) La “Scienza Mentale” giustamente afferma che le emozioni dell’uomo (espresse in quella fievole imitazione della realtà che chiama pensiero) sono le responsabili di molte malattie; e giustamente tenta di mutare gli atteggiamenti emotivi dell’infermo, sì che questi reagisca in modo diverso alle circostanze, alla vita, agli altri uomini. Ma sbaglia nettamente quando sostiene che ciò sia sufficiente; ignorando qualsiasi procedura scientifica connessa al corpo eterico, le manca il tramite fra la natura emotiva e la fisica, e quindi si apre un abisso nelle sue deduzioni razionali, con conseguenti errori di tecnica, che ne rendono futile ogni attività che non sia il riassetto del carattere. Come ho già detto, quando in apparenza il paziente così curato guarisce, in realtà è solo perché tale ne era il destino; ma resta il fatto positivo di aver corretto un carattere che lo poneva in pericolo continuo di malattia. Quindi non si tratta di un vero risanamento, sia il guaritore che il malato s’illudono, se lo affermano, e ogni illusione insidia e blocca. (17 - 560/1).

(4) Nel mondo moderno non esiste un vero e proprio metodo di guarigione spirituale insegnato a chi vuole operare in questo campo. Esiste un semplice tentativo di basare l’intero processo, e le tecniche relative, su livelli puramente mentali, su affermazioni, su preghiere speciali, stimolando la volontà-di-vivere dell’ammalato, talvolta ricorrendo al magnetismo e all’ipnotismo per agire sul corpo eterico; si insegnano maniere diverse di usare il pensiero soggettivo, ma senza una vera terapia, intelligente e prevista, poiché si insiste soltanto sulla vaga fiducia che accomuna il guaritore al paziente, sugli effetti che, per cieca autosuggestione, dovrebbero essere prodotti dal riconoscere e dall’affermare la divinità. (17 - 644).

(5) Gli agenti del secondo raggio iniziarono la loro preparazione intorno al 1825 e uscirono in forza poco dopo il 1860. Da questa data in poi, grandi concetti e idee nuove, ideologie e argomenti moderni pro e contro certi aspetti della verità hanno caratterizzato il pensiero moderno ed hanno prodotto l’attuale caos mentale e le numerose scuole e ideologie contrastanti, con i movimenti e le organizzazioni ad essi inerenti; da tutto questo sorgeranno ordine, verità e la nuova civiltà. (13 - 678/9).

(6) Tieni presente che non hai bisogno di aggregarti ad una di esse in particolare. Ciascuna esprime il tentativo della mente umana di comprendere, soggettivamente e obiettivamente, natura e scopo dell’evoluzione dell’uomo. Tutte sono solo parzialmente corrette nelle loro conclusioni, e assai difettose; sono soltanto preparatorie alla nuova e imminente scuola di psicologia che sarà caratteristica dell’Era Nuova. (5 - 644/5).

Vedi anche: (17 - 279/81).

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[150]

SENSO DELL'UMORISMO

(1) Posso offrirvi in tutta sincerità l’ingiunzione paradossale di lavorare con la massima serietà, ma al tempo stesso di rifiutare tale serietà e non prendervi troppo sul serio? Coloro che dimorano dall’altro lato della vita e studiano l’operare degli aspiranti del mondo, oggi vedono un’angoscia quasi pietosa per le deficienze individuali, uno sforzo sostenuto e strenuo per “rendersi ciò che dovrebbero essere” e al tempo stesso una desolante mancanza di senso delle proporzioni e la totale assenza di umorismo. Vi esorto a coltivare queste due qualità. Non prendetevi così sul serio e scoprirete che siete in grado di lavorare più liberamente e in modo più efficiente. Prendete con tutta serietà il Piano e l’appello al servizio, ma non perdete tempo in una costante auto-analisi. (4 - 635).

(2) Due cose il discepolo deve imparare: “star leggero in sella” (per usare una vecchia frase), e l’umorismo, cioè la vera (non forzata) capacità di ridere di sé e con il mondo. Questo è un equilibrio che è proprio di chi opera realmente nella luce mentale. (5 - 414).

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[151]

SENSIBILITÀ

(1) Vi ho già detto che le qualità fondamentali che ricerchiamo sono: sensibilità, impersonalità, doti psichiche e polarizzazione mentale…

Cos’è, esattamente la sensibilità? Non significa affatto un’“anima sensibile”, espressione usata abitualmente per dire suscettibile, egocentrico, sempre sulla difensiva! È invece la capacità di espandere la coscienza ed essere consapevoli di aree di contatto sempre maggiori. È la capacità d’essere attivi, vigilanti, pronti, nel riconoscere i rapporti, solleciti nel reagire alle necessità, mentalmente, emotivamente e fisicamente attenti alla vita; e di sviluppare rapidamente il potere di osservare in tutti e tre i mondi simultaneamente…

La sensitività che intendo sviluppare è la prontezza al contatto con l’anima, la sensibilità alla “voce del Maestro”, la reattività vivace alle idee nuove e alle delicate reazioni intuitive. Questi sono contrassegni del vero discepolo. È la sensibilità spirituale che deve essere coltivata. (5 - 47).

(2) Questo sviluppo della sensibilità è difficile da comprendere. I membri del gruppo e dell’Ashram di un Maestro devono farsi sempre più sensibili — a Lui e ai suoi assistenti. Non si può imporre la sensibilità con qualche tecnica o addestramento. Gli uomini sono sensibili, ma non lo sanno, poiché curano soprattutto le cose esterne, della forma e oggettive. Lo dirò in altro modo: ciò che dite a voi stessi e agli altri — con la parola o con la vita — è così rumoroso, che non vi è facile essere ciò che siete e riconoscervi come essere spirituale.

Il Maestro è guidato da ciò che apprende di voi nei vostri momenti di calma aspirazione; da quella che per anni avete dimostrato come vostra stabile tendenza, dal modo in cui reagite alle crisi o alla tensione. Il suo compito è stimolare il discepolo affinché questi pervenga a rendere stabile e costante la coscienza dei momenti più elevati… . Molti sono in grado di divenire sensibili se solo i clamori dell’autoaffermazione della personalità tacessero, permettendo alla luce dell’anima di fluire. Allora il Maestro può essere conosciuto e avvicinato. Se riuscirete ad astrarvi da voi stessi e dalle vostre reazioni, interpretazioni ed esigenze personali, scoprirete da soli come il Maestro cerca di impressionare voi e il vostro gruppo, e vi diventerete sensibili. (5 - 710/1).

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[152]

SERENITÀ

Notate che serenità e pace non sono la stessa cosa. La pace è sempre temporanea e riguarda il mondo sensoriale e condizioni che possono essere turbate. È essenziale per il progresso ed inevitabile che ogni passo avanti sia caratterizzato da turbamenti, crisi e caos, cui poi succedono (se bene affrontati) periodi di pace. Ma questa pace non è serenità, e al Chela è consentito di dimorare nell’aura del Maestro soltanto quando abbia sostituito la serenità alla pace. Serenità è quella calma profonda priva di turbamenti che distingue il discepolo focalizzato nella “mente mantenuta salda nella luce”. In superficie, la sua vita (dal punto di vista del mondo) può essere in stato di continuo e violento mutamento. Tutto ciò che gli è caro nei tre mondi può crollare attorno a lui. Ciononostante egli sta saldo, nell’equilibrio della coscienza dell’anima, e nel profondo della sua vita rimane indisturbato. Non è insensibilità o autosuggestione, e nemmeno la capacità di esteriorizzare la consapevolezza in tal modo da ignorare eventi e circostanze; ma è l’intensità del sentimento trasmutata in comprensione focalizzata. Allora ha diritto di vivere nell’aura del Maestro. Non vi è nulla in lui che possa esigere che il Maestro distolga l’attenzione da sforzi di vitale importanza per il compito non importante di aiutare il discepolo. (5 - 750).

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[153]

SERVITORI E SERVIZIO

(1) Dal dovere perfettamente adempiuto emergeranno i doveri più ampi, che rientrano nel lavoro mondiale; l’assunzione delle responsabilità familiari renderà più forti le nostre spalle, permettendoci d’assumere quelle del gruppo più ampio. (4 - 70).

(2) L’umanità serve e, con lo sviluppo di un’attitudine cosciente al servizio, con la crescita della comprensione cosciente della parte individuale da compiere nell’esecuzione del Piano e con l’assoggettamento della personalità all’anima, l’umanità progredirà costantemente verso la sua meta di servizio universale. (4 - 101).

(3) Il Maestro non guarda all’importanza o alla posizione terrena del lavoratore, e nemmeno al numero di persone che si riuniscono intorno alla sua personalità, bensì ai moventi che stimolano la sua attività e all’effetto dell’influsso che egli esercita sul prossimo. Il vero servizio è lo spontaneo efflusso di un cuore amorevole e di una mente intelligente; risulta dal fatto di trovarsi al posto giusto e di rimanervi; è il prodotto dell’inevitabile afflusso di forza spirituale e non di strenua attività del piano fisico; è l’effetto di essere ciò che l’uomo realmente è, un divino Figlio di Dio, e non l’effetto studiato di parole e azioni. Un vero servitore riunisce intorno a sé coloro che è suo dovere servire e aiutare con la forza della sua vita e della sua personalità spiritualizzata, e non con le sue pretese e parole altisonanti. Dimentico di sé egli serve, con abnegazione cammina sulla Terra e non si dà pensiero dell’importanza o meno di quanto compie, né ha idee preconcette sul proprio valore o sulla propria utilità. Vive, serve, opera ed esercita un influsso, nulla chiedendo per il sé separato. (4 - 188/9).

(4) Esorto soltanto tutti voi… a comprendere la necessità di rinnovare lo sforzo per rendervi idonei al servizio, uno sforzo cosciente e deliberato per sviluppare l’intuizione e giungere all’illuminazione. Ogni essere umano che perviene alla meta della luce e della saggezza, automaticamente dispone di una sfera d’influenza che si estende verso l’alto e verso il basso, che penetra sia all’interno verso la sorgente della luce, sia all’esterno verso i “campi delle tenebre”.  Pervenuto a ciò, egli diverrà un centro di vita cosciente, che dispensa forza senza alcuna fatica. Egli stimolerà, infonderà energia e vivificherà a nuovi sforzi tutte le vite con le quali verrà in contatto, sia che si tratti degli aspiranti suoi compagni, che di un animale o di un fiore. Sarà un trasmettitore di luce nelle tenebre. Disperderà le nebbie dell’illusione attorno a sé, facendo penetrare lo splendore della realtà.

Quando un gran numero di figli degli uomini sarà in grado di agire in questo modo, la famiglia umana potrà iniziare il servizio mondiale cui è predestinata. La sua missione è di fare da ponte fra il mondo dello spirito e il mondo delle forme materiali. Nell’uomo tutti i gradi di materia s’incontrano e in lui tutti gli stati di coscienza sono possibili. Il genere umano può operare in tutte le direzioni, elevare al cielo i regni subumani e portare il cielo sulla terra. (4 - 538).

(5) Questo richiamo al servizio, solitamente suscita una risposta, che è però influenzata dalla personalità dell’aspirante e tinta del suo orgoglio e della sua ambizione. Egli si rende realmente conto della necessità; il desiderio di farvi fronte è genuino e sincero, l’ardente desiderio di servire ed elevare è reale. L’aspirante compie dei passi intesi a metterlo in grado di adeguarsi al piano. Il problema che noi, sul lato interiore della vita, siamo costretti ad affrontare è che, sebbene non esistano dubbi sulla volontà e sul desiderio di servire, il carattere e il temperamento sono tali da presentare difficoltà pressoché insormontabili. Noi dobbiamo lavorare tramite questi aspiranti ed il materiale che rivelano è causa frequente di grandi inconvenienti. (4 - 622).

(6) È così facile lasciarsi affascinare dalla bellezza dei propri ideali e della propria visione, dalla supposta rettitudine della propria posizione, ma rimanere comunque sempre influenzati soggettivamente dall’amore del potere personale, dall’ambizione individuale, dalla gelosia per altri collaboratori e dai molti altri tranelli nei quali può cadere il discepolo incauto.

Ma se si coltiva la vera impersonalità, se si sviluppa il potere di mantenersi saldi, se ogni situazione è trattata con spirito d’amore e se si rifiuta di agire in modo affrettato e di permettere alla separatività di infiltrarsi, si avrà la crescita di un gruppo di veri servitori che riunirà coloro che sono in grado di materializzare il Piano e inaugurare la nuova era con le meraviglie che l’accompagnano. (4 - 625).

(7) Tre fattori sono importanti nell’esecuzione del servizio: …

1. I moventi del servizio.

I moventi sono triplici, in ordine d’importanza:

a. La realizzazione del piano evolutivo di Dio, la percezione dell’estrema necessità del mondo, la comprensione di ciò che il mondo dovrà immediatamente raggiungere e la conseguente dedizione di tutte le proprie risorse al conseguimento di quel fine.

b. Una precisa meta personale, qualche grande ideale, come ad esempio la santità del carattere, che evochi le migliori risorse dell’anima; oppure la realizzazione della realtà dei Maestri di Saggezza ed una forte determinazione interiore di amarli, servirli e raggiungerli ad ogni costo. Quando possediate questa comprensione intellettuale del piano di Dio, congiunta al forte desiderio di servire i Grandi Esseri, ne scaturiranno esplicite attività sul piano fisico.

c. La realizzazione delle proprie risorse innate o acquisite ed il loro adeguamento alle necessità percepite. Il servizio è di tante specie e chi lo rende con saggezza, chi cerca di trovare la propria sfera che più gli si adatti e che, avendola trovata, si sforza gioiosamente per il bene del tutto, è un uomo il cui sviluppo procede in modo costante. La mira del progresso personale rimane tuttavia di secondaria importanza.

2. I metodi di servizio.

Sono molti e svariati. Ne indico solo quelli di massima importanza.

Prima e principale, come spesso vi ho detto, è la facoltà di discriminare. Chi crede di poter fare ogni cosa, che non indietreggia qualunque cosa accada, che corre dove altri più saggi procedono con cautela, che pensa di avere le capacità richieste per ciò che si presenta, che ha tanto zelo e usa poco il cervello per pensare a questo problema del servizio non fa che sprecare energie. Sovente non fa che un’azione distruttiva, spreca il tempo di altri più saggi e grandi di lui che dovranno correggere i suoi errori commessi a fin di bene, e non serve altro scopo se non i propri desideri. Avrà la ricompensa per la buona intenzione, ma spesso viene annullata dagli effetti di un modo di agire privo di senno. Serve con discernimento chi si rende saggiamente conto del posto, grande o piccolo, che occupa nello schema generale; chi valuta con prudenza le proprie capacità mentali e intellettuali, la portata del suo corredo emozionale e fisico e con la totalità delle sue risorse si applica a compiere la sua parte.

Serve con discernimento chi giudica la natura e la misura del problema da risolvere con l’aiuto del proprio Sé Superiore e del Maestro e non si lascia guidare da suggerimenti, richieste e pretese dei suoi compagni di servizio, bene intenzionati ma spesso inopportuni.

Serve con discernimento chi si rende conto del fattore tempo nell’azione e, comprendendo che ogni giorno ha ventiquattro ore e che le sue risorse gli permettono di spendere quel tanto di forza, e non di più, adatta con saggezza le sue capacità al tempo disponibile.

Segue il saggio controllo del veicolo fisico. Un buon servitore non procura ansietà al Maestro a causa delle sue condizioni fisiche e si può confidare che sappia conservare e risparmiare le sue forze fisiche in modo da essere sempre disponibile per eseguire ciò che il Maestro richiede. Non viene meno a causa d’infermità fisica. Bada a che il suo veicolo inferiore abbia riposo sufficiente e le giuste ore di sonno. Si alza presto e si corica a un’ora conveniente. Si rilassa non appena possibile; si ciba di alimenti sani e adatti e si astiene da pasti pesanti. Poco cibo, ben scelto e ben masticato è molto meglio di un pasto abbondante.

Oggi gli uomini di regola mangiano quattro volte più del necessario. Smettono di lavorare quando (per incidente o il ricorrere di infermità fisiche di carattere ereditario) i loro corpi si rifiutano di agire e richiedono attenzione. Allora cercano riposo, sonno, precauzioni dietetiche e cure mediche. Obbediscono ad ogni saggia istruzione concedendosi il tempo necessario per recuperare le forze.

Il passo successivo comprende la cura e il controllo del corpo emozionale. Come sapete è il veicolo più difficile da disciplinare. Nessuna emozione eccessiva è permessa, possono invece inondarlo forti correnti d’amore per tutto ciò che vive. L’amore, essendo la legge del sistema, è costruttivo e stabilizzante e armonizza ogni cosa con la legge. Nessun timore o ansietà o preoccupazione scuote il corpo emozionale di chi aspira a servire il tutto. Egli coltiva serenità, stabilità e un senso di sicuro affidamento nella legge di Dio. Una gioiosa fiducia caratterizza la sua attitudine abituale. In lui non alberga alcuna gelosia, nessuno stato di grigia, cupa depressione, né avidità o autocommiserazione ma, realizzando che tutti gli uomini sono fratelli e che tutto ciò che è esiste per tutti, procede con calma per la sua via.

Segue poi lo sviluppo del veicolo mentale. Nel controllo del corpo emozionale il servitore assume un atteggiamento di eliminazione. Suo obiettivo è di addestrarlo in modo che sia privo di colore, che abbia una vibrazione calma e sia limpido e trasparente come un piccolo lago in un calmo giorno estivo. Nell’adattare il corpo mentale al servizio egli usa l’opposto dell’eliminazione; cerca di fornirlo di informazioni, di ammassarvi conoscenza e fatti, di addestrarlo in modo intellettuale e scientifico sì che, con il passare del tempo, possa dimostrarsi una base stabile per la saggezza divina. La saggezza sostituisce la conoscenza, ma questa è un passo preliminare indispensabile. Dovete ricordare che il servitore deve passare per l’Aula dell’Apprendimento prima di entrare nell’Aula della Saggezza.

Addestrando il corpo mentale egli tende quindi ad una ordinata acquisizione di conoscenza, a fornirlo di ciò che può mancare, ad una comprensione sequenziale delle innate facoltà mentali accumulate in vite precedenti e infine a stabilizzare la mente inferiore in modo che quella superiore possa predominare e la facoltà creativa del pensiero possa proiettarsi nella quiete. Dal silenzio dell’Assoluto venne proiettato l’universo, dalla tenebra scaturì la luce, dal soggettivo emanò l’oggettivo. La quiete negativa del corpo emozionale lo rende ricettivo alle impressioni provenienti dall’alto. La calma positiva del corpo mentale conduce all’ispirazione superiore.

Dopo aver cercato di controllare e di impiegare in modo saggio la sua triplice personalità, chi ama l’umanità cerca la perfezione nell’azione. La sua attenzione non è assorbita da sogni grandiosi di martirio ed a chimere gloriose ma effimere di un servizio di natura spettacolare, ma la sua linea di condotta è l’applicazione immediata di tutte le sue forze al dovere immediato. Sa che il perfezionare il primo piano della sua vita ed i particolari dell’opera a lui più vicina promuoveranno l’accuratezza anche nello sfondo e ne risulterà un insieme di rara bellezza. La vita procede a piccoli passi, ma ognuno di essi, compiuto al momento opportuno, ed ogni istante saggiamente utilizzato fanno percorrere grandi distanze e conducono ad una vita ben spesa. Coloro che guidano la famiglia umana mettono alla prova tutti gli aspiranti al servizio nei piccoli dettagli della loro vita quotidiana; chi mostra i segni di un’azione costante nelle cose apparentemente non essenziali viene promosso ad una sfera di maggiore importanza. Come potrebbero, in tempo d’emergenza o di crisi, fidarsi di chi nella vita d’ogni giorno opera male e con trascuratezza?

Un altro metodo di servizio si dimostra nell’adattabilità.

Ciò comporta la prontezza a ritirarsi quando altre o più importanti persone sono inviate a occupare il nostro posto o, viceversa, la capacità di lasciare le proprie funzioni per assumerne altre di maggiore importanza quando un operatore meno competente sia in grado di svolgere le nostre mansioni con altrettanta facilità e discernimento. È indizio di saggezza in tutti coloro che servono sia di non sopravvalutarsi che di non sottovalutarsi. Risulta un pessimo lavoro quando persone poco efficienti svolgono certe mansioni, ma vengono sciupati tempo e potere anche quando operatori abili occupano posti in cui le loro risorse non sono sfruttate pienamente, incarichi che uomini e donne meno dotati sarebbero in grado di svolgere altrettanto bene. Siate dunque pronti, voi tutti che servite, a compiere per un’intera esistenza mansioni poco appariscenti e che sembrano prive d’importanza, poiché tale può essere il vostro destino e tale il posto nel quale potete meglio servire; ma siate ugualmente pronti a passare a compiti di maggior valore apparente a una parola pronunciata dal Maestro e quando le circostanze, e non i vostri progetti di servizio, indicano che il momento è giunto. Riflettete su quest’ultima frase.

3. L’atteggiamento che segue l’azione.

Quale dovrebbe essere? Totale distacco, totale oblio di sé e totale dedizione al prossimo passo da compiere. Servitore perfetto è chi compie al massimo delle sue capacità quella che pensa essere la volontà del Maestro ed il lavoro da compiere in cooperazione con il piano di Dio. Fatta la sua parte, procede nella sua opera senza curarsi del risultato della sua azione. Sa che occhi più saggi dei suoi vedono la fine fin dal principio; che una percezione più profonda e più amorevole della sua soppesa i frutti del suo servizio; che un giudizio più profondo del suo valuta la forza e l’estensione della vibrazione stabilita e la adatta secondo il movente. Non è orgoglioso di ciò che ha fatto. Né si lascia deprimere dall’insuccesso.

Fa sempre del suo meglio e non spreca tempo a contemplare le cose passate, ma si spinge innanzi per compiere il prossimo dovere. Rimuginare sulle azioni trascorse e volgere la mente ai conseguimenti del passato sono di natura involutiva, mentre il servitore cerca di operare con la legge evolutiva. È importante ricordarlo. Il servitore saggio, dopo l’azione non presta attenzione a ciò che ne dicono i suoi compagni di servizio, purché i suoi superiori (siano essi incarnati o gli stessi Grandi Esseri) dimostrino soddisfazione o tacciano; non si preoccupa se il risultato dell’azione non è quello previsto, purché abbia fatto fedelmente il massimo possibile; non si cura dei rimproveri e delle critiche che possono assalirlo se il suo sé interiore rimane calmo e non lo accusa; non si turba se perde amici, parenti, figli, la popolarità di cui era circondato e l’approvazione del suo ambiente, purché il suo senso interiore di contatto con Coloro che guidano e conducono rimanga inalterato; né si preoccupa se gli sembra di lavorare nel buio e non è cosciente del piccolo risultato delle sue fatiche, se la luce interiore si accresce e la sua coscienza tace. (2 - 343/9).

(8) Spesso l’aspirante si chiede: “A che posso mai servire? In che modo, nella mia piccola sfera, posso essere utile al mondo?”. Risponderò che figurandosi questo libro nelle menti degli uomini, esprimendo davanti a loro l’insegnamento che contiene, e vivendo in modo conforme ad esso, renderete un servizio molto efficace.

Ciò comporterà necessariamente di consacrare totalmente la personalità ad aiutare l’umanità, e a promettere al Sé superiore che ci si sforzerà di perdere di vista il sé nel servizio, servizio da svolgere nel luogo e nelle circostanze che il destino e il dovere impongono. (14 - xix).

(9) Prima d’ogni altra cosa, che il vostro atteggiamento nei confronti di tutto l’insegnamento sia quello del servizio volonteroso, senza alcun pensiero per il sé. Ciò che conta è la comprensione spirituale e l’elevazione dell’umanità, e non il vostro sviluppo personale, né la soddisfazione di ricevere informazioni nuove e particolari. Crescete, e la vostra anima assumerà una presa maggiore sul suo strumento, quando volgerete mente e forze al servizio di gruppo, e la vostra lingua sarà innocua per l’influsso dell’Amore. (14 - 111).

(10) La Legge del Servizio fu espressa nella sua pienezza per la prima volta dal Cristo duemila anni fa… Oggi il mondo sta rendendosi conto che “nessuno vive per se stesso”, e che solo quando l’amore, di cui tanto si è scritto e detto, trova sbocco nel servizio, l’uomo sale all’altezza delle sue capacità innate…

Si è soliti interpretare il servizio come sommamente desiderabile, e raramente si capisce quanto sia arduo in essenza. Comporta un grave sacrificio di tempo, di interessi e finanche delle proprie idee, costringe a un lavoro veramente arduo perché richiede sforzo deliberato, saggezza cosciente e capacità di lavorare senza attaccamento. Non sono qualità facilmente acquisibili dall’aspirante medio, eppure oggi la tendenza a servire è atteggiamento naturale di gran parte degli uomini. Il che comprova il successo dell’evoluzione. (15 - 119/20).

(11) (Il servizio) è un istinto dell’anima… La sua caratteristica principale, come il desiderio lo è della natura inferiore. È desiderio di gruppo, equivalente in quest’ultima al desiderio personale. È l’impulso al bene di gruppo. Perciò non lo si può insegnare o imporre a una persona come dimostrazione auspicabile di aspirazione, operante dall’esterno e basata su una teoria del servizio. È semplicemente il primo vero effetto, sul piano fisico, dell’incipiente espressione esteriore dell’anima. (15 - 125).

(12) Oggi si assiste ad una corsa verso il servizio e ad un impulso alla filantropia. Ma tutte queste attività sono profondamente tinte di personale, e sono spesso dannose, poiché si cerca di imporre le proprie idee di servizio e tecniche personali su altri aspiranti. Forse si è sensibili all’impressione, ma spesso si interpreta male la verità e si è influenzati da fini personali. Si deve imparare a insistere sul contatto con l’anima e su un’attiva dimestichezza con la vita egoica e non sulla forma di servizio…. Se ci si preoccupa del fattore essenziale, il contatto con l’anima, il servizio prestato fiorirà spontaneo secondo giuste direttive e darà molti frutti. Se ne è avuta una dimostrazione nel servizio impersonale e nell’ampio flusso di vita spirituale registrati in questi ultimi tempi, ed è cosa di buon auspicio. (15 - 126).

(13) Alcuni sono così pieni di teorie sul servizio e la sua pratica, che trascurano di servire, e neppure sanno capire quel periodo doloroso che sempre prelude a un servizio più vasto. Le loro teorie bloccano la giusta espressione, e chiudono la porta alla vera comprensione. La mente è troppo attiva. (15 - 128).

(14) Che effetto ha il servizio sulla mente, sulle emozioni e sul corpo eterico?

Il servizio è per se stesso il preciso risultato di uno straordinario evento interiore, e quando sia conseguito si riscontrerà che ha dato origine a numerose cause creative secondarie. Sono, soprattutto, un cambiamento nella coscienza inferiore, la tendenza a distogliersi dalle cose personali a favore delle più vaste mire di gruppo, un riorientamento effettivo ed espressivo e la capacità di mutare le condizioni (mediante l’attività creativa), ciò che manifesta qualcosa di dinamicamente nuovo…

Il primo effetto dell’afflusso di forza dell’anima, che è il fattore principale che determina il servizio, è l’integrarsi della personalità e l’unirsi dei tre aspetti inferiori in un solo complesso che serve. È uno stadio preliminare e difficile per chi è nell’Aula della Saggezza. Egli acquista consapevolezza della propria forza e capacità e, essendosi consacrato al servizio, vi si dedica con ardore; crea questo e quel canale per esprimere la forza che incalza; demolisce e distrugge con la stessa rapidità con cui crea. Temporaneamente egli costituisce un serio problema per gli associati, perché non scorge altra visione che la propria; l’aura critica dell’ambiente e il premere della forza assertiva in lui fa inciampare i “piccoli”, per cui i discepoli più anziani ed esperti devono continuamente riparare gli errori (per suo conto). Temporaneamente egli è vittima della propria aspirazione a servire e della forza che scorre in lui. Questo stadio in certi casi brucia i semi latenti dell’ambizione. Essa non è che il desiderio personale di perfezione e, a tempo e luogo, è una dote divina, ma la si deve sradicare quando la personalità diventa strumento dell’anima.

 In altri casi il servitore ha una visione più ampia e amorevole, distoglie gli occhi dalle proprie realizzazioni, e lavora in silenzio concorde con tutti i gruppi di veri servitori. Sommerge le tendenze personali, le sue idee e ambizioni nel bene maggiore del tutto, e perde di vista il sé. Forse non c’è suggerimento migliore, per chi vuole comportarsi da vero servitore, dell’invito a ripetere giornalmente, con tutta la forza del cuore e della mente, la consacrazione che conclude il Catechismo Esoterico, incluso al termine di Iniziazione Umana e Solare:

“Assolvo il mio compito con ferma risoluzione; con sincera aspirazione; guardo in alto, aiuto in basso non sogno né riposo; lavoro; servo; colgo i frutti del lavoro; prego; io sono la Croce; sono la Via; passo oltre il lavoro compiuto; calpesto il sé ucciso; uccido il desiderio, e lotto, dimenticando ogni ricompensa. Rinuncio alla pace; perdo il riposo, e nella tensione del dolore, perdo me stesso, trovo Me stesso ed entro nella pace. A tutto ciò solennemente m’impegno, invocando il Sé superiore”. (dall’Archivio XIII dei Registri dei Maestri)

Via via che s’impara a servire ed il contatto interiore si afferma, la prima cosa che avviene è l’approfondirsi della vita di meditazione, e si fa più frequente l’illuminazione della mente da parte dell’anima. Con ciò il Piano si rivela. (15 - 133/5).

(15) Vi guidi la semplicità, e l’amore concentrato sia il vostro massimo scopo. Sceglietevi un campo di servizio ben delimitato (tutti i discepoli sono limitati e non possono proporsi compiti di natura planetaria), e lavorate, con la mente e col corpo, entro quei confini. Tutto ciò che vi si chiede è di compiere un’opera da voi stessa progettata, nella sfera delle circostanze karmiche e ambientali ove il destino vi ha posto. Che fate, realmente, oggi? Il vostro servizio deve svolgersi entro la sfera di contatto ove siete immersi, e non su tutta la superficie del mondo. Quale missione è maggiore o più importante di quella che compite nel luogo dove siete, fra i compagni che avete scelto? (17 - 372), (5 - 582).

(16) Che l’umanità costituisca il vostro campo di servizio e si possa dire di voi che conoscevate i fatti spirituali ed eravate parte dinamica di quegli eventi spirituali; che non si possa dire di voi che conoscevate queste cose e non avete fatto nulla. Non lasciate che il tempo sfugga mentre lavorate. ( 18 - 760).

(17) Il vostro compito è di aiutare il lavoro che la Gerarchia progetta di svolgere, di trovare i modi e i mezzi per rendere quel servizio con saggezza, di scoprire il modo per far fronte al bisogno del mondo (non il bisogno del vostro gruppo), per finanziare la parte del lavoro della Fratellanza che la vostra anima vi ha assegnato, e per fare la vostra parte nello sviluppare gli atteggiamenti umani necessari affinché nel mondo vi sia una vera pace. (13 - 325).

(18) Non lavorare sotto tensione o con sforzo. Sii tranquillo e naturale nei tuoi rapporti quotidiani… La conservazione dell’energia e l’accresciuto lavoro interiore produrranno maggiore radiazione magnetica, ma minore attività fisica… Lavora di più nella luce e vedi il prossimo nella stessa luce. Ciò che ogni discepolo o aspirante deve fare riguardo ai suoi simili, è stimolare la luce che è in loro, lasciandoli liberi di procedere nella propria luce e a proprio modo sul Sentiero. (5 - 417).

(19) Alcuni sono costituiti in modo tale che servono e diffondono luce apertamente, di fronte ai loro simili. La loro influenza e il loro potere sono grandi. Altri invece (con uguale potenza) agiscono da un centro quieto di relativo ritiro, ed esercitano altrettanta forza. (5 - 434)

(20) Domanderai quale debba essere il tuo servizio. Fratello: verrà dalla tua meditazione. Non sta a me dire quale attività la tua personalità debba seguire; è l’anima stessa che deve farlo. (5 - 574).

(21) Il lavoro si compie con l’azione, non a parole. (5 - 590).

(22) Sii equilibrato, fratello; ricorda che il lavoro per noi comprende molte cose, perfino ore di ricreazione, e certamente richiede discriminazione per riconoscere e separare le cose essenziali da quelle che non lo sono. (5 - 609).

(23) Non servi in modo netto. Vaghi in numerosi campi di servizio che non sono tuoi e dove non sei richiesto. (5 - 612).

(24) Nel nostro lavoro non esiste compito grande o piccolo, ma soltanto obbedienza al dovere immediato, qualunque esso sia. (5 - 613).

(25) Non puoi affatto realizzare tutto ciò che ritieni necessario; fai quindi ciò che porterà il maggior bene al maggior numero di anime che cercano. (6 - 448).

(26) Il problema di tutti i discepoli è di condurre con successo la propria attività nel compito prescelto come cittadino competente, e nel medesimo tempo condurre ad ogni costo una vita pratica di servizio. (6 - 572).

Vedi anche: (6 - 59).

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