Benedetta inquietudine, di Paul Hawken (Viking 2007)

L’autore è un ambientalista, imprenditore, giornalista, autore di bestseller, imprenditore d’affari di tipo ecologico, insegna e scrive sull’impatto del commercio sull’ambiente, è consulente di governi e corporazioni in materia di sviluppo, ecologia industriale, e politica ambientale.(1)

Il suo ultimo libro, Beata inquietudine, esplora l’emergere, fino ad ora inosservato, di ciò che egli definisce ‘il più vasto movimento del mondo’. Non si tratta propriamente di ciò che normalmente viene identificato come ‘movimento’: è privo di un leader, non ha organizzazione centrale, nè un’ideologia predominante. In realtà puà dirsi condizionato dalle idee che dalle ideologie. Consiste di una miriade di gruppi interni alla società civile, con programmi sovrapposti ed interconnessi. Le due fondamentali aree di attività sono la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale. Temi che sono sempre stati considerati tradizionalmente distinti, ma che si rivelano, attraverso l’azione di questo movimento, come due aspetti dello stesso problema. Si tratta di un movimento che viaggia per la maggior parte ‘sotto il raggio del radar’, e quindi si preclude alla comprensione dei mezzi di comunicazione di maggiore diffusione, i quali riconoscono unicamente le organizzazioni governative di una certa grandezza.

Hawken non manca di situare il movimento da lui descritto in un contesto storico, rintracciandone le fonti ispirative in personaggi ben noti, come Emerson, Thoreau, e Rachel Carson, e in figure meno conosciute: Carleton Watkins, Lovell White, R.E. Johannes. Riflettendo sull’importanza del vissuto delle ‘genti indigene’, egli osserva: “Vivere entro i limiti biologici della terra può essere l’attivitò più evoluta e civilizzata che un individuo possa perseguire” sottolineando inoltre la comunanza di interessi tra le popolazioni indigene e gli ambientalisti. Secondo Hawken il movimento si rese visibile per la prima volta in occasione delle controverse manifestazioni di protesta nei confronti del WTO di Seattle del 1999, dove la versione della globalizzazione fornita dai macroeconomisti dell’Organizzazione entrò palesemente in conflitto con la lettura di”più di 700 gruppi e tra 40 e 60 mila individui”. Egli paragona questo “movimento senza nome” al sistema immunitario: “ come il sistema immunitario riconosce ciò che fa parte del sè e ciò che è estraneo, così il movimento sa identificare ciò che è umano e ciò che non lo è”. Il motivo della diversità del movimento va ricercato, secondo l’autore, nel fatto che esso ha dovuto evolversi nel contesto di un’ampia varietà di pericoli e di problemi, dalla giustizia sociale all’ecologia. La diversità a sua volta ha originato flessibilità, il che significa che, anche se ogni singolo gruppo considerato di per sè, può essere insignificante e minuscolo in rapporto agli enormi problemi che l’umanità si trova a fronteggiare, l’insieme combinato dei vari gruppi, lavorando “per risolvere secondo modelli “, può avere successo.

Nell’emergere di questo movimento, Hawken ravvisa un vero risveglio spirituale collettivo, simile a quello sperimentato dall’umanità tra il 900 e il 200 a.C. durante ‘l’Età dell Ascia’ (?), un risveglio che, come in precedenza, ha le sue radici nella gentilezza e nella compassione. Hawken si dice infine convinto che il movimento finirà per guarire il mondo,nonostante la gravità dei problemi che si trova a fronteggiare, e che ciascuno ha la sua parte da giocare in tale opera. Una esaustiva Appendice fornisce dettagli ed informazioni su numerosi gruppi all’interno del movimento, oltre ad un link con una triplice iniziativa online: wiserearth.org; wiserbusiness.org; wisergovernment.org/

(1) Informazioni biografiche dall’articolo su Wikipedia
(http://en.wikipedia.org/wiki/Paul_Hawken) visto l’8-6-2007.

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