033-036

[33] MORTE: L'ARTE DEL MORIRE,
[34] MORTE: RESTITUZIONE,
[35] MORTE: SEQUENZA DI EVENTI,
[36] DISTACCO

[33]

MORTE: L'ARTE DEL MORIRE

Il problema della morte o l’arte del morire. Tutti coloro che sono gravemente ammalati sono inevitabilmente alle prese con questo enigma, e chi è in buona salute dovrebbe prepararsi, con pensiero corretto e sana anticipazione. L’atteggiamento morboso assunto da gran parte degli uomini verso la morte e il loro rifiuto di considerarla quando sono sani, deve mutare e in modo deliberato. Il Cristo dimostrò ai Suoi discepoli il giusto atteggiamento, quando alluse alla morte prossima per mano dei Suoi nemici; li rimproverò quando si mostrarono costernati, ricordando loro che Egli ritornava dal Padre. Quale altissimo iniziato, parlava in senso occulto, Egli faceva opera di “restituzione alla Monade”; l'uomo comune e chi non è ancora pervenuto alla terza iniziazione “restituisce all’anima”. Il terrore e la morbosità evocati normalmente dal pensiero della morte e la riluttanza ad affrontarlo con comprensione sono dovuti all’importanza che si annette al corpo fisico, col quale è tanto facile identificarsi; ma è anche basato sul timore innato della solitudine e della perdita di ciò che è familiare. Eppure, la solitudine sperimentata dopo la morte, quando ci si trova privi di corpo fisico, è nulla se paragonata alla solitudine che ci coglie alla nascita. Alla nascita l’anima si ritrova in un ambiente nuovo e immersa in un corpo ancora del tutto inadatto per badare a se stesso e ancora per lungo tempo incapace di stabilire contatti intelligenti con le circostanze e l’ambiente. L’uomo viene in incarnazione senza memoria dell’identità o dell’importanza del gruppo di anime incarnate con cui è in rapporto; questo isolamento scompare gradualmente solo quando egli instaura i suoi rapporti personali, scopre individui a lui congeniali e raccoglie attorno a sé coloro che chiama amici. Dopo la morte non è così, poiché dall’altra parte del velo ritrova coloro che gli sono noti e che sono stati in contatto con lui nella vita terrena, quindi non è mai solo, almeno non nel senso in cui si intende di norma la solitudine; inoltre è conscio di quelli che ancora vivono incarnati; può vederli, può sintonizzarsi con le loro emozioni e persino i pensieri, poiché non è più impedito dall’azione del cervello fisico, che non esiste più. Se gli uomini fossero più saggi, temerebbero assai più la nascita della morte, poiché la nascita imprigiona veramente l’anima, mentre la morte è solo il primo passo verso la liberazione.   (17 – 391/3).

Top | Contents

[34]

MORTE: RESTITUZIONE

(1) Dopo tutto, la morte è in se stessa un atto di restituzione. Si tratta di restituire la sostanza ai tre mondi della sostanza, volentieri e di buon animo; comporta anche di restituire l’anima umana all'anima da cui emanò, con la gioia di essere riassorbiti. Dovete tutti imparare a considerare la morte come un atto di restituzione; essa allora assumerà una luce diversa e un vero significato, divenendo parte integrante, riconosciuta e desiderata di un processo vitale costante. Se dovessi dire qual è il compito principale dei gruppi di guarigione che la Gerarchia intende promuovere in futuro, affermerei che è di preparare gli esseri umani a ciò che dovremmo considerare come l’aspetto di restituzione della morte, conferendo a questa temuta nemica dell’umanità un volto nuovo e più sereno. Operando lungo queste linee di pensiero vi accorgerete che il tema della morte ricorre di continuo e che ne risulteranno nuovi atteggiamenti nei suoi confronti, un’attesa felice di quell’evento inevitabile e assai familiare. I gruppi di guaritori devono prepararsi ad affrontare questa condizione fondamentale per tutto ciò che vive, e gran parte dell’opera loro sarà rivolta a chiarire il principio della morte. L’anima, ci vien detto, deve tornare a colui che la emanò. Oggi, questa restituzione è coatta e temuta, incute terrore e induce a pretendere con forza la salute del corpo fisico, accentuandone l’importanza e facendo ritenere che la cosa più importante fra tutte sia prolungare l’esistenza terrena. Durante il prossimo ciclo, questi atteggiamenti errati dovranno cessare; la morte sarà vista come un processo normale e ben compreso, normale come il processo della nascita, anche se con meno dolore e timore. Notate queste parole che hanno un senso profetico. (17 – 389/90).

(2) La frase “la terra ritorni alla terra e la polvere alla polvere” consueta nei riti funebri occidentali, si riferisce a questo atto di restituzione e descrive il ritorno degli elementi del corpo fisico alla riserva originaria della materia e della sostanza della forma vitale alla riserva eterica generale; la frase “lo spirito tornerà al suo Creatore” si ricollega, se pure in modo inesatto, al riassorbimento nell’anima universale. Questi rituali comuni non danno tuttavia rilievo al fatto che è proprio l’anima individualizzata che, nel processo di riassorbimento, ordina e decreta la restituzione con un atto della volontà spirituale. (17 – 435).

Top | Contents

[35]

MORTE: SEQUENZA DI EVENTI

(1) Per illustrare il meglio possibile questo argomento, per chiarirlo nel modo più completo, ritengo sia bene descrivere la sequenza di eventi che si verificano in punto di morte, ricordandovi che i punti in cui si compie l’astrazione definitiva sono tre: la testa, per i discepoli, gli iniziati e gli uomini di elevato sviluppo mentale; il cuore per gli aspiranti, gli uomini di buona volontà e per tutti coloro che hanno raggiunto una certa integrazione della personalità e tentano di adempiere la legge dell’amore nella misura delle loro possibilità; il plesso solare per chi è di scarso sviluppo e di natura emotiva. Mi limito a elencare le varie fasi del processo, lasciandovi liberi di accettarle come ipotesi interessanti e probabili, in attesa di poterle verificare, o di accoglierle come verità indiscutibili, per fiducia nella mia conoscenza, o infine di rifiutarle come fantasticherie senza valore, non suscettibili di prova. Il primo atteggiamento è il più consigliabile, perché consente di mantenere l’integrità mentale, è sintomo di mente aperta e nello stesso tempo protegge dalla credulità e ristrettezza mentale. Questi stadi sono:

1. L’anima dal suo piano emette la “parola di ritiro” e immediatamente nell’uomo sul piano fisico subentrano un processo e una reazione interiori:

a. Eventi fisiologici specifici, nell’area colpita dalla malattia, interessano il cuore e i tre grandi sistemi che potentemente condizionano l’uomo fisico: la corrente sanguigna, il sistema nervoso nelle sue varie espressioni e il sistema endocrino. …

b. Una vibrazione percorre i “nadi” che, come sapete, sono la controparte eterica di tutto il sistema nervoso, di cui sorreggono ogni singolo nervo in ogni parte del corpo. Sono per eccellenza gli esecutori degli impulsi direttivi dell’anima, in quanto reagiscono alle vibrazioni emesse dalla controparte eterica del cervello. Essi rispondono alla Parola di comando, reagiscono all’attrazione dell’anima e si dispongono all’astrazione.

c. La corrente sanguigna ne viene influenzata in una peculiare maniera occulta.

d. Si stabilisce un tremore psichico che allenta o spezza i legami fra i nadi e il sistema nervoso; il corpo eterico si distacca dal suo involucro denso, pur continuando a compenetrarlo.

2. Sovente a questo punto subentra una pausa più o meno lunga. Essa consente che il processo di distacco avvenga nel modo più blando e indolore possibile. L'allentamento dei nadi comincia dagli occhi. Questo processo di distacco si manifesta spesso con il rilassamento e l'assenza di paura che si nota molte volte nel morente; essi evidenziano una condizione di pace e una disposizione a partire, oltre all’incapacità di sforzo mentale. È come se, ancora in stato di coscienza, il morente raccogliesse le forze per l’astrazione finale. …

3. Il corpo eterico organizzato, sciolto da qualsiasi legame con i nervi per l’azione esercitata dai nadi, comincia a raccogliersi per il distacco finale. Dalle estremità si ritrae verso “la porta di uscita” e si concentra nella regione che circonda quella porta, in attesa dell’impulso finale dell’anima che dirige il processo. … È evidente dunque che in questa fase il processo è duplice:

a. Il corpo vitale si prepara a uscire.

b. Il corpo fisico risponde alla dissoluzione.

Ma è osservabile una terza attività: l’uomo cosciente ritrae la propria coscienza in modo graduale ma continuo nei veicoli astrale e mentale, apprestandosi ad astrarre completamente il corpo eterico al momento giusto. Si distacca sempre più dal piano fisico e si ritrae sempre più in sé stesso. Nel caso di un individuo progredito, questo processo è compiuto in modo cosciente e il suo interesse per la vita e la consapevolezza dei rapporti con gli altri vengono mantenuti mentre la sua presa sull'esistenza fisica si affievolisce. Quando si muore per vecchiaia, questo distacco è più facilmente percepibile che non nei casi di morte per malattia e, sovente, si può vedere l’anima, o l’uomo interiore vivente, allentare la presa sulla realtà fisica che è perciò illusoria.

4. Segue una seconda pausa. In questo momento l’elementale fisico può ancora, a volte, riprendere la sua presa sul corpo eterico se l’anima lo vuole, perché la morte non rientra nei suoi piani interiori, oppure se l'elementale fisico è così forte da prolungare il processo di morte. Talvolta questa lotta della vita elementale può protrarsi per giorni e settimane. Ma quando la morte è inevitabile, questa seconda pausa sarà brevissima, anche di pochi secondi. L’elementale fisico ha perso la presa e il corpo eterico attende l’ultimo “strappo” dell’anima, che agisce sotto la Legge di Attrazione.

5. Il corpo eterico emerge dal fisico denso gradualmente e dal punto di uscita prescelto. Quando l'emersione è completata il corpo vitale assume i vaghi contorni della forma che ha alimentato di energia e ciò avviene sotto l’azione della forma pensiero che l’uomo ha creato di se stesso nel corso degli anni. Tale forma pensiero esiste per ogni essere umano e dev’essere distrutta per completare la seconda fase di eliminazione. Ne riparleremo in seguito. Libero ormai dal carcere del corpo fisico, il corpo eterico non è ancora liberato dal suo influsso. Fra i due rimane un leggero rapporto, che trattiene l’uomo spirituale vicino al corpo abbandonato. Ecco perché il chiaroveggente afferma talora di vedere il corpo eterico librarsi sul letto di morte o sul feretro. Le energie integrate che chiamiamo corpo astrale e veicolo mentale compenetrano ancora il corpo eterico, e un punto di luce al centro dimostra la presenza dell’anima.

6. Il corpo eterico gradualmente si disperde, mentre le energie di cui è composto si riorganizzano e si ritirano, lasciando solo la sostanza pranica identificata col veicolo eterico del pianeta. Come ho già detto, questa dispersione è molto agevolata dalla cremazione. Quando si tratta di un uomo poco evoluto, il corpo eterico può restare a lungo nei pressi della sua carcassa esterna in via di disintegrazione, perché l’attrazione dell’anima non è forte quanto quella della materia. Se invece è più progredito, e quindi distaccato nel pensiero dal piano fisico, la dissoluzione del corpo vitale può essere rapidissima. Una volta terminato, la restituzione è compiuta; l’uomo, almeno per qualche tempo, non reagisce più all’attrazione della materia fisica; permane nei suoi corpi sottili e si accinge al grande atto che ho indicato col nome di “Arte dell’Eliminazione”.

L’integrità dell’uomo interiore

Al termine di queste insufficienti considerazioni sulla morte dei due aspetti del corpo fisico, affiora un concetto: l’integrità dell’uomo interiore. Egli rimane se stesso. È intatto e indenne; è libero da tutto ciò che è proprio del piano fisico e risponde a soli tre fattori predisponenti:

1. La qualità del suo assetto astrale o emotivo.

2. Lo stato mentale nel quale vive abitualmente.

3. La voce dell’anima, sovente non riconosciuta, ma talvolta ben nota e amata.

L’individualità non è perduta; la stessa persona persiste sul pianeta, spogliata solo di ciò che era parte integrale dell’apparenza tangibile del nostro pianeta. Quell’entità amata o detestata, utile o onerosa al genere umano, che rese grandi servigi o visse e ne fu un membro inutile, rimane ancora attiva nel processo di esistenza mentale e qualitativo, e rimarrà per sempre quale parte individuale, qualificata dal tipo di raggio, quale parte del regno delle anime o quale iniziato di alto grado, secondo quanto gli compete per diritto. (17 – 472/8).

(2) In senso occulto, il processo della morte è il seguente:

a. Prima fase: la forza vitale si ritira dal corpo fisico denso nel veicolo eterico. Ne consegue la “corruzione” del fisico che si “disintegra” negli elementi costituenti. L’uomo oggettivo svanisce e non è più visibile all’occhio fisico, sebbene permanga nel corpo eterico. Quando la vista eterica sarà sviluppata, il pensiero della morte avrà proporzioni molto diverse. Quando la maggioranza degli uomini potrà vedere l’uomo vivente nel corpo fisico eterico, l’abbandono del fisico denso sarà considerato come una liberazione.

b. Seconda fase: la forza vitale si ritira dal corpo eterico, che quindi resta devitalizzato...

c. Terza fase: la forza vitale si ritira dalla forma astrale e questa prende a disintegrarsi in modo analogo, mentre la vita si accentra altrove, accresciuta di vitalità grazie all’esistenza sul piano fisico e colorata dalle esperienze emotive.

d. Ultima fase per l’essere umano è il suo ritiro dal veicolo mentale. Terminata questa quadruplice astrazione, le forze della vita sono interamente accentrate nell’anima. (17 – 414/5), (3 – 735/7).

Top | Contents

[36]

DISTACCO

(1) Chi opera in magia bianca deve mantenersi quanto più possibile libero, evitando d’identificarsi con ciò che ha creato o ha tentato di creare. Il segreto, per tutti gli aspiranti, è di coltivare l’atteggiamento dello spettatore e dell’osservatore silenzioso; permettetemi di sottolineare la parola silenzioso. Gran parte del vero lavoro magico finisce nel nulla perché il lavoratore e costruttore con la materia non è riuscito a mantenere il silenzio. Parlando prematuramente e troppo, egli uccide ciò che ha tentato di creare, il figlio del suo pensiero è nato morto. Tutti coloro che operano nel campo mondiale dovrebbero riconoscere la necessità di un silenzioso distacco e il compito che attende ogni studente che legga queste Istruzioni consiste nel coltivare un atteggiamento distaccato. È un distacco mentale che permette al pensatore di dimorare sempre nell’alto luogo segreto e da quel centro di pace, con calma e potenza, eseguire il lavoro che si è prefisso. Egli opera nel mondo degli uomini; egli ama, conforta e serve; non presta attenzione alle simpatie o antipatie della personalità, o ai suoi pregiudizi e attaccamenti; egli è come una roccaforte e una mano salda, tesa nel buio a tutti coloro con cui viene in contatto. Il coltivare un atteggiamento di distacco dal punto di vista personale e d’attaccamento in senso spirituale reciderà la vita dell’uomo proprio alle sue radici; ma ciò che viene tolto sarà reso mille volte tanto.

Molto si è scritto sull’attaccamento e sulla necessità di coltivare il distacco. Data l’urgenza della situazione attuale, vorrei pregare tutti gli studenti di smettere di leggere e riflettere con aspirazione sul distacco e cominciare ad applicarlo e dimostrarlo.  (4 – 559/60).

(2) È solo in uno spirito di vero distacco che si svolge il miglior lavoro del discepolo. Il discepolo giunge a capire che, grazie al suo distacco, egli è (per il resto della sua vita) semplicemente. Per lui non esiste altro che costante lavoro e continua associazione con altri. Può essere per sua natura una persona isolata, con un ardente desiderio di solitudine, ma ciò non conta; è il prezzo che deve pagare per l’opportunità di affrontare le necessità del momento. (5 – 55).

(3) La fatica fisica non inficia necessariamente la sua utilità. A molti accade che il lavoro sia ostacolato dalle condizioni fisiche, perché la loro attenzione finisce per concentrarsi sullo stato fisico indesiderabile; ma spesso i discepoli hanno la singolare capacità di continuare a lavorare qualsiasi cosa accada loro fisicamente. Il cervello può riflettere la vita mentale con tanta chiarezza che essi non saranno essenzialmente influenzati da alcuna condizione esterna. Il discepolo impara a vivere con le sue deficienze fisiche in condizioni avverse e il suo lavoro si mantiene ugualmente di alto livello.

Il problema emotivo può essere il più arduo. Ma soltanto il discepolo può liberarsi dall’autocommiserazione e placare la tempesta emotiva interiore che lo assale. (5 – 56).

(4) In tal modo egli assume che nulla di ciò che produce reazioni di dolore o di angoscia nel corpo emotivo abbia il minimo valore. Sono reazioni che vengono semplicemente riconosciute, vissute, tollerate, ma senza permettere loro di diventare degli ostacoli. Tutti i discepoli dovrebbero riflettere su ciò che ho appena affermato. (5 – 57).

(5) ‘Signore della mia vita, come posso compiere il mio dovere quotidiano con distacco? Come sopperire ad ogni bisogno eppure svincolarmi da legami e attaccamenti?’. Dio rispose: ‘Il Sole si accosta e vivifica la Terra, ma senza prendere nulla. Vivi in modo simile. Dai senza chiedere!’. (5 – 392).

(6) Sii sempre l’Osservatore nella testa. Il distacco dell’anima migliorerà e il suo attaccamento alle altre anime si farà più saldo. (5 – 623).

(7) Il distacco è il sentiero di minor resistenza per una natura di primo raggio. (6 – 523).

Top | Contents