037-040

[37] DEVACHAN,
[38] DEVA,
[39] DIETA,
[40] DISCEPOLI: L'ACCETTAZIONE DEI

[37]

DEVACHAN

(1) Devachan: Stato intermedio tra due vite terrene, in cui entra l’Ego dopo la sua separazione dai suoi aspetti o involucri inferiori. (Footnote 3 - 737).

(2) È un’esperienza che è stata grandemente fraintesa. In genere si voleva intendere che, liberatosi dai corpi astrale e mentale, l’uomo entri in una specie di sogno, in cui riprova e riconsidera alla luce del futuro gli eventi trascorsi, godendosi un periodo di riposo, una specie di processo assimilativo, in preparazione a una nuova nascita. È un concetto alquanto erroneo, dovuto al fatto che i teosofi descrivono ancora la realtà in termini di tempo. Se si ricorda infatti che il tempo è conosciuto solo nel mondo fisico, tutta l’idea di “devachan” si chiarisce.

Dal momento della completa separazione dai corpi fisico ed eterico e mentre è in corso il processo di eliminazione, l’uomo è consapevole del passato e del presente; al termine dell’eliminazione, nell’istante del contatto con l’anima, quando il veicolo manasico sta disintegrandosi, è repentinamente conscio anche del futuro, poiché la predizione è dote della coscienza dell’anima, cui l’uomo allora temporaneamente partecipa. Vede quindi passato, presente e futuro come una cosa sola; di vita in vita e durante il continuo ripetersi delle rinascite si sviluppa in lui il senso dell’Eterno Presente. È questo stato di coscienza (caratteristica normale dell’uomo progredito) che è detto “devachan”.  (17 - 496/7). Vedi anche: (3 - 736/7).

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[38]

DEVA

(1) Numerosi esseri (che i cristiani chiamano angeli e gli orientali deva) sono membri operanti di questa Gerarchia. Molti di essi sono passati attraverso lo stadio umano in età remotissime ed ora operano nelle file della grande evoluzione devica o angelica parallela a quella umana. Questa evoluzione comprende, fra gli altri, i costruttori del pianeta oggettivo e le forze che per opera loro producono le forme, sia note che ignote. I deva che cooperano con la Gerarchia si occupano perciò dell’aspetto forma, mentre gli altri membri della Gerarchia si occupano dello sviluppo della coscienza entro la forma. (1 - 36).

(2) I deva, ad eccezione dei grandi deva che in precedenti cicli passarono attraverso il regno umano ed ora cooperano alla sua evoluzione, non sono ancora autocoscienti. Essi si evolvono mediante il sentimento e non in forza del potere del pensiero cosciente. … I deva cercano di provare sentimento, l’uomo di conoscere. (1 - 97).

(3) Vi sono certi grandi gruppi di deva, detti “deva delle ombre” o deva violetti, che sono uniti intimamente allo sviluppo evolutivo del corpo eterico dell’uomo, al quale trasmettono la radiazione solare e planetaria. (3 - 90).

(4) I deva sono le qualità e gli attributi della materia, i costruttori attivi che lavorano coscientemente o inconsciamente sul piano. Vorrei farvi notare che tutti i deva dei livelli superiori del piano mentale, per esempio, e dei piani sistemici che vanno da questo al centro (il piano divino, il piano del Logos, detto talvolta Adi) cooperano coscientemente ed hanno un posto elevato nel sistema, e posizioni uguali a tutti i gradi della Gerarchia, da quello di iniziato del primo grado fino a quello del Signore del Mondo. (3 - 468).

(5) Molte cose che potrebbero essere comunicate (riguardo l’evoluzione dei deva) sono necessariamente tenute segrete a causa del pericolo derivante dalla conoscenza superficiale non accompagnata dalla saggezza e dalla visione interiore… . I deva sono la madre della forma, ma l’unità autocosciente, L’UOMO, deve rendersi indipendente dalla forma e seguire la via dell’espressione del Sé… . L’uomo, finché funziona nelle forme sostanziali materiali dei tre mondi, non può oltrepassare la linea di separazione delle due evoluzioni… sui piani del piano fisico cosmico denso (i nostri piani mentale, astrale e fisico) solo un disastro può derivare dal contatto. Insisto su questo punto, perché il pericolo è reale e prossimamente sarà facile incorrervi. (3 - 472/3).

(6) Tutta la materia è materia vivente, ossia è la sostanza vitale di entità deviche. Per esempio, un piano e le forme costruite nella sostanza particolare di quel piano, sono la forma materiale o l’involucro di un grande deva che è l’essenza che sta dietro alla manifestazione ed all’anima del piano. (3 - 488).

(7) Tutte le forme, vibranti con qualsiasi nota fondamentale, sono costruite dai deva costruttori con la materia dei propri corpi. Perciò essi sono detti la grande Madre, poiché producono la forma con la propria sostanza. Tutte le essenze deviche ed i costruttori sul piano fisico sono particolarmente pericolosi per l’uomo, perché operano sui livelli eterici e sono, come ho già detto, i trasmettitori del prana, ossia della sostanza vitale animante, e quindi riversano sull’ignorante e sull’incauto l’essenza ardente che brucia e distrugge. (3 - 489).

(8) La Gerarchia lavora con l’anima che è dentro la forma, ed ottiene dei risultati che sono intelligenti, autoindotti e permanenti. Dovunque l’attenzione sia concentrata sulla forma e non sullo Spirito, si tende all’adorazione dei deva, al contatto con i deva, ed alla magia nera, perché la forma è fatta di sostanza devica su tutti i piani. (3 - 491).

(9) Si può dunque vedere quanto sia necessario comprendere le funzioni dei deva di ogni grado. È però altrettanto importante che l’uomo si astenga dal manipolare queste forze della natura fino al momento in cui “conosce” sé stesso ed i propri poteri, e fintanto che non abbia sviluppato appieno la coscienza dell’ego; allora, e soltanto allora, potrà collaborare senza pericolo, saggiamente ed intelligentemente, con il piano. Per ora, per l’uomo comune ed anche per l’uomo avanzato, questo è pericoloso da tentare ed impossibile da compiere. (3 - 615).

(10) Se l’uomo soltanto capisse che attualmente i deva del piano astrale governano in gran parte quel che lui dice o fa, e che la meta della sua evoluzione (la meta immediata) è di liberarsi dal loro dominio affinché egli, il vero Ego o Pensatore, possa essere l’influenza dominante… . Tuttavia, se l’uomo ne è dominato, è ancora sotto l’influenza dei deva e deve liberarsi. Se la vita devica è di basso ordine, l’uomo mostrerà istinti bassi e perversi, e desideri abietti. (3 - 662/3).

(11) La meta per i deva (al di sotto del grado di Pitri solari) è l’individualizzazione, ed il loro obbiettivo è di divenire uomini in qualche ciclo futuro. (3 - 836).

(12) Pertanto, relativamente alla manifestazione sul piano fisico, i deva si possono dividere in tre gruppi.

1. I trasmettitori della volontà di Dio, che originano l’attività nella sostanza devica. Questi sono i grandi costruttori con i loro vari gruppi.

2. I manipolatori dell’energia attivata. Questi sono le miriadi di lavoratori che operano con la forza, trasmettendo a loro volta l’impulso all’essenza elementale. Sono costruttori di grado minore, ma sono sull’arco evolutivo come il primo gruppo.

3. I ricevitori della forza, la totalità della sostanza vivente di un piano. Queste vite sono passive nelle mani dei costruttori di grado maggiore. (3 - 890).

(13) Si crede comunemente che fate, gnomi, elfi e simili spiriti di natura si trovino solo nella materia eterica, ma non è così. Si trovano pure in corpi di sostanza gassosa e liquida, ma l’equivoco è sorto perché la base di tutto quello che può essere visto oggettivamente è la struttura eterica, e queste piccole vite affaccendate proteggono sovente le loro attività fisiche dense per mezzo dell’illusione, gettando un velo sulla loro manifestazione oggettiva.

Quando c’è la visione eterica essi possono essere veduti, perché l’illusione come noi l’intendiamo, è solo un velo su ciò che è tangibile.

…Tutte le forme fisiche dense, siano un albero, un animale, un minerale, una goccia d’acqua o una pietra preziosa, sono in sé stesse delle vite elementali costruite con sostanza vivente con l’aiuto di manipolatori viventi che agiscono sotto la direzione di architetti intelligenti… . Un bel diamante, un albero imponente o un pesce nell’acqua dopotutto non sono che deva. (3 - 892).

(14) Il regno degli uccelli è specificamente collegato all’evoluzione dei deva. È il regno che fa da ponte tra la pura evoluzione devica ed altre due manifestazioni della vita. (3 - 895).

(15) I deva dell’acqua trovano il proprio campo di servizio nel grande lavoro di nutrire tutta la vita vegetale ed animale del pianeta; la loro meta è l’ingresso in quel gruppo di deva superiori che chiamiamo i deva gassosi o del fuoco. (3 - 902).

(16) Col graduale svilupparsi di condizioni armoniche dall’attuale caos mondiale, deva e uomini s’incontreranno da amici. … Al principio di questo periodo di riconoscimento, gli uomini verranno in contatto soprattutto con i deva violetti, poiché quelli dei gradi superiori stanno facendo precisamente il tentativo di entrare in contatto con gli umani…

I seguenti sono alcuni dei gruppi di deva con cui si verrà in contatto sul piano fisico.

Quattro gruppi di deva violetti associati ai doppi eterici di tutto quanto esiste sul piano fisico…

I deva verdi del regno vegetale… Hanno un alto sviluppo e si entrerà in contatto con essi lungo le linee della magnetizzazione.

I deva maggiori di questo ordine presiedono ai punti magnetici della terra, custodiscono la solitudine delle foreste, conservano intatti sul pianeta degli spazi che devono essere mantenuti inviolati.

… E come i Maestri si sforzano di preparare l’umanità a servire quando verrà l’Istruttore del Mondo, così questi Signori Raja lavorano lungo linee simili insieme ai deva. Essi lavorano con ardore, con zelo intenso, ma sono molto ostacolati dall’uomo.

I deva bianchi dell’aria e dell’acqua che presiedono all’atmosfera lavorano con certi aspetti dei fenomeni elettrici e governano i mari, i fiumi e le correnti. Ad un certo stadio della loro evoluzione si reclutano tra di essi gli angeli custodi della razza quando è in incarnazione fisica. Ogni unità della famiglia umana ha il suo deva custode. … Per i deva bianchi il sentiero del servizio sta nel custodire gli individui della famiglia umana.  (3 - 912/3).

(17) I tipi inferiori di deva o costruttori sul sentiero evolutivo sono di colore viola; seguono i deva di colore verde e infine i deva di colore bianco. Questi sono tutti dominati da un quarto gruppo speciale. Essi governano i processi dell’esistenza sul piano fisico. (4 - 389).

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DIETA

(1) Non esiste una dieta specifica adatta a un gruppo di persone di raggio diverso, di temperamento, doti ed età differenti. Tutti gli individui sono per qualche verso dissimili fra loro; occorre accertare le loro singole esigenze, come sopperire ai requisiti dei loro corpi, quali sostanze possono agevolarli nel servizio. Ciascuno deve scoprire queste cose da sé. Non si può prescrivere una dieta di gruppo. Non è indispensabile eliminare la carne o imporsi un rigoroso regime vegetariano. Esistono fasi della vita, talvolta intere incarnazioni, in cui l’aspirante si sottopone a una dieta disciplinata, così come esistono altre fasi, o vite intere, in cui egli si impone un rigido celibato. Ma per altri cicli di vita e altre incarnazioni il servizio e l’interesse del discepolo sono rivolti in altre direzioni. In esistenze successive non si pensa continuamente al corpo fisico e si vive senza complessi di dieta, non ci si accentra sulla forma e si mangia ciò che è disponibile e che meglio sostenta la sua efficienza. In passato si è ritenuta indispensabile una dieta vegetariana per accostarsi a certe iniziazioni. Ma non è sempre vero e sono molti i discepoli che si considerano prematuramente candidati in preparazione per l’iniziazione. (17 - 334).

(2) L’uso di cibo animale (ed in minor grado l’uso di minerali come medicina) ha prodotto una mescolanza di sostanza devica e di vibrazioni che non sono reciprocamente intonate. Il regno vegetale è in una posizione completamente diversa, e parte del suo karma consiste nel procurare il nutrimento per l’uomo; ne è risultata la necessaria trasmutazione della vita di quel regno in uno stadio superiore (l’animale) che è la sua meta. La trasmutazione della vita vegetale ha luogo necessariamente sul piano fisico. Di qui la sua disponibilità come alimento. La trasmutazione della vita del regno animale in quella del regno umano ha luogo sui livelli kama-manasici. Di qui la non utilizzabilità, intesa esotericamente, dell’animale come cibo per l’uomo. Questo è un argomento a favore della vita vegetariana, che merita debita considerazione. (3 - 645/6).

(3) Lo sviluppo dell’occhio fisico è cosa che procede secondo la legge, ed inevitabilmente l’intera razza degli uomini finirà col conseguire quel duplice fuoco che consentirà all’uomo di vedere tanto la forma densa che quella eterica. A questo stadio l’incapacità di farlo è dovuta in gran parte a mancanza di vitalità pranica. Questo è soprattutto il risultato delle cattive condizioni di vita e dell’uso sbagliato degli alimenti. L’attuale tendenza generale verso condizioni di vita più giuste e pure, il ritorno dell’uomo a modi più semplici e sani, la diffusa ricerca di bagni, di aria buona e di sole, ed il maggior desiderio di vegetali e di frutta secca avrà per risultato inevitabile una più pronta assimilazione dei fluidi pranici. Questo produrrà certi cambiamenti e miglioramenti degli organi fisici e della vitalità del corpo eterico. (3 - 651).

(4) Ogni discepolo dovrebbe essere rigorosamente vegetariano. Quando nella dieta è inclusa la carne, la natura inferiore si ostruisce ed appesantisce, e la fiamma interiore non può risplendere. Questa è una regola assoluta per i candidati e non deve essere violata. Gli aspiranti possono scegliere se fare uso di carne o meno, ma ad un certo stadio sul sentiero è essenziale astenersene completamente e la dieta deve essere regolata con la massima attenzione. Il discepolo deve limitarsi a nutrirsi di vegetali, cereali, frutta e noci. Solo così può costruire un corpo fisico capace di resistere all’entrata in esso dell’uomo vero che, nei corpi sottili, è stato al cospetto dell’Iniziatore.

Non si possono naturalmente mai stabilire regole rigide e fisse, eccettuata quella fondamentale per tutti i candidati all’iniziazione che proibisce in modo assoluto l’uso di carne, pesce, liquori fermentati di qualsiasi specie e di tabacco. A volte è bene eliminare anche le uova e i formaggi, ma ciò non è indispensabile. Chi sta sviluppando qualche facoltà psichica dovrebbe astenersi dalle uova e mangiare poco formaggio. Latte e burro appartengono ad un’altra categoria e molti iniziati e candidati trovano necessario includerli nel regime alimentare. Pochi uomini d’eccezione possono vivere e conservare la pienezza delle proprie energie fisiche osservando la dieta suddetta, ma questa rappresenta l’ideale e, come sappiamo, l’ideale è raramente realizzabile nell’attuale periodo di transizione.

A tale riguardo occorre sottolineare due cose. In primo luogo i candidati devono far uso del buon senso, che molto spesso difetta; gli studenti ricordino che i fanatici e gli squilibrati non sono desiderati dalla Gerarchia. Equilibrio, giusto senso delle proporzioni, debito conto delle condizioni circostanti e sano buon senso, sono segni caratteristici del vero occultista; inoltre un genuino senso di humor eviterà molti pericoli. In secondo luogo, occorre tener conto del tempo ed effettuare i cambiamenti di dieta e di abitudini con la dovuta lentezza.

Tutto in natura procede lentamente e i candidati devono imparare la verità occulta delle parole “affrettati lentamente”. Il processo d’eliminazione progressiva è generalmente la via della saggezza.  (1 - 196/8).

(5) Quando il discepolo vive una vita regolata, evita la carne, la nicotina e l’alcool, la ghiandola pineale non resta più atrofizzata, ma riprende la sua attività primitiva. (3 - 1012).

(6) Un ostacolo (sul sentiero occulto) è rappresentato dal corpo fisico, che è stato costituito con un nutrimento a base di carne e di cibi e bevande fermentati ed è cresciuto in ambienti in cui aria fresca e luce solare non sono fattori predominanti… Da secoli l’alimento base delle razze occidentali è formato da cibi in decomposizione, e quindi in condizione di fermentazione; il risultato si può riscontrare nei corpi non adatti a sostenere gli sforzi imposti dall’occultismo e costituiscono quindi una barriera al chiaro risplendere della vita interiore. Quando frutta fresca e vegetali, acqua limpida, frutti oleosi, grani crudi e cotti costituiranno l’unica dieta dei figli degli uomini in evoluzione, allora si formeranno corpi idonei a divenire veicoli per gli Ego altamente evoluti. (4 - 84).

(7) Coloro che cercano di leggere le memorie dell’akasha, o agire impunemente sul piano astrale, per studiare correttamente il riflesso degli eventi in quella luce, devono necessariamente e senza eccezione alcuna essere rigorosamente vegetariani… . Solo chi è stato per dieci anni rigorosamente vegetariano può operare in quello che è stato chiamato “l’aspetto registrato della luce astrale”. Se poi alla purezza dei suoi corpi astrale e fisico aggiunge la luce della ragione e l’illuminazione della mente focalizzata (cosa rara a trovarsi) può diventare un accurato interprete dei fenomeni astrali. … Ma se lo scopo di una dieta vegetariana non è questo campo di servizio, gli argomenti in suo favore sono solitamente futili e di scarso rilievo. (14 - 241).

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[40]

DISCEPOLI: L'ACCETTAZIONE DEI

(1) Vi sono molti malintesi in merito al modo di agire di un Maestro per permettere a un discepolo di avere la consapevolezza di essere accettato. Si crede ad esempio che egli ne riceva comunicazione e che gli sia accordato un incontro, durante il quale il Maestro lo accetta e lo inizia al lavoro. Ma non è così. La legge occulta vige tanto nel discepolato come nell’iniziazione, e l’uomo procede alla cieca. Spera, ma non sa; si aspetta che sia così, ma non dispone di alcuna certezza tangibile. Studiando se stesso e osservando i requisiti maturati può dedurre di aver forse raggiunto lo stato di discepolo accettato. Agisce pertanto sulla base di questa supposizione, osserva attentamente i suoi atti, sorveglia le sue parole e controlla i suoi pensieri affinché nessun atto manifesto, nessuna parola superflua, nessun pensiero cattivo possa interrompere il ritmo che crede di aver stabilito. Prosegue il suo lavoro, ma intensifica la meditazione; ricerca i moventi, cerca di arricchire il corpo mentale, si prefigge l’ideale di servire e cerca di servire sempre; verrà il momento in cui, mentre sarà tanto immerso nel suo lavoro da dimenticare se stesso, improvvisamente vedrà Colui che da lungo tempo lo osserva.

Questo evento è accompagnato da altri riconoscimenti:

l. L’evento è riconosciuto in modo incontestabile. Nella mente del discepolo non vi è più alcun dubbio.

2. Il discepolo riconosce un’inibizione a parlare dell’avvenimento con chiunque. Mesi o anni passeranno prima che egli ne faccia parola e anche allora, soltanto a coloro che sono discepoli riconosciuti o a qualche compagno di lavoro soggetto alla medesima influenza di gruppo e che abbia il diritto di sapere, diritto sanzionato dal Maestro del gruppo.

3. Alcuni fattori che governano il rapporto fra Maestro e discepolo vengono gradatamente riconosciuti e cominciano a governare sempre maggiormente la vita del discepolo.

a. Egli riconosce che i punti di contatto con il Maestro sono retti dall’emergenza e dalla necessità del gruppo e riguardano il suo servizio di gruppo. Si rende progressivamente conto che il Maestro s’interessa a lui in quanto il suo Ego può essere usato nel servizio tramite la personalità sul piano fisico. Comincia a rendersi conto che il Maestro opera con la sua anima e che quindi il suo Ego, e non il suo sé personale, è in rapporto con il Maestro. Il suo problema si delinea dunque sempre più chiaramente, ed è il problema di tutti i discepoli.

Esso consiste nel mantenere aperto il canale di comunicazione fra anima e cervello, attraverso la mente, in modo che quando il Maestro cerca di comunicare Egli possa farlo subito e con facilità. A volte un Maestro deve aspettare settimane prima che il discepolo presti il suo orecchio, poiché il canale verso l’alto è chiuso e l’anima non è in rapporto con il cervello. Questo si verifica specialmente nei primi stadi del discepolato.

b. Scopre che una delle prime cose da fare e imparare a discernere fra:

La vibrazione della propria anima.

La vibrazione del gruppo di discepoli con cui è associato.

La vibrazione del Maestro.

Sono tre vibrazioni differenti, ma facili da confondere, soprattutto all’inizio. Una regola sicura per gli aspiranti, quando percepiscono una vibrazione e uno stimolo elevati, è di supporre che si tratti del contatto con la loro anima, il Maestro nel cuore, senza abbandonarsi all’idea (tanto lusinghiera per il loro orgoglio e la loro personalità) che il Maestro stia cercando di raggiungerli.

c. Scopre inoltre che non è abitudine dei Maestri adulare o fare promesse ai loro discepoli. Essi sono troppo occupati e troppo saggi per dire loro che sono destinati ad alte funzioni, o che sono i loro intermediari e che la Gerarchia fa assegnamento su di essi. L’ambizione, il desiderio di potere e l’arroganza che caratterizzano i tipi mentali, sono altrettante prove per l’aspirante che lotta e la sua personalità gliene fornisce in abbondanza. Tali caratteristiche lo traggono in inganno e lo sviano, costringendolo a salire su un piedistallo dal quale dovrà poi scendere. I Maestri nulla dicono che possa alimentare l’orgoglio dei discepoli, né esprimono parole che potrebbero fomentare lo spirito di separazione nei loro chela.

d. Ben presto il discepolo scopre pure che i Maestri non sono facilmente accessibili. Sono uomini molto occupati, ai quali non è facile trovare non fossero che pochi istanti per comunicare con il discepolo, e quando si tratta di un principiante sul Sentiero del Discepolato, solo in caso d’emergenza il Maestro spende l’energia necessaria per mettersi in contatto con lui. Con i discepoli anziani ed i discepoli esperti, i contatti sono più frequenti perché è più facile stabilirli e si ottengono risultati più rapidi. Si ricordi però che più il discepolo è agli inizi, più chiede attenzione e ritiene di doverla avere. I servitori più anziani e sperimentati cercano di adempiere i loro compiti e portare avanti il loro lavoro col minor contatto possibile con i Maestri. Essi cercano di far risparmiare tempo al Maestro e spesso considerano un colloquio con il Maestro come una dimostrazione d’insuccesso da parte loro e quindi si rammaricano di aver dovuto sottrarre del tempo prezioso al Maestro, costringendolo ad usare la sua energia per salvaguardare il lavoro da possibili errori, e forse il discepolo, da un danno. Ogni discepolo di grado elevato mira a svolgere il proprio lavoro ed essere in rapporto con il centro di forza spirituale rappresentato dal suo gruppo, quindi in costante contatto con il Maestro, ma senza colloqui e contatti fenomenici. Molti aspettano un contatto con il Maestro una sola volta all’anno, solitamente nel periodo del plenilunio di maggio.

e. Il discepolo scopre anche che la relazione fra Maestro e discepolo è soggetta alla legge e che nel rapporto desiderato vi sono precisi stadi di contatto e gradi. (4 - 169/72).

(2) Una volta che sia divenuto un discepolo accettato e abbia intrapreso definitivamente il lavoro di preparazione per l’iniziazione, non vi è più possibilità di tornare indietro. Non potrebbe nemmeno se lo volesse, e l’ashram lo protegge. (18 - 60).

(3) Discepolo accettato è chi:

1. Ha accettato la realtà della Gerarchia con i presupposti di lealtà e cooperazione che ne derivano.

2. Ha accettato la verità che le anime sono una sola, e quindi si è consacrato a cercare di esprimersi come anima. Il servizio da rendere è quello di risvegliare e stimolare tutte le anime con cui egli è in rapporto.

3. Ha accettato la tecnica occulta del servizio. Il suo servizio all’umanità determina tutte le sue attività e subordina la sua personalità alle esigenze del momento. Notate questa frase. Coltivate l’intuizione e la pronta risposta al bisogno immediato e non la reazione sensibile a una meta lontana.

4. Ha accettato il Piano, quale indicato dai Maestri della razza. Cerca di comprendere la natura di quel Piano e rendere possibile la sua manifestazione. (5 - 83).

(4) Quando le fluttuazioni del contatto sono finite e l’allievo si è stabilizzato, diventa un “punto di energia in continuo avvicinamento”, allora diviene un discepolo accettato. (5 - 98).

(5) La prima iniziazione precede sempre lo stadio del discepolato accettato. Nessun Maestro accetta nel Suo Ashram un discepolo in cui non sia nato il Cristo. (5 - 717).

(6) Il termine Discepolo Accettato include gli stadi della prima e della seconda iniziazione. (5 - 728).

(7) Ai discepoli iniziati interessa solo la visione, il Piano e la sua direzione e materializzazione sulla Terra. I discepoli accettati lo imparano. (5 - 731).

(8) Oggi nel mondo (1934) vi sono soltanto circa quattrocento discepoli accettati, ossia uomini e donne che realmente sanno d’essere discepoli, che sanno quale sia il loro compito e lo svolgono. Nella generazione più giovane vi sono parecchie centinaia di discepoli alla soglia dell’accettazione, mentre migliaia di persone sono sul sentiero della prova. (4 - 164).

Vedi anche: "I sei Stadi del Discepolato". (5 - 673/773).

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