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PRECIPITAZIONE DI FORME PENSIERO

Che cosa è una precipitazione? Se ne potrebbero dare molte definizioni ma, essendo rivestite di parole, esse perderebbero in gran parte il loro vero significato; se ne può tuttavia dare un’idea nei termini che seguono:

“Una precipitazione è un aggregato d’energie disposte in una determinata forma, allo scopo di esprimere l’idea di un pensatore creativo, qualificate o caratterizzate dalla natura del suo pensiero e mantenute in quella forma particolare fintanto che il suo pensiero rimane dinamico.”

Queste parole sono un tentativo di esprimere un simbolo trovato nel medesimo libro antico, o piuttosto nella compilazione, cui abbiamo [553] già accennato in questa regola. Certamente, questi simboli che emergono dal remoto passato costituiscono gli strumenti di lavoro, se così posso esprimermi, dei Pensatori che guidano la nostra evoluzione planetaria e razziale. Questo simbolo particolare può essere descritto nel modo seguente.

Lo sfondo è formato da un sole splendente, al centro un occhio dal quale scaturisce una corrente d’energia sotto forma di fascio di luce, che si proietta verso il basso, a destra. Essa si irradia verso l’esterno, allargandosi verso la fine in un secondo cerchio, nel quale vi è una croce simile alla Croce di Malta. Al centro della croce un altro occhio e dentro l’occhio la Parola Sacra. Fra le braccia della croce, formando quindi un’altra croce, vi è la Svastica le cui braccia emergono dietro la Croce Maltese. In fondo alla pagina in cui si trova questo simbolo vi sono quattro forme geometriche. H.P.B. fa riferimento ad alcune di queste forme, che attinse da questa antica immagine. Esse sono ben note, ma raramente applicate dall’esoterista nel lavoro creativo. Esse sono il cubo, la stella a cinque punte, la stella a sei punte e il diamante ottagonale, sovrimposte l’una sull’altra. H.P.B. parla anche del punto, della linea e del cerchio ma questi, insieme al triangolo, exotericamente sono stati applicati alla Divinità e all’universo manifestato. Più tardi queste forme verranno applicate anche a Dio e all’uomo, in senso exoterico. Ciò avverrà però soltanto quando le verità della Saggezza Eterna saranno universalmente riconosciute.

Le leggi del pensiero sono le leggi della creazione e tutto il lavoro creativo è compiuto sul livello eterico, ciò che in pratica costituisce una seconda formula. Il Creatore del sistema solare limita la sua attenzione al lavoro effettuato su quelli che chiamiamo i quattro piani superiori del nostro sistema. I tre inferiori, che costituiscono il piano fisico denso cosmico, sono precipitazioni. [554] Sono oggettivi perché la materia dello spazio risponde alla potenza delle quattro vibrazioni eteriche, o ne è attratta. A loro volta queste vibrazioni sono spinte in attività dall’influsso dinamico del pensiero divino. Quando si tratta dell’uomo vi è un procedimento simile. Non appena un uomo diviene un pensatore e può formulare il proprio pensiero, desiderarne la manifestazione e, “mediante il riconoscimento”, infondere energia ai quattro eteri, una manifestazione fisica densa è inevitabile. Per mezzo della sua energia pranica, colorata dal desiderio elevato o basso e animata dalla potenza del suo pensiero, egli attrarrà quel tanto di materia responsiva dello spazio necessaria a dar corpo alla sua forma.

Nel Trattato del Fuoco Cosmico quest’argomento è trattato ampiamente e, dato che queste Istruzioni hanno per scopo lo sviluppo dell’aspirante, non mi diffonderò ulteriormente su queste idee; aggiungerò soltanto che entro cinquant’anni il vero significato delle precipitazioni assorbirà l’attenzione degli scienziati. Gli studenti d’occultismo faranno bene a riflettere attentamente su questo soggetto, al quale ci si può accostare in due modi. Vi è innanzi tutto lo studio del mondo oggettivo in cui si trova l’aspirante stesso. Egli dovrà considerare il fatto che il suo corpo di manifestazione è una precipitazione, ossia un risultato del suo potente pensiero e desiderio e del suo “riconoscimento” dei quattro eteri. Dovrà comprendere che questa forma, che egli ha creato, persisterà fino a quando il potere dinamico del suo pensiero la terrà unita e che essa si dissiperà quando egli (in senso occulto) “ne distoglierà lo sguardo”. Dovrà pure considerare che il suo ambiente è il risultato dell’opera di un aggregato di pensatori di gruppo, un gruppo al quale egli appartiene. Questo concetto può essere fatto risalire dal gruppo familiare al gruppo di Ego i quali, strettamente interconnessi, formano un gruppo su un livello superiore del piano mentale e, ancor oltre, fino ai sette pensatori maggiori dell’universo, i Signori dei sette raggi. Questi a loro volta sono [555] spinti in attività dai tre operatori magici supremi, la Trinità manifesta. A tempo debito si riconoscerà che questi Tre rispondono al pensiero dell’Unico Creatore, il Logos Immanifesto.

Il termine “riconoscimento” è uno dei più importanti del linguaggio occulto e detiene la chiave del mistero dell’Essere. È connesso all’attività karmica e da esso dipendono i Signori del Tempo e dello Spazio. È difficile illustrarlo in parole semplici, ma si potrebbe dire che il problema di Dio stesso consiste nel fatto che Egli deve manifestare un triplice riconoscimento:

1. Riconoscimento del passato, che implica necessariamente il riconoscimento della materia dello spazio che, per associazioni passate, è già colorata da un pensiero e da un proposito.

2. Riconoscimento dei quattro gradi di vite che, anch’esse per associazioni passate, sono in grado di rispondere al Suo nuovo pensiero per il presente, di realizzare i Suoi piani e di lavorare in collaborazione con lui. Esse assoggettano i loro scopi individuali all’unico Piano divino.

3. Riconoscimento dell’obiettivo che esiste nella Sua mente. Ciò richiede a sua volta una focalizzazione totale sulla meta e la continuità di proposito per mantenerlo intatto attraverso le vicissitudini dell’opera creativa, nonostante la potenza dei numerosi Pensatori divini che sono stati attratti a Lui dall’affinità di idea.

È inutile tentare di evitare l’uso di pronomi personali quando si parla in senso figurato e simbolico. Se lo studente terrà presente che tale tentativo di ridurre a parole i principi e i concetti cosmici è di per sé ridicolo e che l’unica cosa possibile è di presentare un’immagine, non ne risulterà alcun danno. Ma con il procedere dell’evoluzione le immagini cambiano e [556] quella d’oggi, più tardi sarà considerata poco più di un puerile scarabocchio. Verrà allora presentata una nuova immagine, più semplice, più armoniosa e più bella, che col tempo verrà a sua volta giudicata inadeguata.

Gli stessi riconoscimenti, su scala minore, governano anche le attività dell’Angelo Solare, mentre procede nell’opera d’incarnazione e manifestazione sul piano fisico. A sua volta egli deve riconoscere la materia dei tre piani dell’espressione umana che, per le passate associazioni, sono già colorate dalla sua vibrazione; egli deve riconoscere i gruppi di vite con cui è stato in rapporto e con i quali deve lavorare di nuovo. Infine, durante il breve ciclo di un’incarnazione, deve mantenere fermamente il suo proposito e far sì che ogni esistenza porti tale proposito a una manifestazione più piena avvicinandolo al compimento.

Anche il lavoro dell’essere umano che si sforza di divenire un pensatore creativo si svolge in modo analogo. Il suo lavoro creativo avrà successo se egli saprà riconoscere la tendenza della propria mente, che emerge dagli interessi del presente, poiché questi hanno origine nel passato. Avrà successo se saprà riconoscere la vibrazione del gruppo di vite secondo la cui linea di pensiero egli deve svolgere il proprio lavoro creativo poiché, a differenza della Divinità del sistema solare, egli non può lavorare solo e isolato. Chi può dire se nelle maggiori sfere di esistenza in cui la nostra Divinità svolge il suo ruolo, Essa sia più libera da influenze cosmiche di gruppo di quanto non lo sia l’essere umano dalle impressioni esercitate dagli impulsi del suo ambiente? Egli deve riconoscere lo scopo per cui ha ritenuto saggio costruire una forma pensiero e deve mantenere tale proposito fermo e incrollabile durante tutto il periodo di oggettività. È ciò che definiamo attenzione fissa su un unico obiettivo; questo lavoro creativo è una delle mete, non ancora riconosciute, del processo meditativo. Finora si è data importanza [557] all’attenzione focalizzata e, una volta conseguita questa, alla necessità di venire in contatto con l’anima, il pensatore spirituale. Ma nei prossimi decenni emergerà la tecnica di creazione. Quando anima, mente e cervello saranno unificati, verranno impartite ulteriori istruzioni sull’arte creativa. La meditazione è la prima lezione fondamentale che viene impartita quando gli uomini hanno acquisito la capacità di operare sul piano mentale.

Nel corso del grande ciclo sulla ruota della rinascita “l’idea dell’Angelo Solare si sta concretizzando in modo definito” (Trattato del Fuoco Cosmico, pag. 1024 ed. ingl.). In ogni vita il proposito iniziale si fa più chiaro e il tempo non è, letteralmente, che la durata di un pensiero. Questa stessa verità fondamentale è alla base della creazione di tutte le forme sul piano fisico, sia che si tratti della forma pensiero che incorpora l’impellente desiderio di acquisizione egoistica da parte di un uomo, sia della forma pensiero che chiamiamo gruppo o organizzazione, animata da uno scopo altruistico e che incorpora il modo di aiutare l’umanità usato da un discepolo. Essa è alla base del lavoro di gruppo, considerato come un’entità. Se un gruppo sapesse apprezzare il potere di questo fatto e “riconoscere” la propria opportunità, mantenendosi fisso sull’unità d’intento e focalizzando l’attenzione sull’obiettivo spirituale potrebbe fare miracoli nel salvare il mondo. Faccio appello a tutti coloro che leggono queste parole affinché rinnovino la loro consacrazione e riconoscano l’opportunità che si presenta di compiere uno sforzo unificato per rendersi utili al mondo.

Sarà utile esprimere in modo semplice i requisiti necessari per determinare la manifestazione del proposito spirituale di un individuo o di un gruppo. Si possono riassumere in tre parole:

1. Potere.

2. Distacco.

3. Assenza di critica.

Molto spesso vengono usate parole semplici e, proprio a causa [558] del linguaggio comune, il vero significato e il valore esoterico vanno perduti.

Esprimerò alcuni pensieri relativi a ciascuno di essi, da applicarsi unicamente al lavoro creativo di magia bianca.

Potere. L’espressione del potere dipende da due fattori.

a. Unicità di proposito.

b. Assenza di impedimenti.      

Gli studenti sarebbero stupiti se potessero vedere i loro moventi come li vediamo noi, dal lato soggettivo dell’esperienza. Il movente misto è universale. Il movente puro è raro e, dove esista, è sempre coronato da successo e conseguimento. Un movente puro può essere interamente egoistico e personale, oppure altruistico e spirituale o, trattandosi d’aspiranti, più o meno misto. La potenza sarà comunque proporzionata alla purezza d’intento e all’unicità di proposito.

Il Maestro di tutti i Maestri disse: “Se il tuo occhio è singolo, tutto il tuo corpo sarà colmo di luce.” Tali parole ci svelano un principio che è alla base d’ogni lavoro creativo e possiamo collegare l’idea che Egli ha rivestito di parole con il simbolo che ho descritto in questo Trattato. Potere, luce, vitalità e manifestazione! Tale è il vero procedimento.

Risulta quindi evidente perché l’unità manifestata, l’uomo, sia sempre esortata a essere vitale nella ricerca ed a coltivare l’aspirazione. Quando l’aspirazione è abbastanza forte, viene esortato ad acquisire la capacità di “mantenere la mente ferma nella luce”. Quando sarà in grado di farlo, acquisterà potere e sarà in possesso dell’occhio singolo che porterà alla gloria della divinità in lui dimorante. Tuttavia, finché non sarà padrone di questo processo di sviluppo, il potere non potrà essergli affidato. Il procedimento è il seguente: l’aspirante comincia a manifestare in qualche misura il proposito dell’anima nella sua vita del piano fisico. Egli tramuta il desiderio in aspirazione e tale aspirazione [559] è vitale e reale. Apprende il significato della luce. Una volta padrone della tecnica di meditazione (ciò di cui si occupano alcune scuole attualmente esistenti), egli può procedere ad usare il potere, poiché ha imparato a operare quale Pensatore divino. Ora possiede uno spirito di cooperazione ed è in contatto con il Proposito divino.

Come tutti i veri studenti sanno, gli impedimenti sono numerosi. Ostacoli e difficoltà abbondano. L’unicità di proposito può essere realizzata occasionalmente, nei momenti più elevati, ma in noi non è costante. Vi sono gli ostacoli di natura fisica, ereditari e ambientali, dovuti al carattere, al tempo e alle condizioni, al karma mondiale e a quello individuale. Che cosa fare allora? Posso dirvi soltanto una parola, perseverare. L’insuccesso non impedisce mai la riuscita. Le difficoltà sviluppano la forza dell’anima. Il segreto del successo è sempre di mantenersi saldi ed essere impersonali.

Il secondo requisito è il distacco. Chi opera in magia bianca deve mantenersi quanto più possibile libero, evitando d’identificarsi con ciò che ha creato o ha tentato di creare. Il segreto, per tutti gli aspiranti, è di coltivare l’atteggiamento dello spettatore e dell’osservatore silenzioso; permettetemi di sottolineare la parola silenzioso. Gran parte del vero lavoro magico finisce nel nulla perché il lavoratore e costruttore con la materia non è riuscito a mantenere il silenzio. Parlando prematuramente e troppo, egli uccide ciò che ha tentato di creare, il figlio del suo pensiero è nato morto. Tutti coloro che operano nel campo mondiale dovrebbero riconoscere la necessità di un silenzioso distacco e il compito che attende ogni studente che legga queste Istruzioni consiste nel coltivare un atteggiamento distaccato. È un distacco mentale che permette al pensatore di dimorare sempre nell’alto luogo segreto e da quel centro di pace, con calma e potenza, eseguire il lavoro che si è prefisso. Egli opera nel mondo degli uomini; egli ama, conforta e serve; non presta attenzione [560] alle simpatie o antipatie della personalità, o ai suoi pregiudizi e attaccamenti; egli è come una roccaforte e una mano salda, tesa nel buio a tutti coloro con cui viene in contatto. Il coltivare un atteggiamento di distacco dal punto di vista personale e d’attaccamento in senso spirituale reciderà la vita dell’uomo proprio alle sue radici; ma ciò che viene tolto sarà reso mille volte tanto.

Molto si è scritto sull’attaccamento e sulla necessità di coltivare il distacco. Data l’urgenza della situazione attuale, vorrei pregare tutti gli studenti di smettere di leggere e riflettere con aspirazione sul distacco e cominciare ad applicarlo e dimostrarlo.

Assenza di critica è il terzo requisito. Cosa potrei dire in proposito? Perché è considerato un requisito tanto essenziale? Perché la critica (analisi e di conseguenza separatività) è la caratteristica preminente dei tipi mentali e anche di tutte le personalità coordinate. Perché la critica è un fattore potente che mette in moto la sostanza mentale ed emozionale, che s’imprime quindi fortemente sulle cellule cerebrali e si risolve in parole. Perché in uno scatto improvviso di pensiero critico, tutta la personalità può essere portata a una potente coordinazione, ma di tipo sbagliato e con effetti disastrosi. Perché la critica, essendo una facoltà della mente inferiore, può nuocere e ferire e nessun uomo può avanzare sul Sentiero finché può ferire e far soffrire coscientemente. Perché il lavoro di magia bianca e l’attuazione del proposito gerarchico incontrano ostacoli fondamentali nei rapporti esistenti fra i suoi collaboratori e i discepoli. Sotto la pressione della presente opportunità non c’è tempo per le critiche tra collaboratori. Rappresentano un reciproco impedimento e ostacolano il lavoro.

In questo momento su di me incombe un senso di urgenza. Esorto tutti coloro che leggono queste istruzioni a dimenticare le loro simpatie e antipatie, a trascurare gli ostacoli [561] della personalità che inevitabilmente esistono in loro e in tutti coloro che operano sul piano fisico, ostacolati dalla personalità. Esorto tutti i collaboratori a ricordare che il momento dell’opportunità è giunto, ma che ha un termine. Questo tipo d’opportunità non durerà per sempre. La meschinità degli attriti umani, l’incapacità di comprendersi l’un l’altro, i piccoli difetti radicati nella personalità e che, dopo tutto, sono effimeri, le ambizioni e le illusioni devono tutte scomparire. Se i lavoratori mettessero in pratica il distacco, sapendo che la Legge opera e che i propositi di Dio devono giungere ad una conclusione finale, se imparassero a non criticare mai nel pensiero o con le parole, la salvezza del mondo procederebbe rapidamente e la nuova era d’amore e illuminazione verrebbe inaugurata.