Scorri i Capitoli di questo Libro

I PRIGIONIERI DEI PIANETA

Dopo aver trattato del lavoro del mago bianco nella propria coscienza interiore e della necessità, per lui, d’imparare a cogliere il “punto di mezzo” quando usa gli interludi, sia maggiori che minori, prendiamo ora in esame l’obiettivo di tutto il suo lavoro. se egli è veramente un mago bianco. Si afferma chiaramente che quest’obiettivo è di liberare i “prigionieri del pianeta”. Sarà dunque utile studiare chi siano questi prigionieri e quale sia il metodo che devono usare i discepoli per effettuare tale liberazione.

I prigionieri del pianeta si suddividono in due gruppi principali, naturalmente suscettibili di ulteriori suddivisioni. Nel complesso essi rappresentano tutte le forme di vita che generalmente chiamiamo subumane, dando però a tali parole un significato [522] molto più ampio del consueto, che includa tutte le vite incorporate in una forma.

Le due suddivisioni sono le seguenti:

La prima comprende la sostanza di tutte le forme, o la molteplicità delle minuscole vite atomiche che, con il potere del pensiero, vengono attratte nell’aspetto forma attraverso il quale tutte le esistenze, o tutte le anime, minerali, vegetali, animali e il corpo animale dell’uomo si esprimono. Questo fatto apre un vasto orizzonte e abbraccia praticamente tutta l’opera di creazione sul piano fisico, tanto che nemmeno possiamo accennarvi. In virtù della Legge di Attrazione e dell’attività impulsiva della Mente Universale, che elabora i propositi del Logos solare o del Logos planetario, questi costituenti della materia dello spazio, questi atomi di sostanza, vengono riuniti, manipolati in maniera ritmica e mantenuti insieme in una forma. Con questo metodo di creare, le esistenze vengono in manifestazione, partecipano all’esperienza del loro ciclo particolare, sia esso effimero come la vita di una farfalla o relativamente permanente come la vita animante della divinità planetaria, indi svaniscono. In tal modo i due aspetti interessati, spirito e materia, sono messi in stretto rapporto ed esercitano necessariamente un effetto reciproco. La cosiddetta materia viene energizzata o “elevata”, nel senso occulto del termine, dal suo contatto con il cosiddetto spirito. A sua volta lo spirito può accrescere la propria vibrazione per mezzo della sua esperienza nella materia. Dall’unione di questi due aspetti divini ne emerge un terzo, che chiamiamo anima; per mezzo dell’anima lo spirito sviluppa una facoltà di sentire, una consapevolezza cosciente e una capacità di rispondere che rimarranno sue anche quando, col tempo e ciclicamente, avverrà la separazione fra i due aspetti.

Di questo soggetto si parla esaurientemente nel Trattato del Fuoco [523] Cosmico e non è quindi il caso che io mi ripeta. L’utilità di questo secondo trattato vuole essere più pratica e generale. Esso si occupa principalmente della formazione dell’aspirante, affinché egli agisca a sua volta quale creatore cosciente e, lavorando, serva i fini più elevati della Vita che lo attornia. In tal modo egli contribuisce al materializzarsi dei piani di Dio. Dare una formazione all’aspirante, indicargli le possibili tendenze e linee dell’evoluzione e definire il proposito che ne è alla base, è tutto ciò che si può impartire allo stadio in cui egli si trova attualmente. È quanto si è tentato di fare in queste istruzioni, cui si è aggiunto qualche nuovo insegnamento relativo al veicolo emotivo. Nel prossimo secolo, quando l’equipaggiamento dell’uomo sarà meglio sviluppato e quando vi sarà una comprensione più reale del significato dell’attività di gruppo, saranno possibili ulteriori informazioni, ma non è ancora giunto il momento. Per ora posso soltanto cercare le deboli parole atte a rivestire in qualche modo il pensiero. Rivestendolo esse lo limitano e mi sento colpevole di creare nuovi prigionieri che dovranno infine essere liberati. Tutti i libri non sono che prigioni di idee e solo quando la parola parlata e scritta sarà sostituita dalla comunicazione telepatica e dagli scambi intuitivi, il piano e il metodo per esprimerlo saranno compresi in modo più chiaro. Ora parlo in simboli; manipolo le parole per creare una data impressione; costruisco una forma pensiero che, se abbastanza dinamica, potrà imprimersi nel cervello di un trasmettitore, come siete voi. Ma così facendo, so bene quante cose debbano essere tralasciate e quanto raramente si possa fare qualcosa di più oltre ad accennare a una cosmologia, macrocosmica o microcosmica, in modo da trasmettere una immagine temporanea della realtà divina.

Vi parlo di leggi e cerco di formularle in modo intelligente, ma in realtà tratto degli impulsi divini che emanano da un Creatore cosmico e diventano leggi quando producono effetti nella materia dello spazio, dove [524] non incontrano praticamente alcuna resistenza. Altri impulsi divini, che pure fluiscono ciclicamente, non hanno ancora portato una vibrazione così forte e non sono quindi stati tanto potenti quanto la vibrazione della sostanza combinata sulla quale hanno influito. Questi ultimi sono gli impulsi che chiamiamo spirituali e che speriamo vivamente di veder stabiliti come leggi della nuova era; essi dovranno sostituire le attuali leggi dell’universo o unirsi ad esse. Insieme instaureranno il nuovo mondo sintetizzato.

In che modo la parte può comprendere l’insieme? In che modo il piano completo può essere notato da un’anima che non vede che una minuscola frazione della struttura? Tenetelo ben presente mentre studiate e riflettete su queste istruzioni. Ricordate che, alla luce della futura conoscenza dell’umanità, tutto ciò che viene comunicato ora è paragonabile al contenuto di un libro di testo delle elementari rispetto a quello usato da un professore universitario. Servirà tuttavia a far passare l’aspirante dall’Aula dell’Apprendimento all’Aula della Saggezza, se saprà usare le informazioni offerte.

Imparate a essere telepatici e intuitivi, le forme verbali e le idee rivestite di una forma non saranno allora più necessarie. Potrete stare faccia a faccia con la nuda realtà, vivere e lavorare sul terreno delle idee e non nel mondo delle forme.

Lasciamo ora la vasta estensione di vite comprese nell’espressione generica di “sostanza atomica” e passiamo alla seconda considerazione, che riguarda i prigionieri del pianeta con i quali è più facile venire in contatto, la cui situazione generale può essere compresa in modo più specifico e che si trovano in rapporto più stretto con l’uomo. Gli uomini non sono ancora sufficientemente dotati per comprendere la natura delle unità d’energia elettrica, che incorporano quella che chiamiamo l’anima di tutte le cose e che è stata definita “anima mundi”, vita e anima di Colui nel quale tutte le esistenze incorporate vivono, si muovono e hanno il loro essere.

[525]

Per comprendere sarà necessario capire in qualche misura la parte che il quarto regno della natura rappresenta in rapporto al Tutto e lo scopo per cui questo aggregato di forme, che chiamiamo famiglia umana, esiste. Dobbiamo studiare la questione dal punto di vista del rapporto del quarto regno con il tutto e non dal punto di vista dello sviluppo individuale e progressivo dell’uomo e del ruolo che svolge quale unità umana entro la sfera invalicabile della famiglia umana. Useremo il termine umanità e parleremo della sua missione e funzione nel grande schema del Piano e nella sua attuazione. Ci riferiremo ad un’umanità composta di tutti i figli degli uomini. Essa include da un lato la gerarchia di adepti che si sono deliberatamente incarnati per operare entro i limiti del regno umano, dall’altro lato i meno evoluti che sono ancora più animali che uomini. Tra questi due estremi abbiamo i numerosi tipi diversi, più o meno evoluti, più o meno intelligenti, tutti compresi nella parola uomo.

L’umanità costituisce un centro d’energia nel cosmo, in grado di svolgere tre attività.

I. Innanzi tutto l’umanità risponde all’afflusso d’energia spirituale, che fluisce dal cosmo e, in senso simbolico, è composta di tre tipi d’energia.

1. Energia spirituale, come inadeguatamente la definiamo. Essa emana da Dio Padre e giunge all’umanità dal livello chiamato tecnicamente piano monadico, dalla sfera degli archetipi, la sorgente più elevata di cui l’uomo possa divenire cosciente. Pochi sono gli uomini in grado di rispondere a questo tipo d’energia. Per la maggioranza essa è praticamente inesistente. Uso il termine “Dio Padre” nel senso dell’Essere Assoluto.

2. Energia senziente, l’energia che fa dell’uomo [526] un’anima. È il principio di consapevolezza, la facoltà di coscienza, il qualcosa inerente alla materia (quando messa in rapporto con lo spirito) che risveglia la rispondenza a un ampio campo esterno di contatti.  È ciò che infine sviluppa nell’uomo il riconoscimento del Tutto, del Sé, e che lo conduce all’autodeterminazione e all’autorealizzazione. Pervenuto a questo stadio di sviluppo, che non è possibile nei regni subumani, l’uomo può divenire consapevole del primo tipo d’energia, già citato. L’energia di coscienza senziente proviene dal secondo aspetto della divinità, dal Cuore del Sole, come il primo emana, in senso tecnico ma simbolico, dal Sole Spirituale Centrale. Nell’essere umano troviamo l’analogia di questi due tipi di forza nell’energia nervosa, che agisce attraverso il sistema nervoso e ha sede nel cervello, e nell’energia di vita che ha sede nel cuore.

3. Energia pranica o vitalità. È la forza vitale inerente alla materia stessa, in cui tutte le forme sono immerse quali parti di una forma maggiore. Tutte le forme rispondono a questa energia. Essa proviene dal Sole fisico e opera attivamente sui corpi vitali d’ogni forma del mondo naturale, inclusa la forma fisica dell’umanità stessa.

Nella terminologia della Saggezza Eterna queste tre energie sono chiamate fuoco elettrico, fuoco solare, fuoco per attrito e lo scopo del loro rapporto reciproco è riassunto nelle seguenti parole tratte dalla Dottrina Segreta:

“La Materia è il Veicolo per la manifestazione dell’Anima su questo piano d’esistenza; l’Anima è il Veicolo, su un piano superiore, per la manifestazione dello Spirito e questi tre sono una Trinità, sintetizzata dalla Vita che li pervade tutti.” (La Dottrina Segreta. Vol. I°, pag. 80)

L’umanità, essendo il luogo d’incontro dei tre tipi d’energia, costituisce quindi un “punto di mezzo” [527] nella coscienza del Creatore. Questo “punto di mezzo” deve essere colto dall’agente attivo che crea, in certo qual modo come l’aspirante deve imparare a cogliere il punto di mezzo nel piccolo frammento di lavoro creativo e magico che cerca di realizzare. L’umanità è designata a essere il mezzo con cui possono essere istituite certe attività. In realtà essa rappresenta il cervello della Divinità planetaria, le sue unità essendo analoghe alle cellule cerebrali del meccanismo umano. Come il cervello umano, costituito di un numero infinito di cellule responsive e senzienti, giunto allo stato di quiescenza può subire la debita impressione e divenire il mezzo d’espressione dei piani e propositi dell’anima che trasmette le sue idee attraverso la mente, così la Divinità planetaria, che opera sotto l’ispirazione della Mente Universale, può imprimere nell’umanità i propositi di Dio e produrre i conseguenti effetti nel mondo dei fenomeni. 

I membri della Gerarchia rappresentano coloro che hanno raggiunto pace e quiescenza e possono ricevere l’impressione; aspiranti e discepoli rappresentano le cellule cerebrali che cominciano a rientrare nel più ampio ritmo divino. Essi stanno apprendendo la natura della rispondenza. Le masse umane rappresentano i milioni di cellule cerebrali inutilizzate, che psicologi e scienziati dicono che noi possediamo ma non utilizziamo. Per vostro conto potrete elaborare più dettagliatamente quest’analogia, ma anche presa solo superficialmente, basta a rendervi evidente che, una volta compreso questo punto, il proposito per cui l’umanità esiste, l’obiettivo del gruppo di mistici e collaboratori mondiali e l’ideale proposto al singolo aspirante sono gli stessi di quelli proposti nella meditazione individuale; è il conseguimento dell’attenzione focalizzata e della quiete mentale in cui è possibile mettersi in contatto con la realtà, registrare il vero e il bello, come pure il proposito divino, in cui è possibile trasmettere al mondo fenomenico, sul piano fisico, l’energia necessaria per [528] materializzare la realtà soggettiva. L’aspirante fa tutto questo in rapporto con il proposito della propria anima, se il suo sforzo è coronato da successo; il discepolo impara a farlo in rapporto con il proposito di gruppo, mentre l’iniziato opera con il proposito planetario. Insieme essi costituiscono il gruppo interiore di cellule cerebrali vitali e attive nel cervello planetario, l’intero gruppo umano; è evidente che quanto più potente è la loro vibrazione unita e quanto più chiara è la luce che riflettono e trasmettono, tanto più rapidamente sarà attivata l’attuale massa inerte di cellule umane. La Gerarchia occulta sta alla Vita planetaria come la luce nella testa sta al discepolo giunto a un punto medio di risveglio, ma in una scala tanto più vasta e con un allineamento interiore così adeguato, che il vero significato di queste parole sfugge alla, comprensione dei lettori di queste istruzioni. Ciò che deve essere compreso è che, per mezzo dell’umanità sul piano fisico, la natura della realtà verrà rivelata, il vero e il bello si manifesteranno, il piano divino sarà infine attuato e l’energia verrà trasmessa a tutte le forme della natura consentendo alla realtà spirituale interiore di emergere.

II. Il secondo tipo d’attività di cui l’uomo è capace e un intenso e progressivo sviluppo a spirale entro la sfera invalicabile umana. Questa frase include il metodo di sviluppo e l’intero procedimento di progresso di tutte le unità evolventi che chiamiamo uomini. Ma non è di questo che tratterò ora. La storia dello sviluppo strutturale dell’uomo, tutto il campo dell’evoluzione della coscienza e la storia di tutte le razze e di tutti i popoli che hanno vissuto o vivono sul nostro pianeta possono essere comprese in questo soggetto. Esso riguarda l’uso che l’umanità ha fatto di tutte le energie disponibili nel mondo naturale di cui fa parte, inerenti al quarto regno stesso e provenienti anche dal mondo delle realtà spirituali.

[529]

III. Il terzo tipo d’attività che dovrebbe occupare l’attenzione dell’umanità, ma che finora è poco compreso, è quello che dovrebbe agire come centro di trasmissione delle forze spirituali (forza dell’anima e energia spirituale unite e combinate) ai prigionieri del pianeta e alle vite incorporate negli altri regni della natura. Gli esseri umani tendono ad interessarsi soprattutto ai loro rapporti di gruppo superiori, al ritorno alla casa del Padre, a ciò che li spinge verso l’alto e lontano dal mondo fenomenico. Si preoccupano soprattutto di trovare il centro entro l’aspetto forma (ciò che chiamiamo anima) e, dopo averlo trovato, si adoprano per far conoscenza con quell’anima e in tal modo trovare la pace. Questo è giusto e in accordo con l’intento divino, ma il piano per l’uomo non è tutto qui e se l’obiettivo principale rimane limitato a quel punto, l’uomo si avvicina pericolosamente al rischio di cadere nell’insidia dell’egoismo e della separatività spirituali.

Quando un essere umano trova il centro, si unifica con esso ed entra in rapporto con la propria anima, la sua posizione nella famiglia umana si sposta automaticamente e, sempre in senso simbolico, egli scopre di far parte del centro di luce e comprensione che esotericamente chiamiamo Gerarchia occulta, la nube di testimonianze, i discepoli del Cristo e altri nomi ancora secondo le particolari convinzioni del discepolo. Questa Gerarchia sta inoltre tentando di esteriorizzarsi nella forma del gruppo di Servitori Mondiali e quando un uomo ha trovato la propria anima e il principio di unità gli si è sufficientemente rivelato, anch’egli si trasferisce in questo gruppo più exoterico. Per il momento però, non tutti coloro che trovano il loro centro si collegano sia con il gruppo esteriore che con quello interiore. Egli si consacra allora all’opera magica di redimere le anime, di liberare i prigionieri del pianeta. Questa è la meta dell’umanità nel suo insieme e quando tutti i figli degli uomini avranno raggiunto l’obiettivo, questi prigionieri saranno liberati. [530] Ciò avverrà poiché il lavoro magico verrà effettuato con intelligenza, in modo perfetto e gli esseri umani agiranno, in gruppo, quali trasmettitori d’energia spirituale pura, ciò che vivificherà ogni forma in tutti i regni della natura.

Considerando il problema dei prigionieri del pianeta e della loro futura liberazione, occorre ricordare che una delle forze alla base di tutto lo schema evolutivo è quella del Principio di Limitazione. È l’impulso primario che determina l’atto di creazione ed è strettamente connesso con quello della volontà e del suo riflesso inferiore, il desiderio. La volontà è desiderio, formulato così chiaramente e portato con tale potenza a una progressione intelligente, che il modo di materializzarlo è colto con tale accuratezza e potenziato con tale forza d’intento da renderne il risultato inevitabile. Ma la volontà pura è possibile soltanto al pensatore coordinato, alle entità veramente autocoscienti. Il desiderio è istintivo, o piuttosto inerente a tutte le forme, poiché tutte le forme e tutti gli organismi fanno parte di qualche pensatore primario e sono influenzati dal potente intento di quella forza primaria.

Il Principio di Limitazione è quindi il risultato della volontà animata da un proposito e del desiderio formulato di qualche Essere pensante; di conseguenza esso governa il processo di assunzione di una forma di tutte le vite incarnate. Questo Principio di Limitazione governa la portata di un’incarnazione, ne stabilisce la misura e il ritmo, ne determina la sfera d’influenza e produce l’apparenza illusoria di realtà che chiamiamo manifestazione.

I “prigionieri del pianeta” si suddividono in due categorie:

1. Le vite che agiscono sotto l’influsso di un proposito cosciente e che “limita la vita che è in loro” per un certo periodo. Essi assumono coscientemente una forma, conoscendo la fine fin dal principio. Questi Esseri, a loro volta si suddividono in tre gruppi principali.

[531]

a. L’Essere che è la vita del nostro pianeta, Colui nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo. Questo Essere, somma totale delle vite organizzate, a volte è chiamato Logos Planetario, a volte l’Antico dei Giorni, a volte Dio e a volte Vita Unica.

b. Le vite che costituiscono il Principio di Limitazione in un regno della natura. Ad esempio, la Vita che si esprime tramite il regno animale è un’entità intelligente autocosciente, che opera in piena consapevolezza dell’intento e dell’obiettivo e limita la propria sfera d’attività alfine di provvedere la debita opportunità ed espressione alla miriade di vite che in essa trovano vita, esistenza e sostentamento. Vedete dunque come la Legge di Sacrificio vige in tutta la creazione.

c. I figli della mente, le anime umane, gli Angeli Solari, i divini Figli di Dio i quali, in piena autocoscienza, portano a termine fini ben precisi tramite la famiglia umana.

2. Le vite, limitate nella forma, che non sono autocoscienti, ma sono componenti inconsce di una forma maggiore. Non sono ancora abbastanza evolute per essere entità auto-coscienti.

Si potrebbe dire che questa seconda categoria includa tutte le esistenze, ma la linea di demarcazione fra limitazione autoindotta e assunzione inconsapevole di una forma risiede nella sfera della coscienza. Alcune forme sono prigioniere e lo sanno; altre lo sono pure, ma non lo sanno. La chiave della sofferenza sta proprio qui, nella sfera mentale. Dolore e angoscia, ribellione, la spinta cosciente al miglioramento e al cambiamento delle condizioni si trovano soltanto dove è presente ciò che chiamiamo individualità, dove il complesso dell’“Io” predomina e l’entità autocosciente è operante. Naturalmente, [532] nei regni inferiori a quello umano vi è l’equivalente del dolore, ma rientra in un’altra differenziazione, non è in relazione al sé. Le forme di vita subumane soffrono, avvertono il disagio, sono soggette all’agonia, ma mancano di memoria e previsione, né possiedono la facoltà mentale che permette di collegare passato e presente e di prevedere il futuro; sono quindi esenti dall’angoscia del presentimento. La loro reazione a quelle che chiamiamo cattive condizioni è così differente da quella umana che è molto difficile per noi farcene un’idea. L’Antico Commentario così descrive questi due gruppi:

“I Figli di Dio, che sanno, vedono e odono (e sapendo sanno di sapere), soffrono la pena della limitazione cosciente. Nel più profondo dei loro essere cosciente, lo stato di libertà perduto rode come un male oscuro. Sofferenza, malattia, povertà e perdita sono viste come tali e ogni figlio di Dio vi si ribella. Dentro di sé egli sa che, prima di entrare nella forma ed esserne prigioniero, non conosceva il dolore. Malattia e morte, corruzione e infermità non lo toccavano. Le ricchezze dell’universo erano sue e nulla egli sapeva del dolore della perdita.

“Le vite che entrano nella forma insieme alle vite autocoscienti, i deva che costituiscono le forme, dimora di tutti i Figli di Dio, non conoscono dolore, perdita o povertà. La forma decade, le altre forme si ritraggono e ciò che occorre per nutrire e mantenere in forza l’esterno viene a mancare. Ma poiché mancano anche volontà e intento prestabilito, essi non provano senso di peggioramento, né conoscono ribellione.”

A questo punto, una parola sul dolore potrebbe giungere a proposito, sebbene nulla io abbia di astruso da comunicare riguardo all’evoluzione della gerarchia umana per mezzo del dolore. I deva non sono soggetti alla sofferenza come il genere umano. Il loro ritmo è più costante, sebbene in accordo con la legge. Essi imparano applicandosi al lavoro di costruzione e incorporandosi nella forma di ciò che viene costruito. Essi progrediscono con la valutazione [533] delle forme costruite e del lavoro compiuto e con la gioia che ne ricavano. I deva costruiscono e l’umanità infrange; con la distruzione delle forme l’uomo impara per mezzo dello scontento. In tal modo vi è tacita accettazione dell’opera dei grandi Costruttori. Il dolore è la lotta per salire attraverso la materia, che porta l’uomo ai piedi del Logos; il dolore è il seguire la via di maggior resistenza per giungere sulla vetta della montagna; il dolore è il frantumare la forma e giungere al fuoco interiore; il dolore è il gelo dell’isolamento che conduce al calore del Sole centrale; il dolore è l’ardere nella fornace per conoscere infine il refrigerio dell’acqua di vita; il dolore è il peregrinare in lontane contrade, che sfocia nell’essere benvenuti alla Casa del Padre. Il dolore è l’illusione del ripudio da parte del Padre, che guida il figliol prodigo direttamente al cuore del Padre; il dolore è la croce della perdita totale, che restituisce le ricchezze della dovizia eterna; il dolore è la sferza che sprona il costruttore a lottare per portare a perfezione assoluta la struttura del Tempio.

L’utilità del dolore è molteplice; esso conduce l’anima umana dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla liberazione, dall’angoscia alla pace. Quella pace, quella luce e quella liberazione, unite all’armonia ordinata del cosmo, sono retaggio di tutti i figli degli uomini.

Il problema della limitazione è strettamente connesso con quello della liberazione. Nella prigione della forma entrano tutti coloro che vivono; alcuni vi entrano coscientemente, altri inconsciamente ed è ciò che chiamiamo nascita, apparenza, incarnazione, manifestazione. Immediatamente entra in attività un’altra legge o lo sviluppo di un principio attivo che chiamiamo Legge dei Cicli. È il principio dell’apparire periodico, un effetto benefico dell’amore saggezza della divinità innata, poiché determina la successione di stati di coscienza che definiamo Tempo. Nella sfera mondiale di consapevolezza ciò produce quindi [534] una crescita lenta e graduale verso l’autoespressione, l’autoriconoscimento e l’autorealizzazione. Al Principio di Limitazione e a quello dei Cicli, se ne aggiunge un altro, il Principio di Espansione. Ciò determina lo sviluppo della coscienza, affinché il germe latente della senzienza, o risposta sensibile all’ambiente, possa essere coltivato nell’unità vivente.

Abbiamo dunque tre principi:

1. Il Principio di Liberazione.

2. Il Principio di Manifestazione periodica.

3. Il Principio di Espansione.

Questi tre principi, insieme, costituiscono i fattori alla base della Legge di Evoluzione, così chiamata dall’uomo. Essi determinano l’imprigionamento della Vita nelle sue varie parvenze o aspetti; essi producono le forme circostanti e conducono le vite imprigionate a prigioni sempre più educative. Giunge infine il momento in cui il Principio di Liberazione diventa attivo e si effettua una transizione dalla prigione che ostacola e deforma a una che offre condizioni adeguate al prossimo sviluppo della coscienza.

A questo punto è interessante notare che la morte è governata dal Principio di Liberazione e da quello di Limitazione. La morte è riconosciuta soltanto come un fattore di cui devono occuparsi le vite autocoscienti ed è fraintesa solo dagli essere umani, che fra tutte le vite incarnate sono quelle maggiormente immerse nell’illusione e nell’inganno.

Un altro punto da notare è che ogni regno della natura agisce in due modi:

1. Come liberatore del regno delle forme, che non ha ancora raggiunto il suo stadio particolare di consapevolezza cosciente.

2. Come prigione delle vite che vi sono entrate, provenienti dal livello di coscienza immediatamente inferiore.

[535]

Si tenga sempre presente che ogni campo di consapevolezza entro i suoi limiti costituisce una prigione e che l’obiettivo di tutta l’opera di liberazione è di liberare la coscienza ed estenderne la sfera di contatti. Dove vi sono confini, di qualunque tipo essi siano, dove il campo d’influenza è circoscritto e dove la sfera di contatto è limitata, lì si ha una prigione. Riflettete su queste parole che contengono gran parte della verità. Dove vi sia la percezione di una visione e di un ampio territorio di contatti inconquistato, vi sarà sempre un senso di imprigionamento e intralcio. Dove ci si renda conto che esistono mondi da conquistare, di verità da apprendere, di conquiste da effettuare, di desideri da soddisfare, di conoscenze di cui impadronirsi, si avrà sempre un doloroso senso di limitazione che sprona l’aspirante a rinnovare gli sforzi e spinge l’entità vivente ad avanzare sul sentiero dell’evoluzione. L’istinto che governa il regno vegetale e quello animale, nella famiglia umana di trasforma in intelletto. Più tardi l’intelletto si fonderà con l’intuizione e questa con l’illuminazione. Quando la coscienza superumana viene invocata, intuizione e illuminazione sostituiscono istinto e intelligenza.

L’illuminazione a cosa conduce? Direttamente alla vetta del conseguimento, al compiersi del destino ciclico, all’emergere della gloria radiosa, alla saggezza, al potere, alla coscienza di Dio. Queste parole significano tuttavia ben poco o nulla se paragonate alla Realtà, che può essere percepita dall’essere umano soltanto quando la sua intuizione è risvegliata e la sua mente è illuminata.

Una volta compresi questi fatti riguardo all’imprigionamento, in che modo un uomo può diventare un agente liberatore dei “prigionieri del pianeta”? Cosa può fare in questo senso l’umanità nel suo insieme? Cosa può fare l’individuo?

Il compito dell’umanità si suddivide in tre parti principali. Tre tipi di prigionieri possono essere liberati [536] e troveranno infine la via d’uscita dalla loro prigione per opera dell’uomo. Gli esseri umani lavorano già in tutti e tre i campi.

1. Prigionieri nella forma umana. Ciò comporta l’operare con i propri simili.

2. Prigionieri nel regno animale; molto si sta già facendo in questo campo.

3. Prigionieri nelle forme del regno vegetale. Si è cominciato a fare qualcosa.

L’uomo sta facendo molto per i suoi simili; grazie alla scienza, alla religione e all’educazione, la coscienza umana si espande e i Figli di Dio, uno a uno, superano le loro limitazioni e penetrano nel mondo delle anime. Nella retrospettiva storica, l’immagine del prigioniero che emerge, l’Uomo, si delinea chiaramente. A poco a poco egli ha superato i confini planetari; a poco a poco, dallo stadio dell’uomo delle caverne è passato a quello che ci ha dato uno Shakespeare, un Newton, un Leonardo da Vinci, un Einstein, un San Francesco, un Cristo e un Buddha. La capacità di conquista dell’uomo in qualsiasi campo dell’espressione umana sembra praticamente illimitata e, se gli ultimi duemila anni sono stati testimoni di uno sviluppo così stupendo, cosa vedremo nei prossimi cinquemila anni? Se l’uomo preistorico, poco più di un animale, è giunto alla manifestazione del genio, quale sviluppo potrà prodursi a mano a mano che l’innata divinità farà sempre più sentire la sua presenza? Il superuomo non è lontano. Cosa manifesterà il mondo quanto tutta l’umanità tenderà alla manifestazione concreta dei poteri sovrumani?

La coscienza dell’uomo si sta liberando in diverse direzioni e dimensioni. Si espande nel mondo delle realtà spirituali e comincia ad abbracciare il quinto regno, il regno spirituale o delle anime. Grazie alla ricerca scientifica sta penetrando nel mondo della [537] manifestazione superumana, indagando i molti aspetti della Forma di Dio e delle forme che la costituiscono.

Accennando all’opera svolta dall’umanità per liberare le unità di cui è costituita e i prigionieri del regno vegetale e animale, vorrei far notare due punti entrambi profondamente importanti.

In primo luogo, per liberare i prigionieri del pianeta” che rientrano nell’ambito del subumano, l’uomo deve agire guidato dall’intuizione; operando invece per liberare i propri simili, egli deve sapere cosa sia l’illuminazione.

Quando sarà compresa la vera natura del servizio, si scoprirà che esso è un aspetto della energia divina che opera sempre sotto l’aspetto distruttore, poiché esso distrugge le forme per liberarle. Il servizio è una manifestazione del Principio di Liberazione; morte e servizio sono due aspetti di questo principio. Il servizio salva, libera e rilascia, a diversi livelli, la coscienza imprigionata. Si può dire la stessa cosa della morte. Ma a meno che il servizio non sia reso con comprensione intuitiva di tutti i fatti inerenti al caso che si presenta, interpretato con intelligenza e applicato con spirito d’amore, esso non potrà adempiere alla sua missione in modo adeguato.      

Quando il fattore dell’illuminazione spirituale entra a far parte di questo servizio, abbiamo quelle Luci trascendenti che hanno illuminato il cammino dell’umanità; simili a fasci di luce gettati nel grande oceano della coscienza esse hanno rivelato all’uomo il Sentiero che può e deve percorrere. Vorrei precisare un altro punto. Non ho indicato regole specifiche per liberare i prigionieri del pianeta. Non ho classificato le prigioni e i loro prigionieri, né ho indicato metodi di lavoro o tecniche di liberazione.

Esorto soltanto tutti voi che leggete queste istruzioni [538] a comprendere la necessità di rinnovare lo sforzo per rendervi idonei al servizio, uno sforzo cosciente e deliberato per sviluppare l’intuizione e giungere all’illuminazione. Ogni essere umano che perviene alla meta della luce e della saggezza, automaticamente dispone di una sfera d’influenza che si estende verso l’alto e verso il basso, che penetra sia all’interno verso la sorgente della luce, sia all’esterno verso i “campi delle tenebre”. Pervenuto a ciò, egli diverrà un centro di vita cosciente, che dispensa forza senza alcuna fatica. Egli stimolerà, infonderà energia e vivificherà a nuovi sforzi tutte le vite con le quali verrà in contatto, sia che si tratti degli aspiranti suoi compagni, che di un animale o di un fiore. Sarà un trasmettitore di luce nelle tenebre. Disperderà le nebbie dell’illusione attorno a sé, facendo penetrare lo splendore della realtà.

Quando un gran numero di figli degli uomini sarà in grado di agire in questo modo, la famiglia umana potrà iniziare il servizio mondiale cui è predestinata. La sua missione è di fare da ponte fra il mondo dello spirito e il mondo delle forme materiali. Nell’uomo tutti i gradi di materia s’incontrano e in lui tutti gli stati di coscienza sono possibili. Il genere umano può operare in tutte le direzioni, elevare al cielo i regni subumani e portare il cielo sulla terra.