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CAPITOLO XIV - LA CERIMONIA DEL GIURAMENTO

CAPITOLO XIV

LA CERIMONIA DEL GIURAMENTO

L’opera della Loggia durante l’Iniziazione

Siamo giunti alla parte più solenne della cerimonia d’iniziazione. Sotto certi aspetti essa si divide in tre parti:

La prima riguarda l’iniziato che realizza il proprio augusto Sé, la Presenza, ed ha la visione del Piano.

La seconda riguarda l’Iniziatore che applica la Verga di fuoco e produce risultati specifici nel corpo del candidato.

La terza, in cui lo Jerofante affida certe parole e formule al candidato, il quale le custodisce nella propria coscienza per meglio attuare la parte del piano che lo riguarda.

Durante tutta la procedura la Loggia dei Maestri, fuori del Triangolo di forza, ha compiuto un triplice lavoro inteso a produrre certi risultati nella coscienza del candidato ed a cooperare con lo Jerofante nella Sua ardua impresa. Ricordiamo che, secondo la legge d’economia, ovunque vi sia applicazione o trasmissione d’energia da un centro di forza ad un altro, si ha una conseguente diminuzione nel centro dal quale essa viene attinta. Su questo si basa la scelta del momento propizio per la cerimonia d’iniziazione. Il sole [143] è la sorgente di tutta l’energia e di tutto il potere, e l’opera dell’Iniziatore è facilitata dalle condizioni solari favorevoli. Il periodo più opportuno viene accertato in base all’astrologia esoterica solare e cosmica, naturalmente fondata su cifre esatte, su concetti matematici puri e sulla reale conoscenza dei fatti fondamentali riguardanti i pianeti e il sistema solare. Per stabilire l’epoca di un’iniziazione individuale viene sempre steso l’oroscopo del candidato, e la cerimonia può essere celebrata solo quando i segni individuali coincidono con il grafico che serve di guida all’Iniziatore. Questa è la ragione per cui talvolta l’iniziazione deve essere rinviata ad un’incarnazione successiva, anche se l’iniziato è pronto.

La triplice attività della Loggia durante la cerimonia può essere descritta nel modo seguente:

Primo: Il canto di certi mantram sprigiona energia da un particolare centro planetario. Ricordiamo che ogni schema planetario è un centro nel corpo del Logos solare ed incarna un tipo particolare d’energia o forza. A seconda dell’energia desiderata in una particolare iniziazione, essa viene trasferita tramite il sole, da quel centro planetario all’iniziato. Il procedimento è il seguente:

a. L’energia del centro planetario è messa in moto dal potere del Logos planetario coadiuvato dalla conoscenza scientifica della Loggia, e con l’uso di certe parole di potere.

b. Essa passa nel sole, ove si unisce ad energia solare pura.

c. Dal sole è trasmessa alla particolare catena del nostro schema terrestre che corrisponde numericamente allo schema planetario dal quale proviene.

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d. Da qui l’energia è trasferita al globo corrispondente e poi al pianeta fisico denso. Con un mantram particolare l’Iniziatore focalizza allora l’energia nel proprio corpo, usandolo quale stazione ricevente e trasmittente. Infine essa raggiunge l’iniziato attraverso il Triangolo ed i Padrini. Allo studente sarà quindi evidente che quando l’Iniziatore è il Signore del Mondo, riflesso fisico del Logos planetario del nostro schema, la forza giunge all’iniziato più direttamente che non alle due prime iniziazioni, officiate dal Bodhisattva. Solo alla terza iniziazione egli sarà in grado di ricevere forza planetaria diretta.

Secondo: La concentrazione nella quale è immersa la Loggia aiuta l’iniziato a realizzare dentro di sé i vari procedimenti cui è sottoposto. Ciò avviene operando in modo preciso sul suo corpo mentale, e stimolando così tutti gli atomi in virtù del potere del pensiero congiunto dei Maestri. In tal modo viene direttamente favorito lo apprendimento. Quella concentrazione non è in alcun modo simile alla suggestione ipnotica o alla potente imposizione di menti forti su di una più debole, ma è la potente meditazione comune dei Maestri e degli Iniziati sulle realtà inerenti all’iniziazione e sul Sé; grazie alla forza così sprigionata, l’iniziato è messo in grado di trasferire con più facilità la propria coscienza dal non-sé alle divine essenzialità che lo riguardano direttamente. Il potere del pensiero dei Maestri riesce ad escludere la vibrazione dei tre mondi e mette l’iniziato in grado di “lasciare dietro di sé” letteralmente, tutto il pas- sato e di cogliere la vasta visione che permette di vedere la fine fin dall’inizio, e le cose che appartengono al tempo come inesistenti.

Terzo: con un’azione cerimoniale ritmica, la [145] Loggia partecipa intensamente al processo iniziatico. Come in occasione del Wesak si ottiene una manifestazione di forza con il canto di mantram e con sacre movenze rituali della folla riunita che si dispone in figure geometriche, così nella cerimonia d’iniziazione, viene eseguito un rituale analogo. Le figure geometriche proprie delle varie iniziazioni differiscono l’una dall’altra, ed in ciò risiede una delle protezioni della cerimonia. L’iniziato conosce la figura composta per la propria iniziazione, ma non le altre.

I Maestri e gli iniziati della Loggia si occupano di questi tre aspetti dell’opera fino al momento in cui la Verga viene applicata. Con l’applicazione l’iniziato diventa un membro della Loggia, e tutto il cerimoniale allora cambia, a preludio del giuramento e della rivelazione della parola e del segreto.

I Padrini si ritraggono dall’iniziato e prendono i propri posti, mentre i tre Buddha di Attività (o i Loro rappresentanti alle prime due iniziazioni) si dispongono dietro lo Jerofante. I membri della Loggia si raggruppano in modo diverso e gli iniziati dello stesso grado del neoiniziato si dispongono attorno a lui, e lo assistono nella parte finale della cerimonia; gli altri iniziati ed adepti rimangono ai posti corrispondenti ai loro gradi.

Le prime tre fasi sono uguali per tutte le iniziazioni. Nelle due fasi finali coloro che sono di grado inferiore a quello del neoiniziato (ad esempio gli iniziati di primo grado all’iniziazione di un membro di terzo grado) si ritirano nella parte posteriore dell’Aula d’Iniziazione a Shamballa, e fra i due gruppi viene eretta una “parete di silenzio” con energia mantrica; si forma come un vuoto e nulla può essere trasmesso fra il [146] gruppo interno e quello esterno. Quest’ultimo si limita ad una profonda meditazione ed al canto di certe formule, mentre nel gruppo interno che circonda lo Jerofante ha luogo una duplice celebrazione:

a. Il neoiniziato presta giuramento.

b. Parole e segreti gli vengono confidati.

Due tipi di giuramento

Tutti i giuramenti connessi con la Gerarchia occulta si dividono in due gruppi:

1. Il giuramento d’iniziazione, col quale l’iniziato si impegna nel modo più solenne a non rivelare mai, sotto pena di punizione sommaria, alcun segreto occulto, o ad esprimere a parole fuori dall’Aula d’Iniziazione ciò che è stato affidato al suo silenzio.

2. Il giuramento d’Officio, amministrato quando un membro assume una funzione specifica nella Gerarchia. Questo giuramento si riferisce alle sue funzioni ed ai suoi rapporti con:

a. Il Signore del Mondo.

b. Il superiore immediato.

c. I collaboratori della Loggia.

d. Il mondo degli uomini che deve servire.

Non occorre aggiungere altro al riguardo, poiché questo giuramento riguarda solo gli Officianti.

Il   giuramento d’iniziazione

Il giuramento d’iniziazione di cui tratteremo ora si articola in tre parti ed è amministrato dallo Jerofante all’iniziato, che lo ripete [147] frase per frase. In alcuni punti viene sottolineato con parole in Sensar equivalenti a “Così sia”, cantate da iniziati del medesimo grado. Le tre parti del giuramento possono essere sommariamente così descritte:

1. Una frase solenne esprimente il proposito che anima l’iniziato, un’attestazione della sua immutabile volontà e la solenne dichiarazione della sua realizzazione, con la promessa di non rivelare nemmeno in parte il proposito realizzato, tranne nella misura in cui la sua vita quotidiana nel mondo degli uomini e il suo servizio all’umanità lo dimostrino. Ciò implica il giuramento di mantenere il segreto sulla parte del piano logoico veduta nella “rivelazione della visione”.

2. L’impegno profondamente solenne concernente il suo rapporto con i suoi altri sé, con la Loggia di cui è membro e con il sé di tutti gli uomini. Ciò indica la sua disposizione verso i fratelli di qualsiasi grado ed include l’impegno a non rivelare mai la vera natura del Sé come gli è stato mostrato durante l’iniziazione. Implica il giuramento di segretezza riguardo alla conoscenza del rapporto esistente fra il Logos solare e il Logos planetario, e fra il Logos planetario del nostro schema e lo schema stesso.

3. La promessa solenne di non rivelare mai la conoscenza acquisita riguardo alle  fonti d’energia e di forza con cui è stato messo in contatto. Questo è il triplice giuramento di mantenere completo silenzio sulla vera natura dell’energia, le leggi in base alle quali può essere usata, e l’impegno a impiegare la forza messa a sua disposizione con l’iniziazione solo per il servizio all’umanità e per attuare i piani del Logos planetario.

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Tale grande giuramento è formulato in termini diversi a seconda dell’iniziazione e, come abbiamo detto, consta di tre parti, separate da un intervallo durante il quale il gruppo di iniziati che circonda il fratello appena ammesso svolge un certo cerimoniale.

Possiamo osservare che ogni parte del giuramento si riferisce ad uno dei tre aspetti della manifestazione divina e man mano che l’iniziato assume il proprio impegno, uno dei tre Capi di Dipartimento collabora con l’iniziatore nell’amministrare il giuramento. In tal modo si dispone di tre tipi di energia secondo le diverse parti del giuramento. Alle prime due iniziazioni quest’energia affluisce all’iniziato dai tre raggi maggiori, tramite lo Jerofante e il capo del dipartimento corrispondente, attraverso il gruppo di iniziati del suo stesso grado, ed ogni iniziazione è quindi mezzo di stimolazione e di espansione per tutti. Alle altre cinque iniziazioni l’energia fluisce attraverso i tre Buddha d’Attività anziché attraverso i capi dei dipartimenti.

Durante questa parte della cerimonia il gruppo è immerso nel colore corrispondente all’energia ed allo schema planetario da cui proviene, ed è compito dello Iniziatore mettere l’iniziato in contatto con quest’energia. Essa fluisce sul gruppo dal momento della sua segregazione ad opera dell’Iniziatore che pronuncia certe parole ed alza la Verga di Potere. I tre Buddha d’Attività, i possenti centri d’energia del nostro pianeta, ne toccano allora la punta con i bastoni cerimoniali e pronunciano una parola mistica; L’afflusso d’energia ha inizio, e continua fino al termine della cerimonia.

Si potrebbe porre la domanda se nessun iniziato abbia mai infranto il giuramento. Molto raramente, perché si deve ricordare che nessuna [149] iniziazione può essere conseguita senza aver raggiunto un certo stadio. Talvolta è accaduto, ma poiché il Signore del Mondo conosce tutto ciò che avviene nel futuro, nel presente e nel passato, ad un iniziato non è mai data l’occasione di rivelare ciò che è celato. Può esservi l’intenzione, ma non l’opportunità. L’iniziato che nell’intenzione pecchi in tal modo perderà la parola, e talvolta anche la vita, prima di cadere in fallo.

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