Il Ritorno del Cristo


Il Ritorno del Cristo

Di Alice A. Bailey

[Il testo di questo opuscolo è tratto dal capitolo III del libro Il ritorno del Cristo di Alice A. Bailey, pubblicato dalla Lucis Trust Company (New York) nel 1948, dalla Lucis Press (Londra) e dall'Editrice Nuova Era (Roma). Il libro è pubblicato anche in danese, finlandese, francese, giapponese, greco, islandese, italiano, olandese, polacco, portoghese, rumeno, russo, serbo-croato, spagnolo, svedese, tedesco, yugoslavo].

DIO trascendente, supremo, immenso, più vasto del mondo che ha creato, è universalmente riconosciuto ed è stato generalmente posto in rilievo; ogni religione può dire, con Shri Krishna (che parla come Dio creatore) “Avendo pervaso l’Universo con un frammento di me, Io rimango”. Il concetto di Dio trascendente ha dominato per secoli il pensiero religioso di milioni di uomini dalla mente semplice, sin da quando l’umanità cominciò ad accostarsi al divino.

Lentamente, col graduale risveglio della coscienza, è apparsa la grande verità parallela di Dio immanente, che “pervade” di Sé tutte le forme, regola e guida dall’interno i regni della natura, si esprime in tutti gli uomini, e che duemila anni fa si manifestò nel Cristo. Oggi, come risultato di questa divina Presenza in costante sviluppo, nella mente umana sta penetrando il concetto di “Cristo in noi, speranza di Gloria” (Colos. 1, 27). La fede sempre crescente che il Cristo è in noi, come fu nel Maestro Gesù, porterà un radicale mutamento nelle vicende mondiali e nell’atteggiamento umano verso la vita.

La meraviglia di quella Vita vissuta venti secoli fa è ancora presente in noi e nulla ha perduto della sua freschezza, della sua eterna potenza d’ispirazione, di speranza, d’incorag-giamento e d’esempio. L’amore che il Cristo dimostrò, ancora affascina tutti coloro che pensano, quantunque solo pochi abbiano realmente cercato di dimostrare la stessa qualità: un amore che conduce inevitabilmente a servire l’umanità, alla completa abnegazione, ad una vita irradiante e magnetica. Le Sue parole furono poche e semplici, comprensibili a tutti, ma il loro significato è andato in parte perduto nelle intricate interpretazioni e discussioni di S. Paolo e nelle lunghe dispute dei teologi che le hanno commentate dall’epoca in cui Egli visse ed apparentemente ci lasciò.

Pure, oggi il Cristo è più vicino all’umanità che non in qualsiasi altro momento della storia. È più vicino di quanto creda anche il discepolo che più arde di aspirazione e di speranza, e potrà avvicinarsi ancora maggiormente se quanto è scritto in queste pagine verrà compreso e presentato all’attenzione del pubblico, poiché il Cristo appartiene all’umanità, al mondo degli uomini, e non soltanto alle chiese e alle fedi religiose.

Attorno a Lui, nell’Alto Luogo terreno ove dimora, sono oggi raccolti tutti i Suoi grandi Discepoli, i Maestri di Saggezza, tutti i Figli di Dio liberati che nel corso dei secoli sono passati dalla tenebra alla Luce, dall’irreale al Reale, dalla morte all’Immortalità. Essi sono pronti ad eseguire gli ordini del Maestro dei Maestri, Istruttore degli Angeli e degli uomini. Esponenti e rappresentanti di tutte le fedi religiose attendono, sotto Sua guida, di rivelare a tutti coloro che oggi si dibattono nei gorghi del mondo e che cercano di risolvere la crisi, che non sono soli. Per il tramite del Cristo e della Gerarchia spirituale, Dio trascendente opera per portare sollievo; Dio immanente in tutti gli uomini sta per giungere a meravigliosi riconoscimenti.

La grande Successione Apostolica dei Conoscitori di Dio è pronta per una rinnovata attività: la Successione di Coloro che, vissuti sulla Terra, accettarono la verità di Dio trascendente, scoprirono la realtà di Dio immanente, e nella propria vita riprodussero le caratteristiche del Cristo e (poiché come Lui vissero e vivono tuttora sulla Terra), si ritirarono “dietro il velo incitando coll’esempio gli uomini a camminare sulle orme del Cristo” e sulle Loro; col tempo noi pure faremo parte di questa grande successione.

Il Buddha stesso è accanto al Cristo, in umile riconoscimento del divino compito che è in procinto di attuare e nell’imminenza di tale evento spirituale. Non solo tutti coloro che sono coscientemente attivi nel Regno di Dio ne conoscono i Piani, ma anche tutti i grandi Esseri che vivono e dimorano nella “Casa del Padre”, nel “centro ove il volere di Dio è conosciuto” sono pronti a collaborare. L’intera catena spirituale di Esseri che dal trono dell’“Antico dei Giorni” giunge ai più umili discepoli ai piedi del Cristo, è tutta volta al compito di aiutare l’umanità.

Il grande momento che il Cristo ha così pazientemente atteso è prossimo; la “fine dell’era”, alla quale si riferì dicendo ai discepoli: “Ecco! Sarò con voi ogni giorno fino alla fine dell’era”, è giunta. Oggi Egli vigila, sapendo che questa è l’ora in cui “vedrà il frutto del travaglio della Sua anima, e sarà soddisfatto” (Isaia, 53,11).

Tutta la schiera di Figli di Dio attende e si prepara: “ LaGerarchia attende. Essa ha fatto il possibile riguardo all’opportunità attuale. Il Cristo sta in paziente silenzio, vigilando sulle imprese che permetteranno di concretizzare la Sua opera sulla Terra, e lo metteranno in grado di completare l’opera iniziata venti secoli fa in Palestina. Il Buddha si libra sul pianeta, pronto a compiere la propria parte se gli uomini ne offriranno l’occasione. Tutto dipende ora da come gli uomini di buona volontà svolgeranno il proprio compito.

Dalla Casa del Padre (il “centro ove il volere di Dio è conosciuto” o Shamballa, secondo gli esoteristi) il fiat e stato pronunciato: l’ora è giunta. Dal Regno di Dio, ove il Cristo governa, è emanata la risposta: “Padre, la Tua volontà sia fatta”. Dall’infelice mondo degli uomini, impegnati nella lotta e confusi, sale incessante il grido “Possa il Cristo tornare sulla Terra”. Così i tre grandi centri spirituali ‑ la Casa del Padre, il Regno di Dio e l’Umanità in risveglio ‑ hanno un solo proposito, una sola idea e sono in attesa unanime.

Oggi è essenziale conoscere meglio il “centro ove il volere di Dio è conosciuto”. Tutti dovrebbero avere qualche cognizione di quel centro supremo a cui, se crediamo al Vangelo, il Cristo stesso fu sempre attento. Leggiamo infatti ripetutamente che “il Padre gli parlò” o che “Egli udì una voce” non percepita da altri, o le parole “Questo e il mio Figlio amato”. Varie volte leggiamo che egli ebbe il suggello dell’affermazione (come è chiamato). Soltanto il Padre, il Logos planetario, “Colui nel quale abbiamo la vita, il movimento e l’essere” (Atti, XVII, 28), il Signore del Mondo, l’Antico dei Giorni (Daniele, VII, 9), può pronunciare quest’affermazione definitiva. Come ben sappiamo, vi sono cinque crisi o iniziazioni che riguardano il Maestro Gesù: la nascita a Betlemme, il Battesimo, la Trasfigurazione, la Crocifissione e la Resurrezione, ma dietro a quest’insegnamento pratico vi è qualcosa di molto più elevato ed importante: la voce affermativa del Padre che riconosce l’opera compiuta dal Cristo.

Quando il Cristo, durante i prossimi duemila anni, completerà l’opera iniziata venti secoli fa, quella voce affermativa sarà sicuramente udita di nuovo, e accorderà il divino riconoscimento della Sua venuta. Allora Egli conseguirà l’eccelsa iniziazione di cui sappiamo soltanto che due aspetti divini si uniranno e fonderanno in Lui (amore-saggezza pienamente manifestati, mossi dal divino volere e potere). Allora il Buddha e il Cristo staranno insieme al cospetto del Padre, vedranno la gloria del Signore e passeranno infine ad un servizio ancora superiore, di natura e portata a noi ignote.

Non parlo con spirito fanatico e avventista, né come teologo dalle ardue speculazioni teoriche. Parlo perché molti sanno che i tempi sono maturi e che l’appello dei cuori semplici e pieni di fede è penetrato nelle più alte sfere dello spirito, scatenando energie e forze che non possono essere arrestate. Il grido d’invocazione dell’umanità sofferente è oggi così intenso che, unito alla saggezza e alla conoscenza della Gerarchia, ha evocato delle attività nella Casa del Padre. Ne risulterà maggior gloria di Dio, trasformando la divina volontà di bene in buona volontà e pace sulla Terra.

Sta per essere scritto un nuovo capitolo nel grande libro della vita spirituale; è imminente una nuova espansione di coscienza; un nuovo riconoscimento dell’attenzione divina è ora possibile, e l’attesa rivelatrice dimostrerà l’esattezza dell’affermazione biblica: “Ogni occhio Lo vedrà”, (Apocal., 1, 7).

La vita religiosa o storia spirituale dell’umanità può essere riassunta in una serie di riconoscimenti: riconoscimento di Coloro che nel corso dei secoli hanno costituito la successione apostolica, culminata con le grandi figure (apparse dopo il 700 a.C.), e che fondarono le grandi religioni moderne, e soprattutto il Cristo stesso che incarnò la perfezione di Dio immanente unita alla consapevolezza di Dio trascendente; riconoscimento dei principali concetti spirituali di amore, vita e rapporti, che sono sempre stati alla base del pensiero umano e che stanno per trovare giusta espressione; riconoscimento della vera fratellanza, basata sull’unica vita divina, operante tramite l’unica anima e che si esprime attraverso l’umanità una; il riconoscimento quindi del rapporto con la vita divina in tutto il mondo e con l’umanità stessa. Questo orientamento spirituale condurrà ai retti rapporti umani e, col tempo, alla pace mondiale.

Oggi è possibile un altro riconoscimento: l’imminente ritorno del Cristo (se questa frase può essere valida per Colui che non ci ha mai lasciati) e le nuove possibilità spirituali che tale evento offrirà al mondo.

Questo riconoscimento è basato sulla convinzione profondamente radicata nella coscienza umana, che un grande Istruttore, Salvatore, Rivelatore, Legislatore o Rappresentante divino deve venire dal mondo delle realtà spirituali in risposta alle necessità ed all’invocazione degli uomini. Sempre, nel corso dei secoli, nel momento dell’estremo bisogno, sotto nomi diversi, un divino Figlio di Dio è venuto in risposta all’appello degli uomini. Ultimo fu il Cristo, che apparentemente ci lasciò senza avere completata la Sua opera, né aver realizzata la Sua visione. Durante duemila anni è sembrato che il Suo lavoro fosse stato interrotto, frustrato e inutile, poiché le chiese non sono assicurazione dei risultati spirituali cui Egli mirava.

Per dimostrare il successo della Sua missione sarebbe stato necessario qualcosa di più delle disquisizioni teologiche e della crescita numerica delle religioni mondiali (cristianesimo e buddismo inclusi). Tale successo richiedeva tre condizioni oggi esistenti: in primo luogo una situazione generale planetaria che, a causa dell’egoismo dell’uomo si è sfortunatamente dimostrata così disastrosa da costringere l’umanità a riconoscere le cause della catastrofe. In secondo luogo, un risveglio spirituale scaturito dalle profondità della coscienza umana, oggi avvenuto dopo la guerra mondiale (1914‑1945). In terzo luogo, un grido d’invocazione, preghiera o aiuto che sale sempre più intenso verso le elevate sorgenti dello spirito.

Oggi queste tre condizioni esistono e all’umanità si presenta una nuova occasione. Il disastro che ha travolto l’umanità è universale, nessuno vi è sfuggito; in un modo o nell’altro tutti gli uomini sono stati coinvolti nel campo fisico, economico o sociale. Il risveglio spirituale, nell’ambito delle religioni ufficiali e ancora maggiormente al di fuori di esse, è generale e completo, e la tendenza a rivolgersi a Dio si palesa ovunque. Infine, queste due cause hanno suscitato, come mai prima, l’implorazione invocante dell’umanità. Essa è più distinta, più pura e altruista che in qualsiasi altro momento della storia, perché risultato di un più chiaro modo di pensare e della sofferenza comune. Il vero senso religioso sta nascendo nel cuore degli uomini d’ogni paese; il riconoscimento di una speranza e presenza divina potrà forse ricondurre gli uomini alle chiese e alle religioni costituite, ma certamente li ricondurrà a Dio.

Religione è il nome che diamo all’appello invocativo dell’umanità, che evoca risposta dallo Spirito di Dio. Esso opera in ogni cuore e in tutti i gruppi, ed anche attraverso la Gerarchia spirituale del pianeta. Esso induce il Capo della Gerarchia, il Cristo, all’azione che lo riporterà insieme ai Suoi discepoli.

L’idea del ritorno di Cristo è nota e il concetto della venuta di un Figlio di Dio in risposta alle necessità degli uomini fa parte dell’insegnamento della maggioranza delle religioni. Da quando il Cristo si ritrasse apparentemente nella sfera dove i fedeli immaginano che dimori, piccoli gruppi di uomini ne hanno di quando in quando atteso il ritorno per una certa data, ma le loro profezie e la loro attesa sono state deluse. Egli non è venuto. Gli annunciatori dell’avvento sono stati derisi dalle folle e criticati dai dotti. I loro occhi non Lo hanno veduto, né vi è stata tangibile indicazione della Sua Presenza. Oggi migliaia di uomini sanno che verrà; i piani sono già pronti, ma non dicono né il giorno né l’ora, noti soltanto a due o tre membri della Gerarchia: “Il Figlio dell’Uomo verrà quando meno ve l’aspettate” (Matt. 24, 44).

Verità dura da accettare per gli ortodossi di qualsiasi religione è che il Cristo non può tornare, poiché è sempre stato sulla Terra, vegliando sul destino spirituale dell’umanità. Non ci ha mai lasciati, e in corpo fisico, al sicuro dagli sguardi umani, sebbene non nascosto, ha guidato le attività della Gerarchia, dei Suoi discepoli e collaboratori concordemente impegnati con Lui nel servizio alla Terra. Egli può quindi soltanto ripresentarsi.

È verità spirituale che chi è passato dall’oscurità della tomba alla pienezza della vita risorta può essere visto, ma allo stesso tempo sfuggire alla vista dei fedeli. Vedere e riconoscere sono cose molto diverse ed uno dei grandi riconoscimenti dell’umanità in un prossimo futuro sarà appunto che Egli è sempre stato con noi, partecipe dei progressi, delle caratteristiche della civiltà e dei molti doni che essa ha elargito.

I primi indizi del Suo ritorno, assieme ai discepoli, possono essere già percepiti da coloro che notano e interpretano correttamente i segni dei tempi. Uno di essi è l’unione spirituale di coloro che amano il prossimo. In realtà si sta organizzando un esercito del Signore, esercito che non avrà altre armi se non quelle dell’amore, della retta parola, e degli equi rapporti umani. Dalla fine della guerra quest’organismo si è sviluppato con straordinaria rapidità, poiché gli uomini sono stanchi di conflitti e di odio.

I discepoli del Cristo sono già attivi, raccolti nel Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, un corpo di pionieri non meno potente di quelli che hanno sempre preceduto un grande Messaggero. La loro opera ed influenza sono già visibili e percepibili in ogni paese e nulla può distruggere ciò che hanno compiuto. Inoltre, l’effetto spirituale e organizzativo dell’in-vocazione formulata è stato sperimentato fin dal 1935, e l’energia dell’appello invocativo da parte dell’umanità è stata diretta entro i canali che dalla Terra si elevano verso l’Alto Luogo ove il Cristo dimora. Di là è stata trasmessa verso sfere ancora superiori dove l’attenzione del Signore del Mondo, l’Antico dei Giorni, il Padre di tutti, unita alle Energie creative e agli Esseri che con Lui dimorano può focalizzarsi sull’umanità, con provvedimenti che affrettano l’attuazione dei Propositi divini.

Per la prima volta nella storia la richiesta dei popoli della Terra è così potente e così in armonia con le direttive divine, nel tempo e nello spazio, che l’esito è certo. L’atteso Messaggero dovrà venire, e questa volta non più solo, ma accompagnato da Coloro che con loro vita e le loro parole evocheranno un riconoscimento in ogni sfera del pensiero umano. Le profezie simboliche di questo prossimo evento contenute in tutte le Scritture mondiali si dimostreranno vere, ma quel simbolismo richiederà una nuova interpretazione; inoltre non è detto che circostanze e avvenimenti siano esattamente quelli che le Scritture sembrano indicare. Per esempio, Egli verrà certamente “sulle nuvole del cielo” (Matteo, XXVI, 64), ma tale fatto non desta grande interesse, ora che migliaia di uomini vanno e vengono attraverso l’aria, a ogni ora del giorno e della notte. Questa è una delle principali e più note profezie, ma ai giorni nostri non ha in sé nulla di meraviglioso. L’importante è che il Cristo ritorni.

La festa del Wesak (plenilunio di maggio) si celebra da secoli in una nota valle dell’Himalaya (se solo i fedeli volessero crederlo), allo scopo di:

  1. Comprovare che il Cristo è sempre esistito fisicamente fra di noi dal giorno della Sua cosiddetta dipartita.
  2. Dimostrare (sul piano fisico) l’effettiva solidarietà esistente fra le religioni orientali e occidentali. Tanto il Cristo che il Buddha sono presenti.
  3. Costituire un punto di collegamento e d’incontro per coloro che ogni anno, in sintesi e simbolicamente, collegano e rappresentano la Casa del Padre (Shamballa), il regno di Dio (la Gerarchia) e l’Umanità.
  4. Dimostrare la natura del Cristo quale grande Intermediario prescelto, rappresentante della Gerarchia spirituale e Capo del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo. Egli sostiene la richiesta dei suoi membri affinché l’esistenza del regno di Dio sia riconosciuta.

Forse uno dei più importanti messaggi per chi leggequeste parole è la grande verità ed il fatto della presenza fisica del Cristo sulla Terra in questo momento, del Suo gruppo di discepoli e collaboratori, della loro opera volta al bene dell’umanità e del loro stretto rapporto. Tale rapporto è particolarmente evidente in alcune grandi cerimonie spirituali in cui esso comprende non solo il regno di Dio, ma anche il Padre e la Casa del Padre. Esse sono: la Pasqua, la Festa del Buddha che con la presenza fisica manifesta la solidarietà spirituale del nostro pianeta, e il plenilunio di giugno, la festa particolare del Cristo in cui, quale Capo del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, Egli pronuncia la grande Invocazione a nome degli uomini di buona volontà e riunisce le richieste inespresse di coloro che cercano di realizzare un modo di vivere nuovo e migliore, perché l’amore si manifesti nella vita di ogni giorno, i giusti rapporti si attuino e il Piano divino sia compreso.

Questi avvenimenti hanno valore, e non le vaghe speranze e promesse delle teologie. In questo momento culminante della storia l’attenzione viene richiamata sulla presenza sul nostro pianeta di Esseri spirituali riconosciuti, quali il Signore del Mondo (o l’Antico dei Giorni), i sette Spiriti dinanzi al trono di Dio, il Buddha, capo spirituale dell’Oriente, il Cristo, capo spirituale dell’Occidente.

La vaga credenza nella loro esistenza, le speculazioni fantastiche sulla loro opera e il loro interesse per l’umanità, l’ansiosa speranza priva di profonda convinzione dei credenti (e dei non credenti) verranno fra non molto sostituite dalla conoscenza sicura, dal riconoscimento visivo, dai segni irrefutabili di un’azione direttiva e dalla riorganizzazione (compiuta da uomini d’insolita potenza) della vita politica, religiosa, economica e sociale dell’umanità.

Tutto questo non avverrà in seguito ad un proclama, ad un evento portentoso che induca ad esclamare: “Eccolo! Eccolo!”, “Ecco i segni della divinità!”, poiché non susciterebbe che antagonismo, scherno, resistenza o credulità fanatica. Avverrà come riconoscimento di una potenza direttiva, attraverso dinamici ma logici cambiamenti nelle vicende mondiali, attraverso l’azione che le moltitudini intraprenderanno dalla profondità della coscienza.

Alcuni anni or sono dissi che il ritorno del Cristo sarebbe avvenuto in tre modi, o meglio, che la Sua Presenza verrebbe dimostrata in tre fasi distinte. Feci notare che la prima iniziativa del Cristo sarebbe stata di stimolare la coscienza spirituale nell’uomo di evocare un’ampia richiesta spirituale da parte dell’umanità e alimentare la coscienza cristica nel cuore umano su scala mondiale. Tutto questo è già avvenuto con risultati molto efficaci. Gli insistenti appelli degli uomini di buona volontà, di coloro che lavorano nel campo dell’assistenza sociale e sono impegnati a stabilire una collaborazione internazionale, ad alleviare le condizioni dei miseri ed a favorire i retti rapporti umani, lo dimostrano in modo innegabile. Questa fase del lavoro preparatorio, indice dalla Sua venuta, è ora tale che nulla può arrestarne il progresso o diminuirne l’intensità.

Nonostante le apparenze, il risveglio della coscienza cristica nell’uomo è già avvenuto e tutto ciò che può apparire l’opposto di tale risveglio a lungo andare perderà importanza, perché di natura temporanea.

La seconda attività della Gerarchia dovrebbe essere quella di imprimere nelle menti degli uomini illuminati le idee spirituali incarnanti le nuove verità con la “discesa”, per così dire, dei nuovi concetti che governeranno la vita umana e con l’adombramento, da parte del Cristo, di tutti i discepoli e del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo. Anche quest’attività predisposta dalla Gerarchia procede con successo; ovunque, in ogni settore della vita, uomini e donne enunciano le nuove verità che in futuro guideranno l’esistenza umana, si organizzano movimenti e gruppi, grandi e piccoli, perché le moltitudini si rendano conto delle vere necessità attuali e di come fronteggiarle. A ciò essi sono incitati dal fervore del loro cuore e dalla amorevole sensibilità alla sofferenza umana; pur senza rendersene conto, operano per preparare l’avvento visibile del regno di Dio nel mondo fisico. Non è possibile negare tali fatti dinanzi al moltiplicarsi d’organizzazioni, pubblicazioni e congressi.

In terzo luogo, il Cristo potrebbe venire di Persona in mezzo a noi, come già fece. Si stanno preparando piani che lo renderanno possibile. Tali piani non prevedono la nascita di un bel bambino in una certa casa sulla Terra; non susciteranno affermazioni avventate, né credulo riconoscimento da parte di persone d’intelletto limitato, né alcuno si presenterà a dire: “Ecco il Cristo, è qui!”

Vorrei però far notare che la vasta diffusione di tali affermazioni e fantasie, sebbene non sia desiderabile ed induca in errore, dimostra tuttavia che l’umanità è in attesa del Suo prossimo ritorno. La fede nella Sua venuta è radicata nella coscienza umana. Sotto quale aspetto o in qual modo verrà non è ancora stabilito; il momento esatto non è ancora giunto, né sono state determinate le circostanze della riapparizione. Le due prime attività preparatorie da parte della Gerarchia, sotto direzione del Cristo, stanno a garantire che Egli verrà e che allora l’umanità sarà pronta.

Vorrei riepilogare certi aspetti del lavoro promosso venti secoli fa, poiché in essi è la chiave per comprendere la Sua opera futura. Una parte è ben nota, poiché posta in rilievo dalle varie religioni e particolarmente da quella cristiana. Tutte però hanno tanto complicato il significato della Sua opera, da renderne difficile la comprensione. L’indebito rilievo dato alla Sua divinità (ciò che Egli non fece mai) ha fatto sembrare che solo Lui e nessun altro potesse compiere la stessa opera, senza tener conto che Egli stesso disse: “Farete cose maggiori, perché io vado al Padre”. (Giov. XIV, 12). Voleva significare che il passaggio alla Casa del Padre avrebbe avuto come risultato un tale afflusso d’energia spirituale, di percezione interiore, di potenza creativa negli uomini, che questi sarebbero arrivati a compiere opere maggiori delle Sue. Le deformazioni subite dal Suo insegnamento e l’averlo presentato di così difficile accesso per l’uomo non ci hanno ancora permesso di fare “quelle cose maggiori”, esse indubbiamente si realizzeranno, e in certi campi già sono compiute. Presenterò alcune cose che Egli fece, che noi possiamo ripetere, e che Egli aiuterà.

1. Per la prima volta nella storia umana, l’amore di Dio si incarnò in un uomo, e il Cristo inaugurò l’era dell’amore. La manifestazione dell’amore divino è ancora molto parziale, il mondo attuale non è pieno d’amore e pochi ne comprendono il vero significato. Ma, in senso simbolico, quando le Nazioni Unite saranno un potere reale e attivo, il benessere del mondo sarà assicurato; e cos’è quest’ultimo se non amore in atto? Cos’è la Cooperazione internazionale se non amore esteso a tutto il mondo? Queste sono le cose che l’amore di Dio espresse nel Cristo e per la cui attuazione oggi si lavora. Nonostante l’opposizione incontrata, stiamo tentando di attuarle su vasta scala, e la potenza dello spirito risvegliato è tale che le opposizioni potranno prevalere solo temporaneamente. Queste sono le cose cui la Gerarchia, con procedimenti che si dimostrano già efficaci, presta e presterà soccorso.

2. Il Cristo insegnò anche che il Regno di Dio era sulla Terra, e ci disse per prima cosa di cercarlo e di considerare per amor suo il resto d’importanza secondaria. Quel Regno è sempre stato con noi, composto da tutti coloro che in ogni epoca si sono consacrati a mete spirituali, liberandosi dalle limitazioni del corpo, dal dominio delle emozioni e dagli ostacoli creati dalla mente (inferiore). Cittadini del regno di Dio sono coloro i quali, ignoti alle moltitudini, vivono incarnati fisicamente, lavorano per il bene dell’umanità mossi sempre dall’amore anziché dalle proprie emozioni, e compongono il grande gruppo di “menti illuminate” che guida i destini del mondo. Il regno di Dio non è qualcosa che discenderà sulla terra quando gli uomini ne saranno degni, ma agisce già efficacemente e altro non aspetta che di essere riconosciuto. È una realtà già riconosciuta dagli uomini che, cercando per prima cosa il Regno di Dio, scoprono che è sulla terra.

Molti sanno che il Cristo e i Suoi discepoli sono fisicamente presenti sulla Terra, e il regno che Essi governano, con le sue leggi e modalità, è stato noto a molti in tutti i secoli. Il Cristo è il Guaritore e Salvatore mondiale, perché incarna l’anima di tutta la Realtà. Egli opera oggi, come venti secoli fa in Palestina, tramite gruppi umani. Là svolse la propria attività tramite i tre discepoli prediletti, i dodici apostoli, i settanta prescelti ed i cinquecento interessati... Ora opera tramite i Maestri ed i loro gruppi, intensificando così grandemente i propri sforzi. Può operare, ed opererà, tramite tutti i gruppi nella misura in cui saranno idonei per un servizio organizzato, per diffondere amore e allinearsi coscientemente con la grande potenza dei gruppi interiori. Chi ha sempre proclamato la Presenza del Cristo, ha a tal punto deformato tale insegnamento con asserzioni dogmatiche, con particolari insignificanti e affermazioni vane, da renderne quasi irriconoscibile il contenuto di verità, senza per altro offrire un quadro invitante del regno di Dio. Esso esiste, ma non è un luogo d’ascetismo dove si suonano arpe d’oro, popolato da fanatici poco intelligenti; è un campo di servizio dove ognuno ha piena libertà di esercitare la propria inerente divinità al servizio degli uomini.

3. Al momento della Trasfigurazione, Cristo rivelò la gloria che è innata in tutti gli uomini. La triplice natura inferiore (fisica, emotiva, mentale) si prostrò dinanzi alla gloria rivelata della natura superiore. In quel momento, in cui il Cristo immanente era incarnato fisicamente e l’umanità rappresentata dai tre Apostoli, una Voce risuonò dalla casa del Padre, per riconoscere la divinità rivelata e la qualità di Figlio del Cristo trasfigurato.

Su quest’innata divinità, su quel riconoscimento di “Figliolanza”, si basa la fratellanza di tutti gli uomini: una sola vita, una sola gloria, che si rivelerà in un solo rapporto divino. Oggi la coscienza umana ha già riconosciuto la gloria dell’uomo e dei suoi rapporti fondamentali. Accanto agli aspetti deprecabili della natura umana e che sembrerebbero smentire ogni pretesa di divinità, vi sono le mirabili conquiste dell’uomo e il dominio sulla natura. Le realizzazioni scientifiche, la magnificenza delle opere d’arte d’ogni tempo, non consentono di dubitare dell’essenziale divinità dell’uomo. Queste sono alcune delle “cose maggiori” di cui parlò il Cristo; questo è il Suo trionfo nel cuore umano.

Pretendere che di tale trionfo della coscienza cristica si debba parlare soltanto in termini di religione, di devozione e d’ortodossia, è una vittoria delle forze del male. Essere cittadini del regno di Dio non significa essere necessariamente membro di una chiesa costituita. Il Cristo divino nel cuore umano può esprimersi nei molti settori della vita: nelle arti, nelle scienze, nel campo religioso, economico, politico, sociale. Si ricordi che l’unica volta che, da adulto, il Cristo si presentò nel Tempio degli Ebrei, vi suscitò un tumulto! L’umanità procede di gloria in gloria e la sua lunga storia lo dimostra in modo evidente. Tale gloria oggi è palese in ogni sfera dell’attività umana e la trasfigurazione di coloro che sono all’avanguardia della civiltà non è lontana.

4. Infine, nel trionfo della Crocifissione, con più esattezza detta in Oriente la Grande Rinuncia, il Cristo ancorò per la prima volta sulla Terra un tenue filo di Volontà divina emanante dal Padre, e passando attraverso la custodia intelligente del regno di Dio, per mezzo del Cristo essa fu presentata all’attenzione degli uomini. Alcuni grandi Figli di Dio hanno espresso i tre aspetti della divina Trinità (volontà, amore, intelligenza) che ora sono parte del pensiero e delle aspirazioni umane. I Cristiani dimenticano facilmente che la crisi delle ultime ore di Cristo non avvenne sulla Croce, ma nel giardino di Getsemani, quando la Sua volontà (con grande angoscia e quasi con disperazione) si fuse con quella del Padre: “Padre - Egli disse - non la mia, ma la Tua Volontà sia fatta” (Luca, XXII, 42).

Nella quiete di quel giardino avvenne qualche cosa di nuovo che pure era stabilito sin dal principio: il Cristo, quale rappresentante dell’umanità, portò la volontà del Padre sulla Terra e la rese accessibile all’umanità intelligente. Fino allora quella volontà era nota nella Casa del Padre; fu riconosciuta e adattata alle necessità del mondo dalla Gerarchia, sotto, la guida del Cristo, e assunse forma di Piano divino. Oggi, grazie a ciò che Egli compì in quel momento di crisi, venti secoli fa, l’umanità può cooperare all’attuazione di quel Piano. La volontà di bene della Casa del Padre può divenire la buona volontà del regno di Dio ed essere trasformata dall’umanità intelligente in retti rapporti umani. Dalla suprema altezza il volere di Dio giunse sino al punto più basso, e a tempo debito quella linea d’energia permetterà l’ascesa degli uomini e la discesa dell’amorevole spirito vivente.

Stiamo parlando di eventi che si sono esattamente e letteralmente prodotti sul nostro pianeta e non consideriamoli remoti e vaghi. Stiamo parlando di riconoscimenti e fatti realmente avvenuti, dei quali molti sono coscienti. Il Cristo storico e il Cristo vivente nel cuore umano sono realtà planetarie. Vi è un aspetto del ritorno del Cristo al quale non si è mai accennato. Cosa significherà per Lui tornare in mezzo agli uomini e ad un’attività esteriore? Cosa sentirà quando suonerà l’ora del Suo ritorno?

Nel Nuovo Testamento si parla di una grande iniziazione, chiamata Ascensione, di cui si fa solo qualche cenno. Dalla sommità della montagna il Cristo rivolse alcune parole a pochi presenti per assicurarli che non li avrebbe lasciati, poi scomparve ai loro occhi. (Atti, I, 9). Nessuno degli astanti era in grado di seguirlo; la loro coscienza non era tale da poter penetrare nel luogo che Egli aveva prescelto. Le Sue parole furono sempre fraintese e l’umanità ha interpretato la Sua scomparsa e il significato della Sua presenza costante, seppure invisibile, in senso vagamente mistico. Gli astanti vennero assicurati da due conoscitori di Dio, lì presenti, che a suo tempo sarebbe tornato così come era scomparso. Egli ascese, le nubi lo ricevettero e oggi le nubi che avvolgono il pianeta attendono di rivelarlo.

Ora Egli aspetta di discendere. Quest’immersione nel nostro mondo infelice non è per Lui attraente. Dovrà lasciare il quieto ritiro montano dove ha atteso guidando l’umanità, istruendo i discepoli, gli iniziati ed il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, per assumere il proprio posto alla ribalta del mondo, per rappresentare la propria parte nel grande dramma che vi si svolge. Questa volta lo farà apertamente, dinanzi a tutti e non nell’oscurità. Le piccole dimensioni del pianeta, la diffusione e rapidità delle comunicazioni, consentiranno a chiunque di assistere alle Sue attività. Tale prospettiva non può suscitare in Lui che un certo orrore, presentando prove, adattamenti, esperienze inevitabilmente penosi. Egli non viene come onnipotente Iddio quale può concepirlo la mente umana, ma come il Cristo, fondatore del regno di Dio sulla Terra, a completare l’opera iniziata e dare nuova testimonianza della divinità in circostanze ben più difficili.

Tuttavia il Cristo soffre molto di più a causa di chi lo segue che di chi vive nel mondo; la Sua opera è maggiormente ostacolata dagli aspiranti avanzati che non dai pensatori intelligenti. La causa del profondo dolore del Cristo non fu la crudeltà del mondo esteriore, ma furono i Suoi stessi discepoli e l’immane sofferenza assommatasi nell’intero ciclo della vita umana passata, presente e futura.

Egli viene a correggere gli errori e le deformazioni di coloro che hanno interpretato le Sue semplici parole, e a riconoscere coloro che col fedele servizio ne hanno reso possibile il ritorno. Anch’Egli affronta una grande prova che precede una iniziazione eccelsa; quando l’avrà superata, e avrà adempiuto il compito, passerà in uno stato ancora più sublime nella Casa del Padre o in qualche remoto luogo di servizio dove soltanto gli Esseri più elevati potranno seguirlo. La Sua attuale mansione verrà assunta da Colui che Egli ha preparato e istruito.

Ma prima che ciò possa avvenire, deve tornare in mezzo alle moltitudini, svolgere la propria parte nelle vicende del mondo e dimostrare la vastità della Sua missione. Riunirà attorno a Sé, in incarnazione fisica, collaboratori e consiglieri scelti, non gli stessi che gli furono accanto quando i tempi erano più semplici, ma quei membri della famiglia umana che oggi lo riconoscono e che si preparano a lavorare con Lui, secondo le proprie possibilità. Egli si accinge a tornare in un mondo molto diverso da quello di venti secoli fa, soprattutto per lo sviluppo intellettuale delle masse. Ciò costituisce maggiori difficoltà poiché, per attuare la volontà di Dio intelligentemente, Egli dovrà rivolgersi all’intelletto degli uomini e non solo, come allora, al loro cuore. Suo compito principale è certamente stabilire giusti rapporti umani in ogni settore della vita. Cercate di raffigurarvi ciò che implica il compito che lo attende e le difficoltà che dovrà inevitabilmente affrontare, in particolare le errate valutazioni mentali delle moltitudini.

Egli, rappresentante dell’amore di Dio, è chiamato ad operare di nuovo in quel mondo dove il Suo messaggio per duemila anni è stato respinto, dimenticato o male interpretato, e dove gli uomini sono stati ovunque animati da odio e separatività. Perciò si troverà immerso in un’atmosfera estranea e in una situazione mondiale tale da richiedere tutte le Sue divine risorse, e sarà sottoposto a durissima prova. L’idea comunemente accettata che debba tornare come onnipotente guerriero, trionfante ed irresistibile, non ha fondamento. Un fatto, invece, che poggia su basi sicure, è che alla fine condurrà il Suo popolo (l’umanità intera) a Gerusalemme, ma non alla città ebraica, bensì al “Luogo di Pace” (questo è appunto il significato del nome “Gerusalemme”). Un’attenta considerazione della situazione mondiale e l’immaginazione riveleranno a chi pensi in sincerità, quanto arduo sia il compito che ha intrapreso. Ma il Cristo ha nuovamente “rivolto il viso a Gerusalemme” (Luca IX, 51); Egli apparirà di nuovo e guiderà gli uomini verso una civiltà ed uno stato di coscienza in cui i retti rapporti e la cooperazione mondiale per il bene di tutti costituiranno la nota dominante. Per mezzo del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo e degli uomini di buona volontà, completerà la propria fusione con la volontà di Dio (le cose del Padre) in modo tale che l’eterna volontà di bene verrà trasformata dagli uomini in buona volontà ed equi rapporti. Allora la Sua opera sarà compiuta e sarà libero di lasciarci per non più tornare affidando il mondo nelle mani del grande Servitore spirituale che sarà il nuovo Capo della Gerarchia, la Chiesa invisibile.

In che modo servire e contribuire durante l’attuale stadio di preparazione? Invero, quello che i membri della Gerarchia stanno facendo è molto; i discepoli che sono in cosciente contatto con i Maestri, o se preferite con i discepoli anziani del Cristo, lavorano giorno e notte per affermare fiducia, atteggiamenti corretti e comprensione del divino “impulso” spirituale, tali da facilitare il Suo cammino. Essi e i gruppi di discepoli minori, di aspiranti, di cercatori della verità, stanno al seguito del Cristo e collaborano per rendere possibile l’attuarsi del Suo proposito. Essi sono soprattutto consapevoli di una crisi ciclica nella vita spirituale del pianeta, prevista nella Casa del Padre (Shamballa) da migliaia di anni.

Sono coscienti che, per la prima volta nella storia, i tre centri o gruppi spirituali per mezzo dei quali Dio opera sono concordemente focalizzati verso il medesimo obiettivo. Shamballa, la Gerarchia e l’umanità (o la Casa del Padre, il Regno di Dio e il mondo degli uomini) compiono un unico grande sforzo, per intensificare la Luce, che illuminerà in modo nuovo non solo la Casa del Padre, sorgente di tutta la luce del pianeta, ma anche il centro spirituale da cui provennero tutti gli Istruttori e Salvatori che, come Ermete, il Buddha e il Cristo, hanno detto: “Io sono la Luce del mondo”. Questa luce inonderà ora anche il mondo degli uomini, illuminandone le menti e penetrando in tutti i luoghi oscuri della loro vita.

Il Cristo porterà luce e, soprattutto, “vita più abbondante”, ma fino ad allora ne ignoreremo il vero significato. Non possiamo ancora comprendere quale sarà la rivelazione in ciò implicita, e le nuove possibilità che si apriranno davanti a noi. Per Suo mezzo, luce e vita si avvicineranno a noi, per essere interpretate ed espresse come buona volontà e giusti rapporti tra uomini. La Gerarchia si sta preparando a quest’evento. Questa volta il Cristo non verrà solo, ma con i Suoi collaboratori. La Sua e la Loro esperienza sarà il contrario di quella precedente, poiché questa volta ogni occhio lo vedrà, ogni orecchio lo udrà e ogni mente lo potrà giudicare.

Tutti possiamo collaborare all’opera di ricostruzione proposta dal Cristo, se terremo presente e presenteremo a tutti coloro con i quali siamo in rapporto i seguenti fatti:

  1. Che il ritorno del Cristo è imminente.
  2. Che il Cristo immanente in ogni cuore umano può essere evocato a riconoscimento della Sua riapparizione.
  3. Che le indicazioni delle Sacre Scritture circa le modalità del Suo ritorno sono soltanto simboliche. Questo può modificare in modo vitale le idee preconcette dell’umanità.
  4. Che il fattore principale nella preparazione è un mondo in pace; questa pace deve essere tuttavia basata sulla buona volontà consapevole che condurrà inevitabilmente ai giusti rapporti e quindi, in senso figurato, alla formazione di linee di luce fra nazione e nazione, fra i gruppi, le religioni e fra uomo e uomo.

Se riusciremo a presentare queste quattro idee e a diffonderle quanto più possibile, vincendo così la critica intelligente che le giudicherà troppo vaghe, profetiche e visionarie avremo fatto molto. È certamente possibile che l’antica verità secondo la quale “la mente distrugge il reale” si dimostri vera per quanto concerne le masse umane, e che il punto di vista puramente intellettuale (che rifiuta di accettare come vera qualsiasi visione e ciò che non è dimostrabile) sia molto più fallace delle previsioni dei conoscitori di Dio e delle moltitudini in attesa.

L’intelligenza della divinità alberga nella Gerarchia, composta di coloro che uniscono in sé intelletto e intuizione, ciò che è pratico e ciò che in apparenza non lo è, la vita concreta e la vita di visione. Ma esistono anche individui da rintracciare in mezzo alle attività della vita d’ogni giorno e preparare ai riconoscimenti del divino, risposta degli uomini alle nuove espansioni di coscienza. Il Cristo che tornerà non sarà simile a quello che in apparenza scomparve. Non sarà “l’uomo del dolore; non sarà una figura pensosa e silente. Enuncerà verità spirituali che non richiederanno alcuna interpretazione e non verranno fraintese, perché Egli stesso ne indicherà l’esatto significato. Per duemila anni è stato capo supremo della Chiesa invisibile, la Gerarchia spirituale, composta di discepoli di tutte le fedi. Egli riconosce e ama anche coloro che non sono cristiani e restano fedeli al fondatore della propria religione, sia esso Buddha, Maometto o altri. A Lui non interessa la religione cui gli uomini appartengono, se il fine è l’amore per Dio e l’umanità. Se gli uomini attendono il Cristo che lasciò i Suoi discepoli venti secoli fa, non lo riconosceranno. Il Cristo non ha barriere religiose nella propria coscienza, e non gli importa la fede che un uomo professa.

Il Figlio di Dio è in cammino e non verrà solo. La Sua avanguardia e già presente e il Piano che deve svolgere è chiaro e già pronto. Sia nostra meta il riconoscerlo!

Footnote: The Wesak Festival is the Festival of the Buddha and is held each year at the time of the full moon of May, or more correctly the full moon in the sign Taurus, (Approx.: April 21st to May 20th.

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