Bollettino 2018 #3 - Polarizzazione in Parte, Polarizzazione nell’ Insieme


La polarizzazione sembra essere ovunque, al momento. Molti individui appaiono sempre più attratti dagli estremismi di tale dibattito, lasciando poco spazio alle voci di un  compromesso.  Questo  significa  che  siamo diretti verso la dimensione di un conflitto aperto? O  c'è  un  modo  per  potenziare  il  concetto  di umanità collaborativa e identificare la stessa, quale  fattore  chiave  per  direzionare  il  dibattito pubblico?  La  buona  volontà  può  divenire  ponteche unisce gli opposti? Trovare risposte concrete a queste domande potrebbe essere la chiave per il futuro della vita sul nostro pianeta.

In questo numero riflettiamo su come la polarizzazione si sta esprimendo nella sfera politica, nella dimensione di genere e nell'identità razziale  e  culturale,  cogliendo  i  segnali  positivi del progresso verso una visione unificante. Riconoscere questa visione è particolarmente difficile, specie quando molteplici voci, situate ai margini estremi, gridano così forte. Le persone di buona volontà devono, dunque, cercare un punto di silenzio interiore, da cui esaminare la realtà e porre  la  loro  fede  nella  natura  invincibile  del Bene. Partendo dall’osservazione di Alice Bailey "il cuore dell'umanità è sano" è importante sottolineare  come,  in  questo  tempo  di  estrema criticità e urgenza, siano necessari percorsi creativi  per  evocare  bontà  in  noi  stessi  e  negli altri. La compassione ardente per tutti coloro che soffrono, oltre alla volontà di cercare un risultato per il benessere nel mondo, sono le caratteristiche di chi svolge un servizio, in questo momento così cruciale. Speriamo che le idee contenute in questo numero possano rafforzare e sostenere tutti coloro che cercano di lavorare in un mondo in cui la buona volontà è la nota fondamentale di tutte le relazioni.

Polarizzazione – Colmare il Grande Divario

Una delle caratteristiche più significative degli ultimi centocinquanta anni e, in particolare, dei nostri ultimi decenni, è il senso di polarizzazione presente in tanti modi diversi, all'interno della famiglia umana.

Ciò è particolarmente evidenteall'interno della politica, perché il conflitto, nelle idee  e  ideologie,  non  è  solo  riconosciuto,  ma accolto favorevolmente. I vari protagonisti non vogliono  superare  le  divisioni  che  li  separano: vogliono vincere! Nel corso del secolo passato,l'umanità ha accumulato ampie provesull'efficacia delle varie ideologie politiche.Negli sforzi per dimostrare a sé stessi la propria tenacia,  hanno  tutti  contribuito,  in  una  certa misura, al progresso umano; ma bisognaammettere che si è anche concorso ad una buona dose di sofferenza umana. Quindi, siamo ora in una  situazione  in  cui  i  vari  rimedi  per  i  mali sociali ed economici, messi in atto da sinistra, centro o da destra, siano essi democratici, dittatoriali o teocratici, sono stati, in generale, già tentati e risultati carenti. Da un lato, le iniziative idealistiche tendono ad essere dissolte in un mare di burocrazia e dogma; dall'altro, l'idea di liberismo dei mercati ha creato un mondo in cui, coloro che già  hanno  una  ricchezza  guadagnano  di  più  e  i  diseredati continuano a sprofondare, ulteriormente, in una povertà vertiginosa.  Alla  lunga,  in  questo  stato  di  idee  contrastanti nessuno vince, molti soffrono e, incidentalmente, il mondo ne è enormemente impoverito. Inoltre, vi è una diffusa convinzione che una particolare ideologia o teocrazia sia la panacea per tutti i problemi umani e che questa debba essere imposta a tutti, anche con prepotenza, per il bene futuro del mondo.

Le persone di vera benevolenza hanno compreso con chiarezza come le varie ideologie abbiano la tendenza a disperdere l’obiettivo e a volte, persino, a trasformare i sogni utopici in orripilanti distorsioni. Intravedono anche, con uguale limpidezza, l'urgente necessità di una nuova visione nel mondo della politica, in uno spirito cooperativo.

È possibile che la buona volontà collaborativa, in realtà, non sia solo un percorso realistico verso un futuro migliore, ma forse, cosa più importante, che questa sia l’unico modo in cui tale futuro sia ottenibile? Questa idea ci porta a interrogarci su ciò che in realtà sta alla radice del fallimento nel misurare i propri ideali che tutte le varie ideologie  sembrano  dimostrare.  Forse, questa scoperta indicherà una tecnica di progresso che funzionerà per tutti.

Tale concetto può essere sicuramente  riassunto  in  una  parola  -  movente.  Possiamo affermarlo  con  certezza:  il  movente  è  tutto.  Dove  esso  è disinteressato, quale guida per la società, per il bene comune e  per  le  migliori  condizioni  spirituali  e  materiali,  i  suoi attuatori troveranno un modo per farlo funzionare bene, anche se il sistema politico è imperfetto o inadeguato. Viceversa, pur essendo  il  sistema  ben  organizzato  o  gestito,  se  le  persone hanno fini egoistici e personali, quali accumulo di ricchezza e potere, non potrà essere che disastroso. In casi estremi, tali scenari  possono  implodere  nell'anarchia  e  nella  crudeltà  di uno stato fallimentare.

La maggior parte delle persone, probabilmente, presuppone che la polarizzazione tra sinistra e destra debba essere  colmata.  In  realtà,  è  la  polarizzazione  tra  ciò  che abbiamo nel presente e il mondo futuro, basato ull'evocazione del benessere per l'umanità che ha urgentemente bisogno di essere risolta. Possiamo sintetizzare l concetto in tre semplici idee: giuste relazioni umane, libertà e senso di responsabilità. Per le persone spirituali, questa è la comprensione  umana  e  l'incarnazione del  Piano  divino,  per 'umanità e il mondo. Quindi, prima esaminiamo cosa ntendiamo con il concetto di Piano, e poi individuiamo quali passi devono essere compiuti, per andare verso esso.

Possiamo pensare al Piano come ad un'energia sovrastante  di  amore  e  bontà  che,  simile  ad  una  matrice, avvolge tutto il nostro pianeta con forza, consentendo a tutte le unità della vita di evolvere verso atteggiamenti di coscienza sempre  più  inclusivi.  Per  l'umanità  ciò  significa  un  lavoro costante, diretto alla comprensione dell'anima e una crescente capacità di ancorare valori e attributi, nella pratica vita quotidiana.  Vale  la  pena  ricordare  a  noi  stessi  cosa  sono  ivalori. Naturalmente, nel corso dei secoli, sono stati riassunti in vari modi, al fine di potersi adattare alle molteplici culture del mondo e ai diversi stati di sviluppo della coscienza umana. Ma per l’umanità nel XXI secolo potremmo sintetizzarli come segue: amore, senso di responsabilità, identificazione con il tutto, verità, condivisione disinteressata,  guarigione  sociale, libertà, modestia in termini di beni materiali, gioia e, persino, genialità.

Nell’immediatezza,  possiamo  individuare  il  punto cruciale, dove l’attuale situazione politica nazionale, le relazioni internazionali e le strutture economiche stanno franando. Si tende a privilegiare i pochi, a discapito dei molti. Di solito si dà priorità al fine personalistico nazionale, al di là degli interessi dell'intera umanità. Al momento attuale (2018) questa  caratteristica  si  sta  purtroppo  espandendo,  mentre  i paesi  di  tutto  il  mondo  si  rinchiudono  sempre  più  in  loro stessi.  Intere  sezioni  della  popolazione,  in  molte  parti  del mondo, stanno riaffermando uno spirito nazionalistico separatista. Ciò si riflette anche in una crescente tendenza a ripudiare  lo  spirito  dell'internazionalismo  che,  nonostante  i conflitti irrisolti e la persistenza degli obiettivi e dei metodi individualistici, si identificava quale potente ideale, specie nei decenni successivi la Seconda Guerra Mondiale. Questa è una tendenza  preoccupante  che  non  ispira  alcuna  fiducia  per  il futuro.

Uno  dei  motivi  per  cui  l'internazionalismo  viene respinto, da così tanti individui, sta nel fatto che lo stesso è associato, nelle menti delle persone, alla globalizzazione del capitale  e  degli  affari  che  si  basano  sulla  elusione  fiscale, insicurezza strutturale del lavoro e irresponsabilità ambientale. Ma, forse,  la più  importante di  tutte non è politicamente imputabile a nessuno in particolare. Le persone hanno la sensazione di diventare solo pedine sacrificabili nei giochi degli oligarchi e dei mega ricchi.

Tuttavia, questo è solo un aspetto della situazione. Ci sono anche milioni di persone, in ogni paese, che riconoscono come una sana cooperazione, basata sull’espressione di un’umanità unita, è il modo migliore per realizzare un buon futuro. Sono consapevoli che un nuovo impegno, verso l'ideale internazionalista, non riflette solo il concetto di unità, ma  è  anche  strumento  essenziale  per  raggiungerlo.  Sanno anche  che  l'unità  non  è uniformità.  Diversità  e  molteplicità sono la nota dominante  nella natura. Forse questo potrebbe servire come tema, mentre si esplora la via da seguire.

Naturalmente,  una  semplice  newsletter  sulla  buona volontà non è in grado di produrre un cambiamento politico, né dovrebbe tentare di farlo: questo è il lavoro degli esperti in campo politico, che operano al di là dell'ambizione personale e dell'amore per il potere e il cui cuore è in tumulto, per gli esseri  umani  bisognosi  di  tutto  il  mondo.  Ma,  nel  nostro piccolo, possiamo e dobbiamo delineare i principi che devono sottostare ai diversi approcci sperimentali.

Internazionalismo Partecipativo

Innanzi tutto, abbiamo bisogno di un nuovo internazionalismo partecipativo e responsabile. Allo stesso modo in cui le persone investono le loro energie, idee e visioni all’interno della comunità locale, e su una dimensione più ampia, nella loro nazione, dobbiamo rendere attivo tale concetto su scala più estesa. L'Unione europea è forse il più recente tentativo dell'umanità,  in  questo  senso.  È  un esperimento  in  corso  e  nessuno  può prevedere come si svilupperà in futuro. Molti di coloro, la cui identificazione  non  è  ancora  andata oltre il confine del proprio paese, sperano  che  fallirà.  Molti  altri  sono determinati a credere in essa. Eppure, tale esperimento sta fornendo all'umanità  un  esempio  concreto  di come le nazioni, se pur ancora molto individualiste, possono cedere, volontariamente,  un  certo  livello  di sovranità,  per  il  bene  del  tutto  più grande.  Dire  che  questo  non  è  stato facile è l'eufemismo del secolo. Eppure, sta funzionando. Considerato oggettivamente, lo sviluppo delle scienze, delle arti e della vita economica  in  tutti  i  paesi  dell'UE, questo è uno dei principali risultati degli ultimi sette decenni.

Eppure, se le difficoltà che l'UE sta affrontando sono così  impegnative,  che  speranza  c'è  per  apparati  governativancora più grandi? Forse stiamo guardando nella direzione sbagliata. L'unione politica ed economica è limitata da elementi come il territorio, l'identità culturale, il background religioso. A livello globale piùampio, al momento attuale, questo tipo di unione èchiaramente, irrealistico. Sembrerebbe che l'unica stradapossibile per attuare l'unità mondiale, ora, debba essere direttaverso la condivisione di valori che, nella diversità desperienza,  tradizione  e  idealismo  umani,  possa  accrescerepiuttosto che dividere. La diversità, per divenire risorsa, non può restare esclusiva e separativa, ma deve essere opportunitàe contributo di tutti, al benessere e alla ricchezza del Tutto più grande.

La Regola d' Oro

Fortunatamente per l'umanità, questi valori appaiono in  una  forma  sorprendentemente  simile,  in  ogni  cultura  e religione.  Sono  inseriti  nella  "Regola  d'oro"  -  "Comportati verso  gli  altri,  come  vorresti  che  si  comportassero  con  te". Questo diventa possibile solo quando riconosciamo nei nostri cuori e nelle nostre menti che "l'altro", ovunque esso sia nel mondo, è come il nostro vicino di casa. Questo principio deve essere alla base di una nuova scienza delle relazioni che possa estendersi, dai singoli legami di amicizia familiare e personale,  fino  ai  rapporti  a  livello  globale.  Accomuna,  in modo  semplice  e  bello,  sia  la  libertà  che  la  responsabilità. Riconosce l'integrità e il valore essenziali di ogni individuo e comunità nel mondo, aprendo la porta alla possibilità che tutti possono contribuire al bene universale e che ogni parte può ricevere  la  necessaria  protezione  e  cura,  da  quel  medesimo tutto più grande. È un esercizio meraviglioso pensare a cosa significherebbe se, anche solo in minima parte, questo principio governasse le relazioni nazionali e internazionali.

L'ONU

Ancora una volta, fortunatamente per l'umanità, molto lavoro utile, sperimentazioni ed esperienza pratica, in questo senso, sono già stati realizzati, attraverso le attività dei vari organismi internazionali per la cooperazione che la stessa umanità  ha  creato,  in  particolare  le  Nazioni  Unite  e  le  sue agenzie specializzate. Essendo istituzioni umane, sono necessariamente  imperfette  –  così  come  sostengono  i  suoi denigratori, sempre pronti e frettolosi nel giudicare. Tuttavia, i difetti possono essere corretti e da ciò possono svilupparsi strutture migliori, man mano che la visione dell'interdipendenza umana diventa più chiaramente definita. Insieme indicano, sicuramente, un futuro migliore per tutti.

Ma l'umanità avrà la saggezza e la determinazione per intraprendere  un  percorso  lungo  questa  rotta?  Questa  è  la domanda principale del nostro tempo. È da questo assunto che si comprende, come sia importante coltivare una buona  pratica.  La buona volontà o la gentilezza innata sono  al  centro  di ogni  persona,  senza  eccezioni,  anche  se  è  pur  vero  che  in alcuni individui è necessario scavare molto in profondità per trovare tale ricchezza! Ma tale valore può essere evocato nella vita pratica,  nella  maggioranza  delle  persone,  quando  la visione dell'unità umana e i benefici di un ordine mondiale cooperativo sono ben organizzati e persistenti; un compito che è,  in  parte,  anche  responsabilità  dei  media  e  dei  sistemi politici,  sia  tradizionali  che  sociali.  Questo  è  il  modo  per superare le polarizzazioni che alterano l'aspetto migliore della natura umana e impediscono il suo progresso, lungo il percorso, divinamente regolato, dai principi di libertà, amore e responsabilità.

L’umanità sostiene il cielo

Cosa significa dire che qualcuno è un uomo o una donna? Questa domanda potrebbe sembrare ridicola sicuramente  tutti  sanno,  almeno  partendo  da  sé  stessi,  cosa sono,  dal  momento  che  le  differenze  biologiche  sono  (di solito) ovvie. Tuttavia, per oltre 2000 anni, è stato riconosciuto, prima sotto il nome di ermafroditismo, e dal 20 ° secolo con transessualità, una piccola percentuale di esseri umani, avente tratti di entrambi i sessi, in un solo corpo; e in molte società tradizionali ci sono definizioni che illustrano le varie  caratteristiche,  appartenenti  ad  un  terzo  sesso.  Questi processi dovrebbero farci riflettere sulla concezione che dichiara la mascolinità e la femminilità quali categorie fisse e distinte. E potremmo anche osservare come, sia prima della pubertà, sia dopo la mezza età, le differenze nella modificazione ormonale possono portare gli individui di un sesso a mostrare alcune caratteristiche tipiche dell'altro - basti pensare alla voce alta e pura di un ragazzo soprano.

Se ciò è possibile per quanto concerne i fattori fisici – che cosa avviene per quelli psicologici e sociali? C'è una spiegazione per la quale il genere è intriso nella mente - o nella cultura?  È  ampiamente  noto  che  culture  diverse  creano  e mantengono  aspettative  differenti,  sui  ruoli  che  maschi  e femmine dovrebbero svolgere nella società. Una parte significativa di questo potrebbe derivare dalla religione che è predominante in quella cultura - ma una donna musulmana in Arabia  Saudita  ha  libertà  diverse,  rispetto  a  quelle  di  una donna musulmana in Indonesia, quindi la religione non è il giusto movente.

E  i  pensieri  e  le  sensazioni  di  ogni  individuo?  Nei secoli precedenti, nascere in un corpo maschile o femminile era qualcosa che non poteva essere alterato, indipendentemente  da  ciò  che  la  persona  "dentro"  potesse desiderare. Ma dal ventesimo secolo questo non è più vero, e le  procedure  mediche  di  riappropriazione  del  sesso  sono diventate sempre più sofisticate. Sottoporsi a tali interventi è comunque un passo importante, ma è essenziale soffermarsi sulle  difficoltà  mentali  ed  emotive  che  possono  derivare dall'opposizione, da parte degli altri. Quindi, quelli che scelgono questo difficile percorso devono, sicuramente, avere un motivo molto forte per farlo. Nella loro mente, un aspetto essenziale della loro identità deve essere legato al sesso fisico, "opposto" al corpo originario.

I  lettori  potrebbero  chiedersi,  a  questo  punto,  cosa hanno  a  che  fare  queste  riflessioni  sul  genere  e  il  sesso biologico,  con  il  tema  della  polarizzazione.  La  risposta  è nell’analisi del contesto culturale, incentrato nell'emergere di movimenti come #MeToo e Time's Up. Queste nuove espressioni, derivanti dall’ attivismo femminista, si concentrano sui problemi strutturali dell'abuso sessuale, delle molestie e della disuguaglianza, sul posto di lavoro e altrove, che  sono  state  parte  dell'esperienza  delle  donne  e  fonte  di dolore profondo, per innumerevoli secoli, in molte parti del mondo.  Sono  critiche  verso  il  comportamento  collettivo, verso le strutture etichettate come patriarcali, e verso le azioni e gli atteggiamenti dei singoli uomini, sotto il termine significativo  di  'oppressione  maschile'.  In  tal  modo,  alcuni potrebbero sostenere che è in aumento il senso di polarizzazione all'interno della società, evidenziando le differenze tra donne e uomini, sottolineando le proteste e le incomprensioni tra i sessi.

Vista  la  crescente  potenza  del  femminile,  questa  è sicuramente un'interpretazione errata, che, attraverso una lente  deformata,  vede  tutte  le  interazioni  umane,  come  se avessero solo vincitori e vinti, persecutori e vittime. Sarebbe come tornare alla vecchia immagine della "guerra tra i sessi", mentre una profonda comprensione, delle particolarità emergenti nei rapporti tra i generi, dovrebbe consentirci una visione più sfumata e, allo stesso tempo, piena di speranza. È necessaria una certa misura di polarizzazione, per far emergere un nuovo equilibrio - e questo sembra essere ciò che sta avvenendo.

Prendiamo, ad esempio, il dialogo attuale sul consenso nelle relazioni sessuali. Esso parte dal messaggio, ampiamente inteso, del "no significa no", in contraddizione con l’aspettativa che gli uomini inizino a notare e a rispettare i segnali più sottili, alcuni dei quali non verbali, che le donne possono inviare, per dimostrare la loro riluttanza a decidere. Questioni come queste, che evidenziano la relazione maschile con il potere e la comunicazione non verbale nelle relazioni, toccano  alcune  delle  strutture  più  sottili  della  coscienza,  le quali  sostengono  le  disuguaglianze  sociali  ed  economiche. Pertanto, trovare modi per educare gli uomini a riconoscere e a rispettare questi segnali non verbali e, quindi, ad esercitare un moderato controllo, dovrebbe migliorare non solo le relazioni individuali tra uomini e donne, ma anche contribuire a stimolare cambiamenti strutturali sul posto di lavoro e nella vita quotidiana.

Forse la questione del consenso non sarebbe emersa abbastanza rapidamente se non fosse stato per il movimento #MeToo (che si concentra, in gran parte, su casi evidenti di violenza sessuale, già precedentemente risolti) e per il fatto che,  secondo  alcune  ricerche  o  focus  negli  Stati  Uniti,  le donne sono migliori, rispetto gli uomini, in una serie di attività economiche ed educative e potrebbero, quindi, essere in una posizione di minore tolleranza, rispetto ai vecchi modelli di comportamento. I rapporti tra uomini e donne stanno subendo un cambiamento  drammatico,  e  questo sta interessando entrambi i sessi. La scrittrice e conduttrice Hanna Rosin, nel suo libro The End of Men, osserva come, almeno in alcune classi socioeconomiche, questo sta portando ad un aumento della maternità single, perché le donne stanno semplicemente decidendo che non hanno più bisogno degli uomini per  provvedere  a  sé  stesse.  Ciò  è anche  legato  al  declino  dei  posti  di lavoro  nel  settore  manifatturiero  e alla crescita dell'economia dei servizi, che favorisce, se pur relativamente,  le  capacità  di  cura  e relazionali,  in  cui  le  donne  hanno, tradizionalmente, sempre eccelso. In termini semplici, il ruolo tradizionale di uomo come principale capofamiglia / produttore è finito, e, tale processo, a lungo termine, dovrebbe portare ad una trasformazione sana dell'identità maschile. Esaminato più profondamente,  questo  ruolo  di  fornitore  ha  funzionato  in un'economia  capitalista,  come  sostituto  parziale  del  ruolo biologico di uomo protettore. Quindi, il significato psicologico  della  fine  del  ruolo  di  fornitore  è  anche  più importante  di  quanto  potrebbe  sembrare  a  prima  vista.  Gli uomini  stanno  affrontando  una  crisi  esistenziale  della  loro identità,  perché  se  non  sono  più  necessari  per  produrre  o proteggere, con quale ruolo possono ora intervenire ed esistere?  Ciò  potrebbe  spiegare  l'emergere  di  gruppi  che  si concentrano sulla ridefinizione della mascolinità, come Rebel Wisdom (1), Promundo (2) e Next Gen Men (3). È importante affermare  che  i  ruoli  delle  donne  e  degli  uomini  stanno cambiando,  e  ciò  dovrebbe  permettere  loro  di  aiutarsi  a vicenda, nel percorso verso la scoperta di ciò che significano sia femminilità, che mascolinità.

Certo, le differenze biologiche e ormonali non scompariranno (sebbene l'inquinamento da parte di sostanze chimiche artificiali come il BPA, che imitano l'effetto degli estrogeni, sia sospettato di alterare queste differenze); ma, il terreno psicologico e sociale sta cambiando sotto gli occhi di tutti. Le donne hanno vissuto secoli traumatici e, ora, invocano  guarigione  e  trasformazione.  Tuttavia,  mentre  la cristallizzazione del ruolo maschile, come principale fornitore,  era  un  concetto  malsano,  persino  opprimente  nel "patriarcato", la sua dissoluzione, anche se graduale e parziale, è, se pur in modo meno drammatico, traumatica per molti individui. Al centro, la grande moltitudine di uomini e donne sta affrontando il bisogno di cambiamento. La realtà è che il percorso verso relazioni sane ed equilibrate tra i sessi è inevitabilmente  pieno  di  difficoltà.  Le  donne,  con  una  più profonda  capacità  di  comprensione  nelle  emozioni  e  nelle relazioni e che hanno sofferto storicamente di più, sono forse le migliori, per aiutare a guarire dal trauma attuale.

Quindi,  la  domanda  è:  possiamo,  come  uomini  e donne, trovare il modo di affermare le caratteristiche positive, solitamente  associate  a  ciascun  genere,  senza  cadere  nella trappola di ripetere ruoli e strutture stereotipati? Prendiamo ad esempio  l'idea  di  aggressività:  possiamo  trovare  modi  per incanalare  positivamente  questa  energia  nella  società  (nelle sue forme femminili e maschili), immaginandola come spirito audace e avventuroso che cerca un cambiamento dinamico e positivo? Siamo di fronte a una serie di crisi globali in questo momento che trarrebbero beneficio da tale energia, espressa sia  da  donne,  che  da  uomini.  Il  mutamento  climatico  ha chiaramente bisogno non solo di cambiamenti incrementali, ma  anche  di  misure  audaci  e,  persino,  rischiose;  l'attuale sistema economico, evidentemente, non funziona per la maggioranza,  e  lavorare  ai  margini  non  è  abbastanza  per produrre giustizia ed uguaglianza. E l'idea di nutrimento, che può essere stereotipata come passiva, è in realtà anche necessaria, in termini di sostegno e rigenerazione delle nostre relazioni, con gli altri regni della natura, reinventando creativamente modi per vivere in comunità, l'uno con l'altro. Se sembra che ciò stia semplicemente ripetendo il concetto di saggezza del Tao, in cui due poli si completano l'un l'altro, per produrre armonia - beh, c'è una ragione per cui tale saggezza è chiamata 'senza età'! Quando la polarizzazione è percepita come due punti di opposizione fissa, non c'è modo di procedere:  ma  quando  essa  viene  riconosciuta  come  una danza fluida tra gli  stessi poli, il movimento e  l'evoluzione procedono naturalmente.

Non c'è, ovviamente, alcuno scopo nell’immaginare che i progressi in quest'area potranno giungere facilmente. Ad esempio, la questione dei diritti umani, in materia di genere e sessualità, è così controversa, che le Nazioni Unite non sono ancora state in grado di concordare una dichiarazione formale (sono state avanzate proposte nel 2008 e nel 2011). Eppure, ci sono segni di speranza. Un documento che potrebbe essere seme per una futura Dichiarazione è stato creato da un gruppo internazionale,  attivo  per  i  diritti  umani  che  si  è  riunito  a Yogyakarta, in Indonesia, nel novembre 2006. Nel 2017, il principio di Yogyakarta (4) è stato confermato per divenire legge sui diritti umani, con l’obiettivo di affrontare l'abuso e la  discriminazione  verso  persone  lesbiche,  gay,  bisessuali, transgender e transessuali – e in altre parole, verso tutti coloro che non si adattano perfettamente agli stereotipi di genere e sessuali tradizionalistici.

In definitiva, tutti noi, donne, uomini e oltre, cerchiamo  di  essere  conosciuti  per  chi  siamo  veramente  e dunque, come possiamo contribuire, insieme, a rendere possibile l’unità? Non cerchiamo, forse, la libera espressione del nostro nucleo spirituale, l'anima, attraverso i veicoli fisici, emotivi e mentali, di qualunque genere essi siano?  Quando siamo in grado di spostare volontariamente il nostro senso di identità oltre il corpo, i sentimenti e la mente verso l'anima, possiamo cominciare ad apprezzare che gli "opposti" di genere, formano un tutto sintetico e possono dirigere l'illimitata energia  dello spirito verso  il mondo, mediante il servizio.  Quindi,  possiamo  capire  'maschile'  e  'femminile', mediante una semplice scorciatoia appropriata, quali attributi di  qualità  che  possono  essere  liberamente  utilizzati  nella buona volontà. Quando questo stato dell'essere diverrà regola generale, saremo in grado di sostituire la seguente citazione di Mao "Le donne reggono metà del cielo", con l’assunto "Le persone sostengono il cielo intero", poiché così sarà in realtà.

1. www.rebelwisdom.co.uk

2. https://promundoglobal.org

3. https://nextgenmen.ca

4. http://yogyakartaprinciples.org

Costruire Comunità: Inter-connettere le Differenze nell’Identità Culturale

Questo è un periodo preoccupante per molte persone di buona volontà e di grande intelligenza. Problemi di divisione e polarizzazione, in aree differenti, quali religione, etnia, razza e cultura, sono particolarmente inquietanti, specie per  coloro  che  riconoscono  l'unità  fondamentale  della  vita. Quando la condivisione diviene negata a volte, anche, in un linguaggio molto forte, da gruppi di comunità a maggioranza/minoranza che impongono, prepotentemente, i propri  programmi  culturali  e  religiosi,  trovare  una  via  di mezzo, tra sentieri separati, restando fedele ai valori universali, è particolarmente arduo. Affrontare le questioni di interesse (istruzione, assistenza sanitaria, polizia, disoccupazione, ecc.) solo attraverso le concezioni dei gruppi razziali o religiosi in competizione, rende difficile la fiducia, la  buona  volontà  o  il  semplice  rispetto  delle  idee,  nelle relazioni.  La  polarizzazione  ha  un  effetto  simile,  sulla  vita nazionale, ad un'arteria bloccata - interrompe la circolazione del flusso completo di energie, necessarie per un sistema sano.

Viviamo in un'età sempre più interdipendente. Mentre  molte  comunità,  in  tutto  il  mondo,  continuano  ad essere culturalmente e religiosamente relativamente omogenee, altre stanno diventando, sempre più, diversificate e miste. Le persone si stanno muovendo oltre i confini, in tutto il  mondo,  in  numero  maggiore  rispetto  al  passato,  e  questo spostamento massiccio, difficilmente si fermerà. Il Compact on Migration delle Nazioni Unite, che verrà adottato dai paesi partecipanti, dopo un'ampia discussione e negoziazione, riconosce tale fenomeno e cerca di sviluppare un approccio che i governi possano utilizzare, come base per la cooperazione ed il coordinamento.

Questo che viviamo è un momento difficile. Le culture si scontrano, l'una contro l'altra, spesso da vicino, in un periodo di rapidi cambiamenti e di incertezza politica ed economica. Gli individui e le società sono sotto significativo stress.  Nella  maggior  parte  dei  paesi  occidentali,  posti  di lavoro sicuri, stabili e soddisfacenti sono sempre più difficili da trovare, per tutti i lavoratori. Le vite vengono sconvolte dal rapido cambiamento dei costumi sociali (ad esempio genere e orientamento sessuale); uso diffuso di un linguaggio irrispettoso nei social media e nelle conversazioni nazionali; perdita di fiducia nelle istituzioni religiose che, in precedenza, avevano  aiutato  le  grandi  masse  di  persone  a  far  fronte  al cambiamento. In un momento in cui il desiderio di "cose" più grandi, migliori e più attraenti è costantemente stimolato da economie basate sulla competizione e sulla crescita, i salari complessivi  sono  stagnanti,  se  non  in  calo,  per  la  maggior parte delle persone - mentre un gruppo elitario sembra raccogliere tutti i benefici finanziari in aumento nel commercio.  La  qualità  della  vita  nelle  aree  di  base,  come salute, istruzione e alloggio è, ormai, in una spirale discendente, per la maggioranza della popolazione. Non sorprende  quindi  che  per  molte  persone  normali  il  futuro sembra essere tetro.

In questa situazione, il conflitto tra culture, all'interno delle nazioni (e anche all'interno di città e località) è inevitabilmente aumentato. Ciò riflette la transizione, ormai avviata, da un'epoca di separazione, verso un'età di sintesi. La transizione è un processo disordinato, che coinvolge dolore e perdita.  La  sofferenza  dovrebbe  essere  bilanciata  da  una visione  evolutiva,  verso  possibilità  future.  Eppure,  questa visione  è  stata  eccessivamente  politicizzata  ed  espressa  in semplicistici "allarmi". Se ci si vuole appropriare di un’immaginazione positiva e trasmetterla all’umanità, l’idea di cooperazione,  quale obiettivo,  deve  essere enunciata  con chiarezza e con fuoco spirituale, ora.

Il senso di appartenenza all’Umanità e alla Vita Una (One Humanity e One Life), ampiamente, ma non universalmente percepito include il riconoscimento dell'unicità, di ogni singolo essere umano, così come la ricca diversità  di  culture,  fedi  e  modi  di  vivere  -  ognuno  con  le proprie  qualità  e  sfide.  Questo  senso  di  unità  include  il riconoscimento  di  una  comunità  mondiale,  in  procinto  di emergere,  partendo  da  una  grande  svolta,  verso  un'era  di interdipendenza. Prima della Brexit e della recente ascesa del nazionalismo popolare, lo spirito multiculturale e pluralistico era considerato da molti come la nuova era, obbiettivo centrale dell'umanità. Ma proprio ora c'è un'atmosfera nella vita pubblica che mette in dubbio questa apertura alla diversità e indica, cinicamente, il crescere di un'ideologia diffusa dalle élite culturali; scorrettezza politica o culturale che maschera la realtà di una separazione inerente alla natura umana.

La buona visione della cooperazione tra diversi elementi nell'affrontare tutte le sfide di un'età interdipendente, viene ora testata, come mai prima. Nel lungo periodo, questa è sicuramente una buona cosa. Coloro che cercano di affrontare la fonte dei problemi di divisione razziale e religiosa, sono costretti ad approfondire la loro consapevolezza e la pratica della giusta azione, "comprendendo"  veramente  ogni  partecipante,  in  qualsiasi disputa locale o nazionale (onorando la propria individualità e identità di gruppo e cercando di capire la fonte della  rabbia, delle ferite e paure); significa andare oltre slogan semplicistici e  sviluppare  capacità  di  superare  le  divisioni  culturali,  in modo che si affrontino le paure tra tutte le comunità coinvolte. Riconoscere che il conflitto e la polarizzazione esistono è il primo  passo,  in  ogni  onesta  esplorazione,  della  risoluzione dello stesso, realizzando i valori universali comuni, di bontà, bellezza e verità. Al di là del forte urlo, e talvolta violento slogan,  proveniente  da  diversi  apparati  culturali,  c'è  una grande  parte  dell’umanità  in  ricerca,  verso  la  conoscenza dell’anima. E questo trova espressione nell’ampio sforzo per comprendere la paura dell'altro e il dolore ereditato e radicato nella maggior parte dei problemi di conflitto razziale e religioso. Questa nuova apertura sta anche conducendo verso una riflessione diffusa, sulla natura dell'identità culturale e sul ruolo  capace  di  contribuire  ad  un'identità  globale,  forte  e sicura, parte auspicabile del  forte  senso di appartenenza umana condivisa. Con questa comprensione, la visione multiculturale viene rivalutata. Questo sta accadendo a livello locale, nazionale e globale in tutto il mondo; così come sta evolvendo, attraverso proposte di legge, nell’educazione, negli affari della comunità e nelle professioni. Ci sono molteplici esempi, tra cui il progetto Diritti civili e giustizia riparativa (1) presso la Northeastern University di Boston, che è diventato un contenitore di idee e risorse, grazie agli sforzi, negli Stati Uniti, di promuovere opportunità di dialogo per la riconciliazione razziale; un progetto dell'UNESCO (2) sviluppato  attraverso  programmi  pilota in Austria, Zimbabwe, Thailandia e Costa Rica, per la formazione degli insegnanti,  nello  sviluppo  di  abilità  di dialogo interculturale tra i loro studenti.

All'interno  di  questo  percorso, una  modalità  utile  per  coloro  che  sono coinvolti nel dibattito polarizzato tra gruppi culturali, è quella di assumersi la responsabilità  di  voler  creare  atmosfere di cooperazione, attorno a sfide comuni, vissute da persone di tutti i gruppi etnici e religiosi. Ciò non significa che i lettori di questa Newsletter debbano essere chiamati a una qualche forma di "attivismo" politico o comunitario. Alcuni sono già coinvolti in questo percorso  a  modo  loro  ma,  per  il  resto della cittadinanza significa assumersi la responsabilità di creare qualcosa di nuovo, osservando veramente ciò che sta accadendo nel mondo delle relazioni interculturali, pensando al potenziale della cooperazione, nel proprio ambiente o in qualsiasi campo di attività (religione, salute, legge, ecc.) a cui sono interessati. L'obiettivo di questo modo di pensare è quello di individuare aree in cui la cooperazione sta sbocciando, vedendola quale espressione umana, se pur ancora imperfetta (lottando anche per individuare illusioni profondamente radicate, che richiederanno tempo per essere dissipate).

Nelle  prime  generazioni,  le lotte dei sindacati e dei movimenti per i  diritti  civili hanno permesso alle forze  popolari  di  buona  volontà  di organizzarsi e mobilitarsi, e questo ha portato a progressi significativi, nella qualità della vita delle persone. Il filosofo Kwame Anthony Appiah suggerisce che la politica dell'identità di  oggi  debba  essere  "riformata"  in modo  creativo,  per  poter  essere  "piùproduttiva" ,  dunque non oppositiva, unendo le persone interessate nei movimenti,  sperimentando  modi  per colmare le lacune della disuguaglianza; è importante assicurare  che  "nessuno  sia  lasciato indietro", così come l'ONU sta cercando di fare; e lottare per scuole migliori,  per ottenere più possibilità di  accesso  all'assistenza  sanitaria  e maggiore sicurezza nei quartieri violenti.  Movimenti,  come  il  gruppo di azione per il clima 350.org, hanno un potenziale enorme per unire persone di buona volontà, provenienti da comunità a  maggioranza  minoritaria  e  queste  lotte  sono  importanti, quali opportunità per "gente comune" di essere coinvolta nella costruzione di un mondo migliore per tutti.

Mentre un'atmosfera di buona volontà evita la artigianeria e distoglie l'attenzione dalle critiche, si risveglia, aturalmente, una volontà popolare di creare un mondo migliore, e una convinzione nuova nell’opportunità che possano  esistere  eccellenti  scuole,  cure  sanitarie,  lavori  più soddisfacenti, quali obiettivo per la maggioranza delle comunità minoritarie; e, ci si auspica che progressi significativi  possano  essere  fatti  nel  prossimo  decennio,  se questo  è  ciò  che  il  popolo  vuole  veramente.  Chi  condivide questo, per il bene di tutti, deve essere in grado di discutere, trattare e negoziare sui vari metodi per evolvere; e farlo nei modi  che  riconoscano  uno  scopo  comune  e  condividano  il rispetto per le differenze.

Forse l'elemento più importante e positivo da segnalare,  nella  volontà  di  colmare  le  divisioni  nell'identità culturale è che, attualmente, ci sono più iniziative di trasformazione che creano spazi per la ricerca dell'anima,  il dialogo e l'azione spirituale, rispetto a qualsiasi altro momento della storia. Questi processi non sono ancora diffusi. Ma  ricerche  online  rivelano  un'infinità  di  iniziative,  ben radicate e influenti, nella risoluzione dei conflitti inter-razziali e interreligiosi, in ambito locale, nazionale, regionale e globale. Queste proposte includono le strategie di trasformazione delle ostilità (3) e le risorse per la guarigione razziale (4) con un kit di pratiche, già comprovate, per scuole e  comunità,  al  fine  di  coinvolgere  i  gruppi  potenzialmente avversari in un dialogo oltre il conflitto e capace di una nuova comprensione, che conduce all'azione condivisa. L'ONG Search  for  Common  Ground  (5)  ha  sviluppato  numerosi programmi in tutto il mondo, usando pratiche come l'ascolto attivo, assicurando che gli altri si sentano compresi e riconosciuti; ciò è possibile, cercando di capire gli interessi degli  altri,  oltre  che  le  loro  posizioni  dichiarate,  evitando ipotesi, quando possibile e appurando idee, quando presenti. A livello internazionale, l'Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite  (6)  ha  programmi  consolidati,  incentrati  sul  dialogo interculturale, la comprensione e la cooperazione. Nel 2017 il Segretariato del Commonwealth ha istituito un'unità (7) per sostenere le strategie nazionali e per contrastare l'estremismo violento,  tra  i  53  stati  membri  del  Commonwealth.  Queste azioni illuminano, ulteriormente, la moltitudine di iniziative, volte a promuovere e ad approfondire gli approcci sul lavoro in  atto,  finalizzato  a  colmare  le  divisioni  tra  le  culture,  in modo che possa esserci cooperazione per il bene comune.


1. http://rjp.umn.edu/projects/race-relations-and-restorative-dialogue-resource-site-nationwide-efforts-promoting-dialogue

2. https://en.unesco.org/news/building-intercultural-skills-austria

3. https://racialequitytools.org/act/strategies/conflict-transformation

4. http://racialequitytools.org/act/strategies#ACT18

5. https://www.sfcg.org/what-exactly-is-the-conflict-around-race/

6. https://www.unaoc.org

7. http://thecommonwealth.org/countering-violent-extremism

 

Mantram dell’Unificazione

 

I figli degli uomini sono un essere solo
Ed io sono uno con essi
Cerco di amare, non di odiare.
erco di servire e non di esigere il servizio che mi è dovuto.
Cerco di sanare, non di nuocere.

Il dolore porti il giusto compenso di Luce e Amore.
L'anima domini la forma esterna, la vita e ogni evento
E porti alla luce
L'Amore che è dietro tutto ciò che sta ora avvenendo.

Ci siano date visione e intuizione,
Il futuro sia svelato,
L'unione interiore si manifesti
E le scissioni esterne scompaiano.
L'Amore prevalga
E tutti gli uomini amino
.

OM

 

Image Credits:

Top banner Kim Paulin, https://www.flickr.com/photos/axlape/1463432010/in/album-72157602209067430/ (CC BY-NC-SA 2.0 licence)
In "People Hold Up Half the Sky" Polarities: Yin and Yang ©Millicent Hodson
In "Building Community: Bridging the Divides in Cultural Identity"  Marco Verch, https://www.flickr.com/photos/30478819@N08/21464593154/in/album-72157659643913076/ (CC BY 2.0 licence); and Shutterstock, ValeStock, www.shutterstock.com
In "The Mantram of Unification" Shutterstock, Hibiki Nakata, www.shutterstock.com

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