La polarizzazione sembra essere ovunque, al momento. Molti individui appaiono sempre più attratti dagli estremismi di tale dibattito, lasciando poco spazio alle voci di un compromesso. Questo significa che siamo diretti verso la dimensione di un conflitto aperto? O c'è un modo per potenziare il concetto di umanità collaborativa e identificare la stessa, quale fattore chiave per direzionare il dibattito pubblico? La buona volontà può divenire ponteche unisce gli opposti? Trovare risposte concrete a queste domande potrebbe essere la chiave per il futuro della vita sul nostro pianeta.
In questo numero riflettiamo su come la polarizzazione si sta esprimendo nella sfera politica, nella dimensione di genere e nell'identità razziale e culturale, cogliendo i segnali positivi del progresso verso una visione unificante. Riconoscere questa visione è particolarmente difficile, specie quando molteplici voci, situate ai margini estremi, gridano così forte. Le persone di buona volontà devono, dunque, cercare un punto di silenzio interiore, da cui esaminare la realtà e porre la loro fede nella natura invincibile del Bene. Partendo dall’osservazione di Alice Bailey "il cuore dell'umanità è sano" è importante sottolineare come, in questo tempo di estrema criticità e urgenza, siano necessari percorsi creativi per evocare bontà in noi stessi e negli altri. La compassione ardente per tutti coloro che soffrono, oltre alla volontà di cercare un risultato per il benessere nel mondo, sono le caratteristiche di chi svolge un servizio, in questo momento così cruciale. Speriamo che le idee contenute in questo numero possano rafforzare e sostenere tutti coloro che cercano di lavorare in un mondo in cui la buona volontà è la nota fondamentale di tutte le relazioni.
Polarizzazione – Colmare il Grande Divario
Una delle caratteristiche più significative degli ultimi centocinquanta anni e, in particolare, dei nostri ultimi decenni, è il senso di polarizzazione presente in tanti modi diversi, all'interno della famiglia umana.
Ciò è particolarmente evidenteall'interno della politica, perché il conflitto, nelle idee e ideologie, non è solo riconosciuto, ma accolto favorevolmente. I vari protagonisti non vogliono superare le divisioni che li separano: vogliono vincere! Nel corso del secolo passato,l'umanità ha accumulato ampie provesull'efficacia delle varie ideologie politiche.Negli sforzi per dimostrare a sé stessi la propria tenacia, hanno tutti contribuito, in una certa misura, al progresso umano; ma bisognaammettere che si è anche concorso ad una buona dose di sofferenza umana. Quindi, siamo ora in una situazione in cui i vari rimedi per i mali sociali ed economici, messi in atto da sinistra, centro o da destra, siano essi democratici, dittatoriali o teocratici, sono stati, in generale, già tentati e risultati carenti. Da un lato, le iniziative idealistiche tendono ad essere dissolte in un mare di burocrazia e dogma; dall'altro, l'idea di liberismo dei mercati ha creato un mondo in cui, coloro che già hanno una ricchezza guadagnano di più e i diseredati continuano a sprofondare, ulteriormente, in una povertà vertiginosa. Alla lunga, in questo stato di idee contrastanti nessuno vince, molti soffrono e, incidentalmente, il mondo ne è enormemente impoverito. Inoltre, vi è una diffusa convinzione che una particolare ideologia o teocrazia sia la panacea per tutti i problemi umani e che questa debba essere imposta a tutti, anche con prepotenza, per il bene futuro del mondo.
Le persone di vera benevolenza hanno compreso con chiarezza come le varie ideologie abbiano la tendenza a disperdere l’obiettivo e a volte, persino, a trasformare i sogni utopici in orripilanti distorsioni. Intravedono anche, con uguale limpidezza, l'urgente necessità di una nuova visione nel mondo della politica, in uno spirito cooperativo.
È possibile che la buona volontà collaborativa, in realtà, non sia solo un percorso realistico verso un futuro migliore, ma forse, cosa più importante, che questa sia l’unico modo in cui tale futuro sia ottenibile? Questa idea ci porta a interrogarci su ciò che in realtà sta alla radice del fallimento nel misurare i propri ideali che tutte le varie ideologie sembrano dimostrare. Forse, questa scoperta indicherà una tecnica di progresso che funzionerà per tutti.
Tale concetto può essere sicuramente riassunto in una parola - movente. Possiamo affermarlo con certezza: il movente è tutto. Dove esso è disinteressato, quale guida per la società, per il bene comune e per le migliori condizioni spirituali e materiali, i suoi attuatori troveranno un modo per farlo funzionare bene, anche se il sistema politico è imperfetto o inadeguato. Viceversa, pur essendo il sistema ben organizzato o gestito, se le persone hanno fini egoistici e personali, quali accumulo di ricchezza e potere, non potrà essere che disastroso. In casi estremi, tali scenari possono implodere nell'anarchia e nella crudeltà di uno stato fallimentare.
La maggior parte delle persone, probabilmente, presuppone che la polarizzazione tra sinistra e destra debba essere colmata. In realtà, è la polarizzazione tra ciò che abbiamo nel presente e il mondo futuro, basato ull'evocazione del benessere per l'umanità che ha urgentemente bisogno di essere risolta. Possiamo sintetizzare l concetto in tre semplici idee: giuste relazioni umane, libertà e senso di responsabilità. Per le persone spirituali, questa è la comprensione umana e l'incarnazione del Piano divino, per 'umanità e il mondo. Quindi, prima esaminiamo cosa ntendiamo con il concetto di Piano, e poi individuiamo quali passi devono essere compiuti, per andare verso esso.
Possiamo pensare al Piano come ad un'energia sovrastante di amore e bontà che, simile ad una matrice, avvolge tutto il nostro pianeta con forza, consentendo a tutte le unità della vita di evolvere verso atteggiamenti di coscienza sempre più inclusivi. Per l'umanità ciò significa un lavoro costante, diretto alla comprensione dell'anima e una crescente capacità di ancorare valori e attributi, nella pratica vita quotidiana. Vale la pena ricordare a noi stessi cosa sono ivalori. Naturalmente, nel corso dei secoli, sono stati riassunti in vari modi, al fine di potersi adattare alle molteplici culture del mondo e ai diversi stati di sviluppo della coscienza umana. Ma per l’umanità nel XXI secolo potremmo sintetizzarli come segue: amore, senso di responsabilità, identificazione con il tutto, verità, condivisione disinteressata, guarigione sociale, libertà, modestia in termini di beni materiali, gioia e, persino, genialità.
Nell’immediatezza, possiamo individuare il punto cruciale, dove l’attuale situazione politica nazionale, le relazioni internazionali e le strutture economiche stanno franando. Si tende a privilegiare i pochi, a discapito dei molti. Di solito si dà priorità al fine personalistico nazionale, al di là degli interessi dell'intera umanità. Al momento attuale (2018) questa caratteristica si sta purtroppo espandendo, mentre i paesi di tutto il mondo si rinchiudono sempre più in loro stessi. Intere sezioni della popolazione, in molte parti del mondo, stanno riaffermando uno spirito nazionalistico separatista. Ciò si riflette anche in una crescente tendenza a ripudiare lo spirito dell'internazionalismo che, nonostante i conflitti irrisolti e la persistenza degli obiettivi e dei metodi individualistici, si identificava quale potente ideale, specie nei decenni successivi la Seconda Guerra Mondiale. Questa è una tendenza preoccupante che non ispira alcuna fiducia per il futuro.
Uno dei motivi per cui l'internazionalismo viene respinto, da così tanti individui, sta nel fatto che lo stesso è associato, nelle menti delle persone, alla globalizzazione del capitale e degli affari che si basano sulla elusione fiscale, insicurezza strutturale del lavoro e irresponsabilità ambientale. Ma, forse, la più importante di tutte non è politicamente imputabile a nessuno in particolare. Le persone hanno la sensazione di diventare solo pedine sacrificabili nei giochi degli oligarchi e dei mega ricchi.
Tuttavia, questo è solo un aspetto della situazione. Ci sono anche milioni di persone, in ogni paese, che riconoscono come una sana cooperazione, basata sull’espressione di un’umanità unita, è il modo migliore per realizzare un buon futuro. Sono consapevoli che un nuovo impegno, verso l'ideale internazionalista, non riflette solo il concetto di unità, ma è anche strumento essenziale per raggiungerlo. Sanno anche che l'unità non è uniformità. Diversità e molteplicità sono la nota dominante nella natura. Forse questo potrebbe servire come tema, mentre si esplora la via da seguire.
Naturalmente, una semplice newsletter sulla buona volontà non è in grado di produrre un cambiamento politico, né dovrebbe tentare di farlo: questo è il lavoro degli esperti in campo politico, che operano al di là dell'ambizione personale e dell'amore per il potere e il cui cuore è in tumulto, per gli esseri umani bisognosi di tutto il mondo. Ma, nel nostro piccolo, possiamo e dobbiamo delineare i principi che devono sottostare ai diversi approcci sperimentali.
Internazionalismo Partecipativo
Innanzi tutto, abbiamo bisogno di un nuovo internazionalismo partecipativo e responsabile. Allo stesso modo in cui le persone investono le loro energie, idee e visioni all’interno della comunità locale, e su una dimensione più ampia, nella loro nazione, dobbiamo rendere attivo tale concetto su scala più estesa. L'Unione europea è forse il più recente tentativo dell'umanità, in questo senso. È un esperimento in corso e nessuno può prevedere come si svilupperà in futuro. Molti di coloro, la cui identificazione non è ancora andata oltre il confine del proprio paese, sperano che fallirà. Molti altri sono determinati a credere in essa. Eppure, tale esperimento sta fornendo all'umanità un esempio concreto di come le nazioni, se pur ancora molto individualiste, possono cedere, volontariamente, un certo livello di sovranità, per il bene del tutto più grande. Dire che questo non è stato facile è l'eufemismo del secolo. Eppure, sta funzionando. Considerato oggettivamente, lo sviluppo delle scienze, delle arti e della vita economica in tutti i paesi dell'UE, questo è uno dei principali risultati degli ultimi sette decenni.
Eppure, se le difficoltà che l'UE sta affrontando sono così impegnative, che speranza c'è per apparati governativancora più grandi? Forse stiamo guardando nella direzione sbagliata. L'unione politica ed economica è limitata da elementi come il territorio, l'identità culturale, il background religioso. A livello globale piùampio, al momento attuale, questo tipo di unione èchiaramente, irrealistico. Sembrerebbe che l'unica stradapossibile per attuare l'unità mondiale, ora, debba essere direttaverso la condivisione di valori che, nella diversità desperienza, tradizione e idealismo umani, possa accrescerepiuttosto che dividere. La diversità, per divenire risorsa, non può restare esclusiva e separativa, ma deve essere opportunitàe contributo di tutti, al benessere e alla ricchezza del Tutto più grande.
La Regola d' Oro
Fortunatamente per l'umanità, questi valori appaiono in una forma sorprendentemente simile, in ogni cultura e religione. Sono inseriti nella "Regola d'oro" - "Comportati verso gli altri, come vorresti che si comportassero con te". Questo diventa possibile solo quando riconosciamo nei nostri cuori e nelle nostre menti che "l'altro", ovunque esso sia nel mondo, è come il nostro vicino di casa. Questo principio deve essere alla base di una nuova scienza delle relazioni che possa estendersi, dai singoli legami di amicizia familiare e personale, fino ai rapporti a livello globale. Accomuna, in modo semplice e bello, sia la libertà che la responsabilità. Riconosce l'integrità e il valore essenziali di ogni individuo e comunità nel mondo, aprendo la porta alla possibilità che tutti possono contribuire al bene universale e che ogni parte può ricevere la necessaria protezione e cura, da quel medesimo tutto più grande. È un esercizio meraviglioso pensare a cosa significherebbe se, anche solo in minima parte, questo principio governasse le relazioni nazionali e internazionali.
L'ONU
Ancora una volta, fortunatamente per l'umanità, molto lavoro utile, sperimentazioni ed esperienza pratica, in questo senso, sono già stati realizzati, attraverso le attività dei vari organismi internazionali per la cooperazione che la stessa umanità ha creato, in particolare le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate. Essendo istituzioni umane, sono necessariamente imperfette – così come sostengono i suoi denigratori, sempre pronti e frettolosi nel giudicare. Tuttavia, i difetti possono essere corretti e da ciò possono svilupparsi strutture migliori, man mano che la visione dell'interdipendenza umana diventa più chiaramente definita. Insieme indicano, sicuramente, un futuro migliore per tutti.
Ma l'umanità avrà la saggezza e la determinazione per intraprendere un percorso lungo questa rotta? Questa è la domanda principale del nostro tempo. È da questo assunto che si comprende, come sia importante coltivare una buona pratica. La buona volontà o la gentilezza innata sono al centro di ogni persona, senza eccezioni, anche se è pur vero che in alcuni individui è necessario scavare molto in profondità per trovare tale ricchezza! Ma tale valore può essere evocato nella vita pratica, nella maggioranza delle persone, quando la visione dell'unità umana e i benefici di un ordine mondiale cooperativo sono ben organizzati e persistenti; un compito che è, in parte, anche responsabilità dei media e dei sistemi politici, sia tradizionali che sociali. Questo è il modo per superare le polarizzazioni che alterano l'aspetto migliore della natura umana e impediscono il suo progresso, lungo il percorso, divinamente regolato, dai principi di libertà, amore e responsabilità.
L’umanità sostiene il cielo
Cosa significa dire che qualcuno è un uomo o una donna? Questa domanda potrebbe sembrare ridicola sicuramente tutti sanno, almeno partendo da sé stessi, cosa sono, dal momento che le differenze biologiche sono (di solito) ovvie. Tuttavia, per oltre 2000 anni, è stato riconosciuto, prima sotto il nome di ermafroditismo, e dal 20 ° secolo con transessualità, una piccola percentuale di esseri umani, avente tratti di entrambi i sessi, in un solo corpo; e in molte società tradizionali ci sono definizioni che illustrano le varie caratteristiche, appartenenti ad un terzo sesso. Questi processi dovrebbero farci riflettere sulla concezione che dichiara la mascolinità e la femminilità quali categorie fisse e distinte. E potremmo anche osservare come, sia prima della pubertà, sia dopo la mezza età, le differenze nella modificazione ormonale possono portare gli individui di un sesso a mostrare alcune caratteristiche tipiche dell'altro - basti pensare alla voce alta e pura di un ragazzo soprano.
Se ciò è possibile per quanto concerne i fattori fisici – che cosa avviene per quelli psicologici e sociali? C'è una spiegazione per la quale il genere è intriso nella mente - o nella cultura? È ampiamente noto che culture diverse creano e mantengono aspettative differenti, sui ruoli che maschi e femmine dovrebbero svolgere nella società. Una parte significativa di questo potrebbe derivare dalla religione che è predominante in quella cultura - ma una donna musulmana in Arabia Saudita ha libertà diverse, rispetto a quelle di una donna musulmana in Indonesia, quindi la religione non è il giusto movente.
E i pensieri e le sensazioni di ogni individuo? Nei secoli precedenti, nascere in un corpo maschile o femminile era qualcosa che non poteva essere alterato, indipendentemente da ciò che la persona "dentro" potesse desiderare. Ma dal ventesimo secolo questo non è più vero, e le procedure mediche di riappropriazione del sesso sono diventate sempre più sofisticate. Sottoporsi a tali interventi è comunque un passo importante, ma è essenziale soffermarsi sulle difficoltà mentali ed emotive che possono derivare dall'opposizione, da parte degli altri. Quindi, quelli che scelgono questo difficile percorso devono, sicuramente, avere un motivo molto forte per farlo. Nella loro mente, un aspetto essenziale della loro identità deve essere legato al sesso fisico, "opposto" al corpo originario.
I lettori potrebbero chiedersi, a questo punto, cosa hanno a che fare queste riflessioni sul genere e il sesso biologico, con il tema della polarizzazione. La risposta è nell’analisi del contesto culturale, incentrato nell'emergere di movimenti come #MeToo e Time's Up. Queste nuove espressioni, derivanti dall’ attivismo femminista, si concentrano sui problemi strutturali dell'abuso sessuale, delle molestie e della disuguaglianza, sul posto di lavoro e altrove, che sono state parte dell'esperienza delle donne e fonte di dolore profondo, per innumerevoli secoli, in molte parti del mondo. Sono critiche verso il comportamento collettivo, verso le strutture etichettate come patriarcali, e verso le azioni e gli atteggiamenti dei singoli uomini, sotto il termine significativo di 'oppressione maschile'. In tal modo, alcuni potrebbero sostenere che è in aumento il senso di polarizzazione all'interno della società, evidenziando le differenze tra donne e uomini, sottolineando le proteste e le incomprensioni tra i sessi.
Vista la crescente potenza del femminile, questa è sicuramente un'interpretazione errata, che, attraverso una lente deformata, vede tutte le interazioni umane, come se avessero solo vincitori e vinti, persecutori e vittime. Sarebbe come tornare alla vecchia immagine della "guerra tra i sessi", mentre una profonda comprensione, delle particolarità emergenti nei rapporti tra i generi, dovrebbe consentirci una visione più sfumata e, allo stesso tempo, piena di speranza. È necessaria una certa misura di polarizzazione, per far emergere un nuovo equilibrio - e questo sembra essere ciò che sta avvenendo.
Prendiamo, ad esempio, il dialogo attuale sul consenso nelle relazioni sessuali. Esso parte dal messaggio, ampiamente inteso, del "no significa no", in contraddizione con l’aspettativa che gli uomini inizino a notare e a rispettare i segnali più sottili, alcuni dei quali non verbali, che le donne possono inviare, per dimostrare la loro riluttanza a decidere. Questioni come queste, che evidenziano la relazione maschile con il potere e la comunicazione non verbale nelle relazioni, toccano alcune delle strutture più sottili della coscienza, le quali sostengono le disuguaglianze sociali ed economiche. Pertanto, trovare modi per educare gli uomini a riconoscere e a rispettare questi segnali non verbali e, quindi, ad esercitare un moderato controllo, dovrebbe migliorare non solo le relazioni individuali tra uomini e donne, ma anche contribuire a stimolare cambiamenti strutturali sul posto di lavoro e nella vita quotidiana.
Forse la questione del consenso non sarebbe emersa abbastanza rapidamente se non fosse stato per il movimento #MeToo (che si concentra, in gran parte, su casi evidenti di violenza sessuale, già precedentemente risolti) e per il fatto che, secondo alcune ricerche o focus negli Stati Uniti, le donne sono migliori, rispetto gli uomini, in una serie di attività economiche ed educative e potrebbero, quindi, essere in una posizione di minore tolleranza, rispetto ai vecchi modelli di comportamento. I rapporti tra uomini e donne stanno subendo un cambiamento drammatico, e questo sta interessando entrambi i sessi. La scrittrice e conduttrice Hanna Rosin, nel suo libro The End of Men, osserva come, almeno in alcune classi socioeconomiche, questo sta portando ad un aumento della maternità single, perché le donne stanno semplicemente decidendo che non hanno più bisogno degli uomini per provvedere a sé stesse. Ciò è anche legato al declino dei posti di lavoro nel settore manifatturiero e alla crescita dell'economia dei servizi, che favorisce, se pur relativamente, le capacità di cura e relazionali, in cui le donne hanno, tradizionalmente, sempre eccelso. In termini semplici, il ruolo tradizionale di uomo come principale capofamiglia / produttore è finito, e, tale processo, a lungo termine, dovrebbe portare ad una trasformazione sana dell'identità maschile. Esaminato più profondamente, questo ruolo di fornitore ha funzionato in un'economia capitalista, come sostituto parziale del ruolo biologico di uomo protettore. Quindi, il significato psicologico della fine del ruolo di fornitore è anche più importante di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Gli uomini stanno affrontando una crisi esistenziale della loro identità, perché se non sono più necessari per produrre o proteggere, con quale ruolo possono ora intervenire ed esistere? Ciò potrebbe spiegare l'emergere di gruppi che si concentrano sulla ridefinizione della mascolinità, come Rebel Wisdom (1), Promundo (2) e Next Gen Men (3). È importante affermare che i ruoli delle donne e degli uomini stanno cambiando, e ciò dovrebbe permettere loro di aiutarsi a vicenda, nel percorso verso la scoperta di ciò che significano sia femminilità, che mascolinità.
Certo, le differenze biologiche e ormonali non scompariranno (sebbene l'inquinamento da parte di sostanze chimiche artificiali come il BPA, che imitano l'effetto degli estrogeni, sia sospettato di alterare queste differenze); ma, il terreno psicologico e sociale sta cambiando sotto gli occhi di tutti. Le donne hanno vissuto secoli traumatici e, ora, invocano guarigione e trasformazione. Tuttavia, mentre la cristallizzazione del ruolo maschile, come principale fornitore, era un concetto malsano, persino opprimente nel "patriarcato", la sua dissoluzione, anche se graduale e parziale, è, se pur in modo meno drammatico, traumatica per molti individui. Al centro, la grande moltitudine di uomini e donne sta affrontando il bisogno di cambiamento. La realtà è che il percorso verso relazioni sane ed equilibrate tra i sessi è inevitabilmente pieno di difficoltà. Le donne, con una più profonda capacità di comprensione nelle emozioni e nelle relazioni e che hanno sofferto storicamente di più, sono forse le migliori, per aiutare a guarire dal trauma attuale.
Quindi, la domanda è: possiamo, come uomini e donne, trovare il modo di affermare le caratteristiche positive, solitamente associate a ciascun genere, senza cadere nella trappola di ripetere ruoli e strutture stereotipati? Prendiamo ad esempio l'idea di aggressività: possiamo trovare modi per incanalare positivamente questa energia nella società (nelle sue forme femminili e maschili), immaginandola come spirito audace e avventuroso che cerca un cambiamento dinamico e positivo? Siamo di fronte a una serie di crisi globali in questo momento che trarrebbero beneficio da tale energia, espressa sia da donne, che da uomini. Il mutamento climatico ha chiaramente bisogno non solo di cambiamenti incrementali, ma anche di misure audaci e, persino, rischiose; l'attuale sistema economico, evidentemente, non funziona per la maggioranza, e lavorare ai margini non è abbastanza per produrre giustizia ed uguaglianza. E l'idea di nutrimento, che può essere stereotipata come passiva, è in realtà anche necessaria, in termini di sostegno e rigenerazione delle nostre relazioni, con gli altri regni della natura, reinventando creativamente modi per vivere in comunità, l'uno con l'altro. Se sembra che ciò stia semplicemente ripetendo il concetto di saggezza del Tao, in cui due poli si completano l'un l'altro, per produrre armonia - beh, c'è una ragione per cui tale saggezza è chiamata 'senza età'! Quando la polarizzazione è percepita come due punti di opposizione fissa, non c'è modo di procedere: ma quando essa viene riconosciuta come una danza fluida tra gli stessi poli, il movimento e l'evoluzione procedono naturalmente.
Non c'è, ovviamente, alcuno scopo nell’immaginare che i progressi in quest'area potranno giungere facilmente. Ad esempio, la questione dei diritti umani, in materia di genere e sessualità, è così controversa, che le Nazioni Unite non sono ancora state in grado di concordare una dichiarazione formale (sono state avanzate proposte nel 2008 e nel 2011). Eppure, ci sono segni di speranza. Un documento che potrebbe essere seme per una futura Dichiarazione è stato creato da un gruppo internazionale, attivo per i diritti umani che si è riunito a Yogyakarta, in Indonesia, nel novembre 2006. Nel 2017, il principio di Yogyakarta (4) è stato confermato per divenire legge sui diritti umani, con l’obiettivo di affrontare l'abuso e la discriminazione verso persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e transessuali – e in altre parole, verso tutti coloro che non si adattano perfettamente agli stereotipi di genere e sessuali tradizionalistici.
In definitiva, tutti noi, donne, uomini e oltre, cerchiamo di essere conosciuti per chi siamo veramente e dunque, come possiamo contribuire, insieme, a rendere possibile l’unità? Non cerchiamo, forse, la libera espressione del nostro nucleo spirituale, l'anima, attraverso i veicoli fisici, emotivi e mentali, di qualunque genere essi siano? Quando siamo in grado di spostare volontariamente il nostro senso di identità oltre il corpo, i sentimenti e la mente verso l'anima, possiamo cominciare ad apprezzare che gli "opposti" di genere, formano un tutto sintetico e possono dirigere l'illimitata energia dello spirito verso il mondo, mediante il servizio. Quindi, possiamo capire 'maschile' e 'femminile', mediante una semplice scorciatoia appropriata, quali attributi di qualità che possono essere liberamente utilizzati nella buona volontà. Quando questo stato dell'essere diverrà regola generale, saremo in grado di sostituire la seguente citazione di Mao "Le donne reggono metà del cielo", con l’assunto "Le persone sostengono il cielo intero", poiché così sarà in realtà.
4. http://yogyakartaprinciples.org
Costruire Comunità: Inter-connettere le Differenze nell’Identità Culturale
Questo è un periodo preoccupante per molte persone di buona volontà e di grande intelligenza. Problemi di divisione e polarizzazione, in aree differenti, quali religione, etnia, razza e cultura, sono particolarmente inquietanti, specie per coloro che riconoscono l'unità fondamentale della vita. Quando la condivisione diviene negata a volte, anche, in un linguaggio molto forte, da gruppi di comunità a maggioranza/minoranza che impongono, prepotentemente, i propri programmi culturali e religiosi, trovare una via di mezzo, tra sentieri separati, restando fedele ai valori universali, è particolarmente arduo. Affrontare le questioni di interesse (istruzione, assistenza sanitaria, polizia, disoccupazione, ecc.) solo attraverso le concezioni dei gruppi razziali o religiosi in competizione, rende difficile la fiducia, la buona volontà o il semplice rispetto delle idee, nelle relazioni. La polarizzazione ha un effetto simile, sulla vita nazionale, ad un'arteria bloccata - interrompe la circolazione del flusso completo di energie, necessarie per un sistema sano.
Viviamo in un'età sempre più interdipendente. Mentre molte comunità, in tutto il mondo, continuano ad essere culturalmente e religiosamente relativamente omogenee, altre stanno diventando, sempre più, diversificate e miste. Le persone si stanno muovendo oltre i confini, in tutto il mondo, in numero maggiore rispetto al passato, e questo spostamento massiccio, difficilmente si fermerà. Il Compact on Migration delle Nazioni Unite, che verrà adottato dai paesi partecipanti, dopo un'ampia discussione e negoziazione, riconosce tale fenomeno e cerca di sviluppare un approccio che i governi possano utilizzare, come base per la cooperazione ed il coordinamento.
Questo che viviamo è un momento difficile. Le culture si scontrano, l'una contro l'altra, spesso da vicino, in un periodo di rapidi cambiamenti e di incertezza politica ed economica. Gli individui e le società sono sotto significativo stress. Nella maggior parte dei paesi occidentali, posti di lavoro sicuri, stabili e soddisfacenti sono sempre più difficili da trovare, per tutti i lavoratori. Le vite vengono sconvolte dal rapido cambiamento dei costumi sociali (ad esempio genere e orientamento sessuale); uso diffuso di un linguaggio irrispettoso nei social media e nelle conversazioni nazionali; perdita di fiducia nelle istituzioni religiose che, in precedenza, avevano aiutato le grandi masse di persone a far fronte al cambiamento. In un momento in cui il desiderio di "cose" più grandi, migliori e più attraenti è costantemente stimolato da economie basate sulla competizione e sulla crescita, i salari complessivi sono stagnanti, se non in calo, per la maggior parte delle persone - mentre un gruppo elitario sembra raccogliere tutti i benefici finanziari in aumento nel commercio. La qualità della vita nelle aree di base, come salute, istruzione e alloggio è, ormai, in una spirale discendente, per la maggioranza della popolazione. Non sorprende quindi che per molte persone normali il futuro sembra essere tetro.
In questa situazione, il conflitto tra culture, all'interno delle nazioni (e anche all'interno di città e località) è inevitabilmente aumentato. Ciò riflette la transizione, ormai avviata, da un'epoca di separazione, verso un'età di sintesi. La transizione è un processo disordinato, che coinvolge dolore e perdita. La sofferenza dovrebbe essere bilanciata da una visione evolutiva, verso possibilità future. Eppure, questa visione è stata eccessivamente politicizzata ed espressa in semplicistici "allarmi". Se ci si vuole appropriare di un’immaginazione positiva e trasmetterla all’umanità, l’idea di cooperazione, quale obiettivo, deve essere enunciata con chiarezza e con fuoco spirituale, ora.
Il senso di appartenenza all’Umanità e alla Vita Una (One Humanity e One Life), ampiamente, ma non universalmente percepito include il riconoscimento dell'unicità, di ogni singolo essere umano, così come la ricca diversità di culture, fedi e modi di vivere - ognuno con le proprie qualità e sfide. Questo senso di unità include il riconoscimento di una comunità mondiale, in procinto di emergere, partendo da una grande svolta, verso un'era di interdipendenza. Prima della Brexit e della recente ascesa del nazionalismo popolare, lo spirito multiculturale e pluralistico era considerato da molti come la nuova era, obbiettivo centrale dell'umanità. Ma proprio ora c'è un'atmosfera nella vita pubblica che mette in dubbio questa apertura alla diversità e indica, cinicamente, il crescere di un'ideologia diffusa dalle élite culturali; scorrettezza politica o culturale che maschera la realtà di una separazione inerente alla natura umana.
La buona visione della cooperazione tra diversi elementi nell'affrontare tutte le sfide di un'età interdipendente, viene ora testata, come mai prima. Nel lungo periodo, questa è sicuramente una buona cosa. Coloro che cercano di affrontare la fonte dei problemi di divisione razziale e religiosa, sono costretti ad approfondire la loro consapevolezza e la pratica della giusta azione, "comprendendo" veramente ogni partecipante, in qualsiasi disputa locale o nazionale (onorando la propria individualità e identità di gruppo e cercando di capire la fonte della rabbia, delle ferite e paure); significa andare oltre slogan semplicistici e sviluppare capacità di superare le divisioni culturali, in modo che si affrontino le paure tra tutte le comunità coinvolte. Riconoscere che il conflitto e la polarizzazione esistono è il primo passo, in ogni onesta esplorazione, della risoluzione dello stesso, realizzando i valori universali comuni, di bontà, bellezza e verità. Al di là del forte urlo, e talvolta violento slogan, proveniente da diversi apparati culturali, c'è una grande parte dell’umanità in ricerca, verso la conoscenza dell’anima. E questo trova espressione nell’ampio sforzo per comprendere la paura dell'altro e il dolore ereditato e radicato nella maggior parte dei problemi di conflitto razziale e religioso. Questa nuova apertura sta anche conducendo verso una riflessione diffusa, sulla natura dell'identità culturale e sul ruolo capace di contribuire ad un'identità globale, forte e sicura, parte auspicabile del forte senso di appartenenza umana condivisa. Con questa comprensione, la visione multiculturale viene rivalutata. Questo sta accadendo a livello locale, nazionale e globale in tutto il mondo; così come sta evolvendo, attraverso proposte di legge, nell’educazione, negli affari della comunità e nelle professioni. Ci sono molteplici esempi, tra cui il progetto Diritti civili e giustizia riparativa (1) presso la Northeastern University di Boston, che è diventato un contenitore di idee e risorse, grazie agli sforzi, negli Stati Uniti, di promuovere opportunità di dialogo per la riconciliazione razziale; un progetto dell'UNESCO (2) sviluppato attraverso programmi pilota in Austria, Zimbabwe, Thailandia e Costa Rica, per la formazione degli insegnanti, nello sviluppo di abilità di dialogo interculturale tra i loro studenti.
All'interno di questo percorso, una modalità utile per coloro che sono coinvolti nel dibattito polarizzato tra gruppi culturali, è quella di assumersi la responsabilità di voler creare atmosfere di cooperazione, attorno a sfide comuni, vissute da persone di tutti i gruppi etnici e religiosi. Ciò non significa che i lettori di questa Newsletter debbano essere chiamati a una qualche forma di "attivismo" politico o comunitario. Alcuni sono già coinvolti in questo percorso a modo loro ma, per il resto della cittadinanza significa assumersi la responsabilità di creare qualcosa di nuovo, osservando veramente ciò che sta accadendo nel mondo delle relazioni interculturali, pensando al potenziale della cooperazione, nel proprio ambiente o in qualsiasi campo di attività (religione, salute, legge, ecc.) a cui sono interessati. L'obiettivo di questo modo di pensare è quello di individuare aree in cui la cooperazione sta sbocciando, vedendola quale espressione umana, se pur ancora imperfetta (lottando anche per individuare illusioni profondamente radicate, che richiederanno tempo per essere dissipate).
Nelle prime generazioni, le lotte dei sindacati e dei movimenti per i diritti civili hanno permesso alle forze popolari di buona volontà di organizzarsi e mobilitarsi, e questo ha portato a progressi significativi, nella qualità della vita delle persone. Il filosofo Kwame Anthony Appiah suggerisce che la politica dell'identità di oggi debba essere "riformata" in modo creativo, per poter essere "piùproduttiva" , dunque non oppositiva, unendo le persone interessate nei movimenti, sperimentando modi per colmare le lacune della disuguaglianza; è importante assicurare che "nessuno sia lasciato indietro", così come l'ONU sta cercando di fare; e lottare per scuole migliori, per ottenere più possibilità di accesso all'assistenza sanitaria e maggiore sicurezza nei quartieri violenti. Movimenti, come il gruppo di azione per il clima 350.org, hanno un potenziale enorme per unire persone di buona volontà, provenienti da comunità a maggioranza minoritaria e queste lotte sono importanti, quali opportunità per "gente comune" di essere coinvolta nella costruzione di un mondo migliore per tutti.
Mentre un'atmosfera di buona volontà evita la artigianeria e distoglie l'attenzione dalle critiche, si risveglia, aturalmente, una volontà popolare di creare un mondo migliore, e una convinzione nuova nell’opportunità che possano esistere eccellenti scuole, cure sanitarie, lavori più soddisfacenti, quali obiettivo per la maggioranza delle comunità minoritarie; e, ci si auspica che progressi significativi possano essere fatti nel prossimo decennio, se questo è ciò che il popolo vuole veramente. Chi condivide questo, per il bene di tutti, deve essere in grado di discutere, trattare e negoziare sui vari metodi per evolvere; e farlo nei modi che riconoscano uno scopo comune e condividano il rispetto per le differenze.
Forse l'elemento più importante e positivo da segnalare, nella volontà di colmare le divisioni nell'identità culturale è che, attualmente, ci sono più iniziative di trasformazione che creano spazi per la ricerca dell'anima, il dialogo e l'azione spirituale, rispetto a qualsiasi altro momento della storia. Questi processi non sono ancora diffusi. Ma ricerche online rivelano un'infinità di iniziative, ben radicate e influenti, nella risoluzione dei conflitti inter-razziali e interreligiosi, in ambito locale, nazionale, regionale e globale. Queste proposte includono le strategie di trasformazione delle ostilità (3) e le risorse per la guarigione razziale (4) con un kit di pratiche, già comprovate, per scuole e comunità, al fine di coinvolgere i gruppi potenzialmente avversari in un dialogo oltre il conflitto e capace di una nuova comprensione, che conduce all'azione condivisa. L'ONG Search for Common Ground (5) ha sviluppato numerosi programmi in tutto il mondo, usando pratiche come l'ascolto attivo, assicurando che gli altri si sentano compresi e riconosciuti; ciò è possibile, cercando di capire gli interessi degli altri, oltre che le loro posizioni dichiarate, evitando ipotesi, quando possibile e appurando idee, quando presenti. A livello internazionale, l'Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite (6) ha programmi consolidati, incentrati sul dialogo interculturale, la comprensione e la cooperazione. Nel 2017 il Segretariato del Commonwealth ha istituito un'unità (7) per sostenere le strategie nazionali e per contrastare l'estremismo violento, tra i 53 stati membri del Commonwealth. Queste azioni illuminano, ulteriormente, la moltitudine di iniziative, volte a promuovere e ad approfondire gli approcci sul lavoro in atto, finalizzato a colmare le divisioni tra le culture, in modo che possa esserci cooperazione per il bene comune.
2. https://en.unesco.org/news/building-intercultural-skills-austria
3. https://racialequitytools.org/act/strategies/conflict-transformation
4. http://racialequitytools.org/act/strategies#ACT18
5. https://www.sfcg.org/what-exactly-is-the-conflict-around-race/
7. http://thecommonwealth.org/countering-violent-extremism
Mantram dell’Unificazione
I figli degli uomini sono un essere solo
Ed io sono uno con essi
Cerco di amare, non di odiare.
erco di servire e non di esigere il servizio che mi è dovuto.
Cerco di sanare, non di nuocere.
Il dolore porti il giusto compenso di Luce e Amore.
L'anima domini la forma esterna, la vita e ogni evento
E porti alla luce
L'Amore che è dietro tutto ciò che sta ora avvenendo.
Ci siano date visione e intuizione,
Il futuro sia svelato,
L'unione interiore si manifesti
E le scissioni esterne scompaiano.
L'Amore prevalga
E tutti gli uomini amino.
OM
Image Credits:
Top banner Kim Paulin, https://www.flickr.com/photos/axlape/1463432010/in/album-72157602209067430/ (CC BY-NC-SA 2.0 licence)
In "People Hold Up Half the Sky" Polarities: Yin and Yang ©Millicent Hodson
In "Building Community: Bridging the Divides in Cultural Identity" Marco Verch, https://www.flickr.com/photos/30478819@N08/21464593154/in/album-72157659643913076/ (CC BY 2.0 licence); and Shutterstock, ValeStock, www.shutterstock.com
In "The Mantram of Unification" Shutterstock, Hibiki Nakata, www.shutterstock.com