167-171

[167] SIMBOLI,

[168] SINTESI,

[169] INSEGNAMENTO,

[170] TELEPATIA,

[171] TERZO OCCHIO, IL

[167] SIMBOLI

(1) Per alcuni (lo studio dei simboli) è relativamente facile, non così per la maggioranza, dove esistono lacune da colmare ricorrendo all’esercizio di facoltà attualmente inattive. Risvegliare le facoltà latenti è sempre arduo e richiede sforzo e determinazione superiori alle reazioni della personalità. Per molti non è facile rendersi conto che penetrare nel significato di un simbolo è il mezzo per attivare la facoltà buddhica o intuitiva latente. L’arte di leggere i simboli, cioè la “lettura spirituale” secondo l’antico Maestro Patanjali, è delicata. Questa capacità di interpretarli è sempre foriera di vera rivelazione. (10 - 8).

(2) La capacità di leggere il “senso” di un simbolo dipende anche dalla ricchezza di significato che attribuite agli eventi della vita quotidiana e dall’abilità nel meditare veramente… Non esiste un’interpretazione fissa di nessun simbolo, e che qualunque esso sia, avrà per ognuno un significato particolare. Mancanza d’interesse per i simboli presuppone, di solito, scarso interesse a interpretare le forme di vita e il loro significato. Per contro, un eccessivo interesse accademico può presupporre una mente tortuosa e complessa, che ama il disegno e la linea, la forma e i rapporti numerici, a scapito del suo significato essenziale. Equilibrare nella mente forma e concetto, espressione e qualità, segno e significato, è d’importanza vitale per lo sviluppo del discepolo e dell’aspirante. (10 - 12).

(3) Dobbiamo imparare a scorgere i simboli da cui siamo attorniati e a penetrare in essi, nell’idea che devono esprimere. (10 - 13).

(4) Un insegnamento inintelligibile a un iniziato del terzo grado sarebbe incomprensibile, e di nessun giovamento, anche a un discepolo progredito e intelligente, specialmente se, per forza di cose, si deve ricorrere ai simboli più astratti e complicati, per cui occorrono analisi e interpretazioni accurate. Questi insegnamenti superiori non si impartiscono mediante parole, scritte o pronunciate. (15 - 345).

(5) In quest’aspetto dell’impressione entrano necessariamente in giuoco i SIMBOLI. Tutte le impressioni debbono inevitabilmente venire tradotte ed interpretate in simboli, sotto forma di parole o d’immagini che l’aspirante non può evitare, ed è riguardo alle parole (le quali, non occorre farlo notare, sono simboli) che egli è soggetto ad errare. Esse costituiscono il mezzo con cui l’impressione registrata viene trasmessa alla coscienza cerebrale, cioè al piano di consapevolezza fisica del discepolo, rendendo con ciò possibile la sua utile comprensione d’idee astratte o di quegli aspetti del Sentiero che è suo dovere comprendere ed insegnare. (11 - 106).

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[168] SINTESI

(1) Il primo fattore che rivela la natura divina e il primo grande aspetto psicologico di Dio è la tendenza alla sintesi. Essa è presente in tutta la natura e in tutta la coscienza, ed è la vita stessa. L’impulso motore di Dio, il Suo desiderio primo, è per l’unione e l’unificazione. Fu questa tendenza all’unione e all’unificazione, o qualità, che il Cristo volle rivelare e impersonare per l’umanità. (15 - 231).

(2) Qui è additata la sintesi di anima e spirito, e anche quella di anima e materia, a completare l’auspicata unificazione.

Ma la sintesi della Divinità, la Sua tendenza ad unire e fondere, è ancora più inclusiva e universale di qualsiasi espressione possibile nel regno umano che, dopo tutto, non è che una piccola frazione del tutto maggiore. L’uomo non è tutto il possibile, né il compimento del pensiero di Dio. La portata di questo istinto alla sintesi si estende a tutti gli universi, costellazioni, sistemi solari, pianeti, e regni di natura, come pure all’aspetto attività e alla realizzazione dell’uomo, quale individuo. (15 - 232).

(3) Dunque la tendenza alla sintesi è un istinto inerente a tutto l’universo, e l’uomo oggi comincia solo ad accorgersi della sua immediatezza e potenza.

È questo divino attributo che fa del suo corpo fisico una parte integrante del mondo fisico; che lo rende psichicamente socievole e disposto ad associarsi (spontaneamente o per forza) con i suoi simili. E questo principio, operante o funzionante nella coscienza umana, che ha portato alla formazione delle enormi metropoli moderne, simboli della futura civiltà superiore cui diamo il nome di regno di Dio, in cui le relazioni fra gli uomini saranno psichicamente molto strette. Questo istinto a unificare è alla base di tutto il misticismo e delle religioni, perché l’uomo cerca una unione sempre più perfetta con Dio e nulla può impedirgli di raggiungerla (in coscienza) Esso è la base del suo senso di immortalità, e garanzia della sua unione con il polo opposto della personalità: l’Anima. (15 - 233/4).

(4) Molto si è insegnato circa la grande eresia della separatività; essa viene compensata quando l’uomo lascia che “la tendenza alla sintesi” si riversi in lui come una potenza divina, e condizioni in tal modo il suo comportamento. Sin dall’alba dell’evoluzione queste divine tendenze sono state gli impulsi fondamentali, subcoscienti. Oggi l’umanità può assecondarli consapevolmente per affrettare l’avvento del regno della verità, della bellezza e della bontà.

I discepoli e il nuovo gruppo di servitori del mondo, e tutti gli aspiranti intelligenti e attivi, hanno oggi la responsabilità di individuare queste tendenze, e in particolare quella all’unificazione. Noi tutti dobbiamo scoprirla, alimentarla e coltivarla dovunque appaia, affiancandoci alla Gerarchia, oggi particolarmente impegnata in quest’opera. Il livellamento e il conformismo attuale dei popoli non sono che aspetti di questo moto verso la sintesi, male applicati e prematuramente imposti. Tutti i movimenti tendenti a sintesi nazionali e mondiali sono buoni e giusti, sempre ché intrapresi in modo conscio e spontaneo da uomini e donne intelligenti, e i metodi impiegati non violino la legge dell’amore. Anche l’odierna propensione all’unità religiosa fa parte di questo meraviglioso processo, e benché le forme siano destinate a scomparire (perché cause di separazione) la sintesi spirituale interiore deve svilupparsi. Questi due esempi evidenti della tendenza divina, che emergono nella coscienza umana, sono stati menzionati affinché li si riconosca, e tutte le anime in procinto di destarsi devono operare a tali fini. L’uomo diventa responsabile nel momento stesso in cui ha un lampo di conoscenza e di comprensione. (15 - 236).

(5) Oggi la sintesi detta la tendenza di tutti i processi evolutivi; tutto tende verso blocchi unificati più ampi, verso le fusioni, le relazioni internazionali, la progettazione globale, la fratellanza, la fusione economica, la libera circolazione ovunque dei prodotti, la interdipendenza, l’associazione delle fedi, i movimenti basati sul benessere dell’intera umanità, i concetti ideologici che trattano problemi globali e militano contro la divisione, la separazione e l’isolamento. (18 - 121).

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[169] INSEGNAMENTO

(1) Gli iniziati ricevono istruzioni direttamente dai Maestri o da un grande deva o angelo. Di solito questi insegnamenti vengono impartiti di notte in classi poco numerose o, quando il caso lo giustifichi, nello studio privato di un Maestro. Ciò vale tanto per iniziati in incarnazione quanto per quelli che si trovano nei piani interiori. Se si trovano sui livelli causali, le istruzioni vengono impartite direttamente dal Maestro all’Ego su quegli stessi livelli.

I discepoli incarnati vengono istruiti di notte, in gruppi, nell’ashram del Maestro. Oltre a queste riunioni regolari, un discepolo può essere chiamato nello studio di un Maestro per un colloquio privato per ricevere insegnamenti diretti per qualche particolare motivo. Questo avviene quando un Maestro desidera vedere un discepolo per dargli la Sua approvazione, un ammonimento, o per decidere circa l’opportunità dell’iniziazione. Gran parte dell’istruzione è affidata ad un iniziato o ad un discepolo più avanzato, il quale vigila sul fratello minore ed è responsabile del suo progresso di fronte al Maestro al quale inoltra regolari rapporti. Il karma è in gran parte l’arbitro di tale relazione. (1 - 69).

(2) Tutti gli istruttori che istruiscono degli allievi, e che cercano di utilizzarli nel servizio del mondo, seguono il metodo di insegnare un fatto (sovente velato con parole e celato in un simbolo) per poi lasciare che l’allievo, segua le proprie deduzioni. In tal modo si sviluppa la discriminazione, e la discriminazione è il metodo principale con cui lo Spirito effettua la sua liberazione dagli impedimenti della materia, e distingue l’illusione da ciò che essa vela. (3 - 173).

(3) Gli istruttori sui piani interiori devono combattere molto a causa della lentezza dei processi mentali degli studenti sul piano fisico… Gli aspiranti a questo difficile lavoro devono sorvegliarsi con cura infinita, mantenere la pace e la serenità interiori e la flessibilità mentale che potranno renderli utili a proteggere e guidare l’umanità. (4 - 65).

(4) La mancanza di calma nella vita quotidiana impedisce agli istruttori sui livelli egoici di raggiungervi. Sforzatevi quindi di mantenervi calmi nel corso della vostra vita; lavorate, faticate, lottate, aspirate e mantenete la calma interiore. Raccoglietevi costantemente nel lavoro interiore, coltivando in tal modo la rispondenza ai piani superiori. Una perfetta stabilità dell’equilibrio interiore è ciò di cui gli istruttori hanno bisogno in coloro che essi cercano di utilizzare. (4 - 66).

(5) Il gruppo di istruttori con cui l’aspirante medio e il discepolo in prova può essere in contatto sul piano mentale non è composto che di uomini soggetti alle medesime passioni, ma con maggiore esperienza sul Sentiero e dotati di un più saggio auto dominio. Non lavorano con gli aspiranti per motivi di simpatia o perché si preoccupano di loro, ma perché il bisogno è grande ed essi cercano coloro che possono essere addestrati. L’atteggiamento mentale che essi cercano è la disponibilità a ricevere l’insegnamento e la capacità di registrarlo astenendosi dal rivolgere domande fintanto che non disporranno di maggiore conoscenza. A quel momento l’aspirante sarà incoraggiato a chiedere qualsiasi cosa. (4 - 182).

(6) Quando una lezione è stata appresa in questo modo, si passa alla successiva; quando l’allievo ha appreso una particolare serie di lezioni consegue un’iniziazione. Tutto il gruppo al quale insegna trae beneficio dal suo progresso poiché, in un curioso senso indefinibile, ogni discepolo porta con sé coloro che istruisce. Il beneficio dell’unità si ripercuote sull’insieme. In un modo simile, un Maestro porta avanti e più in alto i suoi discepoli. (4 - 352).

(7) Alla luce della vostra intuizione e della mente illuminata (sviluppata e resa efficace con la meditazione) prendete l’aspetto dell’insegnamento che vi sia adatto e vi giovi, ed interpretatelo alla luce delle vostre necessità e del vostro sviluppo.

I tempi di contatto con la personalità, dell’attenzione rivolta alla personalità e dei messaggi personali sono passati, e già da un pezzo, salvo che nella valle dell’illusione, il piano astrale. Sono parole dure, ma i veri discepoli capiranno.

Nelle profondità delle loro lotte e delle loro esperienze sanno che è vero. Ciò che conta è il gruppo dei Maestri, la Gerarchia nel suo complesso, ed il suo rapporto con l’umanità. (14 - 112/3).

(8) Molte di esse saranno proclamate scuole esoteriche e non comunicheranno alcunché di natura veramente esoterica. Non faranno che attrarre a sé i creduloni e gli stolti. Oggi ve ne sono molte di questo tipo. Altre potranno astenersi da qualsiasi indicazione esteriore d’istruzione esoterica e occulta, e tuttavia trasmettere l’insegnamento necessario…

La scienza della Meditazione e la costruzione cosciente dell’antahkarana saranno i due stadi preliminari del curriculum esoterico. Oggi il vero insegnamento della meditazione e la costruzione del ponte di luce tra la Triade e la personalità sono gli insegnamenti più avanzati esistenti.

Quindi l’umanità è pronta per uno sviluppo eccezionalmente rapido, e poiché questa preparazione si manifesterà sempre maggiormente nel periodo del dopoguerra i discepoli del mondo devono tenersi pronti. Ciò sarà determinato da due fattori: il primo è l’enorme stimolazione che la guerra, le sue esigenze e le sue conseguenze hanno esercitato sulla coscienza umana; in secondo luogo, l’arrivo già a partire dal 1925 di molte anime avanzate. Queste anime saranno pronte ad impartire l’istruzione e l’addestramento al momento opportuno, avendoli portati con sé quando s’incarnarono, e disponendo di una normale e naturale conoscenza di ciò che il moderno studioso di esoterismo si sforza di afferrare e comprendere. (18 - 121/2).

(9) Ogni disciplina esoterica o spirituale deve essere auto applicata, e ciò vale per il Cristo come per il più umile fra gli aspiranti. (8 - 99).

(10) Il vero insegnante deve comportarsi in verità e con sincerità con tutti coloro che cercano. Il suo tempo (nella misura in cui egli sia limitato dall’equazione tempo sul piano fisico) è troppo prezioso per essere sprecato in convenevoli o evitando di criticare a fin di bene. Egli deve dipendere completamente dalla sincerità di coloro cui insegna. Nonostante ciò, criticare e mettere in evidenza difetti ed errori non sempre è utile; può crescere solo la responsabilità, evocare antagonismo o incredulità, o causare depressione — tre fra i peggiori effetti dell’uso della facoltà critica…

Coloro che appartengono al raggio dell’insegnamento impareranno ad insegnare facendolo. Non vi è altro metodo più sicuro, purché sia accompagnato da un amore profondo, personale e nello stesso tempo impersonale, per coloro che devono essere istruiti. Sopra ogni altra cosa, vorrei ingiungervi di inculcare lo spirito di gruppo, poiché questa è la prima espressione del vero amore. (12 - 13).

(11) Le informazioni relative alla Gerarchia dovrebbero seguire queste linee:

1. Si dovrebbe porre in risalto l’evoluzione dell’umanità prestando attenzione particolare alla sua meta, la perfezione. Questa non è la perfezione idealistica del mistico visionario, ma il dominio dello strumento, l’uomo incarnato, da parte dell’anima che vi dimora e lo adombra. Si dovrebbe insegnare sempre di più la costituzione dell’uomo.

2. Si dovrebbe insegnare il rapporto dell’anima individuale con tutte le anime e con esso il riconoscimento che il lungamente atteso regno di Dio è semplicemente l’apparizione sulla terra di uomini governati dall’anima, nella vita di tutti i giorni e a tutti gli stadi di quel governo.

3. Dal riconoscimento di questo rapporto si potrà allora dedurre il fatto della Gerarchia spirituale e mettere in evidenza la normalità della sua esistenza. Apparirà il fatto che il Regno è stato sempre presente, ma è rimasto senza riconoscimento a causa delle relativamente poche persone che, finora, ne hanno espresso la qualità.

4. Quando questo riconoscimento sarà generale, anche l’idea (in questo momento permanentemente presente ovunque nella coscienza umana) e il buon senso renderanno testimonianza del fatto della presenza di Coloro che hanno raggiunto la meta. La loro dimostrazione di divinità sarà considerata normale, come costituente un obiettivo universale, e come garanzia del futuro conseguimento dell’umanità; potranno allora essere indicati i gradi di quest’espressione divina, da quello del discepolo in prova, attraverso i discepoli, a Coloro che hanno conseguito la maestria, fino ad includere il Cristo.

5. In questo modo l’idea o il concetto dell’esistenza dei Maestri in presenza corporea sarà gradatamente inculcato e fermamente accettato; si svilupperà un nuovo atteggiamento verso il Cristo, che includerà tutto il meglio di ciò che il passato ci ha dato, ma che integrerà gli uomini in un accostamento più sano e accettabile all’intero problema.

6. Verrà il momento in cui il fatto della presenza in terra del Cristo quale Capo della Gerarchia e Direttore del Regno di Dio sarà accettato; gli uomini si renderanno anche conto della verità dell’affermazione attualmente rivoluzionaria che Egli non ha mai lasciato in alcun momento la terra.

7. Si porrà sempre maggiormente l’accento sul Piano che si sviluppa, e gli uomini saranno portati a riconoscerlo con lo studio della famiglia umana, con un’attenta considerazione dei processi storici, e con l’analisi comparativa delle civiltà e delle culture antiche e moderne. Il filo del proposito sarà osservato e seguito attraverso i secoli, integrando non solo la storia completa della rivelazione delle qualità divine tramite l’umanità, ma integrandovi tutte le filosofie del mondo, il tema centrale di tutta l’arte creativa, il simbolismo dell’architettura e le conclusioni della scienza. (13 - 588/9).

(12) L’umanità non si è mai veramente innalzata al livello dell’insegnamento che le è stato dato. L’impressione spirituale, sia essa stata portata dal Cristo, da Krishna o dal Buddha (e trasmessa alle masse dai Loro discepoli) non è stata ancora espressa come si sperava. Gli uomini non s’innalzano al livello di ciò che già sanno; essi non riescono a mettere in pratica le informazioni ricevute; cortocircuitano la luce; non si autodisciplinano; desiderio avido e ambizione illecita li governano e non la conoscenza interiore. (6 - 48).

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[170] TELEPATIA

(1) È necessario che tutti i discepoli isolati che lavorano nei diversi paesi del mondo siano consapevoli gli uni degli altri ed entrino in rapporto telepatico. Questa potrà sembrarvi una visione meravigliosa, ma difficilmente attuabile. Vi assicuro che non è così. Il lavoro per stabilire questo rapporto procederà forse lentamente, ma è un effetto inevitabile della crescente sensibilità di tutte le anime che operano nel campo del mondo. La prima indicazione di questo fatto è il reciproco riconoscimento istintivo di coloro che fanno parte di questo gruppo quando s’incontrano fortuitamente nei consueti contatti del mondo. Vi sarà un lampo di luce immediato, un’istantanea scintilla elettrica, un’improvvisa percezione della similarità di vedute e di obiettivi, o dell’occasione vitale di contribuire e cooperare all’opera che ci si rende conto sia d’interesse comune. (4 - 421).

(2) In futuro, la vera comunicazione telepatica e di visione, prenderanno il posto della parola e delle opere letterarie. (4 - 478).

(3) Tutti i piccoli gruppi stabiliscono, in modo naturale e inevitabile, un rapporto telepatico fra loro e i loro membri; ciò è auspicabile e da alimentare, e dovrebbe crescere in modo opportuno e costante. (10 - 19).

(4) In genere oggi la (telepatia) si usa per indicare due facoltà:

1. Percezione istintiva di qualche situazione, richiamo o impressione che colpisce il centro del plesso solare. Questa facoltà non è sotto controllo; non vi è la percezione mentale intenzionale e diretta di un messaggio ricevuto: esiste soltanto una sintonia con uno stato mentale, una condizione o situazione connessa con chi è ritenuto inviare il messaggio. In nove casi su dieci, è una notizia dolorosa che raggiunge e produce i suoi effetti senza concorso da parte di chi la riceve. Una madre che sente che un figlio amato è in pericolo ne è un esempio.

2. Una forma di chiaroveggenza che permette di vedere ciò che è nascosto, come il numero dei simboli su una carta da gioco, posta coperta su un tavolo.

Ma la vera telepatia è invece la comunicazione diretta da mente a mente e, nella sua espressione più progredita, da anima ad anima, che più tardi usa la mente per formulare la comunicazione, come nell’ispirazione. È interessante notare (e istruttivo per il nostro soggetto) che nella vera percezione telepatica, i poteri minori possono essere elevati e usati ad un alto livello di consapevolezza. È risaputo, esotericamente, che:

a. Alcuni percepiscono semplicemente per telepatia, nella mente, l’informazione che proviene da un’altra mente. Sia la ricezione che la comunicazione sono senza concorso di parole o di forme. Chi riceve semplicemente sa, e la conoscenza impartita prende forma nella coscienza senza stadi o passi intermedi. È telepatia senza forma.

b. Altri danno istantaneamente forma alla conoscenza trasmessa; vedono apparire il messaggio, la parola o l’informazione in forma scritta o stampata, come proiettata su uno schermo entro la testa.

c. Altri ancora le danno una forma tale per cui la odono.

Nei due ultimi casi, l’uomo reale impiega i suoi poteri latenti inferiori, elevandoli al massimo possibile e subordinandoli alla mente e all’anima. Ciò che distingue questo uso della chiaroveggenza e della chiarudienza è che qui esiste perfetto controllo e comprensione mentale, mentre negli altri casi i poteri inferiori sono usati in modo automatico, senza controllo, per questioni insignificanti, e non sono in alcun modo compresi da chi ne fa uso. (15 - 565/7).

(5) Una delle caratteristiche proprie del Gruppo dei Servitori Mondiali è costituita dal fatto che non esiste un’organizzazione esterna che li colleghi. Essi sono uniti mediante un’interna struttura di pensiero e con un mezzo telepatico di collegamento. I Grandi Esseri, che noi tutti cerchiamo di servire, sono tra Loro collegati e possono, alla più lieve necessità e col minimo dispendio di energie, mettersi in reciproco contatto. Essi sono tutti sintonizzati su una particolare vibrazione. (11 - 1).

(6) L’ardente desiderio di buon successo, e la paura di fallire nel lavoro telepatico, costituiscono il mezzo più sicuro per frustrare ogni sforzo. In un’attività come questa saranno di effettivo aiuto una disposizione di distacco e di “indifferenza”… Ogni emozione e desiderio da parte di chi riceve, crea l’emanazione di correnti d’energia che respingono ciò con cui essi cercano di prendere contatto, cioè il pensiero diretto verso di loro da chi trasmetta. (11 - 10).

(7) Il primo passo dunque consiste nel fatto di registrare ed adattare ciò che il discepolo ha percepito in giusti ed utili concetti, idee e forme-pensiero. Questo costituisce il primo stadio nel vero servizio occulto del discepolo, ed a tale nuovo tipo di servizio egli si consacrerà in modo sempre più intenso. (11 - 93).

(8) Avrete notato che non ho dato istruzioni circa l’arte di sviluppare la sensibilità telepatica, e ciò perché, come già ho detto, tale sensibilità dovrebbe essere, ed è sempre, frutto di uno sviluppo normale se il discepolo è bene orientato, pienamente consacrato, ed ha imparato a “decentrarsi”, cioè a liberarsi dal proprio egocentrismo… Via via che il discepolo acquista la vera libertà di pensiero e la capacità di essere ricettivo alle “impressioni” della mente astratta, egli crea per se stesso una riserva di pensiero a cui può attingere quando occorra per aiutare altri e per sopperire alle necessità del suo crescente servizio al mondo. In seguito egli diverrà sensibile alle impressioni provenienti dalla Gerarchia… Quello che cerco di porre in rilievo è il fatto dell’esistenza di una crescente riserva di pensiero che il discepolo ha creato in risposta alle molte e diverse “impressioni” a cui si va facendo sempre più sensibile; le idee, i concetti ed i fini spirituali di cui va divenendo consapevole sono da lui formulati in pensieri con le loro appropriate forme-pensiero, e da queste egli impara ad attingere quando cerca di servire i propri fratelli…

Il punto essenziale che occorre comprendere è che la sensibilità alla “impressione” costituisce uno sviluppo naturale e normale, parallelo a quello spirituale. Vi ho offerto la chiave dell’intero processo quando ho detto:

“La sensibilità alle impressioni implica la formazione di un’aura magnetica sulla quale le impressioni superiori possono agire”.

Vorrei che pensaste profondamente a queste parole. Quando il discepolo comincia a dimostrare la qualità dell’anima e il secondo aspetto divino s’impossessa di lui e domina e colora tutta la sua vita, la sensibilità superiore si sviluppa automaticamente. Il discepolo diviene un magnete per le idee ed i concetti spirituali; egli attrae nel proprio campo di coscienza prima lo schema e poi i particolari del piano della Gerarchia e col tempo diviene consapevole del Proposito planetario. Tutte queste “impressioni” non sono qualche cosa che egli debba cercare all’esterno ed imparare faticosamente per accertare, afferrare e trattenere. Scendono nel suo campo di coscienza perché egli ha creato un’aura magnetica che le invoca e le attira “nella sua mente”. Quest’aura magnetica comincia a formarsi fin dal primo momento in cui il discepolo prende contatto con la propria anima; si approfondisce e si sviluppa via via che quei contatti divengono più frequenti, fino a divenire un abituale stato di coscienza; allora, sempre e a volontà, il discepolo è in rapporto con la propria anima il secondo aspetto divino.

In realtà la riserva di sostanza-pensiero su cui il discepolo può spiritualmente fare assegnamento è quest’aura… Un discepolo è un centro magnetico di luce e di conoscenza fintanto che mantiene l’aura magnetica in uno stato di ricettività. (11 - 94/6).

(9) Il termine telepatia è stato usato soprattutto per indicare i molteplici aspetti di contatto mentale ed il mutuo scambio di pensieri senza l’uso di parole o segni. (11 - 109).

(10) Per quanto riguarda un Maestro, i cinque sensi esistono e all’occorrenza sono usati, ma il contatto stabilito e mantenuto con i discepoli e gli aspiranti anziani del mondo (tramite i quali lavorano principalmente) è in gran parte telepatico; la vista e l’udito, come voi li comprendete, non sono implicati. La scienza dell’impressione, con la sua efficacia grandemente accresciuta rispetto al contatto individuale mediante i sensi, ha sostituito completamente il metodo più strettamente umano. Tranne nel caso di Maestri che operano sul piano fisico e in un corpo fisico, i sensi fisici esterni sono quiescenti, per la maggioranza dei Maestri che usano ancora questi sensi, il loro uso è strettamente limitato; il loro lavoro è quasi interamente soggettivo e il metodo di rapporto telepatico e d’impressione è praticamente l’unico mezzo che impiegano per raggiungere i loro agenti di lavoro. (13 - 568/9).

(11) La sensibilità telepatica… Come tenere le menti libere dai desideri e dalle interpretazioni personali?... Esistono brevi regole specifiche a tale proposito? Ne darò alcune, ma rammentate che è ciò che siete che in questo lavoro conta più di tutto. Il fattore dominante è l’innocuità, nel pensiero e nella parola; la pratica di questa qualità, con appropriata osservanza, vi aiuterà molto. Viene poi il rifiuto di pensare in modo scortese o critico: è essenziale in rapporto alle menti che volete impressionare. Il silenzio completo e ininterrotto su quanto fate è anche esso fattore vitale; parlare di questo lavoro sottilissimo e confidenziale (o anche il discutere di questo lavoro con un condiscepolo) può frantumare la delicata forma-pensiero che tentate di costruire. Può rendere abortivo il lavoro di settimane. Coltivate un atteggiamento equilibrato verso i potenti del mondo: essi soprattutto hanno bisogno dell’ispirazione che scende dalla Gerarchia. (5 - 65/6).

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[171] TERZO OCCHIO, IL

(1) Il terzo occhio o occhio spirituale ha parecchie funzioni. Fra l’altro è l’organo della illuminazione, l’occhio rivelatore dell’anima, mediante il quale la luce e l’illuminazione giungono alla mente, così da irradiare tutta la vita inferiore. È anche l’organo attraverso il quale scorre l’energia direttiva, che affluisce dall’adepto che coscientemente crea, agli strumenti di servizio, le sue forme-pensiero.

Chi è poco evoluto naturalmente non impiega il terzo occhio per stimolare le sue forme-pensiero. (3 - 974/5).

(2) Quando si usa il terzo occhio, come nel caso della contemplazione, esso è il sintetizzatore ed il direttore della triplice energia; di qui la potenza del lavoro compiuto da coloro in cui esso funziona. Il terzo occhio comincia a funzionare solo quando il terzo cerchio di petali egoici comincia lentamente ad aprirsi. (3 - 1007).

(3) Una delle regole fondamentali alla base di tutti i processi magici è che nessuno è un mago o un operatore di magia bianca finché il terzo occhio non sia aperto o in via di aprirsi, perché è per mezzo di quest’occhio che la forma viene energizzata, governata e diretta, e che i costruttori o forze minori sono spinti in una linea particolare d’attività. (3 - 1008).

(4) L’“Occhio di Shiva” nell’essere umano è situato, come è noto, nel centro della fronte tra i due occhi fisici.

Non lo si deve confondere con la ghiandola pineale, che è distintamente un centro fisico o ghiandola. Il terzo occhio esiste nella materia eterica, ed è un centro eterico di forza… mentre la ghiandola pineale è formata di materia dei tre sottopiani inferiori del piano fisico. Nondimeno, quest’ultima deve più o meno funzionare prima che l’“Occhio di Shiva” diventi comunque attivo. (3 - 1009).

(5) Il terzo occhio è quello che dirige l’energia o forza, e così è lo strumento della volontà o Spirito… È l’occhio della visione interiore, e chi lo ha aperto può dirigere e governare l’energia della materia, può vedere tutte le cose nell’Eterno Presente ed essere così in contatto più con le cause che con gli effetti, può leggere le memorie akashiche ed essere chiaroveggente… È per mezzo di questo “occhio che tutto vede”, che l’Adepto può mettersi in contatto in qualunque momento con i suoi discepoli dovunque siano. (3 - 1010/1).

(6) Con la pratica del potere di visualizzare, il terzo occhio si sviluppa. (3 - 1012).

(7) Il terzo occhio collega l’uomo risvegliato sul piano fisico con il mondo astrale o soggettivo e gli consente di funzionarvi… Il terzo occhio è la finestra dell’Ego o dell’anima che funziona sul piano fisico, dalla quale guarda entro i tre mondi. (3 - 1130).

(8) Il terzo occhio è un centro d’energia costruito dall’uomo; è la corrispondenza del centro d’energia, il corpo causale, costruito dalla Monade. (3 -1160).

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