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INTERLUDI E CICLI

Veniamo ora alle quattro regole che riguardano il piano fisico. In molti sensi la loro comprensione è assai più difficile di quella delle altre regole, proprio come l’applicazione pratica è molto più difficile del teorizzare. Siamo spesso in grado di pensare con chiarezza e desiderare nel senso corretto, ma attuare le idee soggettive nella manifestazione del piano fisico, secondo la legge e in modo costruttivo, non è mai cosa facile. È tuttavia giusto che, a questo punto, il mago bianco cominci a svolgere il suo vero lavoro ed è giusto che qui incontri anche insuccessi e si accorga che la comprensione interiore della realtà non si risolve necessariamente in una attività creativa corretta. Nel Trattato del Fuoco Cosmico vi sono alcuni punti interessanti per noi, che vorrei citare in parte:

“A questo punto sarà utile ricordare che nel lavoro di creazione il mago bianco si avvale delle influenze dei raggi in manifestazione. Quando il quinto, il terzo e il settimo raggio sono al potere, sia in arrivo, all’apice o al declino, il lavoro è molto più facile di quando il secondo, il sesto o il quarto sono predominanti. Attualmente, come sappiamo, il settimo raggio sta rapidamente assumendo il predominio ed è una delle forze con le quali l’uomo può lavorare più facilmente. Sotto questo raggio sarà possibile costruire una nuova struttura per la civiltà che sta rapidamente decadendo ed erigere il nuovo tempio desiderato per l’impulso religioso. Sotto la sua influenza, l’opera dei numerosi maghi inconsapevoli sarà molto facilitata.” (pagg. 1021‑1022 ed. ingl.)

È quindi evidente che il giorno dell’opportunità è giunto e che la prossima generazione potrà, se vorrà, compiere l’opera magica con molti dei fattori [512] presenti, che tenderanno a produrre risultati soddisfacenti. Il quinto raggio sta perdendo potere, ma il suo influsso può essere ancora avvertito; il terzo raggio è all’apice, mentre il settimo raggio entra rapidamente in attività. Accadranno perciò molte cose che potranno portare l’uomo al successo, purché egli mantenga costantemente un giusto orientamento, purezza di movente e di vita, un corpo emotivo stabile e ricettivo e l’allineamento interiore che rende la sua personalità un vero veicolo della sua anima o Sé.

Un’interessante analogia scaturisce dallo studio delle parole: “La rete pulsa. Si contrae e si espande.” Il concetto che ne è alla base è quello di pulsazione, di diastole e sistole, di flusso e riflusso, d’attività ciclica, di giorno dell’opportunità e di notte dell’inattività, di afflusso e deflusso, del susseguirsi di apparizione e scomparsa che indica il fluire di tutte le vite in tutti i regni e in tutte le dimensioni. Il ciclo del giorno e della notte, inevitabile contrassegno della esistenza manifesta, deve essere riconosciuto. Una delle cose che ogni discepolo deve imparare (esprimendo la verità nei termini più semplici) è di pervenire a quella saggezza basata sulla conoscenza del momento giusto per lavorare o astenersene, sulla comprensione dei periodi o interludi caratterizzati dalla parola o dal silenzio. Qui si compiono molti errori, qui molti collaboratori non riescono ad aver successo.

Questa regola può essere parafrasata con le parole seguenti, che meritano attenta riflessione e che vi spiegherò.

Dio respira e la Sua vita che pulsa emana dal cuore divino e si manifesta come energia vitale di tutte le forme. Essa fluisce, pulsando secondo i suoi cicli, attraverso tutta la natura. Ciò costituisce la divina inspirazione ed espirazione. Fra l’espirare e l’inspirare vi è un periodo di silenzio e il momento per un lavoro efficiente. Se i discepoli impareranno a utilizzare questi intervalli, potranno liberare i “prigionieri del pianeta”, ciò che [513] rappresenta l’obiettivo di tutta l’opera magica compiuta in questo periodo mondiale.

Non è necessario che ci occupiamo della maniera in cui questa Vita Una del sistema solare operi in questi ampi intervalli di silenzio meditativo, chiamati tecnicamente pralaya. L’attività della Mente Universale e il suo proposito comprensivo potranno essere percepiti soltanto quando ciascun figlio di Dio entrerà coscientemente in possesso del suo retaggio divino. Il modo di operare per mezzo del quale la nostra Vita planetaria utilizza i cicli di silenzio non riguarda che quella Vita stessa e dobbiamo ricordare che ogni Logos planetario ha una pulsazione differente, intervalli periodici diversi e il proprio metodo esclusivo di procedere.

Ciò che concerne lo studente di queste istruzioni è tuttavia il modo in cui egli stesso potrà giungere a una definita attività costruttiva durante i suoi intervalli. Per quanto riguarda il nostro studio, questi intervalli si suddividono in tre categorie:

1. Intervalli di vita, ossia i periodi in cui l’uomo spirituale è fuori dall’incarnazione e si è ritirato nella coscienza egoica. Per i meno evoluti questi periodi sono praticamente inesistenti; i cicli d’incarnazione si susseguono in modo estremamente rapido. Sul piano fisico, l’analogia di questa rapidità d’azione si trova nel continuo correre avanti e indietro dell’uomo comune per far fronte alle esigenze della sua esistenza e anche nella difficoltà che egli manifesta nel saper pazientare, attendere e raggiungere un equilibrio meditativo. Col procedere della evoluzione, i periodi di ritiro dall’incarnazione si prolungano sempre di più fino al momento in cui i periodi fuori dalla manifestazione fisica sono molto più lunghi di quelli trascorsi nella espressione esterna. A quel punto gli intervalli predominano. I periodi di espirazione (esalazione) e di inspirazione (inalazione) sono relativamente brevi e, si tenga ben presente, questi due periodi sono caratterizzati e dominati dai propositi dell’anima, formulati e registrati nella mente durante gli intervalli fra i due stadi più attivi dell’esperienza. [514] La vita interiore, lentamente sviluppatasi durante gli intervalli ciclici, diviene il fattore predominante. L’uomo assume un atteggiamento sempre più soggettivo e l’espressione del piano fisico è soprattutto effetto della vita interiore di pensiero piuttosto che risultato della reazione alle circostanze del piano fisico e dell’irrequietezza della natura di desiderio.

2. Il flusso e riflusso della vita giornaliera nel corso di un’incarnazione particolare mostrerà anch’esso i suoi intervalli, che l’aspirante dovrà imparare a riconoscere e utilizzare. Egli deve tener nota della distinzione fra intensa attività verso l’esterno, periodi di ritiro e intervalli in cui la vita esteriore sembra statica e priva d’interesse attivo. Deve far questo se vuole avvalersi pienamente dell’opportunità che l’esperienza della vita intende offrirgli. L’insieme della vita non si concentra in uno sfrenato e continuo correre al lavoro, ma neppure è una siesta eterna. Normalmente essa ha il suo battito ritmico, la sua vibrazione e la sua pulsazione particolare. In alcune vite il ritmo ed il sistema d’attività cambiamo ogni sette anni; in altre ogni nove od undici anni. In altre ancora i cicli sono più brevi e mesi di strenuo sforzo sono seguiti da mesi di apparente assenza d’ogni sforzo. Vi sono poi persone la cui organizzazione è così sensibile, che nel bel mezzo del lavoro si presentano eventi e circostanze che le costringono a un temporaneo ritiro, durante il quale assimilano le lezioni apprese nel corso del periodo di lavoro precedente.

Due gruppi di esseri umani agiscono senza un apparente flusso e riflusso sul piano fisico, ma manifestano un impulso costante all’azione. Sono gli esseri così poco progrediti e tanto in basso sulla scala evolutiva (se così posso esprimermi), ancora prevalentemente animali, che non hanno reazioni mentali alle circostanze, ma rispondono semplicemente al richiamo delle necessità fisiche e impiegano il tempo per soddisfare i desideri. Ciò avviene senza sosta [515] e nel loro modo di esprimersi vi è quindi ben poco che possa essere chiamato ciclico. Questi gruppi comprendono gli uomini che faticano senza pensare e quelli non civilizzati. Vi sono poi donne e uomini sul lato opposto della bilancia, già relativamente in alto sulla scala del progresso. Sono tanto emancipati dal lato puramente fisico e così consapevoli della natura di desiderio che hanno imparato a mantenere un’attività continua, basata sulla disciplina e il servizio. Essi operano coscientemente in base ai cicli di cui comprendono in qualche misura la natura. Essi conoscono l’arte divina di astrarre la coscienza in quella dell’anima in contemplazione e sanno controllare e saggiamente guidare il proprio lavoro nel mondo degli uomini. È la lezione che tutti i discepoli stanno imparando ed è l’alto conseguimento degli iniziati e dei lavoratori esperti dell’umanità. 

3. Il terzo tipo di intervallo, quello che ci interessa maggiormente nel considerare il lavoro magico sul piano fisico, è l’intervallo raggiunto e utilizzato durante la meditazione. Lo studente deve familiarizzarsi con questo intervallo, altrimenti non sarà in grado di lavorare con potenza. Questo intervallo o periodo di silenzio intenso è costituito di due parti distinte.

Vi è prima di tutto l’intervallo che chiamiamo contemplazione. Vorrei ricordarvi la definizione della contemplazione, data da Evelyn Underhill in un suo libro, che la descrive come “un intervallo fra due attività”. Questo periodo di silenzio segue l’attività (che riesce così difficile al principiante) di allineare anima, mente e cervello, acquietare il corpo emotivo e raggiungere la concentrazione e la meditazione che serviranno a focalizzare e riorientare la mente verso un nuovo mondo e collocarla nella sfera d’influenza dell’anima. Corrisponde al periodo di inalazione. In questo ciclo, la coscienza che esce viene interiorizzata ed elevata. Quando tale sforzo è coronato da successo, la coscienza [516] sguscia da ciò che chiamiamo personalità, il meccanismo, e diventa una coscienza diversa. L’anima sul proprio piano diventa attiva, mentre mente e cervello diventano consapevoli di tale attività. Nell’attività della personalità avviene una sosta, si crea un intervallo di attesa ispirata. Il meccanismo è completamente quiescente. La mente è tenuta ferma nella luce, mentre l’anima pensa, come è solita, all’unisono con tutte le altre anime, attinge alle risorse della Mente Universale e formula i propri propositi secondo il piano universale. Questo ciclo di registrazione dell’attività dell’anima è seguito da quello che potremmo chiamare processo di esalazione. L’intervallo si conclude; la mente in attesa riprende l’attività e, nella misura in cui è stata correttamente orientata e tenuta in un atteggiamento di pura ricettività, diviene interprete e strumento dell’anima, che ora ha rivolto la sua luce sulla personalità attenta”. Con questo mezzo si possono ora elaborare i piani percepiti durante il periodo di contemplazione. La natura emotiva è spinta dal desiderio di rendere oggettivi i piani con cui la mente riorientata cerca di colorare la sua esperienza, successivamente il cervello riceve l’impressione trasmessa e la vita del piano fisico viene adattata in modo che quei piani possano essere opportunamente materializzati. Tutto questo presuppone naturalmente un meccanismo esercitato, adattato e che risponda in modo corretto, cosa veramente molto rara. La seconda parte dell’intervallo è possibile solo quando la prima, la contemplazione, sia raggiunta. 

Il discepolo che cerca di cooperare con la Gerarchia dei Maestri e manifestare questa cooperazione con una partecipazione attiva al Loro lavoro sul piano fisico, deve imparare a lavorare non soltanto mediante la realizzazione contemplativa, ma anche mediante l’uso scientifico degli intervalli del respiro, fra i punti di inspirazione ed espirazione, nel senso puramente fisico [517] del termine. Questa è la vera scienza e l’obiettivo del pranayama. La coscienza del cervello vi è necessariamente coinvolta. L’intervallo fra le fasi del respiro può essere utilizzato correttamente solo quando sia acquisita la facoltà di eseguire l’intervallo di contemplazione che riguarda l’anima, la mente e il cervello. Come la mente è stata tenuta nella luce ed è stata ricettiva all’impressione dell’anima, così il cervello deve essere mantenuto ricettivo all’impressione proveniente dalla mente.

Perciò, un intervallo (dal punto di vista dell’anima e della personalità unificate) si verifica dopo il periodo di inspirazione dell’anima, quando la coscienza che esce si è raccolta all’interno, mentre l’altro si verifica alla fine di quest’intervallo, quando l’anima si volge di nuovo coscientemente all’esterno, verso il mondo oggettivo; l’espirazione prende il posto dell’inspirazione e ha il proprio intervallo. Il discepolo deve imparare ad usare con destrezza questi due intervalli, uno dei quali produce effetti sulla mente, l’altro sul cervello.

Di questo processo di inspirazione ed espirazione divine, con i due intervalli di silenzio e di pensiero, vi è come sempre un’analogia sul piano fisico. Ripeterò gli effetti di questi intervalli. Nell’intervallo superiore, il pensiero astratto o divino s’imprime nell’anima e viene trasmesso alla mente in attesa; nel secondo intervallo la mente, mediante il pensiero concreto e un tentativo di dar forma al pensiero divino, impressiona il cervello e induce un’azione per mezzo del corpo fisico.

Gli studenti d’occultismo che hanno dimostrato devozione ed equilibrio mentale e che, per usare l’antica formula delle scuole di meditazione, hanno osservato i cinque comandamenti e le cinque regole raggiungendo il giusto equilibrio, possono cominciare a usare gli intervalli fra i due aspetti del respiro fisico per indurre un’attività intensa e impiegare il potere della volontà per produrre effetti magici. [518] La coscienza, focalizzata nel cervello e che ha partecipato alla contemplazione, ora può procedere al lavoro per materializzare il Piano sul livello fisico mediante l’energia della volontà, usata nel silenzio dall’uomo cosciente. Anche gli intervalli del respiro sono dunque due, uno dopo l’inspirazione e uno dopo l’espirazione; quanto più esperto sarà il discepolo, tanto più prolungato sarà l’intervallo e quindi tanto maggiore la possibilità di eseguire un lavoro magico focalizzato e di pronunciare le parole di potere che renderanno il proposito divino realizzabile.

Non sarebbe giusto né opportuno dilungarsi sul modo di utilizzare questi “punti di mezzo”, come sono chiamati in questa regola, ai quali il mago si attiene e che usa nel lavoro costruttivo. In essi egli usa coscientemente l’energia, dirigendola nel modo che ritiene appropriato; in essi egli entra in contatto con le forze e le vite che potrà usare e comandare affinché gli portino ciò che gli occorre per favorire i propositi spirituali e per costruire le forme e gli organismi necessari allo scopo; in essi egli progredisce nell’opera di liberazione dei “prigionieri del pianeta” e in essi egli diviene cosciente dei suoi collaboratori, del gruppo di mistici del mondo e della gerarchia di anime.

In istruzioni come queste, che saranno lette dal grande pubblico, sarebbe oltremodo imprudente dare direttive più esplicite. È stato omesso quanto basta per rendere impossibile, salvo allo studioso profondamente istruito, di giungere alle necessarie correlazioni che permetterebbero di compiere il lavoro magico che può essere effettuato solo negli “intervalli”. Potreste chiederne la ragione e perché i segreti del respiro siano così accuratamente custoditi. La ragione è che l’efficacia della magia nera si fonda proprio su questo. Vi è un punto del lavoro in cui magia bianca e magia nera usano necessariamente il medesimo stadio. [519] Vi sono uomini, dotati di potente volontà e di menti limpide e ben addestrate, ma animati unicamente da scopi egoistici, che hanno imparato ad usare l’intervallo inferiore, quello che riguarda il rapporto fra mente e cervello. Grazie ad un’intensa applicazione e alla conoscenza della scienza dei centri, essi hanno potuto realizzare i loro piani egoistici e imporre la loro volontà e autorità mentale ai “prigionieri del pianeta” causando molto danno. Essi non hanno alcun desiderio di utilizzare l’intervallo superiore, in cui l’anima è attiva e la mente è responsiva. A loro interessano soltanto l’attività intellettuale e la rispondenza del cervello all’impressione della mente. Come vedete, maghi bianchi e maghi neri utilizzano entrambi l’intervallo inferiore ed entrambi conoscono il significato degli intervalli nella respirazione fisica. Ma il mago bianco opera dal livello dell’anima verso il mondo manifestato, cercando di attuare il Piano divino, mentre il mago nero opera dal livello dell’intelletto e cerca di pervenire ai propri fini separativi. La differenza non consiste soltanto nel movente, ma anche nell’allineamento, nella sfera della coscienza e nel suo campo d’espansione. Comprenderete quindi perché tutti i veri istruttori dimostrino un’estrema cautela quando cercano d’insegnare la natura del lavoro magico. Solo a chi è provatamente sincero, puro e scevro di egoismo possono essere impartite istruzioni complete. Nulla impedisce di fornire a tutti le informazioni riguardanti gli intervalli maggiori, fra anima e mente, fra mente e cervello. Soltanto a pochi possono invece essere affidate le importanti conoscenze sugli intervalli minori, che si producono nel corpo fisico tra le fasi della respirazione e nella coscienza del cervello.

Prima di occuparci dei “prigionieri del pianeta” e del lavoro da fare con essi, potrebbe essere interessante trattare di un altro punto.

In questo momento l’umanità sta attraversando un ciclo d’attività eccessiva. Per la prima volta nella storia umana [520] quest’attività comprende il genere umano su vasta scala e in tutti e tre gli aspetti della coscienza della personalità. Corpi fisici, stati di coscienza emotivi e mentali, sono tutti in una fase di potente cambiamento radicale. Questa triplice attività unificata è accresciuta da un ciclo d’attività planetaria ugualmente intensa, dovuta all’avvento di una nuova era, al passaggio del Sole in un nuovo segno zodiacale e alla preparazione che ne deriva per adattare l’uomo a operare più facilmente con le nuove forze ed energie che agiscono su di lui. Al centro della vita umana, il gruppo dei nuovi servitori del mondo deve perciò far fronte a una reale necessità. La loro opera consiste principalmente nel mantenere un legame così stretto con l’anima dell’umanità (costituita di tutte le anime sul loro livello di esistenza) per mezzo dell’attività della loro stessa anima, in modo che vi siano sempre coloro che possono “operare negli intervalli”, far progredire il Piano e mante nere la visione davanti agli occhi di coloro che ancora non sono in grado di penetrare nell’alto luogo segreto. Come ho ripetuto più volte, essi devono imparare a lavorare soggettivamente e devono farlo allo scopo di preservare (in questo ciclo d’attività ed espressione exoterica) il potere, latente in tutti, di ritirarsi nel centro. In senso simbolico, essi costituiscono la porta. Le capacità e i poteri possono estinguersi per mancato uso; il potere di astrazione divina e la facoltà di trovare quello che è stato chiamato “l’aureo sentiero che conduce al limpido stagno e quindi al Tempio del Ritiro” non devono essere perduti. Questo è il primo compito del gruppo di mistici del mondo ed essi devono tenere il sentiero aperto e il cammino libero da ostacoli. Altrimenti la magia bianca potrebbe temporaneamente estinguersi e i propositi egoistici della natura formale potrebbero assumere un indebito dominio. Tale terribile evento avvenne all’epoca dell’Atlantide e il gruppo allora esistente dovette ritirarsi dall’attività esterna e “ritirare dall’attività esteriore i misteri divini, celandoli ai curiosi e agli indegni”.

[521]

Ora è in atto un nuovo tentativo di liberare i “prigionieri del pianeta”. La Gerarchia, attraverso il Gruppo di Servitori del Mondo che si sta formando, sta cercando di esteriorizzarsi e restituire i misteri all’umanità, alla quale veramente appartengono. Se si vuole che il tentativo riesca, è fondamentalmente necessario che tutti voi che avete percepito la visione o scorto un frammento del piano prestabilito, rinnoviate la vostra dedizione al servizio dell’umanità, la vostra consacrazione all’opera di aiutare al massimo delle vostre capacità (riflettete a queste parole e scopritene il significato) tutti i servitori del mondo, che sacrifichiate il vostro tempo e diate il vostro denaro per promuovere lo sforzo dei Grandi Esseri. Non cessate, soprattutto, il vostro lavoro di meditazione; mantenete il legame interiore; pensate il vero in ogni momento. La necessità e l’occasione sono grandi e chiunque possa aiutare è chiamato nelle prime linee. Tutti possono essere in qualche modo utilizzati, se la vera natura del sacrificio sarà compresa, se verrà sviluppata l’abilità nell’azione e se ciascuno e tutti si sforzeranno di lavorare senza attaccamento.