060-063

[60] ANNEBBIAMENTO,
[61] GHIANDOLE,
[62] DIO,
[63] BUONA VOLONTÀ E VOLONTÀ-DI-BENE

[60]

ANNEBBIAMENTO

(1) L’annebbiamento astrale è stato spesso considerato come uno strano tentativo delle “forze oscure” di ingannare i più seri aspiranti e di bendare loro gli occhi. Molte brave persone sono quasi lusingate quando si trovano ad affrontare un annebbiamento, poiché ritengono di aver dato una così bella prova di disciplina e d’aspirazione da suscitare nelle forze oscure il desiderio di ostacolare il loro grande lavoro avvolgendolo nelle nebbie. Nulla di meno vero: tutto ciò fa parte dell’annebbiamento dei nostri tempi ed è radicato nell’orgoglio e nel compiacimento dell’uomo. … È illusione a livello astrale. (10 – 20/1), (15 – 471).

(2) Il modo più efficace per dissolvere l’annebbiamento è realizzare la necessità di essere semplici canali per l’energia dell’anima. Se il discepolo riesce nel giusto allineamento e perviene al conseguente contatto con l’anima, ne risulterà maggior luce. Questa fluisce e non irradia soltanto la mente, ma anche la coscienza cerebrale. Egli vede più chiaro, realizza i fatti libero dal proprio “vano immaginare” e la “luce splende sulla sua via”. Non sa ancora vedere veramente in un più vasto raggio di coscienza; l’illusione di gruppo e, naturalmente, quella mondiale restano tuttora un mistero che lo limita e lo confonde, ma la sua via immediata comincia a farsi chiara ed è relativamente libero dalla nebbia di antichi miasmi emotivi che deformano la verità. Allineamento, contatto con l’anima e costanza sono le note chiave del successo. (10 – 36/7).

(3) Sul Sentiero della Prova si oscilla, coscientemente, fra le coppie di opposti, fino a quando si scorge ed emerge la via di mezzo. Quell’oscillazione produce l’annebbiamento delle coppie di opposti, che anch’esso è una nebbia fitta, talvolta colorata di gioia e felicità, talvolta di tristezza e depressione, secondo l’alternarsi degli opposti nella coscienza del discepolo. Ciò perdura fino a quando l’accento è posto sul sentimento, variando dall’intensa gioia, quando l’uomo cerca di identificarsi con l’oggetto della devozione o aspirazione, e la più cupa disperazione e il più amaro senso di sconfitta quando non vi riesce. Tutto ciò è di natura astrale e sensuale e nulla ha a che fare con l’anima. Gli aspiranti rimangono per molti anni, talvolta per molte vite, imprigionati in quest’annebbiamento emotivo. Quando si liberano dalla sfera del sentimento, polarizzandosi in quella della mente illuminata, quest’illusione, parte della “grande eresia della separatività”, si dissolve. (10 – 79).

(4) Per chi è prossimo ad essere discepolo accettato, o che segue quel sentiero, il campo di battaglia è proprio l’annebbiamento astrale. Questo è il problema principale, la cui soluzione è prossima e urgente per tutti i discepoli e gli aspiranti più avanzati. Vi sarà chiaro perché nell’epoca Ariana si sia insistito sulla necessità di studiare il Raja Yoga e sottoporsi alle sue discipline. Solo osservando quelle regole l’uomo si tiene saldo nella luce, e solo l’illuminazione e la chiara visione dissolvono i miasmi dell’annebbiamento. … Perciò vi consiglio di meditare con attenzione, coltivando un’attitudine di riflessione e mantenendola stabilmente per l’intera giornata. (10 – 80/1).

(5) È importante diffidare delle proprie reazioni alla vita e alle circostanze quando esse stimolano critica, separatività o orgoglio, che alimentano l’annebbiamento e in senso occulto ne sono le caratteristiche occulte. Riflettetevi. Chi riesce a liberarsene è in procinto di abbandonare e dissipare tutto l’annebbiamento astrale. Sono parole scelte con cura per attrarre la vostra attenzione. (10 – 82).

(6) L’autocommiserazione è uno dei principali annebbiamenti dell’uomo sensibile e progredito. (10 – 111).

(7) L’annebbiamento a sua volta vela e nasconde la verità dietro le nebbie e le foschie del sentimento e delle reazioni emotive; la sua potenza è unica e travolgente e tutta particolare a causa della forte tendenza dell’uomo a identificarsi con la natura astrale e la vitalità della sua reazione cosciente e senziente… L’annebbiamento può essere dissolto soltanto per afflusso di limpida luce diretta; ciò vale tanto nella vita del singolo che in quella dell’umanità intera. (10 – 241).

(8) L’annebbiamento è di natura astrale e attualmente molto più potente dell’illusione, poiché l’enorme maggioranza agisce sempre per impulso astrale-emotivo. … La vastità del soggetto è impressionante e ci vuol tempo prima che l’aspirante impari le norme per sfuggire dai mondi dell’annebbiamento. (15 – 473), (10 – 26).

(9) Lo stesso effetto, in diversa misura, è causato dalla morte in tutti i regni della natura; esso spezza e distrugge la forma sostanziale e quindi serve un proposito costruttivo; le ripercussioni sono soprattutto astrali o psichiche e dissolvono, in parte, l’annebbiamento circostante. L’ampia distruzione di forme avvenuta negli anni di guerra provocò immensi mutamenti sul piano astrale e servì a dissipare enormi accumuli di annebbiamento mondiale. Questi eventi dovrebbero determinare una minore resistenza all'afflusso di nuove energie; potrà facilitare l’avvento di nuove idee incarnanti i necessari riconoscimenti; appariranno nuove concezioni e il loro emergere nel campo del pensiero umano dipenderanno dalla formulazione di nuovi “canali di impressione”, che renderanno le menti umane sensibili ai piani gerarchici e ai propositi di Shamballa. (17 – 503).

(10) Ecco i nomi di alcuni di questi annebbiamenti:

1. L’annebbiamento del destino. Chi ne è vittima ritiene di avere un compito importante da assolvere e di dover parlare e agire perché tale è il suo destino. Ciò alimenta un orgoglio che non ha basi reali.

2. L’annebbiamento dell’aspirazione. Chi ne è condizionato è completamente soddisfatto e preoccupato della sua aspirazione alla luce, e si adagia sul fatto di essere un aspirante. Egli deve invece progredire sul Sentiero del Discepolato, senza curarsi della preoccupazione e della soddisfazione che gli derivano dalle sue ambizioni e mete spirituali.

3. L’annebbiamento della sicurezza di sé, o di ciò che può essere chiamato i principi astrali del discepolo. In termini semplici è la convinzione che il proprio punto di vista sia completamente giusto. Anche questo alimenta l’orgoglio e tende a far credere al discepolo di essere un’autorità infallibile. È comune ai teologi.

4. L’annebbiamento del dovere: conduce allo sviluppo abnorme del senso di responsabilità, con attività inutili e insistenza su questioni secondarie.

5. L’annebbiamento delle condizioni ambientali, causa frequente del senso di frustrazione, di futilità o di importanza.

6. L’annebbiamento della mente e della sua efficienza e capacità di trattare qualsiasi problema. Porta inevitabilmente all’isolamento e alla solitudine.

7. L’annebbiamento della devozione, che porta a un’indebita stimolazione del corpo astrale. L’uomo o la donna che ne è vittima vede un’idea sola, una persona soltanto, un’autorità sola, e un solo aspetto della verità. Alimenta il fanatismo e l’orgoglio spirituale.

8. L’annebbiamento del desiderio, con azione riflessa sul corpo fisico. Induce una condizione permanente di lotta e agitazione. Impedisce la pace, il lavoro fecondo e deve, prima o poi, essere eliminata.

9. L’annebbiamento dell’ambizione personale.

Vi sono molte altre specie di annebbiamenti emotivi, sia individuali che diffusi in tutto il mondo, ma quelli menzionati denotano le tendenze generali. (5 – 26/7).

Vedi anche: "Illusione" e "Maya".

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GHIANDOLE

(1) Tutti gli organi sussidiari dell’uomo sono effetti e non cause predeterminanti. Sono invece cause determinanti le ghiandole, che fanno l’uomo qual è. Esse sono l’esternazione dei tipi di forze che dai mondi sottili penetrano nei centri eterici. Esprimono il livello evolutivo raggiunto dell’individuo; sono vitali e attive, o non vitali e inattive, secondo lo stato dei centri. Sono efficienti, carenti o iperattive secondo la condizione dei vortici eterici. (17 – 46).

(2) Quando non c’è libera circolazione fra il corpo astrale e il corpo eterico, compare la malattia. Anche quando non c’è libera circolazione fra il corpo eterico e il corpo fisico, con implicazioni sui gangli nervosi e sul sistema endocrino, compare la malattia. La stretta relazione che lega i sette centri maggiori e le sette ghiandole principali del sistema fisico non deve mai essere dimenticata. I due sistemi formano un complesso direttivo stretto e interdipendente, in cui le ghiandole e le loro funzioni dipendono dalla condizione dei centri eterici. Questi, a loro volta, sono condizionati dal punto di evoluzione e dall’esperienza acquisita dall’anima incarnata, dalla polarizzazione specifica dell’anima in incarnazione e dai raggi (personalità e anima) dell’uomo. … La nuova scienza medica sarà decisamente costruita sulla scienza dei centri e su questa conoscenza sarà basata ogni diagnosi e cura possibile. L’endocrinologo inizia solo a percepire le possibilità, e molto di ciò che sta considerando ora contiene i semi della verità futura. L’“equilibrio del sistema ghiandolare” e la relazione che lega le ghiandole alla circolazione sanguigna, al carattere e alle predisposizioni di vario tipo, sono considerazioni di valore reale, degne di essere perseguite. Molto però resta ancora da scoprire, prima che sia possibile agire sulle ghiandole in condizioni di sicurezza, facendone il principale oggetto di studio (come avverrà prima o poi per tutte le forme di malattia). (17 – 77/8).

(3) In medicina oggi si parla assai degli “squilibri” del sistema ghiandolare endocrino, cui si ascrivono molte malattie. Ma dietro questa condizione del sistema ghiandolare sta lo squilibrio di base dei centri stessi. Il giusto equilibrio sarà raggiunto e il sistema endocrino umano regolerà debitamente l’uomo fisico, solo quando si avrà una giusta comprensione della forza, della sua ricezione e del suo conseguente uso. (17 – 84).

(4) Come sapete, i centri governano il sistema endocrino, che a sua volta presiede alle sette aree principali del corpo fisico e da cui dipende il buon funzionamento di tutto l’organismo, con ripercussioni sia fisiche che psicologiche. (17 - 140).

(5) Il sistema endocrino. È l’espressione tangibile ed exoterica dell’attività del corpo vitale e dei suoi sette centri. I sette centri di forza sono situati presso le sette ghiandole principali e ogni centro di forza, secondo l’insegnamento esoterico, riversa potenza e vita nella ghiandola corrispondente che ne è, di fatto, l’esternazione.

Centri                                                             Ghiandole

Testa ....................................................... Pineale
Fra le sopracciglia .................................. Corpo pituitario
Gola ....................................................... Tiroide
Cuore ..................................................... Timo
Plesso solare ......................................... Pancreas
Sacrale .................................................. Gonadi
Base della spina dorsale ........................ Surrenali (17 - 141/2).

(6) Lo studio delle ghiandole (oggi in una fase nemmeno embrionale) molto si apprenderà dei loro rapporti con i centri e molti esperimenti saranno compiuti. Per l’esoterista, che ammette l’esistenza dei centri, le ghiandole sono il fattore determinante per eccellenza dello stato di salute generale di un individuo; esse, infatti, non solo segnalano lo sviluppo psicologico, in modo assai più accurato di oggi, ma esercitano (come la medicina ufficiale già intuisce) un effetto molto potente su tutto l’organismo; il loro influsso, mediante la corrente sanguigna, raggiunge ogni parte del corpo fino alle estremità. Le ghiandole sono il prodotto dell’attività dei centri; sono soprattutto e sempre effetti di cause interiori predisponenti, ed è attraverso i centri con le relative ghiandole che l’anima costruisce sul piano fisico l’apparato che chiamiamo uomo fisico. (17 – 204).

(7) Intimamente connesso e reattivo all'unisono con i centri è il sistema endocrino o ghiandolare tramite il quale, durante l’incarnazione, la vita scorre libera e ben diretta se l’uomo è assai progredito, o al contrario ostacolata e mal diretta se questi è di media o scarsa levatura; la forma reagisce o meno al mondo delle energie che la circonda tramite questo sistema di controllo ghiandolare. Per quanto riguarda la guarigione, l’uomo è dunque malato e debole, oppure sano e forte, secondo lo stato dei centri e delle ghiandole, che ne sono il precipitato. Ricordate sempre che i centri sono i principali strumenti sul piano fisico di cui l’anima si serve per agire ed esprimere vita e qualità, secondo il grado di sviluppo, e che il sistema endocrino è semplicemente un effetto, inevitabile, dei centri tramite i quali opera l’anima. Le ghiandole dimostrano pertanto con esattezza il livello evolutivo dell'uomo e, secondo il punto raggiunto, sono responsabili dei suoi limiti e difetti o delle sue qualità e della perfezione raggiunta. Il comportamento di un uomo nel mondo fisico è condizionato, controllato e determinato dalla natura delle sue ghiandole ed esse dipendono dalla qualità e vitalità dei centri, a loro volta condizionati, controllati e determinati dall’anima, sempre più efficace col procedere dell'evoluzione. Prima che l’anima assuma il governo, i centri sono qualificati, controllati e condizionati dal corpo astrale, poi dalla mente. Scopo del ciclo evolutivo è di determinare tale dominio e controllo da parte dell'anima; oggi gli esseri umani rispecchiano tutte le innumerevoli fasi di sviluppo di questo processo.

Mi rendo conto di aver ripetuto concetti già esposti e ben noti. Ho tuttavia ritenuto essenziale rinfrescare la vostra memoria su questi argomenti. (17 – 623/4).

(8) Tenete ben presente che l’effetto principale delle attività ghiandolari e delle loro secrezioni è di natura psicologica. L’uomo sul piano fisico ha le qualità emotive e mentali consentite dal suo sistema endocrino, che fra l’altro ne stabilisce anche le caratteristiche fisiche, in quanto queste sono sovente determinate dallo stato emotivo e mentale. (17 – 625).

(9) Per questo motivo la scienza medica un giorno si renderà conto (e già ne ha la percezione) che è impossibile ottenere mutamenti fondamentali nella personalità e nel fisico di un uomo semplicemente operando sulle ghiandole. … La situazione rimarrà tale finché la medicina moderna non riconoscerà che il mondo delle cause (per quanto riguarda il sistema endocrino) è il corpo eterico con i suoi sette centri; si accorgerà allora che tutto ciò che si fa in relazione alle ghiandole deve essere trasferito ai centri, di cui esse sono i sette precipitati.

Pertanto il guaritore trascura la ghiandola e agisce direttamente sul centro che condiziona il "punto di attrito" e controlla l’area sotto la sua influenza. (17 – 626).

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DIO

(1) Dio, la Mente Universale, l’Energia, la Forza, l’Assoluto, l’Inconoscibile; questi nomi e molti altri escono dalle labbra di coloro che, per mezzo del lato forma, cercano l’Abitatore della forma senza per ora poterlo trovare. Quest’incapacità di trovarlo è dovuta alle limitazioni del cervello fisico ed alla mancanza di sviluppo del meccanismo tramite cui si può conoscere ciò che è spirituale, e per mezzo del quale può essere stabilito, e un giorno lo sarà, il contatto con Lui. (3 – 238).

(2) Ciò che lo scienziato chiama energia, l’uomo religioso lo chiama Dio, e tuttavia i due sono uno solo, non essendo altro che il proposito manifestato, nella materia fisica, di una grande Identità extra sistemica. La Natura è l’apparenza del corpo fisico del Logos, e le leggi della natura sono le leggi che governano i processi naturali di quel corpo. La Vita di Dio, la Sua energia e vitalità si trovano in ogni atomo manifesto; la Sua essenza dimora in tutte le forme. Questo noi chiamiamo lo Spirito, tuttavia Lui Stesso non è quelle forme, così come l’uomo sa di non essere i suoi corpi. L’uomo sa di essere una volontà, un proposito, e mentre progredisce nell’evoluzione, quel proposito e quella volontà gli divengono sempre più coscientemente definiti. Così è per il Logos planetario ed il Logos solare. Essi dimorano all’interno, e tuttavia sono all’esterno, dello schema planetario o del sistema solare. (3 – 1136).

(3) Solo quando l’essere umano comprende se stesso può giungere alla comprensione della totalità che chiamiamo Dio. (4 – 29).

(4) Se Dio Trascendente esiste in eterno, non può essere conosciuto e accostato correttamente che tramite Dio Immanente - immanente nell’individuo, nei gruppi, nei popoli, nelle istituzioni e nelle religioni, nell’umanità e nella stessa Vita planetaria. (10 – 162).

(5) Da questa “divina indifferenza” dipende il tentativo di descrivere il “Puro Essere” o Dio e dallo sforzo di comprenderne in qualche misura la natura si è sviluppata la formula della negazione: Dio non è questo, non è quello; non è alcuna cosa; non è tempo né spazio; non è sentimento né pensiero, non è forma né sostanza. Dio semplicemente È. (10 – 244).

(6) Il problema di Dio: Il fatto di Dio sarà dimostrato e avrà termine l’incertezza degli uomini a tale riguardo. Non sarà un’invenzione dell’immaginazione creativa dell’uomo, né un’estensione della sua coscienza, bensì la Divinità della vita essenziale, somma di tutte le energie… sarà sicuramente un Dio trascendente, ma nello stesso tempo anche immanente in tutta certezza, un Dio di tale immensità che i cieli lo proclameranno, e così intimo che il più umile dei fanciulli potrà riconoscerlo.

… Dio sarà visto e conosciuto fuori della carne, eppure con l’occhio della visione interiore Lo si potrà scorgere anche dimorando nella carne. Non si può vedere la Divinità con l’occhio fisico, anche se il Suo segno è ovunque. Esiste un occhio che si può sviluppare e usare, che consentirà di vedere Dio operante nel mondo interiore della Vita, entro Se stesso e in ogni forma, poiché “quando il tuo occhio sarà singolo, tutto il tuo corpo sarà pieno di luce”. In quella luce vedremo la luce, e dunque Dio. (14 – 182).

(7) Descrivere in modo adeguato la meraviglia e il destino del regno umano supera le mie possibilità, e quelle di qualsiasi altro scrittore, per quanto eccelsa possa essere la comprensione dell’uomo o la sua risposta alla bellezza del mondo di Dio. La divinità, per essere compresa, deve essere vissuta, espressa e manifestata. Per essere compreso in senso intellettuale, Dio deve essere amato, conosciuto e rivelato nel cuore e nel cervello dell’uomo. (14 – 313).

(8) Abbiamo parlato di Dio in termini di Persona e quindi usato il pronome e l’aggettivo Egli e Suo. Se ne deve di conseguenza dedurre che trattiamo di una Personalità meravigliosa chiamata Dio, e che quindi apparteniamo alla scuola di pensiero detta antropomorfica? La dottrina Buddista non riconosce alcun Dio o Persona. È dunque errato o giusto questo modo d’impostare la questione? Soltanto il comprendere l’uomo come espressione divina nel tempo e nello spazio può spiegare questo mistero.

Entrambe le scuole di pensiero sono nel giusto e non si contraddicono. La verità comincia ad apparire quale è, sia pure vagamente, nella loro sintesi e fusione. Vi è un Dio Trascendente il quale, “avendo pervaso l’intero universo con un frammento di Sé”, può ancora dire: “Io permango”. Vi è un Dio Immanente la cui Vita è la sorgente dell’attività, dell’intelligenza, dello sviluppo e dell’attrazione di ogni forma in tutti i regni della natura. Allo stesso modo esiste in ogni uomo un'anima trascendente che, quando il ciclo di vita sulla terra ha fatto il suo corso e il periodo di manifestazione è terminato, torna ad essere il non manifesto e il senza forma, e può dire anch’essa: “Io rimango”. Nella forma e durante la manifestazione l’unico modo in cui la mente e il cervello umano possono esprimere il riconoscimento della vita divina condizionante è di ricorrere ai termini di Persona, di Individualità. Ecco perché parliamo di Dio come Persona, della Sua volontà, della Sua natura e della Sua forma.

Tuttavia oltre l’universo manifesto sta l’Uno senza forma, Quello che non è un individuo, perché libero dalle limitazioni dell’esistenza individualizzata. Perciò i Buddisti a ragione affermano che la natura della Divinità è non-individualizzata e rifiutano di personalizzarla. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo della teologia cristiana, che incarnano le trinità di tutte le teologie, scompaiono anch’esse nell’Uno quando il periodo di manifestazione è concluso. Rimangono come Uno, con qualità e vita indifferenziate e intatte, come lo sono durante la manifestazione.

Avviene qualcosa di analogo quando l’uomo muore. I suoi tre aspetti — mente o volontà, emozione o amore e apparenza fisica — svaniscono. Non vi è più una persona. Eppure, se si accetta l’ipotesi dell’immortalità, l’essere cosciente rimane; la sua qualità, il proposito e la vita si riuniscono all’anima immortale. La forma esterna, differenziata in una trinità manifesta, è scomparsa — e non tornerà mai più nel tempo e nello spazio in forma ed espressione uguali.

L’azione reciproca fra anima e mente produce l’universo manifestato, con tutto ciò ch’esso include. Fintanto ch’essa perdura, sia in Dio che nell’uomo, noi usiamo (e in che altro modo potremmo esprimerci con chiarezza?) termini d’origine umana e perciò limitanti; è il nostro stadio d’illuminazione attuale, o dovremmo forse dire di non-illuminazione? Così si costruisce l’idea d’individualità, di personalità e di forma. Quando l’azione reciproca e la manifestazione cessano, questi termini non sono più adatti; non hanno più senso. Ma l’uno immortale, sia esso Dio o uomo, permane.

Così nel pensiero umano, preservatoci dal Grande Maestro dell’Oriente, il Buddha, abbiamo il concetto della Divinità trascendente, distinta dalle triplicità, dualità e molteplicità della manifestazione. Non vi è che vita, senza forma, senza individualità, ignota. L'insegnamento dell’Occidente, preservato e formulato dal Cristo, conserva il concetto di Dio immanente: Dio in noi e in tutte le forme. Con la sintesi dei due insegnamenti e la fusione di quelle due grandi scuole di pensiero, qualche cosa del Tutto supremo si può percepire, ma percepire soltanto, non conoscere. (15 – 229/31).

(9) Una delle cose più difficili da comprendere ed interpretare per l’uomo pensante medio sono i processi distruttivi di quella ch’egli chiama (in mancanza di un termine migliore) “la volontà di Dio”. Questo è uno dei risultati (soltanto uno) di una civiltà puramente materialistica, che ha dato importanza esclusivamente al lato forma dell’esperienza e così considera il benessere fisico e gli agi fisici, insieme ai possessi materiali, come il vero scopo di tutto lo sforzo umano. È su quest’esteso atteggiamento e su questa reazione, che si concentrerà la luce in arrivo, e man mano che la luce rivelerà la realtà, il mondo fenomenico e il mondo dei valori spirituali entreranno in un migliore rapporto diretto. (18 – 649).

(10) Le religioni orientali hanno accentuato Dio immanente nel profondo del cuore umano, “più vicino dei piedi e delle mani”, il Sé, l’Uno, Atma; “più piccolo del piccolo”, eppure onnipervadente. Quelle occidentali hanno presentato Dio trascendente, esterno all’universo, l’Osservatore. Questo concetto della divinità ha condizionato gli uomini soprattutto perché si manifesta nei processi naturali; più tardi, nella legge religiosa ebraica Dio apparve quale Jehovah, quale anima di una nazione.

Poi venne considerato quale uomo perfetto, e il divino Uomo-Dio camminò sulla Terra nella Persona del Cristo. Oggi si va sempre più affermando il concetto di Dio immanente in ogni uomo e in ogni forma creata. Oggi le chiese dovrebbero offrire la sintesi dei due concetti che troviamo espressi da Shri Krishna nella Bhagavad Gita: “Avendo pervaso l’intero universo con un frammento di Me, Io permango”. Dio, più vasto di tutto il creato, eppure presente anche in ciascuna sua parte; Dio trascendente, garanzia del piano per il mondo, Proposito che condiziona tutto ciò che vive, dall’atomo infinitesimo, attraverso tutti i regni della natura, fino all’uomo. (8 – 144/5).

(11) Lentamente, col graduale risveglio della coscienza, è apparsa la grande verità parallela di Dio immanente, che “pervade” di Sé tutte le forme, regola e guida dall’interno i regni della natura, si esprime in tutti gli uomini… La fede sempre crescente che il Cristo è in noi, come fu nel Maestro Gesù, porterà un radicale mutamento nelle vicende mondiali e nell’atteggiamento umano verso la vita. (13 – 592).

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BUONA VOLONTÀ E VOLONTÀ-DI-BENE

(1) In ogni paese esistono uomini di buona volontà, capaci di vera comprensione. Moltissimi sono noti. Ma sono sopraffatti dalla paura o da un senso d’impotenza, perché pensano che il lavoro da compiere è tanto stupendo che i loro minuscoli tentativi isolati sono del tutto incapaci di abbattere le barriere di odio e separazione ovunque presenti. Si rendono conto che sembra mancare una diffusione sistematica dei principi che forse detengono la soluzione del problema mondiale; non hanno nozione della forza numerica di quanti pensano come loro, e quindi sono resi impotenti dalla solitudine, dalla disunione e dal peso morto dell’inerzia che li circonda.

… Come stabilizzare la situazione economica e ricostituirla in modo che tutti possano avere la loro giusta parte?

In un solo modo: mediante l’azione congiunta degli uomini di buona volontà e comprensione, in ogni paese e nazione. Costanti e silenziosi, senza fretta, devono compiere tre cose:

Primo, riconoscersi ed entrare in contatto fra loro. In tal modo si annulla il senso di debolezza e inutilità. Questo è il primo dovere e il primo compito del nuovo gruppo di servitori del mondo.

Secondo, spiegare e illustrare i principi fondamentali di retta esistenza, buona volontà e armonia, riconosciuti, ma non applicati, da tutti gli uomini di retto giudizio. Li si deve formulare nei termini più semplici e dimostrare in pratica.

Terzo, educare le moltitudini secondo quei principi. Con costanza, regolarità e metodo devono essere educate alla fratellanza, all’internazionalismo basato sulla buona volontà e l’amore per tutti gli uomini, all’unità religiosa e all’interdipendenza cooperativa. Bisogna educare i singoli a compiere la propria parte importante con buona volontà e comprensione, ogni comunità deve addossarsi le proprie responsabilità rispetto alle altre, infine si deve spiegare e accentuare la responsabilità fra le nazioni e fra l’insieme di queste e il mondo intero.

Non è un programma vano, mistico, o privo di basi pratiche. Non mira a demolire né attaccare alcuna autorità o governo. Non intende abbattere governanti o rovesciare partiti politici o nazionali. Esige invece un’azione intelligente e pratica. Richiede la collaborazione di molte menti e molti operatori provetti. Bisogna individuare gli uomini di buona volontà di ogni nazione e compilare elenchi di quelli che corrispondono a tali ideali. Occorre sollecitarne e organizzarne la collaborazione. Questo programma richiederà anche l’aiuto di molti oratori e scrittori, operanti secondo le stesse direzioni ideali, ma con metodi diversi. Dovranno essere liberi di lavorare nel modo che ritengono più adatto alle rispettive nazioni, per la conoscenza che hanno di esse e del mezzo migliore di presentare queste verità fondamentali ai loro connazionali. Essi, con tutti gli uomini di buona volontà, costituiranno il nuovo gruppo di servitori del mondo. Dai suoi membri si dovrà estrarre un nucleo centrale che sintetizzi e coordini questo lavoro, lasciando al tempo stesso la massima libertà ai servitori e collaboratori individuali.

Il compito di educare gli uomini di buona volontà deve procedere il più rapidamente possibile, senza violare nessuna armonia. Non si deve interferire nelle preferenze e nei programmi nazionali, né criticare i governi, qualunque siano. Nessuna attività politica dovrà essere condotta in nome del nuovo gruppo di servitori del mondo. Ciò rientrerebbe nei metodi antichi e perpetuerebbe i vecchi rancori. Non bisogna attaccare gruppi o partiti, né criticare capi o attività nazionali. Sono metodi sperimentati per troppo tempo, non hanno stabilito la pace. I membri del nuovo gruppo di servitori del mondo e quanti lo affiancano non sono né contro né pro qualsiasi partito, gruppo o forma di governo. È la loro perentoria posizione. Non hanno tempo, né energia, né denaro per attacchi o contrattacchi. Il loro atteggiamento non è tuttavia di “non-resistenza passiva”. Lavorano per equilibrare le forze del mondo e favorire lo sviluppo di quel gruppo di uomini che sono per la buona volontà la comprensione e la fratellanza.

Sarà l’interprete dei giusti rapporti, della fondamentale unità umana, della fratellanza pratica, dell’innocuità positiva nella parola e negli scritti, e di quella sintesi interiore di scopi che riconosce il valore dell’individuo e, al tempo stesso, l’importanza del lavoro comune. La diffusione di queste idee e dei principi della buona volontà inserirà questa terza forza nel mondo.

Se l’opera seguirà questo indirizzo, in pochi anni l’opinione pubblica sarà costretta a riconoscere la potenza di questo movimento per la pace, la comprensione fra i popoli e la buona volontà reciproca. La forza numerica degli uomini di buona volontà sarà tale da influire sugli eventi mondiali. Sarà sufficiente per modificare il corso delle vicende mondiali.

Non sarà insegnato alcuno sterile pacifismo. Questo non è un sogno mistico che si rimette a Dio in attesa che il tempo faccia giustizia. Non è un’idea priva di basi pratiche e di possibilità di applicazione. È un piano per lo sviluppo di un gruppo di uomini di tutte le nazioni, educati alla buona volontà, dotati di una visione interiore talmente chiara dei princìpi che dovrebbero reggere i rapporti umani nel mondo, che possono agire con potenza per la pace e la comprensione. È un’educazione sistematica. Per suo mezzo uomini e donne di ogni paese devono essere educati a vivere in ogni campo d’attività come esponenti della buona volontà, che è incredibilmente potente nel risolvere le difficoltà presenti in tutti i settori. Ma fino ad oggi questo crescente spirito di buona volontà non è stato sviluppato, applicato e organizzato con intelligenza. Migliaia sono gli uomini pronti per essere così educati e per collaborare fra loro, affinché ne risulti unità d’intento nella causa della pace e dei rapporti armoniosi. Il nuovo gruppo di servitori del mondo cerca di scoprirli e riunirli in un insieme coerente. (15 – 670/6).

(2) C’è un solo modo per vincere una volontà malvagia focalizzata, rispondente alla forza di Shamballa, ed è di opporle un volere altrettanto concentrato ma spirituale, dispiegato dagli uomini e dalle donne di buona volontà che imparino a essere sensibili a questa nuova energia e a invocarla ed evocarla.

Come vedete, avevo in mente qualcosa di meglio che semplici parole di uso corrente quando mi servii di termini come buona volontà e volontà-di-bene. Non pensavo soltanto a maniere gentili e buone intenzioni, ma a quella volontà-di-bene focalizzata che può e deve evocare l’energia di Shamballa e servirsene per fermare le forze del male.

Mi rendo conto che questa è un’idea relativamente nuova per molti di voi; per altri avrà poco o nessun senso; altri ancora coglieranno barlumi di un nuovo approccio al divino e al servizio che, lo ripeto, può e deve rifare, ricostruire e riabilitare il mondo. Osservate che la volontà può essere raggiunta solo dal livello mentale, e quindi può appropriarsene solo chi opera con la mente.

Chi cerca di evocare la forza di Shamballa si avvicina di molto all’energia del fuoco. Il fuoco è simbolo e qualità del piano mentale. Il fuoco è un aspetto della natura divina. Fu anche una delle caratteristiche più notevoli della guerra. Lo si produce con mezzi fisici e col concorso del regno minerale, e fu il mezzo di distruzione più minaccioso scelto durante il conflitto. Fu l’avverarsi dell’antica profezia secondo cui si sarebbe tentato di distruggere la razza Ariana col fuoco, così come l’Atlantidea fu spazzata via dalle acque. Ma l’ardente buona volontà e l’uso consapevole e focalizzato della forza di Shamballa possono opporre fuoco a fuoco, e lo si dovrà fare. (16 – 586/7).

(3) Quando la maggioranza degli abitanti della Terra sarà in fase di rapido orientamento verso il bene e il giusto — come dice la Bibbia — e quando le moltitudini saranno propense alla buona volontà (seconda fra le maggiori espressioni che esprimono il contatto e l’influsso dell’anima nella vita degli individui e in quella del genere umano — la prima è la responsabilità), la malattia andrà gradualmente, ma costantemente languendo, morendo, fino a scomparire del tutto. Con molta, molta lentezza, il processo è già avviato — non per quanto riguarda la scomparsa della malattia, ma nell’avvio di un più corretto orientamento. Il male, il crimine e la malattia sono effetti della grande eresia della separazione, e perché l’odio prevale sull’amore. Non dimenticate che chi non ama il prossimo è un assassino, simbolo perenne di odio. Finora il senso dell'universale e di identità con tutti è assente, tranne che nell’iniziato o nel discepolo progredito. (17 – 545/6).

(4) È assolutamente essenziale che la volontà-di-bene sia svelata dai discepoli del mondo, affinché la buona volontà possa essere espressa da tutti gli strati della società umana. La volontà-di-bene dei conoscitori del mondo è il seme magnetico del futuro. La volontà-di-bene è l’aspetto Padre, mentre la buona volontà è l’aspetto Madre, e dalla loro relazione potrà essere fondata la nuova civiltà, basata su delle linee spirituali sane, ma del tutto differenti. Vorrei raccomandare questo pensiero alla vostra coscienza, perché ciò significa che due aspetti del lavoro spirituale dovranno essere alimentati nel futuro immediato, poiché da essi dipende la speranza di felicità e di pace mondiale di un avvenire più lontano. Si deve raggiungere il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo e sviluppare la volontà-di-bene nei suoi membri; simultaneamente si devono raggiungere le masse col messaggio della buona volontà. (18 – 110).

(5) Il risultato della guerra mondiale, delle malattie, carestie e sofferenze, ha sviluppato uno spirito di comunione nella sofferenza e nelle privazioni; di conseguenza questo ha condotto ovunque ad una consapevole partecipazione alle difficoltà umane, che si sta rapidamente trasformando in spirito di buona volontà.

Questa buona volontà mondiale, quando sarà stabilita veramente e organizzata correttamente, sarà il necessario preliminare della rivelazione, poiché questa rivelazione futura sarà d’ordine planetario, condivisa da tutti gli uomini. Già oggi gli uomini comprendono unanimemente la necessità di elevarsi dalla prigione dell’interesse egoistico per entrare nella libertà dell’opportunità condivisa, e il fattore che determinerà questa resurrezione è la buona volontà.

Un aspetto interessante della buona volontà è che, sviluppandosi nella coscienza umana, porta prima di tutto la rivelazione delle divisioni esistenti che contraddistinguono dovunque la vita politica, religiosa, sociale ed economica. La rivelazione di una scissione è sempre accompagnata (perché tale è la bellezza dello spirito umano) da sforzi compiuti in ogni senso per colmare o sanare la scissione. Questo è testimoniato dalle migliaia di gruppi e organizzazioni che operano per porre termine alle separazioni e abbattere gli ostacoli che impediscono giusti rapporti umani. … Il concetto di rapporti più facili, unificati e felici esiste nondimeno ovunque nella mente di molte migliaia di persone, e l’effettiva realtà si materializzerà un giorno.

Il primo passo è il salutare riconoscimento che esistono delle scissioni; è qui che la buona volontà può fare il lavoro più utile e necessario. … La buona volontà è contagiosa; una volta che si sia cominciato con spirito puro e disinteressato, la buona volontà impregnerà il mondo instaurando rapidamente giusti rapporti fra gli uomini. (18 – 749/52).

(6) La buona volontà è il primo tentativo dell’uomo di esprimere l’amore di Dio. Il suo effetto in terra sarà la pace. È tanto semplice e pratico che non si riesce ad apprezzarne il potere o lo scientifico effetto dinamico. Chi pratica la buona volontà in famiglia ne può cambiare completamente gli atteggiamenti. La buona volontà effettivamente praticata fra le parti politiche e religiose di qualsiasi nazione e fra le nazioni può rivoluzionare il pianeta. (7 – 7).

(7) La buona volontà è molto più diffusa di quanto si creda; ha solo bisogno di essere scoperta, educata e messa in atto. (7 – 120).

Vedi anche: (6 – 270, 457), (14 – 303).

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