Scorri i Capitoli di questo Libro

LA SCIENZA DEL RESPIRO

Veniamo ora alle importanti parole della quarta regola: “L’uomo respira profondamente”. Questa frase comprende molti aspetti della vita ritmica. È la formula magica della scienza del pranayama. Abbraccia l’arte della vita creativa. Mette l’uomo all’unisono con la vita pulsante di Dio stesso, e questo per mezzo del distacco e del riorientamento.

È una frase estremamente interessante come esempio della concisione e inclusività del linguaggio occulto. L’arte di respirare si suddivide in tre fasi, che raccomando alla più attenta considerazione di ciascuno di voi.

Viene dapprima l’aspetto dell’inalazione. “L’uomo inspira profondamente”. Egli trae il respiro dal più profondo del suo essere. Nel processo della vita fenomenica egli trae dall’anima l’afflato stesso della vita. È il primo stadio. Nel processo di distacco dalla vita fenomenica, dai più profondi recessi del suo essere e dalle sue esperienze egli attinge la vita, affinché questa possa essere riportata alla sorgente da cui provenne. Nella sua vita occulta di discepolo, mentre sviluppa un nuovo e più sottile apparato di risposta, egli pratica la scienza del respiro e scopre che con il respiro [150] profondo (comprendente i tre stadi della respirazione, inferiore, medio e superiore) può attivare il suo corpo vitale, con i suoi centri di forza, nel mondo delle esperienze esoteriche. I tre aspetti della “respirazione profonda” abbracciano quindi l’intera esperienza dell’anima, e ogni aspirante che s’interessi a questo soggetto può elaborare il rapporto con i tre tipi di respiro cui abbiamo accennato.

La regola continua: “egli concentra le sue forze”, ciò che indica lo stadio che può essere chiamato ritenzione del respiro. Si tratta di mantenere costantemente tutte le forze vitali nel luogo del silenzio e quando ciò, in virtù dell’abitudine acquisita e dell’esperienza, può essere compiuto con facilità e senza pensare al procedimento, l’uomo è in grado di vedere, udire e conoscere in un regno diverso da quello fenomenico. In senso più elevato, è lo stadio di contemplazione, “la pausa tra due attività”, com’è stata appropriatamente chiamata. L’anima, il respiro, la vita, si è ritirata dai tre mondi e, nel “luogo segreto dell’altissimo” riposa e nella quiete contempla la visione beatifica. Nella vita del discepolo attivo essa produce quegli intervalli, a lui ben noti, durante i quali (in virtù del distacco e della capacità di ritrarsi) nulla lo trattiene nel mondo della forma. Tuttavia, poiché il discepolo sta ancora lottando verso la perfezione e ancora non vi è giunto, questi intervalli di silenzio, ritiro e distacco sono sovente difficili e oscuri. Tutto tace, lo sgomento dell’ignoto lo assale in quella calma apparentemente vuota. In casi avanzati, tale esperienza è detta “la notte oscura dell’anima”, il momento foriero dell’alba, l’ora che precede il prorompere della luce.

Nella scienza del pranayama è il momento che segue l’inspirazione, in cui tutte le forze del corpo, per mezzo del respiro, sono elevate alla testa e ivi concentrate prima dello stadio di espirazione. Questo momento di ritenzione, se [151] eseguito in modo appropriato, produce un intervallo d’intensa concentrazione, ed è in questo momento che l’aspirante deve cogliere l’opportunità. Queste parole racchiudono un indizio.

Segue il processo di espirazione. Dice la regola: “Egli emana, dirigendola, la forma pensiero”. Questo è sempre il risultato dello stadio finale della scienza del respiro. La forma, vitalizzata da colui che respira con ritmo corretto, è inviata a compiere l’opera sua e ad assolvere la sua missione. Studiate accuratamente questo concetto, poiché contiene il segreto dell’opera creativa.

Nell’esperienza dell’anima, la forma per la manifestazione nei tre mondi viene creata mediante l’intensa meditazione, attività che procede sempre parallela alla respirazione. Con un atto della volontà, che risulta in una “espirazione”, e generato o al quale si perviene dinamicamente durante l’intervallo di contemplazione o di ritenzione del respiro, la forma pensiero è inviata nel mondo fenomenico per servire da canale d’esperienza, da mezzo d’espressione e da apparato atto a rispondere nei tre mondi dell’esistenza umana.

La meditazione e la disciplina insegnano al discepolo a pervenire ad alti momenti d’intervallo ogni qualvolta egli concentra le sue forze sul piano della vita dell’anima e di nuovo, con un atto della sua volontà, egli espira i suoi propositi, i suoi piani e la sua vita spirituale nel mondo dell’esperienza. La forma pensiero che egli ha costruito per quanto riguarda la sua parte d’attività e la concentrazione d’energia che è riuscito ad infondervi, producono i loro effetti. L’energia necessaria per fare il passo successivo è espirata dall’anima e fluisce nel corpo vitale stimolando lo strumento fisico alla necessaria attività costruttiva. L’aspetto del piano che il discepolo ha visualizzato nella contemplazione e il frammento del proposito generale della Gerarchia con cui l’anima si sente chiamata a cooperare, sono espirati simultaneamente [152] attraverso la mente fino al cervello e in tal modo “egli emana, dirigendola, la forma pensiero”.

Infine, nella scienza del pranayama questo stadio comprende l’esalazione del respiro che, guidata dal pensiero e dal proposito cosciente, serve a vitalizzare i centri e ad infondere a ciascuno di essi attività dinamica. Non occorre dire altro per il momento.

Nella scienza della “respirazione profonda” abbiamo dunque l’intero processo dell’opera creativa e dello sviluppo evolutivo di Dio nella natura. È il processo per mezzo del quale la Vita, l’Esistenza Unica, ha portato in manifestazione il mondo fenomenico, e la quarta regola è per così dire il compendio della creazione. In pari tempo è la formula secondo la quale l’anima individuale opera, man mano che concentra le sue forze per manifestarsi nei tre mondi dell’esperienza umana.

L’uso corretto della Vita-Respiro è l’arte che l’aspirante, il discepolo e l’iniziato studiano, tenendo però presente che la scienza del respiro fisico è l’aspetto meno importante e segue in ordine di tempo l’uso corretto dell’energia, termine applicato all’afflato divino o Vita. Infine, nella vita mentale del discepolo e nel grande lavoro per imparare ad essere un creatore cosciente con la materia mentale, producendo così risultati nel mondo fenomenico, questa quarta regola rappresenta le istruzioni su cui è basato il lavoro. Essa incorpora l’intera scienza del lavoro magico. Questa regola merita quindi la considerazione e lo studio più attenti. Giustamente compresa e studiata, condurrà l’aspirante dal mondo fenomenico al regno dell’anima. Le istruzioni in essa contenute, se applicate, riporteranno l’anima nel mondo fenomenico come forza creativa nella magia dell’anima e come fattore che manipola e governa la forma e per suo tramite. 

Nella formazione degli aspiranti occidentali non si esige mai una cieca e [153] incondizionata obbedienza. Si danno suggerimenti sul metodo e sulla tecnica che si sono dimostrati efficaci per migliaia d’anni e per molti discepoli. Saranno comunicate alcune regole in merito alla respirazione, ad un procedimento efficace e alla vita pratica sul piano fisico, ma nella formazione del nuovo tipo di discepolo durante la nuova era, per volontà dei Guru e dei Rishi che osservano, i discepoli saranno lasciati più liberi di quanto non fossero in passato. Ne deriverà uno sviluppo leggermente più lento all’inizio, ma si spera in un più rapido progresso durante gli stadi successivi sul Sentiero dell’Iniziazione. 

Nel periodo della loro formazione si esortano quindi gli studenti a procedere con coraggio e con gioia, consapevoli di far parte di una schiera di discepoli e di non essere soli, sapendo che potranno disporre della forza e anche della conoscenza dell’intero gruppo via via che svilupperanno la capacità di attingervi, e infine nella certezza che l’amore, la saggezza e la comprensione dei Fratelli Maggiori, che osservano, sostengono ogni Figlio di Dio che aspira, anche se apparentemente (e saggiamente) egli è lasciato a lottare per la conquista della luce, nella forza della propria anima onnipotente.