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L’ANIMA E LE SUE FORME PENSIERO - 1a parte

Abbiamo trattato del processo creativo in relazione:

1. Al Creatore di un sistema solare o di uno schema planetario.

2. All’Ego, che crea il suo corpo di manifestazione. Ricordate che tutta la famiglia umana è stata portata in manifestazione da un gruppo parallelo di Ego.

3. All’essere umano, che crea le forme pensiero con le quali egli si esprime e opera, e da cui è circondato . Si tenga inoltre presente che questo lavoro creativo definito è possibile solo a coloro che operano sui livelli mentali, ossia i pensatori del mondo e i discepoli dei Maestri.

In ogni caso abbiamo visto che la forma oggettiva è il risultato della meditazione dell’agente creatore, della risposta della materia sulla quale agisce la forza generata nella meditazione, ciò che determina la costruzione della forma e il suo impiego mediante il suono. Questo procedimento è seguito dallo stadio in cui la forma, vista oggettivamente, diviene un’entità vibrante e vivente. In tal modo “II Verbo è fatto carne”, e così nascono tutte le altre forme: universi, esseri umani, pensieri incarnati.

Questa quinta regola riguarda i tre fattori ai quali l’agente creatore rivolge l’attenzione prima che la forma fisica emerga alla vista sul piano esteriore. Essi sono:

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1. La condizione delle acque.

2. L’immunità di colui che così crea.

3. La contemplazione stabile

Tratteremo brevemente di questi tre punti e prenderemo poi in esame i tre fattori che il discepolo deve collegare se vuole divenire un attivo e potente cooperatore della Gerarchia. Essi sono l’occhio, il cuore e la gola. Queste regole si prestano a varie interpretazioni e hanno diversi significati; per i nostri fini ci occuperemo soltanto della linea d’interpretazione che concerne il discepolo e il suo lavoro, e tratteremo della sua preparazione al lavoro magico dell’Ego, mentre questo dimora in una forma fisica e ne fa uso. Questi insegnamenti vogliono avere carattere pratico; essi daranno rilievo alla formazione e alla disciplina del discepolo, mentre sparsi qua e là non mancheranno cenni e suggerimenti esoterici che, se seguiti, condurranno l’aspirante all’esperimento e all’esperienza della Verità. Coloro che non sono veri aspiranti non riconosceranno tali cenni esoterici e saranno in tal modo preservati dal pericolo di un’esperienza prematura.

Cominciamo dunque lo studio dei tre fattori oggetto della nostra attenzione e consideriamoli dal punto di vista dell’essere umano che crea forme pensiero, e non principalmente da quello di un Creatore solare o di un Ego in procinto d’incarnarsi tramite una forma. A questo punto sono utili due considerazioni supplementari. L’una è che il processo di creare forme pensiero fa parte del lavoro che ogni aspirante compie nella meditazione quotidiana. Se lo studente ricordasse che ogni volta che si accinge a meditare impara a costruire e vivificare forme pensiero, il suo lavoro potrebbe diventare più interessante. Gran parte degli aspiranti, nella meditazione tendono ad occuparsi dei loro difetti e dell’incapacità di dominare la mente, mentre entrambi questi aspetti del loro sforzo [159] verrebbero facilitati se essi si preoccupassero del lavoro, profondamente avvincente, di costruire forme pensiero.

L’altra considerazione, d’importanza secondaria, è che quando gli Ego si accingono ad assumere corpi fisici, sono profondamente impegnati nel lavoro di meditazione ed è assai improbabile che possano essere raggiunti dai medium comuni nelle ordinarie sedute spiritiche. Tutt’al più, possono venire in contatto con gli Ego trapassati di recente, i quali nella maggior parte dei casi sono in condizioni di profonda astrazione di tipo diverso. Non c’è tempo né scopo di dilungarsi su quest’argomento, ma può interessare coloro che indagano su questi soggetti.

1. La condizione delle acque

L’agente creatore, l’uomo, mediante gli incentivi di un proposito coordinatore, l’intenta meditazione e l’attività creativa, ha costruito la forma pensiero che egli anima con la propria vitalità e dirige con la propria volontà. È giunto il momento di inviare tale forma pensiero a compiere la sua missione e di realizzare lo scopo della sua esistenza. Come abbiamo visto nella regola precedente, la forma è “diretta” dal suo creatore mediante il potere dell’emissione del respiro. Questa è un’espressione simbolica e al tempo stesso un fatto sperimentale nel lavoro magico. L’insuccesso che il discepolo incontra spesso nel suo lavoro è dovuto alla sua incapacità di comprendere sia il significato esoterico che quello letterale di questa emissione di respiro che egli effettua durante la meditazione. Questa espirazione è il risultato di un precedente periodo di respirazione ritmica, accompagnato da meditazione concentrata, cui segue un preciso focalizzarsi dell’attenzione e del respiro mentre il proposito della forma creata viene mentalmente definito e, infine, la vivificazione della forma pensiero da parte del suo creatore e l’attivazione a vita indipendente che ne consegue.

Il primo fattore che impedisce a tale lavoro di risultare potente è dato dall’incapacità del discepolo di eseguire simultaneamente [160] queste attività. La seconda causa d’insuccesso deriva dalla negligenza nel considerare la condizione delle acque, o lo stato della sostanza emotiva, in cui questa forma mentale deve immergersi per raccogliere attorno a sé la materia del piano astrale che le permetterà di divenire un’entità funzionante su quel piano, senza di che rimane una forma morta sul piano mentale, priva del potere motivante del desiderio, necessario per portarla a compimento sul piano fisico.

È interessante ricordare che se una forma pensiero è spinta nel mondo emotivo per rivestirsi di un corpo di desiderio (la forza propulsiva che produce ogni oggettività) e viene immersa in una “condizione delle acque” puramente egoistica, essa si perde, assorbita dal corpo astrale del discepolo, che è il punto focale di tutta l’energia astrale da lui stesso impiegata. Viene trascinata in un vortice, centro del corpo astrale individuale, e perde la sua esistenza separata. Il paragone con il vortice è molto appropriato. Il pensatore può essere paragonato a qualcuno che dalla riva lanci una barchetta di carta nella corrente. Se la lancia in un vortice, essa viene immediatamente risucchiata nel centro del gorgo e scompare. Molte forme costruite dall’aspirante durante la meditazione vanno perdute e non adempiono il loro scopo a causa dello stato caotico e vorticoso del suo corpo emotivo. Così le buone intenzioni non approdano a nulla, i buoni propositi e i piani di lavoro per il Maestro non si materializzano perché la forma pensiero, scendendo nel piano del desiderio e delle emozioni, viene in contatto soltanto con le torbide acque della paura, del sospetto, dell’odio, del desiderio impuro o esclusivamente fisico. Tutto ciò essendo più potente della piccola forma, essa ne è sopraffatta, viene persa di vista e scompare, e l’uomo si rende conto che un altro sforzo è fallito.

[161]

La “condizione delle acque” può anche non essere determinata da un vortice autogenerato, ma presentarsi piuttosto come una gora le cui acque siano rese turbolente e spumeggianti dalle attività altrui. Molti discepoli hanno raggiunto una misura sufficiente di autodominio e disinteresse personale. Non sono vittime di desideri e di mire personali, quindi relativamente liberi dal vortice delle tendenze egoistiche, ma il loro corpo astrale è continuamente trascinato in uno stato d’agitazione dal gruppo per il quale e nel quale lavorano. Sono esultanti o depressi, soddisfatti o scontenti dei risultati raggiunti o che non riescono a raggiungere; sono agitati ed emotivamente sconvolti da successi o insuccessi, da prove di fedeltà e di slealtà dei loro compagni di servizio e, a causa di queste potenti reazioni, le loro forme pensiero costruite con tanta diligenza e devozione finiscono nel nulla. La loro “capacità d’azione” va perduta, perché essi sono ancora troppo attaccati al risultato auspicato ed il loro lavoro non dà alcun frutto.

Esistono molte altre “condizioni delle acque”, che ogni aspirante può determinare da sé; ve n’è tuttavia ancora una cui vorrei accennare. Il corpo emotivo del discepolo che deve nutrire e alimentare la tenue forma pensiero appena nata e provvista del suo nucleo mentale, fa necessariamente parte della forma emotiva planetaria e quindi vibra all’unisono con essa. Si dovrebbe tenere accuratamente conto di questo fatto, poiché il corpo emotivo è posto in un determinato stato d’attività dalla condizione astrale generale e va quindi saggiamente trattato da questo punto di vista.

Tre note predominano oggi nella forma planetaria: paura, aspettativa, desiderio al punto culminante (nella famiglia umana) di possessi materiali. Notate l’aggettivo “culminante”. Il desiderio umano di felicità materiale ha raggiunto il punto massimo e il culmine di tale desiderio è stato sorpassato; l’umanità ha quindi conseguito e superato molto. Ma il ritmo dei tempi è intenso.

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L’aspirante che cerca di servire dai livelli mentali deve comprendere e trasformare le tre qualità suddette. Alla paura deve sostituire quella pace che è prerogativa di coloro che vivono sempre nella Luce dell’Eterno; la dubbiosa aspettativa deve cedere il posto alla calma, ma attiva, sicurezza dell’obiettivo ultimo, che nasce dalla visione del Piano e dal contatto con altri discepoli e, in seguito, con il Maestro. Il desiderio di possessi materiali deve tramutarsi in aspirazione per i beni che sono la gioia dell’anima: saggezza, amore e potere di servire. Pace, sicurezza e retta aspirazione! Queste tre parole, chiaramente comprese e sperimentate nella vita d’ogni giorno, determineranno quella giusta “condizione delle acque” che assicura la sopravvivenza d’ogni forma pensiero, correttamente generata nella meditazione dall’uomo che opera come anima.

2. L’immunità di colui che così crea

A questo punto è opportuno ripetere e sottolineare il fatto, anche se già risaputo, che le persone sono frequentemente uccise (in senso occulto e quindi il più grave) dalle loro stesse forme pensiero. La creazione del pensiero, mediante la concentrazione e la meditazione, è un’opera estremamente pericolosa. Non lo si dimentichi mai. Vi sono infatti forme di pensiero, non rivestite di molta materia di desiderio che, non riuscendo a scendere, avvelenano l’uomo sui livelli mentali e lo fanno in due modi:

1. Divenendo così potenti che l’uomo è vittima di ciò che ha creato. È “l’idea fissa”, secondo gli psichiatri, l’ossessione che conduce all’alienazione mentale; la persistenza di un pensiero su un unico soggetto, che infine terrorizza il suo creatore.

2. Moltiplicandosi cosi rapidamente da trasformare l’aura dell’uomo in una nube fitta e densa, attraverso [163] la quale la luce dell’anima non riesce a penetrare e nemmeno l’amore degli esseri umani e le piacevoli, belle e confortanti attività della natura e della vita dei tre mondi riescono a farsi strada. L’uomo, asfissiato e soffocato dalle proprie forme pensiero, soccombe ai miasmi che egli stesso ha generato.

Vi sono inoltre linee di pensiero che suscitano nel corpo emotivo una reazione di natura tossica. Ad esempio, un essere umano segue una data linea di pensiero relativa ai propri simili. Essa genera odio, gelosia e invidia e giunge in manifestazione in modo da determinare, sul piano fisico, delle attività che provocano la morte del loro creatore. Questo può verificarsi letteralmente come nel caso di delitti, che spesso risultano da un intento cristallizzato, o sotto forma di malattia. Pensiero puro, retto movente, desiderio amorevole, sono i tre veri correttivi della malattia e quando il desiderio di pervenirvi (che anima molti) è elevato a un’attività di pensiero costruttiva, si avrà una graduale eliminazione della malattia. A tutt’oggi, molti desiderano, pochi pensano. Non si dimentichi mai che i Grandi Esseri non cercano coloro che desiderano e aspirano soltanto. Essi cercano coloro che al desiderio uniscono la determinazione ad apprendere, ad usare il loro corpo mentale, a divenire creatori e che lavoreranno in modo costruttivo per raggiungere tali fini.

Ecco perché in tutti i sistemi di vera formazione occulta è data la massima importanza al retto pensiero, al desiderio amorevole e alla vita pura e irreprensibile. Solo così il lavoro creativo può progredire in tutta sicurezza, e solo così la forma pensiero può scendere nell’oggettività ed essere un agente costruttivo sul piano dell’esistenza umana.

3. Contemplazione stabile

Noterete che non viene usata la parola ‘meditazione’. Si vuole indicare qualcosa di diverso. Il processo [164] di meditazione, che implica l’uso del pensiero e la costruzione mentale della forma, in modo che possa essere completata e integrarsi e allinearsi con la forma pensiero del gruppo dei suoi condiscepoli, e quindi con il Piano, è stato compiuto dall’uomo nel miglior modo possibile. Ora, egli deve contemplare con perseveranza ciò che ha creato e con uguale fermezza infondervi la vita necessaria affinché possa adempiere la sua funzione.

Egli cessa di ragionare, di pensare, di formulare e di costruire con materia mentale; semplicemente immette vita nella forma e la invia ad eseguire la sua volontà. Quanto più a lungo egli saprà contemplarla e mantenerla stabile, tanto più a lungo la sua creazione attuerà i suoi intenti e agirà come suo agente.

Quanto più a lungo egli saprà focalizzare l’attenzione sull’ideale per il quale ha creato la sua forma pensiero e collegare la forma e l’ideale in un’unica visione stabile, tanto più a lungo essa servirà lo scopo prefisso ed esprimerà l’ideale. Qui sta il segreto d’ogni efficiente cooperazione con il Piano.

Ci soffermeremo ora sulle parole “cuore, gola e occhio”, poiché esse hanno un significato peculiare. Questi tre organi costituiscono l’apparato che dovrà essere usato da tutti i discepoli nel ciclo mondiale che sta rapidamente avanzando.

È innegabile che attualmente non esiste ancora un gruppo molto numeroso di discepoli in incarnazione e che l’apparato di cui sono dotati molti uomini che operano a livello di discepolato è soltanto embrionale. Si ricordi tuttavia che il ciclo mondiale è stato appena inaugurato e che si protrarrà per un lungo periodo di tempo. Oggi nel mondo vi sono soltanto circa quattrocento discepoli accettati, ossia uomini e donne che realmente sanno d’essere discepoli, che sanno quale sia il loro compito e lo svolgono. Nella generazione più giovane vi sono parecchie centinaia di discepoli alla soglia dell’accettazione, mentre migliaia di persone sono sul sentiero della prova.   

[165]

In tutti i gruppi veramente esoterici, dovrebbe formarsi un gruppo nel quale vi fosse la comprensione intellettuale di questo meccanismo di cuore, gola e occhio. Dovrebbe essere costituito da coloro che si sottopongono ad una disciplina e ad una formazione che ne rendano l’uso un fatto naturale a loro dimostrato. Richiamo la vostra attenzione su queste parole, raccomandandone uno studio accurato.

Qualsiasi meccanismo del corpo fisico viene usato in due modi. Il primo è un uso involontario, non vi è alcuna comprensione del come, perché e quando l’apparato funzioni. L’animale usa un meccanismo sotto molti aspetti analogo a quello usato dall’uomo. Vede, ode e funziona organicamente in modo simile all’essere umano, ma manca della comprensione mentale e della facoltà di collegare causa ed effetto, che sono caratteristiche del regno della natura superiore al suo.

Uno stato di cose analogo sussiste negli stadi finali del Sentiero della Prova e nei primi stadi del Sentiero del Discepolato. Il discepolo è consapevole di capacità e poteri, non ancora sotto il suo dominio intelligente. Ha lampi d’introspezione e di conoscenza, apparentemente inesplicabili e d’importanza non immediata. Viene in contatto con vibrazioni e fenomeni di altri regni, ma è inconsapevole del processo necessario per pervenirvi e incapace di ripetere o rievocare l’esperienza. Sente delle forze attive nel suo corpo eterico. A volte riesce a localizzarle e in ogni caso ammette teoricamente che una struttura settemplice, simbolica nella forma e potente se usata, si sta risvegliando ad attività cosciente. Ancora non riesce a dominarla e, per quanti sforzi faccia, è assolutamente incapace di chiamarla a cooperare in modo intelligente con i suoi scopi e ideali. Registrare tali fenomeni e prendere nota delle esperienze è tutto ciò che può fare, tenendo sempre presente che nei primi stadi del suo sviluppo, solo le vibrazioni più grossolane e [166] materiali vengono registrate nella sua coscienza cerebrale. Non deve quindi fare altro che aspettare e fare uso della mente per purificare i suoi veicoli ed eliminare tutto ciò che possa concorrere a deformare la sua visione. Questo periodo sarà più o meno lungo, secondo se l’aspirante sta accedendo per la prima volta alla coscienza soggettiva oppure se sta riprendendo il filo di un compito iniziato tempo addietro o solo parzialmente assolto.

A questo punto vorrei dire chiaramente a tutti i veri e sinceri aspiranti che nella formazione prevista durante i prossimi decenni, lo sviluppo della visione e dell’udito astrale sarà completamente escluso o, se già esiste, dovrà essere definitivamente superato. Il vero discepolo cerca di accentrarsi sul piano mentale, mirando a trasferire la sua coscienza ancora più in alto, nella più ampia e inclusiva consapevolezza dell’anima.

Sua meta è di includere ciò che è superiore e a questo stadio non è necessario che egli ricuperi le facoltà astrali che, come ben sapete, furono caratteristica delle razze terrestri poco evolute e di molti animali superiori. Più tardi, quando avrà raggiunto lo stato d’adepto, egli potrà operare sul piano astrale, se così deciderà, ma si ricordi sempre che il Maestro opera con l’aspetto anima dell’umanità (e di tutte le forme) e non con i loro corpi astrali. Questo è stato spesso dimenticato dagli istruttori, sia in Oriente che in Occidente.

Nel lavorare con le anime viene applicata la vera tecnica dell’evoluzione, poiché è l’anima entro le forme d’ogni regno della natura la responsabile dello sviluppo della forma ed entro di essa. Mi sia quindi dato ripetere agli studenti che il loro obiettivo principale è di divenire consapevoli dell’anima, coltivare la coscienza dell’anima e imparare ad agire e vivere come anime. Fintanto che non useranno volontariamente il loro apparato spirituale, è consigliabile che coltivino la mente, studino le [167] leggi che governano la manifestazione e imparino a includere tutto ciò che ora intendiamo con la parola “superiore”, termine improprio, ma che può bastare.

Il secondo è quando l’uso dello strumento soggettivo diventa volontario e l’uomo sa come deve essere usato, quando lo sta usando, e può usarlo o meno a volontà; a questo punto la sua condizione cambia completamente e la sua utilità aumenta. L’uso della mente ha portato l’umanità alla consapevolezza dei propositi e dell’impiego dell’apparato fisico. Ora, con l’uso di una facoltà ancora superiore, caratteristica dell’anima, egli accede al dominio volontario e intelligente del suo strumento e impara a comprendere gli scopi per cui esso esiste. Questa facoltà superiore è l’intuizione.

Vorrei aggiungere e sottolineare che solo diventando intuitivo l’uomo può essere utile nel gruppo di un Maestro e raccomando a tutti gli aspiranti di studiare attentamente il significato e l’importanza dell’intuizione. Solo quando questa facoltà comincia a funzionare, il discepolo in prova può passare allo stadio di discepolo accettato nel gruppo di un Maestro.

A questo punto potreste chiedere in che modo il discepolo in prova può sapere o accertare tutto questo.

Molte istruzioni vengono impartite al discepolo in prova senza che egli ne sia realmente cosciente. Mentre egli cerca onestamente di prepararsi al servizio, gli vengono indicate le tendenze errate; l’analisi del movente, se svolta con veracità, serve enormemente a elevare il futuro discepolo dal mondo astrale o emotivo a quello della mente. Il primo contatto con i Maestri avviene nel mondo mentale e lì Essi devono essere cercati.

Giunge intanto il momento in cui la Luce nella testa non solo è presente, ma può anche essere utilizzata in qualche misura. Il karma d’ogni aspirante è tale che, in virtù di strenui sforzi, egli non soltanto può governare la sua vita in [168] modo da assolvere il suo karma e adempiere i suoi obblighi, ma dispone pure di sufficiente determinazione per occuparsi dei problemi e degli obblighi inerenti al discepolato. Il servizio agli altri è reso con il giusto movente e comincia ad avere un peso e a far sentire il suo potere, mentre egli perde di vista i propri interessi a favore di quelli degli altri. Quando ciò avviene, si verificano alcuni avvenimenti esoterici.

Il Maestro conferisce con alcuni dei suoi discepoli anziani sull’opportunità di ammettere l’aspirante nell’aura di gruppo e di fondere la sua vibrazione con quella del gruppo. Se si giunge ad una decisione, per un periodo di due anni un discepolo anziano fa da intermediario tra il Maestro e l’aspirante appena accettato. Egli lavora con il nuovo discepolo, riducendo (se cosi posso esprimermi) la vibrazione del Maestro, allo scopo di assuefare i corpi del discepolo alla frequenza vibratoria più alta. Tramite l’Ego, egli imprime nella mente del discepolo i piani e gli ideali del gruppo e sorveglia la sua reazione alle circostanze e alle occasioni che la vita gli presenta. In pratica, egli assume i doveri e la posizione di Maestro.

Durante tutto questo periodo, l’aspirante rimane nell’ignoranza di ciò che è accaduto e non è consapevole di tali contatti soggettivi, tuttavia riconosce in sé tre cose:

Aumento d’attività mentale. Dapprima essa gli causerà molta inquietudine ed egli avrà l’impressione di perdere il dominio della mente, invece di acquisirlo; si tratta però di una condizione temporanea e gradatamente egli assumerà il comando.

Aumento della facoltà di rispondere alle idee e maggiore capacità di avere una visione del piano della Gerarchia. All’inizio ciò lo renderà fanatico in una certa misura. Egli sarà continuamente trasportato dall’entusiasmo per nuovi ideali, nuove teorie, nuovi modi di vivere, nuovi sogni per il miglioramento dell’umanità. Seguirà un culto dopo l’altro, credendo che favoriscano l’avvento del Millennio. Ma dopo [169] un certo tempo riacquisterà il suo equilibrio e il proposito assumerà il governo della sua vita. Si dedicherà al proprio lavoro e darà il suo contributo all’attività dell’insieme, al meglio delle sue possibilità.

Aumento di sensibilità psichica. È un indizio di crescita e al tempo stesso una prova. Egli potrebbe cedere alle lusinghe dei poteri psichici; sarà tentato di sviare i sui sforzi e, invece di dedicarli al servizio specializzato, sfruttare i poteri psichici e usarli ai fini della autoaffermazione. L’aspirante deve sviluppare tutti i lati della sua natura, ma fintanto che non potrà agire coscientemente come anima, (psiche) e con l’appoggio dell’intelligenza, i poteri inferiori dovranno rimanere quiescenti. Essi possono essere usati senza pericolo soltanto da discepoli e iniziati avanzati. Sono armi e strumenti di servizio usati nei tre mondi da coloro che la Legge di Rinascita lega ancora a questi mondi. Coloro che sono pervenuti alla grande Liberazione e “hanno attraversato il ponte in senso occulto” non hanno bisogno di usare i poteri inerenti agli involucri inferiori. Essi dispongono dell’infallibile facoltà dell’intuizione e dell’illuminazione del principio di Luce.

Vi sono molti malintesi in merito al modo di agire di un Maestro per permettere a un discepolo di avere la consapevolezza di essere accettato. Si crede ad esempio che egli ne riceva comunicazione e che gli sia accordato un incontro, durante il quale il Maestro lo accetta e lo inizia al lavoro. Ma non è così. La legge occulta vige tanto nel discepolato come nell’iniziazione, e l’uomo procede alla cieca. Spera, ma non sa; si aspetta che sia così, ma non dispone di alcuna certezza tangibile. Studiando se stesso e osservando i requisiti maturati può dedurre di aver forse raggiunto lo stato di discepolo accettato. Agisce pertanto sulla base di questa supposizione, osserva attentamente i suoi atti, sorveglia le sue parole e controlla i suoi pensieri affinché nessun atto manifesto, nessuna parola superflua, nessun pensiero [170] cattivo possa interrompere il ritmo che crede di aver stabilito. Prosegue il suo lavoro, ma intensifica la meditazione; ricerca i moventi, cerca di arricchire il corpo mentale, si prefigge l’ideale di servire e cerca di servire sempre; verrà il momento in cui, mentre sarà tanto immerso nel suo lavoro da dimenticare se stesso, improvvisamente vedrà Colui che da lungo tempo lo osserva.

Questo può avvenire in due modi: in piena coscienza di veglia oppure registrando nel cervello fisico l’incontro cui ha partecipato durante il sonno.

Questo evento è accompagnato da altri riconoscimenti:

1. L’evento è riconosciuto in modo incontestabile. Nella mente del discepolo non vi è più alcun dubbio.

2. Il discepolo riconosce un’inibizione a parlare dell’avvenimento con chiunque. Mesi o anni passeranno prima che egli ne faccia parola e anche allora, soltanto a coloro che sono discepoli riconosciuti o a qualche compagno di lavoro soggetto alla medesima influenza di gruppo e che abbia il diritto di sapere, diritto sanzionato dal Maestro del gruppo.

3. Alcuni fattori che governano il rapporto fra Maestro e discepolo vengono gradatamente riconosciuti e cominciano a governare sempre maggiormente la vita del discepolo.

a. Egli riconosce che i punti di contatto con il Maestro sono retti dall’emergenza e dalla necessità del gruppo e riguardano il suo servizio di gruppo. Si rende progressivamente conto che il Maestro s’interessa a lui in quanto il suo Ego può essere usato nel servizio tramite la personalità sul piano fisico. Comincia a rendersi conto che il Maestro opera con la sua anima e che quindi il suo Ego, e non il suo sé personale, è in rapporto con il Maestro. Il suo problema si delinea dunque sempre più chiaramente, ed è il problema di tutti i discepoli. Esso consiste [171] nel mantenere aperto il canale di comunicazione fra anima e cervello, attraverso la mente, in modo che quando il Maestro cerca di comunicare Egli possa farlo subito e con facilità. A volte un Maestro deve aspettare settimane prima che il discepolo presti il suo orecchio, poiché il canale verso l’alto è chiuso e l’anima non è in rapporto con il cervello. Questo si verifica specialmente nei primi stadi del discepolato.

b. Il discepolo si rende conto di essere lui stesso a chiudere la porta, nella maggior parte dei casi con lo psichismo inferiore, con la sua incapacità fisica e per mancanza di dominio mentale, e scopre quindi di dover lavorare con costanza e incessantemente sul suo sé inferiore.

c. Scopre che una delle prime cose da fare e imparare a discernere fra:

La vibrazione della propria anima.

La vibrazione del gruppo di discepoli con cui è associato.

La vibrazione del Maestro.

Sono tre vibrazioni differenti, ma facili da confondere, soprattutto all’inizio. Una regola sicura per gli aspiranti, quando percepiscono una vibrazione e uno stimolo elevati, è di supporre che si tratti del contatto con la loro anima, il Maestro nel cuore, senza abbandonarsi all’idea (tanto lusinghiera per il loro orgoglio e la loro personalità) che il Maestro stia cercando di raggiungerli.

d. Scopre inoltre che non è abitudine dei Maestri adulare o fare promesse ai loro discepoli. Essi sono troppo occupati e troppo saggi per dire loro che sono destinati ad alte funzioni, o che sono i loro intermediari e che la Gerarchia fa assegnamento su di essi. L’ambizione, il desiderio di potere e l’arroganza che caratterizzano i tipi mentali, sono altrettante prove per l’aspirante che lotta e la sua personalità gliene fornisce in abbondanza. Tali caratteristiche lo traggono in inganno e lo sviano, costringendolo [172] a salire su un piedistallo dal quale dovrà poi scendere. I Maestri nulla dicono che possa alimentare l’orgoglio dei discepoli, né esprimono parole che potrebbero fomentare lo spirito di separazione nei loro chela.

e. Ben presto il discepolo scopre pure che i Maestri non sono facilmente accessibili. Sono uomini molto occupati, ai quali non è facile trovare non fossero che pochi istanti per comunicare con il discepolo, e quando si tratta di un principiante sul Sentiero del Discepolato, solo in caso d’emergenza il Maestro spende l’energia necessaria per mettersi in contatto con lui. Con i discepoli anziani ed i discepoli esperti, i contatti sono più frequenti perché è più facile stabilirli e si ottengono risultati più rapidi. Si ricordi però che più il discepolo è agli inizi, più chiede attenzione e ritiene di doverla avere. I servitori più anziani e sperimentati cercano di adempiere i loro compiti e portare avanti il loro lavoro col minor contatto possibile con i Maestri. Essi cercano di far risparmiare tempo al Maestro e spesso considerano un colloquio con il Maestro come una dimostrazione d’insuccesso da parte loro e quindi si rammaricano di aver dovuto sottrarre del tempo prezioso al Maestro costringendolo ad usare la sua energia per salvaguardare il lavoro da possibili errori e forse il discepolo da un danno. Ogni discepolo di grado elevato mira a svolgere il proprio lavoro ed essere in rapporto con il centro di forza spirituale rappresentato dal suo gruppo, quindi in costante contatto con il Maestro, ma senza colloqui e contatti fenomenici. Molti aspettano un contatto con il Maestro una sola volta all’anno, solitamente nel periodo del plenilunio di maggio.

f. Il discepolo scopre anche che la relazione fra Maestro e discepolo è soggetta alla legge e che nel rapporto desiderato vi sono precisi stadi di contatto e gradi. Possiamo elencarli, ma non trattarli per esteso.

1. Lo stadio in cui il Maestro si mette in contatto con un discepolo tramite un altro chela sul piano fisico. È Io stadio del “Chela minore”.

[173]

2. Lo stadio in cui un discepolo più avanzato dirige il chela dal livello egoico. È lo stadio detto del “Chela nella Luce”.

3. Lo stadio in cui, secondo la necessità, il Maestro si mette in contatto con il chela mediante:

a. una vivida esperienza nel sogno,

b. un insegnamento simbolico,

c. l’uso di una forma pensiero del Maestro,

d. un contatto in meditazione,

e. un colloquio nell’ashram del Maestro, ricordato con precisione. Questo è lo stadio di Discepolo Accettato.

4. Lo stadio in cui, avendo dimostrato saggezza nel lavoro e comprensione del problema del Maestro, il discepolo è istruito sul modo di attrarre l’attenzione del Maestro, in caso di emergenza, attingendo così alla Sua forza, alla Sua conoscenza e al Suo consiglio. È un processo istantaneo e non sottrae praticamente alcun tempo al Maestro. Questo stadio è conosciuto con il nome peculiare di “chela sul filo o Sutratma”.

5. Lo stadio in cui gli è concesso conoscere il modo in cui stabilire una vibrazione e un richiamo che gli daranno il diritto a un colloquio con il Maestro. Questo è concesso soltanto a chela fidati, dei quali si può esser certi che useranno la conoscenza esclusivamente per la necessità del lavoro; nessuna ragione o difficoltà personale potrebbe indurli a usarla. A questo stadio il discepolo è detto “colui che è dentro l’aura”.

6. Lo stadio in cui il discepolo può essere udito dal Maestro in qualsiasi momento, essendo sempre in stretto contatto. È lo stadio in cui un chela viene preparato in modo preciso a una iniziazione imminente o, avendola conseguita, gli viene assegnato un compito specifico da eseguire in collaborazione con il suo... A questo stadio egli è definito “un discepolo nel cuore del Maestro.”

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Esiste un ulteriore stadio in cui l’identificazione è ancora più stretta e avviene una fusione delle Luci, ma non abbiamo le parole adeguate a esprimerlo. Le perifrasi usate per descrivere i sei stadi che precedono sono state adattate alla comprensione occidentale e non devono essere in alcun modo considerate come una traduzione, dei termini antichi.

Questi sono alcuni insegnamenti concernenti i discepoli e i loro riconoscimenti, ed è essenziale che essi ne facciano oggetto di riflessione. Si rendano conto che, quantunque buon carattere, senso etico elevato, sana moralità e aspirazione spirituale siano requisiti fondamentali e inalterabili, occorre tuttavia qualcosa in più perché sia concesso il diritto di entrare nell’ashram del Maestro.

L’ammissione al privilegio di diventare un avamposto della Sua coscienza richiede un disinteresse e una dedizione a cui pochi sono preparati; l’essere attratti nella Sua aura in modo da divenire parte integrante dell’aura di gruppo presuppone una purezza che pochi possono coltivare; per essere ascoltati dal Maestro e ottenere il diritto di mettersi in contatto con lui a volontà occorrono una sensibilità e un discernimento così fine che pochi si sentono di acquistare, dato il prezzo che dovrebbero pagare. Eppure la porta è spalancata per tutti coloro che aspirano a entrarvi e nessuna anima sincera e onesta che possieda tali requisiti verrà mai respinta.

È fuori dubbio che in questo periodo l’evoluzione di tutti coloro che sono in qualche modo progrediti viene accelerata in un modo che mai si era verificato nella storia del mondo. Così grave è la crisi e così grande il bisogno del mondo, che tutti coloro che sono in grado di mettersi in contatto col lato interiore della vita, che possono percepire seppure in misura minima le vibrazioni dei discepoli anziani e dei Fratelli Maggiori del genere umano, e possono far scendere gli ideali così come sono noti sui livelli superiori, vengono addestrati in modo molto accurato, energico e anche intenso. È necessario farne dei trasmettitori e interpreti adeguati e precisi.

Vorrei far notare alcuni fattori e metodi [175] che si dovrebbero tener presenti in relazione alla scrittura ispirata e alla medianità, e che riguardano libri come La Dottrina Segreta, le Scritture mondiali e tutte le opere trasmesse che tanto influiscono sul pensiero del genere umano. L’interpretazione del procedimento dipende da parecchie cause: la condizione di chi scrive può essere sopravvalutata o non sufficientemente apprezzata; i termini usati da chi trasmette dipendono dal suo livello di educazione e potrebbero essere inadeguati o dar luogo a false interpretazioni. È quindi necessario avere una certa comprensione del procedimento.

Alcuni trasmettitori lavorano interamente sui livelli astrali e la loro opera fa necessariamente parte della grande illusione. Sono medium incoscienti e non sono in grado di determinare la fonte da cui provengono gli insegnamenti; se affermano di conoscerla, spesso sono in errore. Alcuni ricevono istruzioni da entità disincarnate non più evolute di loro e spesso di grado ancora inferiore. Altri non fanno che attingere al contenuto del loro subconscio e in questo caso abbiamo i bei luoghi comuni espressi nella terminologia cristiana e permeati di scritti mistici del passato, che ingombrano lo scrittoio dei discepoli che lavorano coscientemente sul piano fisico.

Altri lavorano solo sui livelli mentali, dove apprendono per via telepatica gli insegnamenti che i Fratelli Maggiori dell’umanità e la loro anima devono comunicare. Essi attingono alle fonti di conoscenza contenute nella coscienza egoica. Pervengono alla conoscenza accumulata nei cervelli dei discepoli che si trovano sul loro stesso raggio. Alcuni di loro, essendo avamposti della coscienza del Maestro, ne conoscono anche il pensiero. Alcuni usano diversi metodi, coscientemente o inconsciamente. Se operano coscientemente possono correlare l’insegna-mento ricevuto e, in base alla Legge di Corrispondenza [176] e usando i simboli (che vedono per mezzo della chiaroveggenza mentale) accertarne l’esattezza. Coloro che operano inconsciamente (non mi riferisco agli psichici astrali), fintanto che non saranno più evoluti dovranno affidarsi alla fiducia e al discernimento. Essi nulla devono accettare che contraddica quanto impartito attraverso la Loggia dei grandi Messaggeri e devono essere pronti a sovrimporre una struttura di maggiore estensione al modesto patrimonio di conoscenza di cui dispongono.

Ora, ogni generazione dovrebbe produrre i suoi veggenti. Vedere significa conoscere. Il difetto comune a tutti voi è che non vedete; voi percepite una sezione, un punto di vista, un aspetto parziale del grande edificio della verità, ma tutto ciò che essa cela è occultato alla vostra visione tridimensionale. Coloro che desiderano diventare veri trasmettitori e intermediari fra i Conoscitori del genere umano ed “i piccoli”, devono mantenere lo sguardo puntato all’orizzonte cercando di allargare la loro visione; devono mantenere fermamente la convinzione interiore che già possiedono e cercare di ampliarne la portata; devono sostenere la verità che tutto è diretto verso la rivelazione e che la forma non ha importanza. Devono soprattutto cercare di essere strumenti sui quali si possa fare assegnamento, non turbati da tempeste passeggere. Essi devono cercare di rimanere esenti da ogni depressione, qualunque cosa accada, liberi dallo scoraggiamento, avere un acuto senso delle proporzioni e un giudizio corretto su ogni cosa, una vita regolata, un corpo fisico disciplinato e una totale dedizione all’umanità. Quando queste qualità sono presenti, i Maestri possono cominciare a usare i collaboratori che sono loro destinati, ma se sono assenti si dovranno cercare altri strumenti.

Alcuni imparano durante la notte e trasferiscono regolarmente nella coscienza del cervello fisico ciò che devono sapere e le istruzioni che dovranno trasmettere. Si tentano diversi metodi, adatti alla natura dell’aspirante [177] o del chela. Alcuni possiedono un cervello che trasmette telepaticamente. lo uso metodi più sicuri e più rari che utilizzano il veicolo mentale come intermediario fra l’anima e il cervello, o fra l’istruttore e il discepolo. Generalmente i chela non usano metodi di comunicazione sul piano astrale come la penna e la tavoletta, la scrittura automatica, la voce diretta e le dichiarazioni fatte da medium temporaneamente ossessionati, sebbene a volte la voce diretta sia stata usata. I metodi mentali superiori sono più progrediti e più sicuri, anche se più rari.

I veri trasmettitori dai livelli egoici superiori al piano fisico procedono secondo uno dei seguenti metodi:

1. Scrivono attingendo alla conoscenza personale e quindi applicano la loro mente concreta al compito di esprimere tale conoscenza in termini che riveleranno la verità a coloro che hanno occhi per vedere, ma nascondendo ai curiosi e ai ciechi ciò che sarebbe pericoloso. È un compito arduo, poiché la mente concreta esprime l’astratto in modo molto inadeguato e rivestendo la verità con le parole, gran parte del vero significato va perduto.

2. Scrivono perché ispirati. Grazie alle doti fisiche, alla purezza di vita, alla singolarità di proposito, alla loro dedizione all’umanità e al karma di servizio stesso, essi hanno sviluppato la capacità di attingere a fonti superiori, dalle quali fluisce la verità pura o simbolica. Essi possono intercettare le correnti di pensiero messe in moto dal grande gruppo di Contemplatori detti Nirmanakaya, oppure le specifiche correnti di pensiero originate da uno dei grandi gruppi di istruttori. Il loro cervello essendo atto a ricevere e trasmettere, permette loro di esprimere per iscritto i pensieri intercettati; l’accuratezza della trasmissione dipenderà dalla ricettività dello strumento [178] (mente e cervello) del trasmettitore. In questi casi la scelta della forma verbale e della fraseologia è lasciata ampiamente a chi scrive. L’appropriatezza dei termini usati e la correttezza della fraseologia dipenderanno dalle sue doti mentali, dall’istruzione ricevuta, dalla ricchezza del suo vocabolario e dalla sua capacità innata di capire la natura e la qualità del pensiero e delle idee che sono stati impartiti.

3. Scrivono perché l’udito interiore è sviluppato. Il loro lavoro è in gran parte stenografico, ma anche parzialmente condizionato dal loro livello di sviluppo e dal tipo di istruzione. L’istruttore che dai piani più sottili cerca di impartire una precisa istruzione e una specifica linea di pensiero basa la sua scelta su un determinato sviluppo dei centri, unito alla disponibilità karmica. La responsabilità dell’esattezza è quindi divisa fra colui che impartisce l’insegna-mento e chi lo trasmette. L’agente sul piano fisico deve essere scelto con grande cura e l’esattezza dell’informazione trasmessa sul piano fisico dipenderà dalla sua disponibilità a essere utilizzato, dalla sua polarizzazione mentale positiva e dall’assenza di astralismo. A questo si aggiunga che quanto maggiore sarà la cultura di un individuo, quanto più ampia la sua sfera di conoscenza e la portata dei suoi interessi mondiali, tanto più facilmente l’istruttore sul lato interiore potrà comunicare la conoscenza da impartire. Frequentemente, le nozioni dettate sono totalmente estranee a colui che riceve. Egli deve perciò disporre di una certa istruzione ed essere egli stesso un ricercatore della verità per poter essere scelto quale ricevitore di insegnamenti destinati al pubblico in genere o a un uso esoterico. Sopra ogni altra cosa, con la meditazione egli deve avere imparato a focalizzarsi sul piano mentale. Affinità di vibrazione e d’interessi è il fattore che determina la scelta di un trasmettitore. [179] Notate che dico affinità di vibrazione e d’interessi e non uguaglianza.

Tre sono i metodi usati per questo tipo di lavoro: vi e in primo luogo la chiarudienza superiore, la comunicazione diretta da mente a mente. Non si tratta esattamente di telepatia, ma di una forma di udito diretto. L’istruttore parla al discepolo. La conversazione avviene interamente sui livelli mentali e le facoltà superiori ne sono il punto focale. Ciò comporta l’uso dei centri della testa e per poter usare questo metodo essi devono essere entrambi vivificati. Lo psichismo astrale è possibile solo quando nel corpo astrale sono risvegliati i centri corrispondenti a quelli fisici. Il metodo cui mi riferisco richiede la vivificazione corrispondente nelle controparti del corpo mentale.

In secondo luogo abbiamo la comunicazione telepatica, ossia la registrazione nel cervello fisico delle informazioni trasmesse:

a. direttamente dal Maestro al discepolo, da discepolo a discepolo, da studente a studente;

b. da un Maestro o un discepolo all’Ego e da questo alla personalità, attraverso i sottopiani atomici. Noterete quindi che questo metodo può essere usato solo da coloro i cui corpi contengono materia del sottopiano atomico, ciò che garantisce sicurezza e precisione.

c. Da un Ego a un altro Ego attraverso il corpo causale e trasmesse direttamente secondo il metodo precedente oppure immagazzinate e trasmesse progressivamente quando si presenti la necessità.

In terzo luogo abbiamo l’ispirazione. Essa rappresenta un altro aspetto dello sviluppo. L’ispirazione è analoga alla medianità, ma è di natura completamente egoica. Essa utilizza la mente come mezzo per trasmettere al cervello ciò che l’anima sa. In genere la medianità riguarda i processi limitatamente ai livelli astrali. Sui livelli egoici ciò implica l’ispirazione. Riflettete su questa distinzione poiché spiega molte cose. La medianità è pericolosa, [180] ma perché? Perché il corpo mentale non è coinvolto e l’anima non può governare. Il medium è uno strumento inconscio, non è il fattore che governa, bensì è governato. Spesso inoltre, le entità che comunicano per suo tramite utilizzando il cervello o lo strumento vocale del medium non sono molto evolute, quindi incapaci di utilizzare i metodi del piano mentale.

Alcuni soggetti combinano l’ispirazione con la ricezione diretta di istruzioni seguendo diverse linee e quando ciò si verifica ne risulta una trasmissione molto precisa. A volte, come fu il caso di H.P.B., si ha una combinazione di profonda conoscenza, facoltà di essere ispirati e chiarudienza mentale, da cui risulta uno strumento d’eccezione, utile ad aiutare l’umanità.

L’ispirazione ha origine sui livelli superiori; essa presuppone un grado d’evoluzione molto elevato, poiché coinvolge la coscienza egoica e richiede l’uso di materia atomica, aprendo in tal modo la via ad un’ampia schiera di comunicatori. Significa sicurezza. Si ricordi che l’anima è sempre buona; può mancare di conoscenza nei tre mondi ed in questo senso essere poco dotata, ma non alberga mai il male. L’ispirazione è sempre sicura, mentre la medianità va sempre evitata. L’ispirazione può comprendere anche la telepatia, poiché chi ispira può agire in tre modi:

a. Può usare il cervello del canale prescelto immettendovi i pensieri.

b. Può occupare il corpo del discepolo, il quale si ritira coscientemente nei corpi sottili cedendo il suo corpo fisico.

c. Un terzo metodo consiste in una temporanea fusione, se così posso chiamarla, un mescolarsi in cui colui che usa e colui che è usato si alternano o completano, secondo necessità, per compiere il lavoro prestabilito. Non posso spiegarmi più chiaramente.

4. Essi scrivono ciò che vedono. Questo metodo è di ordine meno elevato. Noterete che nel primo caso [181] si ha saggezza o disponibilità sui livelli, buddhici o intuitivi; nel secondo caso si ha una trasmissione dal corpo causale, dai livelli mentali superiori; nel terzo caso esiste uno sviluppo sufficiente da permettere all’aspirante di ricevere un dettato. Nel quarto caso vi è la capacità di leggere nella luce astrale, ma spesso senza essere in grado di differenziare fra passato, presente e futuro. Vi è quindi illusione e inesattezza. Questo metodo viene tuttavia usato a volte, ma a meno che ciò non avvenga sotto la diretta stimolazione applicata da un Maestro, ne risultano per lo più false interpretazioni, come nella chiarudienza astrale. È il metodo della chiaroveggenza mentale e richiede un’abile mente interpretativa, cosa veramente rara.

In tutti i casi citati possono insinuarsi errori dovuti alla limitazione fisica e all’insufficienza del linguaggio, ma nel caso di chi scrive basandosi sulla conoscenza personale, gli errori d’espressione non saranno gravi. Nel secondo e terzo caso, invece, gli errori dipenderanno dal grado d’evoluzione  del trasmettitore. Tuttavia, se alla sua capacità di ricevere e udire egli unirà intelligenza, dedizione e servizio ben presto sarà in grado di correggere gli errori e la sua comprensione si accrescerà.

Più tardi verranno usati due altri metodi, che faciliteranno la trasmissione della verità dal lato interiore al piano esteriore. La scrittura ispirata sarà accordata a coloro nei quali si può confidare, ma non è ancora il momento di diffondere tale metodo. Si dovrà attendere che l’opera delle scuole esoteriche abbia raggiunto una fase di sviluppo più definita. Le condizioni non sono ancora adeguate, ma l’umanità è sollecitata a tenersi pronta, con mente aperta e preparata a questo sviluppo. Seguirà il potere di materializzare le forme pensiero. Verranno in incarnazione persone temporaneamente capaci di creare e vitalizzare queste forme pensiero, [182] rendendole visibili agli occhi del mondo. Ma non è ancora giunto il momento. Nel mondo c’è ancora troppa paura e l’esperienza della verità non è sufficiente. Deve essere acquisita maggiore conoscenza sulla natura del pensiero e della materia, cui seguirà la sperimentazione da parte di chi è dotato di mente acuta ed esercitata, con alta frequenza di vibrazione e corpo costituito della materia più sottile. Il conseguimento di tutto ciò comporterà disciplina, sofferenza, abnegazione e astinenza. Pensateci.