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I CENTRI E IL PRANA

Quanto più ci avviciniamo col pensiero al piano fisico, tanto maggiore è la difficoltà incontrata dal mago, sia esso l’Angelo Solare occupato all’opera della manifestazione o un esperto collaboratore del Piano. Ciò è dovuto a due cause:

1. La risposta automatica della materia fisica densa alla sostanza, sempre ricordando che la sostanza è forza.

2. I pericoli connessi al lavoro con i fuochi o i prana dell’universo. La regola numero quattordici tratta di quest’ultimo pericolo.

Questa regola può essere interpretata in diversi modi. Possiamo studiare l’opera dell’Angelo Solare, mentre si avvicina al piano fisico denso per incarnarsi e giunge al punto critico del suo lavoro creativo, nel quale il suo triplice involucro si trova allo stadio in cui deve inevitabilmente venire in contatto con l’aspetto materia. È lo stadio durante il quale, esprimendo questa verità in termini occulti, esso è letteralmente chiamato a “rivestirsi e scomparire nella luce del giorno”. L’uomo spirituale ora è velato da un involucro mentale o di fuoco. È rivestito di “una nebbia acquea”, espressione antica per riferirsi alla grande illusione. Questo termine non evoca soltanto il concetto del possesso di un corpo astrale o acqueo, ma alla mente presenta anche l’effetto che quel corpo deve avere sull’Angelo Solare celato. Quest’ultimo guarda attraverso il fuoco e attraverso [566] la nebbia e vede distorsione e riflesso. Esso vede ciò che deve fuorviare.

Oltre all’involucro di fuoco e a quello di nebbia esso si è ammantato di una rete esteriore di correnti di forza fittamente intrecciate. Esse costituiscono il suo corpo vitale o eterico, composto di una rete delle nadi d’energia, che s’intrecciano a decine di migliaia e, in certi punti di questo corpo d’energia, formano dei punti focali di forza, i più importanti dei quali sono i sette centri.

Quando l’Angelo Solare ha assunto tutti questi rivestimenti, giunge ad uno stadio finale in cui fuoco solare e fuoco per attrito devono essere messi in contatto con tre “antichissmi fuochi”, i fuochi della materia oggettiva fisica densa, ossia le unità d’energia materiale generalmente note come “gassose, liquide e dense”, nomi che ci servono soltanto per indicare le differenziazioni. Questi tre antichi fuochi sono un aspetto del fuoco per attrito.

Questa è l’ora del pericolo per l’anima coraggiosa. È il momento in cui l’anima deve unificare il corpo eterico con l’involucro gassoso, che è l’aspetto più alto dell’involucro fisico denso, strumento della manifestazione organica tangibile.

Possiamo studiare questa regola anche dal punto di vista dell’iniziato, occupato a usare le forze e il quale, con il potere del pensiero, può aver creato una forma pensiero. Egli ha rivestito la forma pensiero di un involucro astrale o di desiderio, l’ha deliberatamente vitalizzata con la propria energia e ora cerca di darle esistenza oggettiva e di lanciarla a compiere il suo proposito e il suo intento. In ogni lavoro creativo il momento cruciale giunge a questo punto. È lo stadio in cui la vibrante forma soggettiva deve attirare a sé il materiale che le darà l’organizzazione sul piano [567] fisico. Questo fatto deve essere tenuto presente, non importa cosa sia ciò che il mago cerca di rendere oggettivo e si riferisce anche ad un’organizzazione, ad un gruppo o ad una società; può trattarsi dì materializzare il denaro o di rivestire o esteriorizzare un’idea. Il momento pericoloso per il mago giunge a questo stadio finale. Si è giunti ad un punto di sottile discriminazione e il mago deve procedere con cautela. Molti piani validi non riescono a materializzarsi e la ragione è da ricercarsi proprio a questo punto. Dopotutto, un piano non è che un’idea liberata nel tempo e nello spazio, affinché trovi una forma e compia il suo lavoro. Molte finiscono in nulla perché il loro creatore, o la mente creativa da cui esse emanano, non comprende questo periodo critico. A questo punto le forze devono essere applicate nel modo corretto, affinché nel lavoro non venga usata né troppa energia né troppo poca. Se per mezzo del corpo vitale viene sprigionata troppa energia, quando l’energia gassosa del piano fisico denso è messa in contatto con l’energia eterica vitale, divampa una fiamma che distrugge la forma in embrione. Se non vi è energia sufficiente o l’adeguata attenzione persistente e se il pensiero del mago è vacillante, l’idea finisce in nulla, la creatura nasce morta e nulla giunge in manifestazione oggettiva. Ne abbiamo un’esatta corrispondenza sul piano fisico. Molti bimbi muoiono prima di venire alla luce proprio per la ragione che l’Angelo Solare vacilla nel suo intento e non ha sufficiente interesse. Molte belle idee non riescono parimenti a materializzarsi o non hanno un’esistenza duratura “alla luce del giorno”, perché non c’è stata energia sufficiente per generare la scintilla di fiamma viva che deve sempre ardere al centro della forma. Il pericolo è dunque duplice:

1. La distruzione per mezzo del fuoco, dovuta al dispendio di troppa energia e all’espressione di un proposito troppo violento.

[568]

2. La morte per mancanza di vitalità e perché “l’attenzione diretta” del mago non ha forza e durata sufficienti per portare in esistenza la forma. Vale come sempre la legge occulta che l’energia segue il pensiero.

Potremmo studiare questa regola dal punto di vista dell’aspirante, mentre impara a lavorare con l’energia e con le forze della natura, apprende il significato e lo scopo del corpo vitale e acquista potere nel controllo dei fuochi vitali, o prana, del suo piccolo sistema. Mi sembra che, per il nostro scopo particolare, questa linea d’approccio sia estremamente utile. Queste Istruzioni sono destinate a coloro che s’interessano precisamente al modo di liberarsi dalla forma e che stanno cercando di prepararsi a cooperare con la Grande Loggia Bianca. Essi stanno imparando a muovere i primi passi nel lavoro magico e la comprensione dei fuochi e delle energie con cui devono operare è quindi di primaria importanza. Limiteremo quindi la nostra attenzione a questa fase della grande opera, senza considerare il lavoro dell’anima che s’incarna e si manifesta oggettivamente per mezzo di una forma, né il lavoro degli iniziati quando agiscono quali maghi creatori per impulso di gruppo e in virtù della comprensione intelligente del piano evolutivo. Queste Istruzioni vogliono essere pratiche e presentare l’insegnamento necessario agli studenti che sanno leggere fra le righe e che stanno sviluppando la capacità di scorgere il significato esoterico dietro gli schermi esteriori e le forme exoteriche.

Ora prenderemo in considerazione i prana e vorrei citare alcuni paragrafi, tratti da La luce dell’anima, che li descrivono. Nel Libro III, Sutra 39, troviamo i cinque aspetti del, prana [569] che operano attraverso tutto il corpo vitale o eterico e quindi lo costituiscono.

Il prana ha una manifestazione quintuplice e corrisponde ai cinque stati della mente (il quinto principio) e alle cinque modificazioni del principio pensante. Nel sistema solare il prana si manifesta come cinque grandi stati d’energia che chiamiamo piani, i mezzi di conoscenza... Nel corpo umano le cinque differenziazioni sono:

“1. Prana, che si estende dal naso al cuore ed è in speciale rapporto con la bocca e la parola, il cuore e i polmoni.

“2. Samana, che si estende dal cuore al plesso solare; concerne il nutrimento del corpo mediante il cibo e le bevande ed è in speciale rapporto con lo stomaco.

“3. Apana, domina dal plesso solare alle piante dei piedi; riguarda gli organi escretori, dell’eliminazione e della nascita ed è quindi in speciale rapporto con gli organi della generazione e dell’eliminazione.

“4. Udana, si trova fra il naso e la sommità della testa; è in speciale rapporto con cervello, naso e occhi e, se debitamente regolato, determina la coordinazione delle arie vitali e la loro utilizzazione corretta.

“5. Vyana, è il termine applicato al complesso d’energia pranica distribuita in modo uguale in tutto il corpo. Suoi strumenti sono le migliaia di nadi o nervi esistenti nel corpo; ha un rapporto preciso e particolare con i vasi sanguigni, le vene e le arterie.” (pp. 329‑330 ed. ingl.)

“Il corpo eterico è il corpo vitale o di forza e permea ogni parte del veicolo denso. Esso ne è la base, la vera sostanza. Dalla natura della forza che anima il corpo eterico, dall’attività di quella forza nel corpo eterico, dalla vitalità o dall’inerzia delle parti più importanti del corpo eterico (i centri lungo la spina dorsale) dipende l’attività corrispondente del corpo fisico. In modo simile e simbolico, dall’integrità dell’apparato respiratorio e dalla sua capacità di ossigenare e purificare il sangue dipenderà la salute o integrità del corpo fisico denso.” (pp. 218‑219 ed. ingl)

[570]

Si afferma inoltre che le forze che costituiscono il corpo vitale o i vari prana di cui è costituito emanano:

“a. Dall’aura planetaria. In tal caso è prana planetario e riguarda soprattutto la milza e la salute del corpo fisico. 

“b. Dal mondo astrale, attraverso il corpo astrale. È unicamente forza kamica o del desiderio che influenza principalmente i centri sotto il diaframma. 

“c. Dalla mente universale o forza manasica. Si tratta largamente di forza di pensiero che si dirige al centro della gola.

“d. Dall’Ego stesso, e stimola principalmente i centri della testa e del cuore. ”  (p. 220 ed. ingl.)

Leggiamo anche che “la maggior parte della gente riceve forza soltanto dal piano fisico e dall’astrale, ma i discepoli ne ricevono anche dal livello mentale ed egoico.” Infine leggiamo:

“Il lavoro risulterà più facile se lo studente si renderà conto che il giusto controllo del prana implica il riconoscere che l’insieme dell’esistenza e della manifestazione è energia, che i tre corpi inferiori sono corpi d’energia e che ciascuno di essi è veicolo dell’energia che gli è superiore e al tempo stesso trasmettitore d’energia. Le energie dell’uomo inferiore sono energie del terzo aspetto, Spirito Santo o Brahma. L’energia dell’uomo spirituale è quella del secondo aspetto, la forza di Cristo o buddhi. Obiettivo dell’evoluzione nella famiglia umana è di portare la forza di Cristo o principio buddhico in piena manifestazione sul piano fisico, utilizzando il triplice involucro inferiore.” (p. 227 ed. ingl.)

Tutto ciò ci offre un quadro generale del soggetto che stiamo considerando e i fatti elementari su cui basare tutto il nostro pensiero. Studiando quanto detto sopra, appare evidente che lo studente deve fare tre cose:

In primo luogo deve apprendere la natura delle energie [571] (o prana) che hanno portato la sua creazione magica, il corpo fisico, in manifestazione e che lo mantengono in condizione di potere o non potere raggiungere rapidamente l’obiettivo spirituale della sua anima. Questa lezione comprende:

a. Giungere a conoscere le forze che sono particolarmente potenti nella sua vita e che sembrano dirigere le sue attività. Ciò lo porterà a riconoscere quali centri del suo corpo eterico siano risvegliati e quali ancora assopiti. Tutti gli aspiranti devono giungere a tale comprensione prima di potersi applicare alla vera formazione al discepolato.

b. Comprendere il rapporto esistente fra queste forze della natura, di cui si è appropriato per proprio uso e che costituiscono la totalità delle sue energie personali, mentali, senzienti e vitali, nonché quelle stesse forze che si trovano nel mondo naturale e governano la manifestazione del macrocosmo.

c. Imparare a lavorare in modo intelligente con queste energie per produrre tre risultati:

- Una cooperazione armoniosa con il proprio Angelo Solare, in modo che la forza solare possa imporre il proprio ritmo alle forze lunari.

- Una risposta intelligente e l’affiliazione al gruppo di Servitori Mondiali che, in un dato momento, ha intrapreso il compito di dirigere con il potere del pensiero le forze della natura, guidando tutto il corpo creativo lungo la linea del divino intento.

- La produzione, sul piano fisico, di una personalità adeguata al suo compito creativo e capace di svolgere le forme d’attività, emananti [572] dalla mente, che lo metteranno in grado di promuovere l’opera delle forze che dirigono.

In secondo luogo, deve imparare a vivere come anima, quindi senza identificarsi con la natura corporea. Ciò conduce ai seguenti risultati:

a. Capacità di ritirarsi nella coscienza della testa e da quell’alto luogo dirigere la vita del sé personale.

b. Potere di far passare attraverso i vari centri del corpo le forze ed energie universali necessarie al lavoro mondiale. Questo deve essere fatto coscientemente e nella piena consapevolezza della sorgente da cui esse provengono, del metodo della loro attività e del proposito per cui devono essere usate. Ciò include anche la comprensione di quale sia la forza connessa a un determinato centro, il che comporta di conseguenza la necessità di sviluppare i centri, di portarli a uno stato di potenza e di armonizzarli in un ritmo unificato.

c. La capacità, quindi, di operare a volontà per mezzo di qualsiasi centro. Questo è possibile soltanto quando l’anima può dimorare Sovrana sul “trono fra le sopracciglia” e quando il fuoco di Kundalini è stato elevato, come si dice in linguaggio occulto. Il fuoco deve salire attraverso la colonna vertebrale e aprirsi il passaggio bruciando la rete che separa un centro dall’altro, lungo l’“Aurea Verga del Potere”. 

In terzo luogo, deve imparare a studiare le reazioni sugli altri di qualsiasi energia che egli, attraverso la sua personalità, possa esprimere o, se si tratta di un iniziato e quindi un collaboratore cosciente del Piano, che egli abbia il privilegio di utilizzare o trasmettere. Con l’attento studio [573] dell’“effetto” personale esercitato sui suoi simili, mentre vive, parla, pensa e agisce in mezzo a loro, egli apprende la natura del tipo di forza che fluisce attraverso di lui. Può quindi giungere a comprenderne il tipo, la qualità, la forza e la velocità. Queste quattro parole meritano di essere considerate e spiegate.

A. Il tipo di forza usato da un aspirante gli indicherà la sorgente da cui emana e, lo studio che ne farà, comincerà a rivelargli l’Entità che l’ha emanata. La conoscenza del tipo di forza risponderà alla domanda: lungo quale linea e su che raggio si trova questa forza? L’attenta osservazione di quest’aspetto del lavoro indicherà ben presto all’aspirante:

1. Il piano sul quale lavora

2. la natura del suo raggio, raggio egoico e raggio della personalità. Solo l’iniziato di terzo grado può accertare il raggio monadico,

3. la tattva particolare che vi è coinvolta,

4. il centro attraverso il quale egli può trasmettere la forza.

È quindi evidente che lo studio dei tipi d’energia è d’utilità pratica e tende a non trascurare alcuna parte della natura dell’aspirante. Pensate per un momento alle lezioni che possono essere apprese dall’uomo che assoggetta l’energia usata nell’espressione verbale, ad esempio allo scrutinio del Governante Interiore e che, dopo aver parlato e essersi associato al dare e ricevere della vita quotidiana, si chiede: ‑ Oggi che tipo d’energia ho usato nel parlare? ‑ Quale tipo di forza ho usato nei miei contatti col prossimo? ‑ Mi chiedete se posso spiegarmi meglio. Cercherò di farlo, rendendo semplice ciò che spesso sembra astruso e difficile. Lo studente chieda [574] a se stesso se il suo atteggiamento mentale e le parole pronunciate in una data occasione furono dettate dal desiderio di imporre la propria volontà ai suoi ascoltatori. L’imposizione della sua volontà poteva essere giusta o sbagliata. Se era giusta, ciò significa che parlava sotto l’impulso della sua volontà spirituale, cioè che le parole erano in accordo con il proposito e l’intento dell’anima, governate dall’amore, quindi costruttive, utili e risanatrici. Il suo atteggiamento era distaccato e in lui non vi era alcun desiderio di far prigioniera la mente del proprio fratello. Ma se le sue parole erano dettate dalla volontà personale e dal desiderio di imporre le proprie idee ad altri, per brillare in loro presenza, o per costringerli a essere d’accordo con le sue conclusioni, il suo metodo sarebbe stato distruttivo, dominatore, aggressivo, polemico, costrittivo, rude o irritabile, secondo le tendenze e inclinazioni della sua personalità. Tutto questo sta ad indicare l’uso giusto o errato della forza di primo raggio.

Se il tipo di forza che usa è quella di secondo raggio, egli può sottoporla ad un’analisi analoga. Troverà che è basata sull’amore di gruppo, sul servizio e sulla compassione oppure sul desiderio egoistico di suscitare simpatia, sul sentimento e sull’attaccamento. Le parole che pronuncia glielo indicheranno, se le studierà attentamente. Analogamente, se usa la forza di terzo raggio in maniera personale sarà ambiguo nel modo di esprimersi, subdolo ed evasivo nelle argomentazioni, userà la manipolazione nei suoi rapporti con gli altri o cercherà di intromettersi negli affari altrui, sempre impegnato di qua e di là a dirigere la vita degli altri a proprio favore, oppure afferrando così fermamente le redini del governo nel proprio interesse che sacrificherà tutto e tutti per favorire i propri fini. Se invece è un vero discepolo e aspirante, collaborerà al Piano e userà l’energia di terzo raggio per realizzare i propositi amorevoli della Realtà spirituale. Sarà laborioso e attivo, le sue parole esprimeranno [575] la verità e saranno d’aiuto agli altri, perché distaccate e sincere.