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CAPITOLO VIII - IL DISCEPOLATO

CAPITOLO VIII

IL DISCEPOLATO

Chi è discepolo?

Discepolo è colui che, soprattutto, si è consacrato a:

a. Servire l’umanità.

b. Cooperare con il piano dei Grandi Esseri, come egli lo vede e come meglio può.

c. Sviluppare i poteri dell’Ego, espandere la propria coscienza fino ad essere in grado di operare nei tre piani dei tre mondi e nel corpo causale, ed a seguire la guida del sé superiore anziché i dettami della sua triplice manifestazione inferiore.

Discepolo è chi comincia a comprendere il lavoro di gruppo ed a trasferire il proprio centro d’attività da se stesso (quale perno attorno al quale tutto ruota) al centro del gruppo.

Discepolo è chi realizza simultaneamente la relativa insignificanza d’ogni unità di coscienza ed anche la sua importanza. Egli possiede il giusto senso delle proporzioni e vede le cose quali sono; vede gli altri uomini quali essi sono, vede se stesso qual è in realtà, e cerca di divenire ciò che è.

Il discepolo comprende il lato vita o forza della natura, e la forma non esercita alcuna attrazione su di lui. Lavora con la forza e per suo mezzo; si riconosce come un centro di forza entro un centro di forza più vasto, ed è responsabile [72] della direzione dell’energia che per suo tramite può riversarsi in canali dai quali il gruppo potrà trarre beneficio.

Il discepolo sa di essere, in maggiore o minor misura, un avamposto della coscienza del Maestro, considerando questi in duplice senso:

a. quale propria coscienza egoica,

b. quale centro del gruppo, la forza che anima le unità che lo compongono, legandole in un tutto omogeneo.

Discepolo è chi trasferisce la propria coscienza dal personale all’impersonale, e che durante lo stadio di transizione sopporta necessariamente molte difficoltà e sofferenze. Tali difficoltà dipendono da diverse cause:

a. Il sé inferiore del discepolo che si ribella alla trasmutazione.

b. Il gruppo immediato al quale appartiene, amici o famiglia, che si ribella alla crescente impersonalità. Essi non amano essere considerati uniti a lui dal lato della vita, eppure separati nei desideri e negli interessi. Pure la legge non transige e la vera unità può essere conosciuta soltanto in quella essenziale dell’anima. La scoperta di ciò che è la forma reca molta sofferenza al discepolo, ma col tempo la via conduce alla perfetta unione.

Discepolo è colui che è conscio della propria responsabilità verso tutti coloro che entrano nella sua sfera d’influenza, la responsabilità di cooperare con il Piano evolutivo per la parte che li concerne e con ciò espandere la loro coscienza ed insegnare la differenza esistente fra irreale e reale, fra vita e forma. Il modo migliore per farlo è dimostrare con la propria esistenza quali siano la sua meta, il suo proposito e il suo centro di coscienza.

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Il lavoro da compiere      

Un discepolo ha perciò vari obiettivi da conseguire: 

Capacità di rispondere alla vibrazione del Maestro. 

Purezza di vita, pratica e non semplicemente teorica.

Liberarsi da ogni preoccupazione. Si tenga presente che questa si basa su ciò che è personale e deriva da mancanza di distacco e da una troppo pronta risposta alle vibrazioni dei mondi inferiori.

Adempimento del dovere. Implica la spassionata esecuzione di tutti gli obblighi e  la dovuta attenzione ai debiti karmici. Tutti i discepoli dovrebbero dare particolare importanza al distacco. Dato l’attuale sviluppo della mente, non è tanto la mancanza di discernimento che costituisce un ostacolo per i discepoli moderni, quanto la mancanza di distacco. Distacco significa aver conseguito uno stato di coscienza in cui è realizzato l’equilibrio e in cui non domina né il piacere né il dolore, sostituiti dalla gioia e dalla beatitudine. Dovremmo riflettere molto su queste parole, poiché è necessario sforzarsi al massimo per ottenere il distacco.

Il discepolo deve anche studiare il corpo kama-manasico, desiderio-mente. Questo è d’interesse vitale, poiché per quanto riguarda l’uomo nei tre mondi, sotto molti aspetti è il corpo più importante nell’attuale sistema solare. Nel prossimo sistema lo sarà il corpo mentale delle unità autocoscienti, come lo fu il corpo fisico nel sistema precedente. 

Il discepolo deve anche costruire scientificamente, se così si può dire, il corpo fisico. Deve fare ogni sforzo per produrre ad ogni incarnazione un veicolo sempre migliore. Contrariamente a ciò che alcuni possono pensare, non è affatto inutile dare qualche informazione riguardo all’iniziazione. Non vi è momento della [74] giornata in cui questa meta non possa essere tenuta presente ed in cui la preparazione non possa procedere. Uno dei più importanti mezzi per lo sviluppo pratico, alla portata di tutti, grandi e piccoli, è la PAROLA. Chi sorveglia le proprie parole e parla soltanto con propositi altruistici affinché la sua bocca sia il mezzo per trasmettere l’energia d’amore, supera rapidamente i passi iniziali necessari per prepararsi all’iniziazione. La parola è la più occulta manifestazione esistente; è il mezzo di creazione e il veicolo della forza. Nel trattenere le parole, in senso esoterico, sta la conservazione della forza; nell’uso delle parole correttamente scelte ed espresse sta la distribuzione della forza d’amore del sistema solare, che preserva, rafforza e stimola. Solo a chi abbia qualche conoscenza di questi due aspetti della parola può essere concesso di stare al cospetto dell’Iniziatore e ricevere da quella Presenza certi suoni e segreti impartiti con l’impegno del silenzio. 

Il discepolo deve imparare a tacere di fronte al male, dinanzi alle sofferenze del mondo, senza perdere tempo in inutili rimpianti e lamenti, ma dedicandosi ad alleggerirne il fardello, lavorando e senza sprecare energia in vane parole. Deve però parlare quando sia necessario incoraggiare, per fini costruttivi; esprimendo la forza d’amore che può fluire attraverso lui per alleggerire un carico, sollevare un fardello, ricordando che con il progredire dell’umanità l’elemento amore fra i sessi e la sua espressione saranno trasferiti su un piano superiore. Allora, mediante la parola pronunciata, e non con l’attuale espressione fisica, si realizzerà quel vero amore che unisce coloro che sono uniti nel servizio e nell’aspirazione. Allora l’amore fra le unità della famiglia umana si manifesterà per mezzo della [75] parola usata per creare su tutti i livelli, e l’energia che ora per la maggioranza si esprime attraverso i centri inferiori o della generazione, verrà trasferita al centro della gola. Questo è ancora un ideale molto lontano, ma già alcuni possono averne la visione e cercare, col servizio unito, la cooperazione amorevole e l’unità nell’aspirazione, nel pensiero e nello sforzo, di dar forma a quell’ideale, sia pure inadeguatamente.

Rapporti di gruppo

Il sentiero del discepolo è irto di spine, rovi circondano ogni suo passo, ed ogni svolta presenta difficoltà. Pure, nel percorrerlo, nel superare le difficoltà e nella sincera dedizione al bene comune, con l’adeguata attenzione agli individui e al loro sviluppo evolutivo, si giunge alfine a raccogliere il frutto e a toccare la meta: è nato un SERVITORE. Egli è un servitore perché non ha fini egoistici da servire e dai suoi corpi inferiori non partono vibrazioni che possono distoglierlo dal sentiero prescelto. Serve perché sa cosa esiste nell’uomo e perché per molte vite ha lavorato con individui e con gruppi, espandendo gradatamente il proprio campo di lavoro fino a raccogliere intorno a sé le unità di coscienza che può vitalizzare ed usare, e tramite le quali può attuare i piani dei suoi superiori. Questa è la meta, ma gli stadi intermedi sono carichi di difficoltà per tutti coloro che sono in procinto di scoprire se stessi e divenire il Sentiero stesso.

Qualche consiglio pratico potrà essere utile:

Studiare attentamente i primi tre libri della Bhagavad Gita. Il problema di Arjuna è il problema di tutti i discepoli e la soluzione è eternamente la stessa.

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Tenersi pronti a sorvegliare il cuore. Il trasferimento del fuoco dal plesso solare al centro del cuore è causa di molta sofferenza. Non è facile amare come amano i Grandi Esseri di un amore puro che nulla chiede in cambio; di amore impersonale che è lieto se trova rispondenza, ma che non la cerca, ed ama con costanza, quiete e profondità attraverso tutte le apparenti divergenze, sapendo che quando ognuno avrà trovato la via del ritorno verso casa scoprirà che quello è il luogo dell’unione.

Essere preparati alla solitudine. È la legge. Quando un uomo si dissocia da tutto ciò che concerne il corpo fisico, l’astrale e il mentale e si concentra nell’Ego, produce una temporanea separazione. Questo deve essere sopportato e superato, poiché più tardi condurrà ad un più stretto legame con tutti coloro che hanno con lui rapporti derivanti dal karma delle vite passate, dal lavoro comune e dalla sua attività (dapprima per lo più inconscia) per raccogliere coloro con i quali opererà in futuro.

Coltivare la felicità sapendo che la depressione, la morbosa ricerca dei moventi, l’indebita sensibilità alle critiche, rendono il discepolo pressoché inutile. La felicità è basata sulla fiducia nel Dio interiore, sul giusto apprezzamento del tempo e sulla dimenticanza di sé. Prendere le cose piacevoli che si presentano come affidateci per diffondere gioia, e non ribellarsi alla felicità e al piacere nel servizio, pensando che ciò sia un errore. La sofferenza nasce dalla ribellione del sé inferiore. Dominando il sé inferiore, eliminando il desiderio, tutto è gioia.

Avere pazienza. La costanza è una delle caratteristiche dell’Ego. L’Ego persiste, sapendosi immortale. La personalità si scoraggia, sapendo che il tempo è breve.

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Al discepolo nulla accade se non ciò che fa parte del piano e quando il movente e l’unica aspirazione del cuore sono l’adempimento della volontà del Maestro e il servizio all’umanità, ciò che avviene ha in sé i semi della futura attività e prepara le condizioni per il prossimo passo avanti. Ciò chiarifica molte cose e può offrire al discepolo un appoggio nei momenti in cui la visione è offuscata, la vibrazione è inferiore a quella che potrebbe essere, il giudizio annebbiato dai miasmi prodotti dalle circostanze del piano fisico. Per molti, gran parte di ciò che si presenta nel corpo astrale è frutto di antiche vibrazioni e non ha reale fondamento in situazioni concrete; si deve perciò combattere per dominare la situazione astrale affinché dalle attuali ansie e preoccupazioni possano scaturire fiducia e pace, e la violenta azione e reazione sia trasmutata in tranquillità.

È possibile pervenire ad un punto in cui nulla di ciò che avviene può turbare la calma interiore; in cui è conosciuta e sperimentata la pace che oltrepassa ogni intendimento, perché la coscienza è centrata nell’Ego che è la pace stessa, essendo la sfera della vita buddhica; in cui l’equilibrio è conosciuto e sentito e vi regna, perché il centro della vita è posto nell’Ego il quale è, in essenza, equilibrio; in cui la calma regna indisturbata perché il divino Conoscitore tiene le redini del governo e non permette al sé inferiore di recare disturbo; in cui è raggiunta la beatitudine basata non sulle circostanze dei tre mondi, ma sulla realizzazione interiore di un’esistenza separata dal non-sé, che perdura quando il tempo e lo spazio e tutto ciò che essi contengono non esistono; esistenza che è conosciuta quando tutte le illusioni dei piani inferiori sono state sperimentate, vissute, trasmutate e trascese; che permane quando il piccolo mondo dello sforzo umano si è dissipato, è scomparso ed è [78] visto come un nulla, e che è basata sulla conoscenza che IO SONO QUELLO.

Tale atteggiamento ed esperienza sono possibili per tutti coloro che persistono nel nobile sforzo, considerano tutte le cose di poco valore pur di giungere alla meta, e procedono fermamente sul loro cammino nonostante le circostanze, con gli occhi fissi sulla visione, l’orecchio attento alla voce del Dio interiore che risuona nel silenzio del cuore, i piedi ben saldi sul sentiero che conduce alla porta dell’iniziazione, le mani protese per dare aiuto al mondo e subordinando l’intera vita al servizio. Allora tutto ciò che avviene è per il meglio; malattie opportunità, successi e fallimenti, sarcasmi e macchinazioni dei nemici, mancanza di comprensione da parte di coloro che ama, tutto ciò avviene per essere utilizzato ed esiste per essere trasmutato. La continuità di visione, d’aspirazione e di contatto interiore è considerata più importante di tutto il resto. Questa continuità è il fine perseguito nonostante le circostanze e non favoriti da esse.

Nel suo progresso l’aspirante non solo equilibra le paia degli opposti, ma gli si rivela il segreto del cuore del prossimo. Diviene una forza riconosciuta nel mondo, un uomo sul quale si può fare assegnamento per il servizio. Gli uomini si rivolgono a lui per ricevere aiuto ed egli comincia a far risuonare la propria nota affinché sia udita fra i deva e fra gli uomini. A questo stadio lo fa servendosi della penna, in campo letterario; della parola tenendo conferenze ed insegnando; della musica, della pittura e delle altre arti. In un modo o nell’altro raggiunge il cuore degli uomini e aiuta e serve l’umanità. Altre due caratteristiche di tale stadio sono le seguenti.

Egli apprezza il valore occulto del denaro nel servizio. Non cerca nulla per se stesso tranne [79] ciò che gli occorre per il lavoro, ma considera il denaro e ciò che può essere acquistato come una cosa da usare per gli altri e un mezzo per attuare i piani del Maestro, come li percepisce. Il valore occulto del denaro è poco compreso, pure una delle maggiori prove che attestano la posizione di un uomo sul Sentiero della Prova è l’atteggiamento verso ciò che tutti cercano per soddisfare i propri desideri, e l’uso che ne fa. Soltanto chi nulla desidera per sé può essere un depositario d’abbondante denaro, un dispensatore delle ricchezze dell’universo. Negli altri casi la crescente ricchezza reca soltanto preoccupazioni, dolore, scontento ed errori.

Inoltre, a questo stadio la vita dell’aspirante diviene strumento di distruzione nel senso occulto del termine. Ovunque egli vada la forza che fluisce attraverso lui dai piani superiori e dal suo Dio interiore produce risultati specifici sul suo ambiente. Essa agisce come uno stimolante del bene e del male. I Pitri lunari, o le piccole vite che costituiscono il corpo del fratello come il suo sono pure stimolati; la loro attività viene accresciuta e il loro potere grandemente intensificato. Di questo fatto si avvalgono coloro che operano dal lato interiore per conseguire certi fini. Ciò è spesso anche la causa della temporanea caduta d’anime avanzate. Esse non possono sostenere la forza che fluisce in loro e la temporanea iperstimolazione dei centri e dei corpi le fa crollare. Questo può accadere sia ai gruppi che agli individui. Ma se al contrario i Signori lunari, o le vite che compongono il sé inferiore sono stati precedentemente dominati e posti sotto controllo, la forza e l’energia stimoleranno la risposta della coscienza del cervello e dei centri della testa al contatto con l’Ego. [80] In tal caso la forza, altrimenti distruttiva, diviene elemento di bene e stimolo benefico e può essere utilizzata da coloro che sanno come guidare gli uomini ad una ulteriore illuminazione.

Tutti questi sviluppi devono attuarsi nei tre piani inferiori e nei tre corpi, secondo il raggio e sottoraggio particolare. In tal modo il discepolo procede nel proprio lavoro mentre è messo alla prova e preparato. Mediante la giusta direzione dell’energia e la saggia utilizzazione delle correnti di forza, giunge alla Porta dell’Iniziazione e passa dall’Aula dell’Apprendimento a quella della Saggezza, dove diviene gradatamente “consapevole” di forze e di poteri latenti nel proprio Ego e nel gruppo egoico, di cui può avvalersi perché ora si può confidare che le userà soltanto per aiutare l’umanità; in quell’Aula, dopo la quarta iniziazione condividerà e gli verrà affidata una parte dell’energia del Logos planetario e sarà in grado di attuare i Suoi piani.

Ricordiamo che i discepoli di primo raggio comprendono il discepolato in termini di energia, forza o attività, mentre i discepoli di secondo raggio lo comprendono in termini di coscienza o iniziazione. Da ciò la diversità d’espressioni e la mancanza di comprensione fra gli uomini di pensiero. Sarà perciò utile esprimere l’idea del discepolato secondo i vari raggi, vista come si manifesta nel servizio sul piano fisico:

1° Raggio             Forza                   Energia             Azione                L’occultista

2° Raggio             Coscienza           Espansione       Iniziazione          Il vero psichico

3° Raggio             Adattamento        Sviluppo            Evoluzione         Il mago

4° Raggio             Vibrazione          Risposta             Espressione       L’artista

5° Raggio             Mentalità            Conoscenza       Scienza               Lo scienziato

6° Raggio             Devozione          Astrazione          Idealismo            Il devoto

7° Raggio             Incantesimo       Magia                  Rituale                Il ritualista

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Teniamo ben presente che stiamo parlando di discepoli. Via via che essi progrediscono, le varie linee si avvicinano fino a fondersi. Tutti sono stati ad un certo momento dei maghi perché tutti hanno fatto l’esperienza del terzo raggio. Il problema riguarda ora il mistico e dell’occultista e la loro sintesi finale. Da un attento studio di quanto precede ci renderemo conto che le difficoltà esistenti fra pensatori e fra discepoli di tutti i gruppi dipendono dal fatto che essi si identificano con qualche forma e dalla loro incapacità di comprendere i punti di vista altrui. Col passare del tempo, quando si sia stabilito un più stretto rapporto con i due Maestri che li riguardano quali sono in contatto (il proprio Dio interiore e il loro Maestro personale) l’incapacità di cooperare e di fondere gli interessi individuali nel bene di gruppo scomparirà, e la comunanza di sforzi, l’affinità di scopi e la mutua cooperazione sostituiranno le attuali frequenti divergenze. Riflettiamo su questo che indica la causa di gran parte della confusione e, per molti, dello sconforto.

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