Marzo 2006

Al nostro scopo, illusione può significare la reazione della mente non disciplinata al primo contatto col mondo delle idee che avviene quando è effettuato l'allineamento e la natura inferiore è messa in contatto con quella superiore. Le idee giungono a noi dal piano intuitivo; l'anima illumina i piani della mente e dell'intuizione, sì che si rivelano l'uno all'altro e il loro mutuo rapporto si palesa. La mente dell'uomo (che lentamente diviene il centro della sua coscienza e principale realtà dell'esistenza) diviene consapevole di questo mondo nuovo e inesplorato delle idee e tenta di farle proprie. Per la maggioranza, specie per i mistici di medio sviluppo, la valutazione delle idee è dapprima vaga e nebulosa e spesso di seconda mano; al neofita inesperto l'illuminazione ottenuta in virtù di un debole contatto con l'anima appare quale supremo prodigio di importanza vitale; le idee contattate gli appaiono meravigliose, del tutto eccezionali e di vitale importanza per l'umanità.

Ma la mente è tuttora centrata in se stessa, il contatto è debole e l'allineamento incerto, e perciò le idee vengono percepite solo vagamente. L’eccezionalità dell'esperienza, che consiste soltanto nella presa di coscienza del contenuto della propria mente, immerge il discepolo nel regno dell'illusione. Le idee con cui è entrato in contatto sono (se solo se ne avvedesse) semplici frammenti di un Tutto infinitamente più vasto e la sua interpretazione è inadeguata. L’idea apparsa nella sua coscienza in virtù del parziale risveglio dell’intuizione, scendendo alla coscienza cerebrale si deforma in diversi modi. (L’illusione quale problema mondiale, pp. 54-55)