Il cibo è ciò che sostiene la vita. Perciò i responsabili della sua produzione, i coltivatori, sono i custodi del nutrimento. Può sembrare una definizione retorica e banale applicata ad un enunciato così pedestre, forse però, se la società volesse considerare i contadini sotto questo punto di vista, sicuramente la loro vocazione ne riceverebbe più sostegno e rispetto. Il fatto è che i coltivatori costituiscono un segmento di popolazione in costante diminuzione, mentre i non coltivatori sono sempre più ignoranti circa la produzione del cibo e le sue modalità. Di conseguenza l’importanza della coltivazione è sempre più trascurata, tanto in politica quanto nelle problematiche sociali.

Un fattore che può rivelarsi utile nell’equilibrare questa tendenza è una coscienza ecologica sempre più sviluppata, mano a mano che le persone divengono consapevoli dell’enorme vastità di fattori interconnessi che influenzano e condizionano tutti gli esseri viventi. I coltivatori sono a tutti gli effetti i numi tutelari di una vasta parte di tali vite, vegetali ed animali, e la loro posizione a riguardo può avere implicazioni determinanti per tutti gli ecosistemi che si estendono ben oltre le loro fattorie. È questa un caso specifico nel contesto di una più ampia considerazione: giuste relazioni con tutti i regni di natura sono essenziali se l’umanità intende crearsi un futuro praticabile. Il ruolo determinante che i coltivatori rivestono, di connessione tra l’umanità tutta e la natura, li pone in una posizione di speciale responsabilità. E tuttavia i nuovi metodi di lavoro industrializzato ed un’economia fondata sul petrolio non mancano di condizionarli sempre più pesantemente. Ma l’intero capitolo di un’agricoltura meccanizzata e su vasta scala occupa non più dell’uno per cento della storia globale dell’agricoltura; non dovrebbe quindi sorprendere se la società sta ancora adattandosi a questo cambiamento. Un decisivo cambiamento si avrebbe, finalmente, se il coltivare finisse di essere un’attività autonoma, ed i coltivatori si costituissero ad impiegati sociali.

In ogni caso, appare improbabile un ritorno ai “vecchi tempi”, quelli di entità familiari di agricoltori, quando si consumava il frutto del proprio lavoro e se ne aveva quindi cura speciale. Un’attività ‘responsabile’ di coltivazione a carattere familiare è diventata sempre più un’attività di gruppo, in crescente opposizione ai vecchi tempi, in cui una singola famiglia lavorava la terra da sola. In una fase di passaggio da un’Era a quella successiva, la confusione è un avvenimento naturale. L’umanità si trova a mettere ordine su quanto è usufruibile ancora dei vecchi metodi, mentre nuovi approcci di gruppo, coerenti alla nuova Era dell’Acquario, si delineano sempre più precisi. Inevitabilmente questi richiederanno del tempo, alcuni coltivatori si adegueranno con successo, altri non riusciranno. In ogni caso, dati i costanti progressi in campo educativo, ognuno avrà a disposizione scelte più professionali, alcune pertinenti al lavoro della terra, altre no. È se è chiaro che non tutti si trovano nella necessità di lavorare la terra, è comunque lecito chiedersi quale sensibile vantaggio si avrebbe se le popolazioni urbanizzate avessero una consapevolezza approfondita dei processi di crescita, dei ritmi stagionali di coltivazione, della complessità dei vari tipi di suolo e di terreno. Mentre, sottostante a tutte le complessità della forma, l’unica energia di Vita pulsa attraverso tutte le creature, unendole in cicli eterni di nascita, crescita, morte, e ri-nascita, in forme nuove e più adeguate. Questa energia fondamentale esige che si riconosca l’importanza di dividere equamente le elargizioni della natura, e di trattare tutti gli esseri con rispetto, entrambi aspetti in cui l’agricoltura moderna, come parte di un’economia industrializzata, ha ancora molto da imparare. Problemi di fronte ai quali nessuno di noi, in quanto consumatori e cittadini, può sfuggire volgendo le spalle al proprio ruolo all’interno della catena della responsabilità collettiva.

Negli articoli che seguono vorremmo diffonderci su alcuni di questi problemi più dettagliatamente, consapevoli che non vi sono scorciatoie facili e immediate per una questione di tale complessità, ma nella speranza di stimolare i nostri lettori a riflettere sul ruolo ed il peso che l’energia di buona volontà può e dovrebbe avere.

Verso una Nuova Concezione dell’Agricoltura (1)

A look at how the industrialised farming system is in need of reform.

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Verso una Nuova Concezione dell’Agricoltura (2)

An examination of the issue of food trade in the context of "food miles".

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Two projects we've recently learned of.

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