Bollettino 2020 #2: I Problemi dell’Umanità - Soluzioni per il Mondo pt 2


Nella seconda parte delle nostre riflessioni sui principali problemi dell'umanità, l'attenzione si concentra sui temi dell'unità internazionale, del capitale, del lavoro, dell'occupazione e delle minoranze. Tali dilemmi sono stati intensificati dalle straordinarie condizioni globali create dalla pandemia. Le nazioni hanno operato con sforzo nel coordinare ogni intervento, anche all'interno di raggruppamenti sovranazionali come l'Unione Europea; il mondo del lavoro, in alcuni settori, ha individuato, quale soluzione, un cambiamento importante verso l’impiego a domicilio, mentre alcune industrie sono state quasi completamente chiuse; e la questione delle migrazioni, già così accesa, è diventata ancora più controversa in un mondo di frontiere chiuse. Questo è quindi, in un certo senso, il momento perfetto per concentrarsi su soluzioni creative a tali problemi, tra l’altro già proposte in passato, focalizzando l’attenzione sulle nuove difficoltà che stanno emergendo in conseguenza a questa crisi globale.

Queste tre aree problematiche riguardano in particolare la stretta interazione tra politica ed economia. L'umanità continua a lottare contro il fatto che l'abuso del potere politico può nutrirsi dell'espressione dell'avidità in un ciclo che si rafforza a vicenda. Potremmo dire che la politica è stata "catturata" dall'economia, e la ricchezza materiale di una nazione è stata vista come indicatore della sua prosperità. Ma è davvero così? Ci sono state diverse proposte alternative per misurare il benessere o la felicità di una nazione, tra cui l'Indice di sviluppo umano del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (bit.ly/humdev-index), l'Indice globale nazionale del benessere (bit.ly/globnat-index) e l'Indice Good Country (goodcountry.org). Ciò che spesso distingue queste misure da quelle "oggettive", come il Prodotto Interno Lordo, è che di solito includono una o più dimensioni "soggettive", che cercano di evidenziare varie qualità della coscienza. E semplicemente indirizzando la nostra attenzione sull'importanza fondamentale di principi così ampi e incommensurabili come la "felicità" o il "bene comune”, distanziamo la mente dalla vacua ossessione di ridurre tutto in numeri. Come tutte le misure socioeconomiche, esse rappresentano sempre e solo stime approssimative, che ci possono aiutare a considerare una direzione migliore e a mettere in discussione le priorità dello status quo.

Un altro recente tentativo di concentrarsi sui principi generali per la costruzione di una società migliore è il Wellbeing Economy Alliance, WEAll, (wellbeingeconomy.org), una "collaborazione globale di organizzazioni, alleanze, movimenti e individui che lavorano insieme per trasformare il sistema economico in un insieme che sappia offrire benessere umano ed ecologico". Essi osservano che "la trasformazione auspicata richiede un modo completamente diverso di essere all'interno della società umana: uno spostamento di visione, da 'noi contro di loro' a 'noi con tutti'". Questa enfasi sulla coesione sociale e sullo spirito comunitario è particolarmente significativa in questo periodo, in cui si riconosce, in generale, che la politica attuale e l'economia non stanno affrontando bene la pandemia, come dichiara implicitamente il messaggio o slogan "Build Back Better". Un'iniziativa della WEAll è il partenariato dei Governi dell'Economia del benessere, WEGo, una collaborazione tra governi nazionali e regionali che attualmente comprende Scozia, Nuova Zelanda, Islanda e Galles. I membri di WEGo si impegnano a:

  • Collaborare nella ricerca di approcci politici innovativi per creare economie del benessere - condividendo ciò che funziona e non, per orientare il processo decisionale al cambiamento;
  • Crescere verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, in linea con l'Obiettivo 17, promuovendo la collaborazione e la cooperazione nell’ identificare approcci per la realizzazione del benessere;
  • Affrontare le pressanti sfide economiche, sociali e ambientali del nostro tempo.

La visione sui problemi che l'umanità si trova a fronteggiare ora e nei prossimi decenni, sottolinea l’evidente necessità di iniziative come la WEAll, capace di riconoscere il ruolo essenziale della cooperazione oltre confini ed ideologie, e la possibilità di condividere idee e metodi. Realizzare l'unità di fondo dell'anima in tutti gli esseri, nel contesto di una grande diversità di sfide materiali, è un processo al quale tutti noi possiamo contribuire, ovunque ci troviamo. Che sia attraverso il collegamento con le iniziative della società civile, o semplicemente condividendo con amici, familiari e vicini, tutti possiamo fare una differenza positiva nello spostare la traiettoria dell'evoluzione. Il Corso di Studi sui Problemi dell'Umanità esiste per aiutare questo processo.

UNITÀ DEL MONDO

Forse l'ideale più alto dell'umanità è quello dell'Unità Mondiale, dove tutte le persone, indipendentemente dalla nazionalità, dalla razza, dalla religione e dall'ideologia, sono unificate non per la loro omogeneità, ma per il loro impegno a favore di una cultura di buona volontà che non ha confini e che permea la diversità dell'umanità. Il seme di questo idealismo può essere fatto risalire a 2.000 anni fa, all'inizio dell'era dei Pesci, quando Cristo dimostrò il potenziale spirituale dell'essere umano per "colmare i cieli e la terra" e per esprimere amore e buona volontà verso tutti. La nota chiave del messaggio evangelico cristiano "Dio è amore" si estende oggi oltre i confini della dottrina religiosa e cerca di trasformare tutti gli aspetti della società e della vita umana.

Anche se oggi l'umanità sembra essere sulla soglia di un futuro in cui l'ideale dell'Unità Mondiale è alla nostra portata, stanno emergendo anche gli ostacoli che esistono all'interno della psiche. Desiderosi di realizzazioni future, ma legati al passato, sembra come se fossimo bloccati in un conflitto. Eppure, questo conflitto è il risultato inevitabile della crescente aspirazione dell'umanità ad intensificare luce, amore e unità, come segno di progresso.

L'attuale tensione mondiale si risolverà quando l'umanità imparerà ad abbandonare il vecchio e ad abbracciare il nuovo. Le ideologie del passato glorificano l'individualismo a scapito dell'unità, generano la separazione e impediscono la nascita di una cultura della buona volontà sulla terra. L'idealismo del futuro riconosce la responsabilità dell'individuo verso il tutto, si basa sulla buona volontà, e si tradurrà quindi nell'Unità Mondiale una volta che sarà ancorata nel pensiero e nella coscienza umana.

Questo idealismo è giustamente descritto come spirituale, non per il suo rapporto con il pensiero religioso, ma perché mette in relazione lo Spirito con la sua espressione "umano con l'umano e umano con Dio". Esso mette in relazione tutte le parti, e quindi in un unico insieme unificato. Elimina tutto ciò che perpetua la separatezza e coltiva tutto ciò che favorisce il giusto rapporto. Cerca la piena espressione della coscienza umana - la piena luce, l'amore e la potenza di un'umanità unificata che, nella sua unità, diventa un veicolo per far emergere energie uniche che si esprimono sul pianeta.

L'abuso del potere del pensiero è in gran parte responsabile del perpetuarsi della dis-unione. Il detto "l'energia segue il pensiero" è ampliamente dimostrato dall'effetto che il declino e il tramonto delle ideologie ha sulla civiltà umana. I leader, responsabili nel sostenere tali ideologie, usano il potere della parola per dirigere il pensiero di massa, sia nel bene che nel male. Quando l'umanità pensa in termini di "sé contro l'altro", si crea una cultura della divisibilità. Quando l'umanità impara a pensare in termini di collettività, di buona volontà e di unità di fondo nella costruzione, la cultura acquisisce la stessa forma.

Con il pensiero giusto, le barriere materiali all'unità, apparentemente così insormontabili, cominciano a decadere. Le idee che una volta energizzavano queste forme non sono più presenti e così la struttura materiale del vecchio si devitalizza e si sgretola. Questo fenomeno è stato dimostrato nella caduta del muro di Berlino, che ha simboleggiato il crollo della divisione ideologica che aveva permeato il mondo dalla fine della guerra mondiale.

La capacità di pensare per creare un cambiamento non può essere compresa completamente al di fuori della realtà materiale. Il mondo del pensiero non esiste nel vuoto ed è interconnesso sia con il mondo materiale che con quello spirituale. Questo rapporto tra pensiero e forma è esemplificato nello Stato-nazione, che è insieme di idee ed istituzioni. Lo Stato-nazione è stato definito come una "comunità immaginata"(1): in altre parole, ciò che crea una nazione è il fatto che un popolo si identifica con essa come fosse una sola persona. Questa potente forma di pensiero di gruppo determina la forza e la qualità dell'esistenza di una nazione. Il pensiero esoterico vede in questa forma di pensiero di gruppo anche il veicolo per la manifestazione di certe potenze, cioè l'anima della nazione. Tuttavia, la forma materiale dello Stato-nazione, le istituzioni di governo, influenzano profondamente anche le interrelazioni globali. Il buon governo facilita l'ordine, fa rispettare le leggi, fornisce sicurezza, regola lo scambio di beni, salvaguarda le libertà, assicura le risorse di base, protegge i diritti umani e rende giustizia. Il cattivo governo porta a fallimento, anarchia, caos e violenza.

Oggi le istituzioni di governance nazionale e internazionale sono tutt'altro che perfette, ma offrono una base più che adeguata su cui costruire un mondo cooperativo e integrato. Il problema, quindi, non è quello della capacità istituzionale, ma delle relazioni internazionali. Parlare di giuste relazioni internazionali significa parlare delle priorità dei governi che si allineano ai valori della buona volontà e dell'amore per l'insieme - gli stessi valori che permettono ai singoli esseri umani di avere giuste relazioni con gli altri, con la loro nazione e con il mondo. Ci sono, tuttavia, una varietà di ostacoli che impediscono di tradurre queste qualità a livello nazionale: la maggior parte si identifica nell'interesse nazionale del proprio Paese.

L'interesse nazionale è il principio guida fondamentale della politica estera di ogni nazione e in generale ha tre componenti: sicurezza, prosperità e valori. Il sistema internazionale, privo di una forza di polizia sovranazionale, è un sistema in cui gli Stati devono provvedere alla propria sicurezza, attraverso una varietà di mezzi. Oggi, le istituzioni militari sono ancora considerate dalla maggior parte dei Paesi una parte necessaria di un governo responsabile.

Il problema della sicurezza deve essere inteso come un problema soggettivo e troppo raramente ci chiediamo: quanta sicurezza è sufficiente? Quando le minacce percepite sono esagerate, danno potere alla paura e creano una cultura caratterizzata da relazioni conflittuali. Questo impedisce la creazione di una cultura internazionale che aiuti a creare la sicurezza necessaria per una vera Unità Mondiale.

La prosperità, pur essendo chiaramente un obiettivo importante per lo Stato e la sua popolazione, non deve necessariamente andare a scapito degli altri, eppure ciò avviene. I critici del nostro attuale sistema economico sostengono che esso incoraggia la concorrenza e premia l'avidità. I suoi sostenitori affermano, invece, che il sistema è sano e che l'avidità è un problema umano piuttosto che sistemico. Altri ritengono che ci sia un certo grado di causalità circolare, in cui l’egoismo umano perpetua l'avidità sistemica e viceversa.

Il sistema economico dominante oggi, definito a grandi linee come capitalismo neoliberale, è riuscito ad aumentare la ricchezza e la prosperità nel mondo e ha fatto uscire dalla povertà milioni di persone, portandole a vivere dignitosamente. In un mondo popolato da attori di buona volontà, questo sistema vedrebbe la ricchezza mondiale distribuita verso tutta l'umanità, eliminando completamente la povertà, la fame e il fenomeno dei senzatetto. La condivisione, dopo tutto, è naturale quando si ha abbastanza per soddisfare i propri bisogni primari. Invece, l'egocentrismo e l'amore per il potere hanno causato l'accaparramento della ricchezza, rendendola uno strumento di egoismo e persino di schiavitù.

Definire l'interesse nazionale in termini di valori, è un'opportunità per l'anima di quella nazione che diviene capace di esprimersi attraverso i suoi rapporti con gli altri. Nella misura in cui i valori di una nazione riflettono le qualità dell'anima - amore, saggezza, ragione e sacrificio - essa è in grado di diventare mediatrice e unificatrice, capace di condurre sé stessa e gli altri in relazioni caratterizzate dalla buona volontà.

È chiaro che l'Unità Mondiale richiede che il pensiero, l'azione e la volontà dell'umanità siano giustamente indirizzati verso questo obiettivo. Ciò significa eliminare gli ostacoli del passato e costruire le forme attraverso le quali esprimere gli ideali del futuro. E, soprattutto, richiede la costruzione di relazioni; è attraverso un approccio unificato che l'ideale dell'Unità Mondiale può essere elaborato all'interno delle imperfezioni del mondo che si manifesta.

(1) Benedict Arnold. Comunità Immaginate: Riflessioni sull'origine e la diffusione del nazionalismo.

... nel gestire questi problemi dovremmo cercare le condizioni sbagliate che hanno portato l'umanità al suo attuale stato di disastro quasi catastrofico.

È essenziale che ci sia una presentazione di queste cose in termini di benessere spirituale dell'umanità e una più vera interpretazione del significato della parola "spirituale". È passato molto tempo da quando si iniziò a tracciare una linea di demarcazione tra il mondo religioso e quello politico o economico. La ragione della politica corrotta e dell'avida e ambiziosa pianificazione di tanti uomini di spicco del mondo può essere trovata nel fatto che uomini e donne di mentalità spirituale non hanno assunto - come loro dovere e responsabilità spirituale - la leadership del popolo. Hanno lasciato il potere nelle mani sbagliate e hanno permesso all'egoista e all'indesiderato di comandare.

           (I Problemi dell'Umanità pp.168-9)

 

TECNOLOGIA ED ELIMINAZIONE DELLA POVERTÀ

Uno dei problemi che l'umanità si trova ad affrontare è il divario che esiste tra ricchi e poveri, un divario che sta diventando sempre più inaccettabile, non solo per i paesi in via di sviluppo che condividono un'aspirazione sempre più intensa verso migliori standard di vita, ma anche per quelli del mondo sviluppato che riconoscono la natura ingiusta della distribuzione delle risorse.

I poveri, nelle società economicamente "sviluppate" e "in via di sviluppo", non hanno pari diritti alle risorse economiche, ed è la loro mancanza di accesso ai servizi di base, la loro mancanza di proprietà e di controllo sulla terra o su altre forme di proprietà, la loro mancanza di istruzione e di mezzi per appropriarsi delle nuove tecnologie, dei servizi finanziari, che li mantiene in povertà. A volte può sembrare che l'unica risorsa che possono offrire sia il lavoro, e a causa della mancanza di competenze, di istruzione e spesso di resistenza fisica hanno poco potere sul mercato, e quindi sono spesso sfruttati o ignorati.

Il primo Obiettivo SDG dell'ONU è quello di "porre fine alla povertà in tutte le sue forme ovunque" con la finalità di sradicare la miseria estrema entro il 2030. La povertà estrema è attualmente definita come condizione in cui le persone vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. È un obiettivo impegnativo, perché la povertà si auto-perpetua e può creare una spirale discendente. E anche avere un lavoro non garantisce una vita dignitosa e senza povertà. Infatti, nel 2018, l'8% dei lavoratori dipendenti e delle loro famiglie in tutto il mondo sono già stati registrati come persone che vivono in condizioni di estrema povertà.

La povertà estrema ha molte dimensioni, ma le sue cause principali sono la disoccupazione, l'esclusione sociale e l'elevata vulnerabilità di alcune popolazioni a disastri, malattie e ad altri fenomeni che tendono ad inibire la produttività. È un problema che l'umanità deve risolvere, e non si limita all'estrema povertà, perché mentre la ricchezza complessiva e il tenore di vita di una minoranza di persone in tutti i paesi aumentano, questo porta a una crescente disuguaglianza che mina la coesione sociale, aumenta le tensioni politiche e sociali e, in alcune circostanze, determina instabilità e conflitti.

Il progresso tecnologico è un settore in cui si sono registrati notevoli successi nella lotta alla povertà. Esso è spesso associato ad un aumento della disoccupazione, soprattutto tra i lavoratori non qualificati e a bassa retribuzione, che indebolisce il potere contrattuale del lavoro e quindi potrebbe contribuire a nuove povertà. Ma, tecnologie come la connettività mobile e l'IA (Intelligenza artificiale), entrambe associate alle nazioni più ricche, sono ora utilizzate con maggior successo per aiutare i più poveri del mondo. In Kenya, ad esempio, un rivoluzionario servizio di denaro mobile chiamato M-Pesa è in funzione da oltre un decennio. In un sondaggio recentemente pubblicato dalla Banca centrale keniota, oltre l'80% dei kenioti ha ora accesso ai servizi finanziari - definiti per includere quelli offerti dalle banche, dai fornitori di microfinanza e dai fornitori di denaro mobile.

Naturalmente, avere accesso a un conto bancario non solleva qualcuno dalla povertà. Quando sorgono problemi finanziari, oltre il 60% dei kenioti si rivolge ancora al prestito informale di amici, famiglie e strozzini, e più di due terzi dei kenioti dicono di non essere ancora in grado di far fronte alle spese quotidiane in ogni ciclo di reddito. Come molti Paesi africani, il Kenya dipende fortemente dal settore agricolo, e l'agricoltura e la povertà globale sono strettamente legate. Secondo la Banca Mondiale, il 65% degli adulti poveri che lavorano si guadagna da vivere con l'agricoltura, e investire nel settore agricolo è fino a quattro volte più efficace nel ridurre la povertà rispetto ad altri settori economici. Lo sviluppo agricolo è chiaramente un potente strumento di riduzione della povertà e anche in questo caso si stanno facendo progressi grazie all'uso della tecnologia.

Gli imprenditori tecnologici kenioti stanno concentrando la loro attenzione in questo importante settore, e Agrikore, un sistema di pagamento digitale che utilizza il già consolidato servizio di denaro mobile, è una promettente via per il cambiamento. Si tratta di un sistema, già operativo in Nigeria, che collega i piccoli agricoltori delle zone rurali con i grandi clienti commerciali. I piccoli agricoltori devono affrontare tre sfide principali: bassa produttività, scarso accesso agli acquirenti e prezzi poco trasparenti. Creando un catalogo dettagliato di ciò che ogni agricoltore coltiva, in quale stagione e con quale volume, si mira a superare queste sfide. Quando gli acquirenti commerciali di Agrikore effettuano grandi ordini sulla piattaforma, l'algoritmo suddivide la richiesta in base alla capacità e alla vicinanza e invia messaggi di testo ai singoli agricoltori che richiedono un volume di un determinato prodotto, in un dato giorno, a uno specifico prezzo. Una volta che l'agricoltore accetta l'offerta, il sistema attiva una serie di altre attività, abbinando l'agricoltore ai trasportatori registrati e agli ispettori di qualità che protocollano tutte le loro attività tramite la piattaforma e vengono pagati attraverso portafogli digitali.

Anche l'Intelligenza Artificiale e la robotica sono utilizzate nella lotta contro la povertà. È la capacità di estrazione dati dell'Intelligenza Artificiale che viene utilizzata nel modo più efficace per individuare le regioni più bisognose, in modo che gli investimenti possano essere indirizzati in modo appropriato. È anche uno strumento efficace per aumentare l'accesso alle informazioni sui raccolti. Ad esempio, negli Stati Uniti i programmi di coltivazione selettiva delle colture hanno assicurato che alimenti di valore come il mais e il grano siano ottimizzati per crescere in aree specifiche. Utilizzando l'IA per comprendere la crescita delle piante, cosi come i minimi dettagli su come la genetica e l'ambiente influenzano le caratteristiche delle piante e la loro resa, gli scienziati sono in grado di analizzare i dati della ricerca di modelli nascosti. Utilizzando queste informazioni nei paesi in via di sviluppo, è possibile migliorare la restituzione agricola delle colture di base, in particolare del sorgo o sorghum. In paesi come l'India, la Nigeria e l'Etiopia, questa pianta tollerante alla siccità e al calore è una preziosa coltura di cereali che ha un enorme potenziale genetico grazie alle sue oltre 40.000 varietà. Tali iniziative possono fornire ai contadini poveri le informazioni necessarie per coltivare il sorgo più ricco di nutrienti possibile per il loro ambiente e con la massima resa pensabile.

L'informazione e la possibilità di accedervi è una delle chiavi principali per eliminare la povertà. Quando le persone hanno una connessione a Internet, hanno accesso a informazioni preziose che aiutano a guidare le decisioni. Internet può educare e aiutare la comunicazione e la connessione. È la capacità di pianificare il tempo, di trovare informazioni sulle colture e sui raccolti appropriati e di controllare i prezzi delle merci sul mercato, che è così importante per gli agricoltori. La connettività mobile e l'internet banking permettono alle famiglie di ricevere denaro dai parenti all'estero, e le transazioni di microcredito possono dare alle persone un'identità digitale e finanziaria da trasferire nell'economia locale. Quando le donne hanno accesso alle stesse informazioni degli uomini, incrementano il potere di cambiare la loro vita.

Elizabeth Mason, direttore fondatore dello Stanford Poverty & Technology Lab, afferma che la tecnologia in generale, "ci mette in una posizione migliore per risolvere problemi che non siamo mai riusciti ad eliminare". L'accesso all'informazione che la tecnologia fornisce è il grande elemento di differenziazione della povertà. Permette anche l'ingresso della manodopera al capitale, che in passato è stato appannaggio dei ricchi. Apre così la porta a un mondo prima inaccessibile ai poveri. È evidente che, cercando attivamente di usare la tecnologia per superare i problemi specifici che i poveri devono affrontare, la povertà potrebbe essere eliminata. Come dice Mason: "Se possiamo usare gli strumenti giusti e sviluppare i programmi adatti, già siamo di fronte a un mondo diverso"(1)

(1) nbcnews.to/2QcblNT

Gli economisti suggerirebbero che il lavoro è utile principalmente ad aggiungere "valore", che è convenzionalmente misurato dal denaro. Tralasciando il quesito rispetto alla possibilità o meno se ci possa essere un modo semplice per tradurre il "valore" in denaro, è forse opportuno considerare quanto del lavoro collettivo dell'umanità nel trasformare le risorse dalle materie prime in beni di consumo e servizi sia veramente "prezioso", ovvero al servizio di valori che arricchiscono realmente lo spirito umano. Quanto di ciò che produciamo attualmente esprime o rende possibile la buona volontà, la bellezza, la comunità, la libertà, la condivisione, la fiducia, la compassione o la saggezza, e come possiamo muoverci verso società in cui il nostro lavoro promuova questi valori? Pensatori visionari come Handy, Robertson ed Eisenstein hanno indicato la strada verso un futuro così positivo - spetta a tutte le persone di buona volontà aiutare a colmare il divario tra visione e realtà, e dare dignità al lavoro con il suo giusto ruolo, al fine di contribuire all'evoluzione sociale e spirituale dell'umanità e del pianeta.

(Da La Dignità del Lavoro [Buona Volontà negli Affari Mondiali 2019 #2]]

MINORANZE E MONOPOLI DI POTERE

Nel libro I Problemi dell'umanità, il titolo del capitolo relativo a questa discussione è "Il problema delle minoranze razziali". Non c'è dubbio che questo rimane un tema molto significativo nella vita umana. Eppure, dalla pubblicazione del libro, nella metà del secolo scorso, la comprensione dell'umanità sul concetto di "minoranza" è diventata più sottile e diversificata. Ora riconosciamo e abbiamo termini per molti altri gruppi che rivendicano un'identità condivisa, sia essa basata sulla genetica, la cultura, il genere, la storia, l'orientamento sessuale o altri fattori. Infatti, da un certo punto di vista, si potrebbe sostenere che le donne costituiscono una 'minoranza' - non, ovviamente, in termini numerici, ma in termini di pari accesso alle opportunità. La sociologa Michèle Lamont, invece di parlare di minoranze, fa riferimento a "gruppi stigmatizzati", e osserva che tali gruppi tendono ad essere svantaggiati in termini di accesso alle professioni, all'istruzione, alla ricchezza, al valore e all'appartenenza culturale.

Un problema sottile nella definizione delle minoranze è che le élite di ogni tipo possono porsi come minoranze contese perché in realtà sono spesso numericamente più piccole della maggior parte degli altri gruppi della loro società eppure, conservano la stragrande maggioranza della ricchezza e del potere politico e culturale. Quindi la questione politica delle "minoranze" è in realtà una questione di uguaglianza – nel trovare il modo di bilanciare le rivendicazioni dei vari gruppi in modo equo, senza privilegiare alcun gruppo solo a causa di alcune caratteristiche relativamente arbitrarie, come il colore della pelle o il genere o la religione. E la questione psicologica è quella correlata ad assicurare che l'appartenenza di un individuo ad un dato gruppo non lo classifichi come qualcuno meno degno di ricompensa o di attenzione.

Così, il problema delle Minoranze riguarda realmente chi, in una data società o situazione, controlla la maggioranza del potere. Nelle nazioni democratiche, in un contesto politico, questa può essere una maggioranza numerica della popolazione, anche se il potere sarà in realtà esercitato da un numero molto piccolo di persone: di solito i politici, insieme a coloro che controllano le grandi aziende e un piccolo numero di altre persone, come i proprietari dei media e i lobbisti ben finanziati. Parte della vera difficoltà di questo problema riguarda la visibilità, la trasparenza e la responsabilità di tutti coloro a cui è stato affidato il potere. I recenti avvenimenti politici in diversi Paesi hanno portato alla percezione che ci sia una crisi proprio in quest'area: in altre parole, che i meccanismi che dovrebbero rendere la democrazia rappresentativa veramente esemplificativa della volontà di tutta la popolazione, non funzionano come dovrebbero. Quando ciò accade, la "volontà della maggioranza" può essere usata in modo improprio per giustificare la violazione dei diritti di minoranze di vario tipo, siano esse razziali, nazionali, generazionali o ideologiche.

Affrontare un problema così complicato sull'equilibrio del potere nella società è una sottile questione psicologica che richiede una significativa evoluzione della coscienza umana. È certamente vero che, per la maggior parte delle persone, c'è la tentazione nel cercare di accumulare potere. Questo può iniziare naturalmente nel processo di crescita, affermando la volontà individuale per ottenere l'indipendenza dal controllo dei genitori o dei tutori; ma se questo comprensibile desiderio di potere sul nostro destino si riversa nell'impulso di dominare gli altri, allora ne deriva un pericolo. E se poi si combina con l'antiquata idea dell’Era dei Pesci di gerarchie fisse, quasi immutabili, dell'autorità, questo può produrre il desiderio di dominare gruppi sempre più numerosi.

Contrasta con l'evoluzione fluida e organica delle strutture di responsabilità tipiche dell'Acquario - dove la vitalità e il potere fluiscono verso i luoghi quando è più necessario per il bene dell'insieme, e rimangono liberi di essere reindirizzati in qualsiasi momento. L'ascesa della tecnologia digitale ci ha dato il potere di una comunicazione pervasiva, che può, se usata con saggezza, permettere una tale condivisione organica e decentrata del potere. Può fare di ogni identità minoritaria un centro dinamico del potenziale culturale, e rivelare e amplificare tutto ciò che è essenzialmente buono e integrale in ogni identità. A titolo di esempio, si considerino i tre gruppi: Cultural Survival (culturalsurvival.org), che "sostiene un movimento di Popoli Indigeni capace di organizzare e coinvolgere le loro comunità nei processi internazionali, le politiche nazionali e gli organismi per i diritti umani nel rispetto, nella protezione e nell'adempimento dei loro diritti"; Survival International (survivalinternational.org), la cui visione è "un mondo in cui i popoli tribali sono rispettati come società contemporanee e i loro diritti umani sono protetti"; e Minority Rights Group International (minorityrights.org), il cui lavoro "offre la prova evidente che l'inclusione delle comunità minoritarie porti a società più forti e coese".

Sfortunatamente, il potere delle comunicazioni digitali può anche essere usato in modo improprio; e una delle sfide dell'umanità è il modo in cui la differenza può essere intenzionalmente trasformata in divisione, e poi infiammata ancora di più in odio irragionevole. Le comunicazioni digitali possono esacerbare questo problema, così come possono essere una forza per incoraggiare la comprensione, il dialogo e lo sforzo di vedere il quadro generale. Lo sforzo di elevare la civiltà chiede a tutti i gruppi (minoranze e maggioranze) di sviluppare la difficile capacità di elevarsi al di sopra del fango delle emozioni e della mente inferiore, per presentare una visione illuminata di un mondo più evoluto e migliore.

La chiave di questo processo è il Nuovo Gruppo di Servitori del Mondo,* il cui lavoro è stato celebrato a livello globale durante la Settimana del Festival 2019 (21-28 dicembre). Questo gruppo è composto da tutti coloro che lavorano a livello globale per alimentare un senso di reciproca interrelazione e che non vedono barriere razziali, nazionali o religiose. Lavorando in ogni campo della vita umana, dalla scienza, all'educazione e alla cultura, alla politica e alla religione, essi consacrano sia la mente che il cuore alla costruzione di un nuovo immaginario globale. E all'interno di questo movimento onnicomprensivo, ci sono punti focali più specializzati, definiti da Alice Bailey come gruppi seme.** Particolarmente rilevanti per il problema delle Minoranze sono gli Organizzatori Politici (che possono non essere essi stessi politici eletti, ma che lavorano in questo campo in qualche modo); gli Osservatori Addestrati, che possono aiutare a chiarire le complessità e a penetrare attraverso le illusioni che circondano un'area così accesa di dibattito; i Servitori Scientifici, che possono aiutare a comprendere la vera natura della genetica e la sua relazione con le differenze umane; gli Psicologi, che possono fornire una visione nella risoluzione dei conflitti e delle sottili differenze di coscienza tra i diversi gruppi minoritari, aiutando così la comunicazione e la comprensione reciproca. In definitiva, anche l'educazione deve avere un ruolo in questo senso, e i Lavoratori Religiosi sono naturalmente coinvolti nelle questioni che riguardano le minoranze religiose.

All'interno del sistema dell'ONU, due degli organismi che si occuperebbero maggiormente di questo lavoro sono l'ONU per i diritti umani, che ha un chiaro mandato per proteggere l'uguaglianza dei diritti di tutte le minoranze, e anche l'UNESCO, che concentra le argomentazioni scientifiche, filosofiche e culturali per credere nell'unità e nell'uguaglianza che sono alla base di tutte le diverse espressioni della vita umana. E al di là dell'ONU, un'ampia varietà di organizzazioni della società civile si concentra su un aspetto o l'altro di questa poliedrica questione.

Il ruolo che noi, come persone di buona volontà, possiamo svolgere potrebbe implicare una qualche connessione con tali gruppi; e, oltre a ciò, possiamo tutti contribuire a illuminare il pensiero umano sulla questione con la nostra riflessione meditativa su ciò che comprendiamo del problema delle Minoranze.

* Un opuscolo sul Nuovo Gruppo di Server del Mondo è disponibile per il download da: bit.ly/ngwsbooklet
** Un opuscolo sui dieci gruppi seme è disponibile per il download da: bit.ly/tenseedgroups

In primo luogo, c'è lo spirito del nazionalismo con il suo senso di sovranità e i suoi desideri e aspirazioni egoistiche. Questo, nel suo aspetto peggiore, mette una nazione contro l'altra, favorisce il senso di superiorità nazionale e porta i cittadini di una nazione a considerare se stessi e le loro istituzioni superiori a quelle di un'altra nazione; coltiva l'orgoglio della razza, della storia, dei possedimenti e del progresso  culturale  e  genera  un'arroganza, una vanagloria e un disprezzo per le altre civiltà e culture che è malvagio e degenerante;

C'è, inutile dirlo, un nazionalismo ideale che è il contrario di tutto questo; esiste ancora solo nella   mente   di   pochi   illuminati   in   ogni nazione, ma non è ancora un aspetto efficace e costruttivo di nessuna nazione in nessun luogo; rimane ancora un sogno, una speranza e, crediamo, un'intenzione fissa. Mira a migliorare e perfezionare il proprio modo di vivere, affinché tutti nel mondo possano trarne beneficio. È un organismo vivente, vitale, spirituale e non un'organizzazione egoista e materiale.

In secondo luogo, c'è il problema delle minoranze razziali. Esse presentano un problema a causa del loro rapporto con le nazioni all'interno delle quali o tra le quali si trovano. È in gran parte il problema del rapporto dei più deboli con i più forti, dei pochi con i molti, dei sottosviluppati con i più sviluppati, o di una fede religiosa con un'altra più potente e dominante. È un problema importante e critico in ogni parte del mondo di oggi.

           (I Problemi delll'Umanità pp.88-9, adattato)

Crediti d'Immagine

Banner: PHOTOCREO Michal Bednarek, Shutterstock (shutterstock.com); 
Peace Direct (peacedirect.org), © Ted Giffords; 
Trey Ratcliff – (stuckincustoms.smugmug.com)
©ILO M Crozet
Shutterstock, ValeStock, (shutterstock.com)
 

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