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I DUE SENTIERI

Dopo aver considerato la natura del piano astrale tratteremo delle sue funzioni e del rapporto del discepolo con le attività di quel piano. Ricordiamo alcuni punti importanti. In primo luogo, esso è preminentemente il campo di battaglia sul quale si combatte la guerra che si risolve nella liberazione finale dell’anima imprigionata. Sarà utile tener presente le principali caratteristiche dei tre piani e dei tre corpi che operano in essi.

Il piano fisico è quello dell’esperienza attiva nella materia e per mezzo della materia. È il piano dell’esteriorizzazione e la forma esteriore e le sue attività saranno conformi alla condizione e al grado di sviluppo dell’uomo interiore.

Il piano astrale è quello in cui l’uomo attraversa tre stadi di coscienza:

a. Per mezzo dell’apparato sensorio acquista coscienza nel mondo delle forme e sviluppa la facoltà di reagire a quelle forme con saggezza e intelligenza. Egli condivide questo tipo di coscienza con il mondo animale, sebbene sotto certi aspetti sia molto superiore, disponendo di una mente in grado di correlare e coordinare.

b. Sensibilità o consapevolezza di stati d’animo, emozioni e sentimenti, desideri e aspirazioni radicati in lui nel principio di autocoscienza, o principio ahamkara, come lo chiama l’occultista che ama le espressioni difficili. Questa sensibilità è comune a tutti gli uomini.

c. Consapevolezza spirituale o sensibilità al mondo spirituale e aspetto sensibile della coscienza superiore. Tutto questo è radicato nell’anima, presuppone il predominio della natura mentale ed è la facoltà [227] che fa dell’uomo un mistico. Questa consapevolezza è comune a tutti i discepoli, ricompensa delle vittorie riportate nell’esperienza del piano astrale.

Segue il piano mentale. Il principale conseguimento su questo piano è l’uso corretto dell’intelletto, ed è pure caratterizzato da tre stadi:

a. Lo stadio in cui la mente riceve le impressioni dal mondo esterno, attraverso i cinque sensi e il cervello. È una condizione negativa nella quale le “modificazioni del principio pensante” sono determinate dagli impatti del mondo esterno e dalle reazioni del mondo astrale.

b. Lo stadio in cui la mente inizia la propria attività e in cui l’intelletto è il fattore dominante. Pur essendo attivata dai fattori che precedono, essa risponde anche alle correnti di pensiero del piano mentale e per effetto di questi due contatti diviene estremamente attiva. Oltre a queste attività ne interviene una terza in cui il principio raziocinante agisce sulle informazioni acquisite nei due modi precedenti, instaura le proprie correnti di pensiero, formula le proprie forme pensiero e registra inoltre quelle di altri.

c. Lo stadio in cui l’anima, con la concentrazione e la meditazione, riesce a imporre le sue idee e impressioni alla mente tenuta “ferma nella luce”, permettendo al corpo mentale di rispondere a impressioni e contatti emananti dai mondi soggettivi e spirituali.

Tuttavia, la vera battaglia è combattuta nel corpo astrale ed essa raggiunge il massimo di intensità e violenza quando trova un buon strumento fisico e una mente ben dotata. Quanto maggiore la sensibilità del corpo astrale, tanto maggiori le reazioni al [228] mondo fisico e alle condizioni mentali; ne consegue che i discepoli e gli individui più evoluti del mondo hanno un corpo astrale più potente e operano in condizioni di maggiore tensione emotiva rispetto ai meno evoluti e ai figli di Dio liberati.

Gli studenti sono quindi esortati ad assumere un atteggiamento drastico ed energico nei confronti della loro natura emotiva, ricordando che la vittoria scende dall’alto e non può essere ottenuta partendo dal basso. L’anima deve governare e lo strumento che usa nella battaglia è la mente consacrata.

È interessante notare la sequenza occulta nella descrizione di questo piano, data nella regola che stiamo considerando.

Esso è innanzi tutto il piano delle forze duplici. La prima cosa di cui l’aspirante si rende conto è infatti la dualità. L’uomo poco evoluto è consapevole della sintesi, ma è la sintesi della sua natura materiale. L’uomo altamente spirituale è pure consapevole della sintesi, ma si tratta della sintesi esistente nella sua anima, la cui coscienza è quella dell’unità. L’infelice aspirante si trova in una posizione intermedia, cosciente soprattutto della dualità e tirato di qua e di là fra i due poli. Il primo passo per giungere al suo obiettivo è di rendersi conto delle paia di opposti e della necessità di fare una scelta. La luce, che ha scoperto in sé, lo rende consapevole dell’oscurità. Il bene che lo attrae gli rivela il male che per lui rappresenta la linea di minor resistenza. Attraverso il dolore può visualizzare il piacere ed esserne consapevole, cielo e inferno diventano quindi delle realtà. Attraverso l’attività della vita attrattiva della sua anima si rende conto dell’attrazione della materia e della forma ed è costretto a riconoscere lo stimolo e l’attrazione di entrambe. Egli si sente infine “sospeso fra due grandi forze” e, una volta comprese le dualità, lentamente ma fermamente, nella sua mente si fa strada la realtà che il fattore decisivo nella lotta è la sua volontà divina, in contrapposizione alla sua volontà egoistica. [229] Le forze duplici fanno così la loro parte finché non siano viste come due grandi correnti d’energia divina che attirano in due direzioni opposte ed egli non si renda conto che davanti a lui si aprono i due sentieri citati nella nostra regola. L’uno riporta alla landa desolata della rinascita, l’altro conduce alla porta d’oro che immette alla città delle anime libere. L’uno è quindi involutivo e lo immerge nella materia più densa; l’altro lo fa uscire dalla natura corporea rendendolo infine consapevole del suo corpo spirituale, mediante il quale egli può agire nel regno dell’anima. Più tardi, quando sarà un vero discepolo consacrato, un sentiero sarà per lui quello della mano sinistra, e l’altro il sentiero della giusta azione. Sul primo diverrà esperto in magia nera, che significa soltanto lo sviluppo dei poteri della personalità, subordinata agli scopi egoistici di un uomo i cui moventi sono l’interesse personale e l’ambizione mondana. Questi lo costringono entro i tre mondi chiudendo la porta che si apre alla vita. Sull’altro sentiero egli subordina la sua personalità ed esercita la magia della Fratellanza Bianca, operando sempre alla luce dell’anima con l’anima in tutte le forme e senza dare alcuna importanza alle ambizioni del sé personale. La chiara discriminazione fra questi due sentieri rivela ciò che in alcuni libri d’occultismo è detto lo “stretto Sentiero sottile come filo di rasoio” che si trova fra i due. È il “Nobile Sentiero di Mezzo” del Buddha e indica la sottile linea di demarcazione fra le paia degli opposti e fra le due correnti che egli è riuscito a riconoscere: l’una che sale alle porte del cielo, l’altra che s’inabissa nell’infimo inferno.

Con l’impiego delle due armi principali di cui dispone, discernimento e distacco, l’aspi-rante acquista la qualità che in questa regola è chiamata “potere vitale”. Come l’occhio è lo strumento per scegliere la via da percorrere sul piano fisico e dispone di una potenza tutta sua per attrarre e sviluppare il [230] proprio linguaggio simbolico, così l’aspirante percepisce in sé un potere vitale, che infine attiverà il terzo occhio. Si ottengono così un potere e una visione chiara che consentono di fare le giuste scelte e di procedere rapidamente sulla via con costante progresso. Si dice che il potere dell’occhio cresce e si sviluppa nel silenzio, e soltanto colui che riesce a trovare un centro di pace nella sua testa, dove il sentiero delle forze del corpo e quello delle correnti spirituali che affluiscono s’incontrano, può esercitare un vero discernimento e quel distacco imparziale che portano il corpo mentale e il corpo astrale sotto il governo dell’anima.

Ora egli può comprendere il significato dei “poli che vibrano” e giungere al punto d’equilibrio che risulta dalla loro interazione e vibrazione.

La percezione delle forze duplici e il chiaro discernimento dei due sentieri conducono allo sviluppo del potere vitale. Questo manifesta la sua prima attività mettendo l’aspirante in grado di giungere ad un punto d’equilibrio e mantenersi su quel pinnacolo di conseguimento dove “si fa una scelta”.

In cosa consiste questa scelta? Per l’aspirante si tratta di scegliere fra progresso rapido o lento. Per il discepolo, accettato e leale, è la scelta dei metodi di servizio. Per l’iniziato si tratta spesso di scegliere fra il progresso spirituale e l’arduo compito di rimanere con il gruppo e operare all’attuazione del Piano. Per il Maestro è la scelta fra i sette Sentieri, e sarà quindi evidente quanto più strenuo e difficile sia il suo problema.

Tutto però prepara l’aspirante a fare la giusta scelta mediante il giusto discernimento che conduce alla giusta azione e resa possibile dall’applicazione dell’imparzialità. Questa frase riassume la tecnica del guerriero sul campo di battaglia del piano del desiderio.

A questo punto è bene notare che il costante sviluppo della facoltà di scelta e la battaglia lealmente combattuta dall’aspirante sul piano [231] astrale, fanno progredire la coscienza dell’uomo di stadio in stadio. Dapprima è l’aspirante stanco delle lotte terrene che deve combattere con il desiderio, i miraggi, l’ambizione e il suo corpo emotivo sensibile. Egli la considera una battaglia grandiosa, ma da un punto di vista più vasto essa è relativamente piccola, pur rappresentando il massimo che egli è in grado di affrontare.

Più tardi, è il discepolo in prova sperimentato che lotta nella valle dell’illusione e non deve far fronte soltanto alla propria natura, ma anche alle forze di quella valle, di cui riconosce la natura duplice. In seguito il discepolo prosegue la sua battaglia affrontando con coraggio (e spesso con visione chiara) le forze schierate contro di lui. Esse non comprendono soltanto quelle inerenti alla sua stessa natura e agli aspetti del piano astrale cui egli normalmente reagisce, ma anche le forze dell’illusione schierate contro il gruppo di discepoli al quale appartiene. Tutti i discepoli ne prendano nota e lo tengano presente in questi giorni strenui e difficili. Tali discepoli a volte sono in contatto cosciente con le forze della loro anima e per essi non esiste sconfitta o retrocessione. Essi sono guerrieri provati, segnati e stanchi, ma sanno che la vittoria trionfante li attende, poiché l’anima è onnipotente. I discepoli accettati, che combattono contro tutti i fattori che abbiamo citato ed ai quali si aggiungono le forze oscure schierate contro i Fratelli Maggiori, possono fare appello alle energie spirituali del loro gruppo e, in rari momenti prestabiliti, al Maestro per il quale lavorano. Così l’opera e il lavoro si estendono; la responsabilità e la lotta aumentano continuamente, ma al tempo stesso cresce costantemente il riconoscimento delle potenze con le quali è possibile un contatto e da utilizzarsi; quando questo contatto avviene nel modo corretto la vittoria finale è assicurata.

L’espressione “colui che medita” si riferisce all’anima. Arjuna, il discepolo che aspira, rinuncia alla lotta e consegna le redini del governo a Krishna, l’anima, ed alla fine sarà ricompensato dalla comprensione [232] e dalla visione della forma divina che vela il Figlio di Dio che è lui stesso.

Combattuta e vinta la battaglia il discepolo entra nei ranghi dei maghi bianchi del nostro pianeta e può usare le forze, cooperare con il piano, comandare gli elementali e trarre ordine dal caos. Non è più immerso nel mondo dell’illusione, ma si è elevato al di sopra. Non può più essere trattenuto dalle catene delle proprie abitudini passate e dal karma. Ha acquisito il potere vitale divenendo un Fratello Maggiore.

Questo è il sentiero che si apre davanti a chiunque osi percorrerlo. Questa è l’opportunità offerta a tutti gli studenti che hanno fatto la loro scelta con imparziale distacco e sono mossi dall’amore e dal desiderio di servire.