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PARTE TERZA - LA FINE DELL’ILLUSIONE - Parte 3

5. Con un atto di immaginazione creativa, l’operatore cerca di vedere e udire l’anima – la sorgente di luce e potere nei tre mondi – che espira l’OM nella mente dell’attenta personalità in attesa. La luce e il potere dell’anima vengono allora trattenuti e serbati dalla personalità positiva, poiché una disposizione negativa è da evitare.

6. La luce e il potere trattenuti, combinati con la duplice luce della personalità (focalizzata sul piano mentale) generano una luce intensa che può essere visualizzata come un riflettore di grande splendore e potenza; deve essere vista come una sfera di vivida luce, ma che ancora non irradia, né si proietta all’esterno.

7. Quando la visualizzazione è ritenuta soddisfacente, segue una pausa durante la quale l’aspirante focalizza tutta la sua volontà a sostegno della luce creata dalla fusione delle tre luci. È lo stadio detto da Patanjali “la mente mantenuta salda nella luce”. L’uso della volontà – volontà della personalità fusa con l’anima – è dinamico, ma a questo stadio quiescente e non magnetico o irradiante.

8. Segue un processo in cui l’annebbiamento da eliminare e il riflettore della mente sono messi in rapporto dal potere del pensiero. L’annebbiamento con la sua qualità e il riflettore con il suo potere vengono riconosciuti per ciò che sono, e l’effetto o gli effetti da ottenere in virtù di tale rapporto sono accuratamente considerati. Questo va fatto in modo da evitare che il procedimento mentale, la luce [218] e il potere rafforzino il già intenso annebbiamento. Deve essere fatto in modo che al termine del processo esso risulti notevolmente indebolito e infine dissipato.  Questo è un traguardo importante.

9. Raggiunti, per quanto possibile, la concentrazione, la comprensione e il rapporto necessari l’aspirante, con un atto di volontà e di immaginazione creativa, dirige il riflettore e vede un vivido raggio di luce che penetra nell'annebbiamento. Deve visualizzare un ampio fascio di luce splendente che dalla mente illuminata si proietta sul piano astrale e credere che sia così.

10. Segue una fase importante e difficile in cui egli dà un nome all’annebbiamento e lo vede dissolversi. Favorisce il processo dicendo mentalmente e con tensione:

Il potere della luce impedisce all’annebbiamento (nome) di apparire.

Il potere della luce nega alla qualità dell'annebbiamento di condizionarmi.

Il potere della luce distrugge la vita dietro all'annebbiamento.

Queste tre frasi sono un'affermazione del potere e del proposito e devono essere enunciate a un punto di tensione, con la mente stabile e un orientamento positivo.

11. La Parola Sacra è fatta risuonare di nuovo nell’intento di produrre ciò che in gergo occulto è detto “Atto di Penetrazione”. Si vede allora la luce che:

[219]

a. Colpisce l’annebbiamento.

b. Vi penetra e ne viene assorbita.

c. Lo dissolve lentamente; col tempo l'annebbiamento non sarà mai più così intenso e finirà per scomparire completamente.

12. Segue un processo di ritiro in cui l’aspirante, consapevolmente e deliberatamente, ritrae il raggio di luce e si riorienta sul piano mentale.

Vorrei far notare che l'annebbiamento non viene mai dissolto immediatamente, poiché la sua origine è troppo antica. Ma l’uso persistente di questa formula lo indebolirà e lentamente e inevitabilmente esso svanirà e l’uomo procederà libero da questo ostacolo particolare. La formula può sembrare lunga, ma di proposito l’ho esposta in dettaglio, affinché l’aspirante ne comprenda chiaramente l’intento. Dopo debita pratica e il rispetto delle condizioni richieste, l'aspirante la userà in modo quasi automatico e potrà allora avvalersi della formula ridotta:

Formula schematica

1. I quattro stadi preparatori:

a. Riconoscimento dell’annebbiamento da dissipare.

b. Stadio di focalizzazione della luce della personalità, una luce duplice.

c. Stadio di meditazione e riconoscimento della luce maggiore.

d. Unificazione della duplice luce della materia con quella dell’anima, in tal modo creando il riflettore della mente.

[220]

2. Processo di allineamento e integrazione riconosciuta.

3. Il riflettore della mente è rivolto deliberatamente al piano astrale.

La Formula

4. Attività dell’anima e ritenzione della luce.

5. Generazione e visualizzazione del riflettore.

6. Evocazione della volontà a sostegno del riflettore della mente.

7. La luce unificata così generata è rivolta sull’annebbiamento con il potere del pensiero.

8. Nomina dell’annebbiamento e triplice affermazione.

9. Atto di Penetrazione.

10. Processo di ritiro.

Come vedete, di fatto insegno alla prossima generazione come distruggere le forme pensiero che tengono schiava l’umanità e che, quando si tratti di annebbiamento astrale, sono le forme assunte dal desiderio, dalle emozioni, dalla sensibilità all’ambiente, dall’aspirazione crescente e dai vecchi ideali, e che impediscono alla luce dell’anima di illuminare la coscienza di veglia. Le energie che prendono forma sul piano astrale non sono emozione e sentimento puri rivestiti di pura sostanza astrale, che non esiste. Sono desideri istintivi, evocati dalla sostanza in evoluzione del piano fisico la quale, nella sua totalità e per azione umana, viene redenta ed elevata fino a quando, un giorno, assisteremo alla sua trasfigurazione e alla “Glorificazione della Vergine Maria”, l'aspetto Madre in relazione alla divinità. Sono inoltre forme pensiero discendenti, che l’uomo in evoluzione crea e [221] porta incessantemente in manifestazione, rivestendole di sostanza del desiderio. Quando le forme pensiero discendenti (riflesso nei tre mondi della grande “nube di cose conoscibili”, citata da Patanjali, che si libra sul piano buddhico in attesa di precipitare) e la massa ascendente delle richieste istintive dell’aspetto inferiore dell’unità umana e dell’umanità intera s'incontrano a un punto di tensione appare ciò che è noto come piano astrale, sfera di attività creata dall’uomo. I regni subumani lo ignorano; quelli superumani lo hanno trasceso scoprendo il segreto del suo inganno; non lo riconoscono più, salvo come temporanea sfera di esperienza dove vive l’uomo. In quella sfera egli apprende la realtà è “nessuno di questi, ma solo l’Uno e l’Altro in mutuo rapporto”. Questa è una delle frasi occulte che il discepolo deve imparare a comprendere e che descrive la manifestazione.

b. Eliminazione dell’annebbiamento di gruppo e mondiale 

È evidente che il lavoro di gruppo per eliminare l’annebbiamento mondiale deve essere svolto da coloro che lo stanno facendo nella propria vita e usano la formula ora indicata. Sono per lo più aspiranti di sesto raggio (personalità o anime) e tutti coloro che, pur di altro raggio, hanno un potente corpo astrale di sesto. Nel gruppo sono i servitori più efficaci, ma soggetti a una grande difficoltà. Nonostante l’aspirazione e la buona volontà raramente sono consapevoli degli annebbiamenti da cui sono dominati. È estremamente difficile indurre l’aspirante di sesto raggio ad ammettere di [222] esservi immerso, specie se si tratta di annebbiamento di natura spirituale o molto elevata. In tal caso esso è intensificato dall’energia della devozione, che lo consolida rendendolo molto difficile da penetrare. L’assoluta sicurezza di questi aspiranti è di serio ostacolo all’efficacia del lavoro, poiché il loro annebbiamento deve essere dissolto prima che l’opera possa procedere con buon esito. Chi è di primo raggio può liberarsene con relativa facilità, se consapevole che è una limitazione della personalità. Gli uomini di terzo raggio vi sono altrettanto suscettibili di quelli di sesto e la loro mente tortuosa, sempre pronta a fare progetti, nonché la rapidità con cui possono ingannare se stessi (e spesso cercare di ingannare gli altri) li ostacola grandemente nella dissoluzione dell’annebbiamento. La loro pronunciata tendenza ad esserne vittime si dimostra nell'incapacità di esprimere chiaramente a parole ciò che intendono. Per molte vite si sono protetti con tortuose formulazioni di pensiero e di idee, ma di rado riescono a comunicarne il significato con chiarezza. Questo è il motivo per cui le persone di sesto e terzo raggio sono quasi inevitabilmente incapaci di insegnare. Entrambi questi gruppi devono pertanto imparare a usare questa formula; affretterebbero notevolmente il processo di eliminazione se si forzassero a scrivere o ad esprimere chiaramente a parole i loro pensieri, se evitassero le ambiguità e di esprimersi per allusioni o accenni. Dovrebbero enunciare chiaramente le idee di cui si stanno occupando.

Chi è di settimo raggio ha una difficoltà, dovuta al fatto che le sue forme pensiero sono straordinariamente nette e perciò le illusioni astrali che lo condizionano sono esatte, ben delineate e irresistibili. Tuttavia esse si cristallizzano rapidamente e periscono. Gli aspiranti di secondo raggio sono in genere pienamente consapevoli di qualsiasi annebbiamento che cerchi di assoggettarli, poiché in loro la [223] chiara percezione è innata. Il loro problema è invece di distruggere in sé la pronta rispondenza all’attrazione magnetica del piano astrale e dei suoi molti e diffusi annebbiamenti. Per loro è meno facile reagire ad un annebbiamento specifico che non a tutti, sebbene in modo relativamente temporaneo, che nondimeno ne ritarda assai il progresso. Per la loro perspicacia, a questa sensibilità all'annebbiamento aggiungono la capacità di soffrirne e di considerare quella rispondenza come un peccato e un fallimento, ritardando così la liberazione con un atteggiamento negativo di inferiorità e disagio. Avranno grande profitto dall’uso costante della formula fino al momento in cui, pur consapevoli di uno o più annebbiamenti, non ne saranno più influenzati. Chi è di quinto raggio è meno propenso all’annebbiamento emotivo, ma principalmente vittima dell’illusione, e per lui è di capitale importanza il Metodo della Presenza, poiché contiene un elemento che l’uomo di quinto raggio è incline a negare rifiutandosi di ammetterlo: il fatto del Sé superiore. Si sente autosufficiente. Risponde tanto facilmente e con tale soddisfazione al potere del pensiero che l'orgoglio della propria competenza mentale è il suo vizio inveterato ed è perciò fermo di proposito e volto al mondo concreto ed intellettuale. Quando l’Angelo della Presenza gli diviene reale, la rispondenza all’illusione si affievolisce fino a scomparire. Il suo problema principale non è tanto di negare il corpo astrale, poiché ne sdegna la presa, quanto di riconoscere ciò che la mente è intesa a rivelare: il Sé spirituale divino. La mente concreta inferiore ne ostacola la visione.

Le persone di quarto raggio sono assai propense all’annebbiamento astrale, ciò che le mette in una condizione estremamente difficile. Potrei chiarire il problema dicendo che esse tendono a far scendere le loro illusioni mentali nell’astrale dove si rivestono di nebbie; il problema è [224] dunque duplice, sono confrontati ad una unificazione di annebbiamento e illusione. Esse costituiscono tuttavia il gruppo di anime che rivelerà la vera natura dell’intuizione e questo sarà il risultato del loro illusorio e ingannevole conflitto nel mondo delle apparenze.

Esaminiamo ora la formula valida per coloro che cercano di servire l’umanità con la deliberata distruzione e dispersione degli annebbiamenti che la tengono schiava, sapendo che è necessario farlo in gruppo. È essenziale che i membri di questi gruppi abbiano certe caratteristiche. In primo luogo devono saper lavorare “senza attaccamento” ai risultati e usare la formula per un certo tempo (ad esempio una volta alla settimana per due anni o più) senza attendersi esito alcuno; devono rendersi conto che non potranno mai sapere se i loro sforzi raggiungono lo scopo, poiché gli annebbiamenti che cercano di dissolvere sono così diffusi e generali che la loro mente individuale non può constatarne gli effetti. Sono troppo vicini alla scena e la loro prospettiva è necessariamente limitata al primo piano. In secondo luogo devono capire con intelligenza cosa sia un annebbiamento mondiale, per poterlo “nominare” in senso occulto e, così facendo, stabilire il contatto. In terzo luogo devono essere abituati a dissolvere l’annebbiamento nella loro vita; la necessità di farlo e i buoni risultati ottenuti sono elementi che indicano la loro idoneità al compito.

 Infine, devono amare i propri simili. Non devono farlo come chi è di sesto raggio, con devozione isolazionista, ma come una persona di secondo raggio: con un riconoscimento del valore esteso all’umanità intera, con la comprensione del cuore unita alla mente critica, che ama costantemente nonostante gli errori constatati, con una chiara percezione dei pregi e difetti del singolo o collettivi. Questo [225] è uno dei fattori che consentono all’aspirante di sesto raggio di trasferirsi dal sesto raggio minore e prender posto sul maggiore secondo raggio, come devono fare tutti gli iniziati di quarto e sesto raggio.

Uno dei requisiti necessari a questa attività di gruppo è la scelta accurata dei collaboratori, in base alla capacità di lavorare insieme. Devono conoscersi bene e non avere attriti personali, oppure avere scarsa conoscenza reciproca personale, ma essere attratti l’un l’altro quali anime collaboranti in quel lavoro particolare. Nella misura del possibile devono lavorare con regolarità in modo da stabilire un ritmo che condurrà a un costante impatto ritmico della luce sull'annebbiamento. Devono inoltre attenersi fedelmente alla formula, che è iniziale e molto potente, perché una delle prime da usare per dissipare in gruppo l’annebbiamento. L’intero procedimento è del tutto nuovo per l’uomo e il lavoro si dimostrerà necessariamente arduo in quanto comporta una situazione interessante. I gruppi che effettueranno l’opera di penetrare e dissipare gli annebbiamenti che oscurano la visione dell’umanità saranno i primi gruppi non iniziati a operare in tal senso sul piano fisico, in modo cosciente e deliberato. Sinora questo servizio fu compiuto da membri della Gerarchia e solo per trattenere gli annebbiamenti, fino a quando l’umanità fosse pronta a distruggere ciò che ha creato. Prima d’ora si è cercato di diradare le nebbie collettivamente, ma con tentativi protratti nel tempo e per lo più senza vera comprensione cosciente. Ne è esempio l’opera della Chiesa, vaga e incoerente, per diradare l’annebbiamento del desiderio di beni materiali, sostituendovi l’idea di quelli celesti. Il lavoro [226] ora predisposto è dinamico e ben delineato, effettuato consapevolmente e avrà effetti specifici. È un metodo preciso per usare e proiettare l’energia della luce e allo scopo di abbattere gli ostacoli prodotti dalla natura emotivo-mentale sul Sentiero di Ritorno a Dio.

Se il gruppo potrà riunirsi per applicare la formula, il lavoro sarà più agevole e concentrato; altrimenti i membri agiranno separati, avendo però chiara l’idea che si tratta di un lavoro di gruppo e sempre ricordando i membri costituenti il corpo del gruppo. Ciò è necessario per “riunire la luce” e per proteggersi dall’annebbiamento da colpire. L’“unire la luce” è di primaria importanza e va tenuto sempre presente. Quando possibile, il lavoro dovrebbe procedere in riunioni programmate, anche se ciò comportasse sacrifici per qualcuno.

Consiglio di occuparsi dapprima di un annebbiamento noto a tutti i membri del gruppo come uno dei maggiori ostacoli al progresso dell’umanità. Nelle fasi iniziali sarebbe inoltre bene trattare un annebbiamento che tocca gli aspiranti, anziché altri più diffusi e radicati che concernono l’umanità nel suo complesso. È meglio imparare a operare su annebbiamenti minori e più facilmente visualizzati. Col tempo e con la pratica, il gruppo passerà a compiti più ardui, relativi ad annebbiamenti di portata maggiore al di fuori della loro orbita. Sarebbe superfluo ripetere che membro di un tale gruppo può essere solo chi seriamente cerca di mantenere la propria esistenza libera da annebbiamenti. Aggiungo che qualora un membro vi fosse immerso e in lotta con la fitta nebbia, dovrebbe astenersi [227] dal lavoro di gruppo finché non se ne sia liberato con l’aiuto della formula individuale.

Chi è capace di affrontarsi a occhi aperti e vedere la verità qual è, di fare lo stesso in relazione all’umanità e restare sereno e impavido di fronte alle peggiori scoperte su di sé e il mondo degli uomini, è certo colui che impiegherà questo metodo con maggior successo. Vi ricordo anche che il gruppo dovrà proteggersi dagli annebbiamenti che vuole dissolvere. La tendenza individuale all’annebbiamento conferisce il diritto di servire in questo modo, ma espone anche al pericolo ed è perciò necessaria una formula protettiva.

La formula si dividerà perciò in tre parti:

1. Stadi preparatori.

2. Uso della formula protettiva.

3. Formula di gruppo per dissipare l’annebbiamento.

Il lavoro del singolo sugli analoghi problemi individuali rende più agevole quello preparatorio di gruppo.

Come noterete, non faccio riferimenti al locale, al posto occupato dai membri, alla posizione da assumere, all’uso d’incenso, né ad altri accessori che molti gruppi di occultisti ritengono importanti. Per la Gerarchia i rituali fisici oggi sono in disuso e inutili quando si tratti di discepoli e aspiranti avanzati; sono importanti solo per uomini poco evoluti che hanno bisogno di senso scenico e di aiuti esterni; ai principianti ciò serve a ricordare il tema del lavoro e dell'obiettivo previsto. Il solo rituale [228] ancora ritenuto valido per la famiglia umana nel suo complesso, specie per persone progredite, è quello Massonico, poiché è la rappresentazione della Creazione, del rapporto fra Dio e uomo, del Sentiero di Ritorno e anche delle grandi Iniziazioni che consentono all’iniziato, ormai libero, l’accesso alla Camera del Concilio dell’Altissimo. A parte questo, gli insignificanti rituali circa la posizione, il grado, i seggi sono inutili e spesso tali da distogliere l’attenzione, anziché concentrarla sul lavoro.

Si presume che chi usa queste formule sia in qualche misura polarizzato all’interno e in grado di ritrarsi nel centro spirituale in ogni luogo e momento. È il centro del quieto pensiero in cui si compie l’opera.

Come introduzione a questo lavoro di gruppo bastano dieci minuti di totale silenzio, durante i quali i membri del gruppo cercano di formare un campo magnetico di attività ricettiva e positiva (paradossi delle scienze occulte) che renderà possibile il seguito.

Il capo del gruppo (scelto a turno in modo che tutti i membri del gruppo occupino questa posizione) inizia con l’appello; a ogni nome pronunciato gli altri membri guardano negli occhi il nominato, il quale si alza e sta di fronte a loro per un minuto. Così si stabilisce un rapporto, poiché la forza magnetica direttiva di ogni anima è sempre percepita da “occhio a occhio”. Questo è il vero significato delle parole: “Puoi guardarmi negli occhi?”, oppure “Si guardarono negli occhi” e altre frasi simili. Stabilito questo rapporto interdipendente il gruppo [229]  siede in silenzio per dieci minuti allo scopo di ritirare la coscienza dagli interessi personali e mondani e accentrarla sul lavoro. Dopo di che il capogruppo nomina l’annebbiamento di cui il gruppo tratterà. A questo riguardo al momento della riunione non vi sarà dissenso sul tipo di annebbiamento, poiché in altre occasioni e un mese prima i membri ne avranno esaminato, con tutto ciò che implica, la storia e gli effetti psicologici individuali, di gruppo e nazionali, nonché l’ampio influsso sull’umanità nel suo complesso. L’esperienza del gruppo in questo lavoro determina la natura dell’annebbiamento di cui trattare. Come già detto, un gruppo ancora inesperto comincerà con uno degli annebbiamenti propri degli aspiranti per passare poi ad altri più potenti e diffusi che turbano l’umanità. Questa introduzione viene talora detta Atto del Nominare, poiché vengono nominati sia i membri che l’annebbiamento.

Lo stadio successivo è simile agli stadi preparatori della formula per dissipare l'annebbiamento individuale. Sono i seguenti:

STADI PREPARATORI

1. Atto del nominare.

2. Formula protettiva.

Questa è molto semplice. I membri recitano all’unisono:

"Quale anima opero nella luce e la tenebra non mi tocca.

Dimoro nella luce.

Lavoro e da questo punto non mi sposto."

[230]

Così dicendo tutti fanno il segno della croce, toccando il centro della fronte, del petto e gli occhi, formando così la croce allungata del Cristo o dell’umanità divina. Come sapete, la croce non è un simbolo solo cristiano. È il grande simbolo della luce e della coscienza e significa la luce verticale e la luce orizzontale, il potere di attrarre e di irradiare, la vita dell’anima e il servizio. La croce oggi in uso nella chiesa cattolica, toccando fronte, cuore e spalle, è il segno della materia. Significa la realtà del terzo Aspetto. La croce che farà il gruppo è la croce del Cristo e della coscienza cristica. Gradatamente la croce del Cristo (del Cristo risorto) sostituirà quella della materia e dell'aspetto Madre. La sua somiglianza con la svastica è evidente e sarà una delle ragioni della sua scomparsa.

3. Stadi preparatori:

a. Focalizzare la duplice luce della personalità: della materia e della mente.

b. Meditare sul contatto con l’anima e il riconoscimento della luce dell'anima.

c. Unire e fondere le due luci minori con quella dell’anima. Ciò è effettuato in gruppo. Ciascuno contribuisce cercando coscientemente di visualizzare il processo di fusione della luce triplice cui ciascuno contribuisce in un’unica sfera di luce.

4. A un cenno del capo gruppo tutti recitano:

[231]

"La luce è una, e in quella luce vedremo luce.

Questa è la luce che volge l’oscurità nel giorno."

O M.        O M.        O M.

L’allineamento e l’integrazione individuali e di gruppo si possono ora considerare compiuti e, se eseguiti a dovere, ad ogni successiva riunione l’integrazione e la fusione saranno più rapide e più vivida sarà la sfera di luce creata. Il suono dell’OM segnala tanto la fusione quanto la sfera d’azione, poiché dapprima è intonato dall’anima di gruppo (la realizzata unità di anime di tutti i membri), poi come anima sul piano mentale e infine quale anima pronta ad agire come portatrice e distributrice di luce sul piano astrale. Sono modi simbolici di percepire la realtà interiore e tentativi di esternare la forza, ossia ciò che i simboli e gli atti simbolici sono in grado di compiere, mantenendo i collaboratori a un punto di tensione. Riconoscerlo è importante, poiché trattiene dall’attribuire indebito potere all’aspetto forma del rito e aiuta a focalizzare l’attenzione nel mondo del significato e dell’attività spirituale soggettiva. Questi stadi sono detti:

1. Atto del Nominare.

2. Atto di Protezione.

3. Atto di focalizzazione della Luce.

Vi sarà evidente che molto dipende dalla capacità dei membri del gruppo di visualizzare e pensare con chiarezza. Naturalmente la pratica perfeziona entrambi i processi. Al termine di questi tre stadi i membri sono uniti quali anime isolate contro il potere d’attrazione dell’annebbiamento, e uniti quali anime con mente e cervello mantenuti saldi e positivi nella luce. La loro luce [232] unificata viene allora guardata come un grande riflettore i cui raggi vanno diretti, con un atto di volontà, dal piano mentale all’annebbiamento esistente sul piano astrale con cui il gruppo viene in contatto con l'atto stesso di nominarlo. Indugio nei particolari perché questa è un’avventura nuova e vorrei che le deste inizio con una chiara comprensione del modo di intraprenderla. Alla fine di questa istruzione troverete le due formule lunghe e le due brevi, in modo che possiate vederle e comprenderle separate dal loro contesto. Il lavoro preparatorio dovrebbe durare dapprima quindici minuti e poi non più di cinque (esclusi i dieci minuti di silenzio che precedono il lavoro formale), poiché i membri si saranno abituati a lavorare insieme e raggiungeranno infine molto rapidamente gli obiettivi del lavoro preparatorio.

LA TECNICA O FORMULA

5. Unito e all’unisono il gruppo dice:

“Radiosità e potere noi siamo. Le nostre mani sono sempre tese, collegando i cieli e la terra, il mondo interiore del significato e il mondo sottile dell’annebbiamento”.

“Entriamo nella Luce e la portiamo in basso per affrontare la necessità. Entriamo nel Luogo del silenzio donde portiamo il dono della comprensione. Così operiamo con la luce, volgendo la notte nel giorno”.

Così dicendo il gruppo visualizza il grande riflettore creato dalla luce unificata dei membri e lo rivolge sull’annebbiamento da dissolvere, mantenendo stabile la luce [233] e realizzando mentalmente il dissolvimento che si vuole effettuare. Questo è chiamato Atto di Direzione.

6. Segue una pausa di alcuni minuti durante la quale il gruppo tenta di lanciare dietro al riflettore la sua unificata volontà diretta e dinamica o intento. Ciò immette nel fascio di luce proiettato la qualità distruttrice della volontà spirituale, che elimina ciò che impedisce la manifestazione della divinità. Questo si compie ottenendo un punto unito di tensione e consacrando la volontà individuale e di gruppo alla volontà di Dio. Questo è detto Atto di Volontà ed è compiuto da ciascun membro del gruppo, in silenzio e profondamente consapevoli di essere tutti accettati e che viene silenziosamente focalizzata la volontà di gruppo. Poi tutti dicono insieme:

“Col suo raggio pervaso di potenza la luce è focalizzata sulla meta”.

7. Segue l’Atto di Proiezione e si pronunciano le parole di potere le quali, di nuovo nominando l’annebbiamento soggetto all’attenzione e così ponendolo coscientemente in rapporto con la luce focalizzata, iniziano l’opera di dissolvimento.

“Il potere della nostra luce unificata impedisce la comparsa dell’annebbiamento … (nominarlo). Il potere della nostra luce unificata impedisce alla qualità dell’annebbiamento di agire sull’uomo. Il potere della nostra luce unificata distrugge la vita che lo anima."

Queste parole sono molto simili a quelle della formula individuale e acquisteranno forza dall’esperienza e dall’acquisita familiarità dell’uso. È l’Atto di Affermazione, [234] seconda parte dell’Atto di Proiezione.

8. Segue un aspetto importante del lavoro, in cui i membri visualizzano la graduale dissipazione e dispersione dell’annebbiamento determinate dalla penetrazione della luce nell’oscurità. Con un atto d’immaginazione creativa si sforzano di vederla disintegrarsi mentre emerge la realtà. Ciascuno lo farà a modo suo secondo la sua comprensione e capacità. È l’Atto di Penetrazione.

9. Seguono cinque minuti di silenzio e di intenso proposito mentre il gruppo attende che l’opera proceda. Poi il gruppo ritrae la coscienza dal piano astrale e dal mondo dell’annebbiamento. I membri del gruppo rifocalizzano l’attenzione dapprima sul piano mentale, poi nell’anima, distogliendo ogni pensiero dall’annebbiamento, consapevoli del buon esito del lavoro. Il gruppo si riorganizza nel regno delle anime e nei mutui rapporti. In termini occulti, il “riflettore dell’anima viene spento”. È l’Atto di Ritiro.

10. Il gruppo intona l’OM poi, per segnalare che il lavoro di gruppo è concluso, ciascun membro lo intona singolarmente dicendo:

“Così sia, e aiutami ad eliminare dalla mia vita ogni annebbiamento e ciò che non è vero”.

Ci vorrà un po’ di tempo prima che gli aspiranti possano compiere questo lavoro con facilità, ma è ovvio che per imparare questo metodo di servizio [235] completamente nuovo ogni stadio deve essere appreso a fondo e praticato a lungo. Ogni nuovo aspetto di studio richiede tempo per poter essere assimilato e questo non fa eccezione. Ma lo sforzo merita di essere compiuto, sia per il singolo che come atto di servizio all’umanità.

Che tutti i gruppi imparino a operare nella luce e l’annebbiamento scompaia dalla vostra vita, lasciandovi liberi di procedere in quella luce e usarla a beneficio altrui, questo è l’augurio del mio cuore.

FORMULA PER ELIMINARE L’ANNEBBIAMENTO ASTRALE

(Individuale)

Stadi preparatori.

1. Riconoscimento dell’annebbiamento da dissipare. Ciò comporta:

a. Disposizione a cooperare con l’anima.

b. Comprensione della natura del particolare annebbiamento.

2. Tre stadi di focalizzazione:

a. Focalizzare la duplice luce della materia e della mente nel corpo mentale.

b. Focalizzare questa duplice luce e quella dell’anima mediante la meditazione.

c. Focalizzare le tre luci creando così il riflettore per dissipare l’annebbiamento.

3. Preparazione, mediante allineamento e integrazione. Ciò genera un campo di sostanza magnetica del pensiero.

4. Volgere l’attenzione e il riflettore della mente sul piano astrale.

[236]

Formula.

5. L’anima espira l’OM rivolgendolo alla personalità in attesa e la luce e il potere così generati vengono trattenuti, pronti all’uso.

6. Lentamente e coscientemente si genera una luce intensa.

7. Si invoca la volontà spirituale mentre la mente è mantenuta salda nella luce.

8. L’annebbiamento da dissipare e il riflettore della mente sono messi in rapporto.

9. Con un atto di volontà il riflettore viene puntato e un intenso fascio di luce è proiettato nell’annebbiamento. 

10. Si nomina l’annebbiamento particolare e l’aspirante dice, mentalmente e con tensione:

“Il potere della luce impedisce all’annebbiamento (nome) di apparire. Il potere della luce impedisce alla sua qualità di influenzarmi. Il potere della luce distrugge la vita dietro l'annebbiamento”.

11. L’aspirante intona l’OM, producendo un Atto di Penetrazione. Ciò produce impatto, penetrazione e dissolvimento.

12. Compiuto il suo lavoro l’aspirante si ritrae coscientemente sul piano mentale e il raggio di luce si spegne.

Formula individuale abbreviata 

1. I quattro stadi preparatori:

a. Riconoscimento dell’annebbiamento da dissipare.

[237]

b. Focalizzazione della duplice luce della personalità.

c. Meditazione e riconoscimento della luce dell’anima.

d. Unificazione delle tre luci.

2. Processo di allineamento e integrazione riconosciuta.

3. Il riflettore della mente viene puntato sul piano astrale.

Formula.

4. Attività dell’anima e ritenzione della triplice luce.

5. Il riflettore viene generato e visualizzato.

6. Evocazione della VOLONTÀ dietro al riflettore della mente.

7. Diretto dal pensiero, il riflettore viene orientato sull’annebbiamento.

8. Si nomina l’annebbiamento e si pronuncia la triplice affermazione.

9. Atto di Penetrazione.

10. Processo di Ritiro.

FORMULA PER DISSIPARE L’ANNEBBlAMENTO MONDIALE

(Tecnica per il gruppo)

Stadi preparatori

1. Si pronunciano i nomi dei membri del gruppo, seguono dieci minuti di silenzio.

2. Formula protettiva: i membri dicono all’unisono:

[238]

“Quale anima opero nella luce e la tenebra non mi tocca.

Dimoro nella luce.

Lavoro e da questo punto non mi sposto”.

Dette queste parole ciascuno fa il segno della Croce Divina.

3. I tre stadi preparatori:

a. Focalizzare la duplice luce, della materia e della mente.

b. Meditazione sul contatto con l’anima e riconoscimento della sua luce.

c. Fusione delle due luci minori con la luce dell’anima.

4. Al cenno del capo, il gruppo unito dice all’unisono:

“La luce è una e in quella luce vedremo luce. È la luce che volge la notte nel giorno”.

O M.        O M.        O M.

La Formula.

5. Sempre all’unisono il gruppo recita:

“Radiosità e potere noi siamo. Le nostre mani sono sempre tese, collegando i cieli e terra, il mondo interiore del significato e il mondo sottile dell’annebbiamento.

Entriamo nella luce e la portiamo in basso per affrontare la necessità. Entriamo nel Luogo del Silenzio, donde portiamo comprensione. Così operiamo con la luce, volgendo la notte nel giorno”.

[239]

Dette queste parole i membri visualizzano il grande riflettore creato e ne dirigono la luce sul piano astrale.

6. Segue una pausa, poi l’invocazione della volontà spirituale. Fatto questo il gruppo dice:

“Con il suo raggio pervaso di potenza la luce è focalizzata sulla meta”.

7. Si nomina l’annebbiamento da dissipare e lo si irradia di luce. Si pronunciano le parole di Potere:

"Il potere della nostra luce unificata impedisce la comparsa all’annebbiamento … (nome).

Il potere della nostra luce unificata impedisce alla qualità dell’annebbiamento di agire sull’uomo.

Il potere della nostra luce unificata distrugge la vita dietro all'annebbiamento."

8. Visualizzazione della luce che penetra nell'annebbiamento attenuandolo e dissolvendolo.

9. Cinque minuti di silenzio e di intenso proposito, mentre si vede procedere il lavoro. Poi i membri si rifocalizzano sul piano mentale distogliendo l’attenzione dall’astrale. Il riflettore dell’anima viene spento.

10. Ciascuno, individualmente, intona l’OM a voce alta.

Formula abbreviata per il gruppo

1. Atto del Nominare.

2. Atto di Protezione.

3. Atto di Focalizzazione delle Luci.

4. Atto di Direzione.

[240]

5. Atto di Invocazione della Volontà.

6. Atto di Proiezione e Affermazione.

7. Atto di Penetrazione.

8. Atto di Ritiro.

Il nostro studio dell’annebbiamento volge al termine. L’abbiamo svolto in modo sistematico, esponendo il triplice aspetto dell’illusione mondiale quale si manifesta sul piano mentale, dove condiziona l’intellighenzia del mondo; come si manifesta sul piano astrale, dove forma l’annebbiamento cui soccombono le moltitudini; ora prenderemo in considerazione il mondo di maya in cui viviamo, muoviamo e siamo fisicamente.

Mi domando se il lettore valuti l’importanza dell’intero soggetto e se distingua il grande campo di servizio che esso offre, dando un valore pratico a tutta la vita, mostrando anche i mezzi per conoscere la Realtà ed eliminare le forme che la velano. Dietro alle parole illusione, annebbiamento e maya c'è la VERITÀ: la chiara coscienza dell’Essere, dell’Esistenza e della REALTÀ originaria. Il Cristo rimase muto dinanzi a Pilato, simbolo dell’intelletto umano, poiché sapeva che nessuna risposta avrebbe avuto significato per quella mente opaca e inibita.

L’illusione è il modo limitato di comprendere e conoscere in modo materiale la verità, velata e nascosta dietro una nube di forme pensiero. Queste ultime finiscono per sembrare più vere della realtà che velano e perciò condizionano l’approccio umano alla Realtà. Mediante l’illusione l’uomo prende coscienza dell’apparato del pensiero, della sua attività che si esprime nella costruzione di forme pensiero e di ciò che riesce a edificare e considera come creazione del proprio intelletto. Egli ha però eretta una barriera fra sé e ciò che è, e fino a quando non abbia esaurite [241] e risorse dell’intelletto o rifiutato deliberatamente di farne uso, la sua innata intuizione divina non potrà attivarsi. È l’intuizione che rivela il vero Essere e che induce la percezione spirituale. Il metodo della PRESENZA diviene allora un’abitudine acquisita.

L’annebbiamento a sua volta vela e nasconde la verità dietro le nebbie e le foschie del sentimento e della reazione emotiva; la sua potenza è unica e travolgente a causa della forte tendenza della natura umana a identificarsi con la natura astrale e la vitalità della sua reazione cosciente e senziente. Come sapete e vi è stato insegnato, l'annebbiamento può essere dissipato soltanto per afflusso di limpida luce diretta; ciò vale tanto nella vita del singolo che in quella dell’umanità intera. L’illuminazione rivela per prima cosa l’esistenza dell’annebbiamento; è la causa degli sfibranti conflitti ben noti agli aspiranti, poi gradatamente inonda la vita in misura tale che le nebbie finiscono per dileguarsi totalmente. L'uomo vede allora le cose come sono in realtà: parvenze esteriori che celano il buono, il bello e il vero. Gli opposti vengono poi risolti e la consapevolezza è sostituita dalla realizzazione dell’Essere, per la quale non esistono termini adeguati. Il metodo della LUCE diventa allora una condizione permanente.

3. IL METODO DELL’INDIFFERENZA

Studieremo ora brevemente il terzo aspetto dell’illusione, cui diamo il nome di maya, indicando il metodo per superarla. Esporrò in seguito il Metodo dell’Indifferenza, che riguarda la distribuzione della forza dell’anima sul piano fisico, attraverso l’eterico, e che conduce all’inspirazione. Ciò è connesso alla Scienza del Respiro.

Cos’è maya? Non è facile definirlo, poiché riguarda la costruzione di forme da parte del [242] Logos planetario stesso. Tuttavia può essere d’aiuto considerare l’analogia fra il microcosmo e il macrocosmo. L’anima crea una triplice manifestazione nei tre mondi della vita umana: questa è un’ovvia verità occulta. La forma esterna, il duplice corpo fisico (denso ed eterico o vitale) è prodotta, creata, motivata, vivificata e condizionata da energie e forze emananti dai livelli sui quali l’anima (in modo giusto o errato) ha avviato una reazione di identificazione. Notate questa frase. Quelle energie e forze fanno l’uomo quale è; gli conferiscono temperamento, vocazione specifica e qualità sul piano fisico; lo rendono negativo o positivo alle varie energie che agiscono su di lui; ne compongono il carattere e lo fanno ciò che sembra essere agli altri; ne determinano le tendenze, le capacità e la personalità. L’uomo di medio sviluppo s’identifica con tutto questo; crede di essere la forma, il mezzo con cui cerca di esprimere desideri e idee. Questa totale identificazione con la creazione transitoria e con l’apparenza esterna è maya. Si ricordi che questa maya individuale è una frazione del vasto complesso di energie e forze che costituiscono la vita del Logos planetario, il quale condiziona la vita globale esteriore e fa del pianeta ciò che appare agli altri pianeti.

La differenza fra uomo, microcosmo, e il Logos planetario, Signore del Mondo, Macrocosmo, risiede nel fatto che il Signore del Mondo non è identificato con la maya, da Lui stesso creata e il cui scopo è di liberare, col tempo, i “prigionieri del pianeta”. Egli è supremamente indifferente a questa maya ed è questo divino atteggiamento che ha predisposto alla grande illusione teologica di una divinità antropomorfica e (in Oriente) a credere che il pianeta altro non sia che il [243] campo da gioco degli Dei. Questa indifferenza cosmica ha prodotto nell’uomo l’annebbiamento della “imperscrutabile volontà di Dio”, inducendolo ad affermare che Dio è trascendente e non immanente nelle creature e negli atomi di cui sono composte. Questi sono aspetti dell'annebbiamento e delle illusioni da dissolvere e dissipare e nel corso del procedimento si scoprirà che la forma non è altro che maya e che può essere trascurata, che le forze possono essere organizzate e dirette dall’energia e che il mondo del pensiero, la sfera della coscienza sensibile e il campo ove giocano le energie sono altra cosa del Pensatore, da Colui che sente e dall’Attore che recita le molteplici parti che l’anima vuole rappresentare.

Col tempo il discepolo impara a conoscere se stesso, durante l’incarnazione soprattutto come colui che dirige le forze dalle altitudini del divino Osservatore e con il distacco conseguito. Sono cose dette più volte e per voi sono soltanto verità elementari dell’occultismo eppure, se afferraste il pieno significato del distacco restando sereni come “Colui che dirige e osserva” non ci sarebbero spreco di attività, né mosse errate o false interpretazioni, né vaghereste per le vie traverse dell’esistenza quotidiana, e nemmeno vedreste il prossimo secondo visioni distorte e preconcette e, soprattutto, non fareste più cattivo uso della forza.

Nel corso delle età i Maestri hanno ripetutamente detto ai discepoli che l’occultista opera nel mondo delle forze. Tutti gli esseri umani vivono, muovono e si esprimono entro e mediante questo mondo di energie in moto perenne, che costantemente condizionano, appaiono e scompaiono. Tuttavia, l’occultista vi lavora; egli diventa un agente direttivo cosciente; crea sul piano fisico ciò che desidera, e ciò che desidera è il modello delle [244] cose e il progetto tracciato sulla “tavola da disegno” della coscienza spirituale dal grande Architetto divino. Pure non si identifica col modello, né con le forze che impiega. Si muove nel mondo di maya senza illusioni, non ostacolato dalle nebbie astrali, né sotto il controllo delle forze di maya. Per quanto riguarda il suo piccolo mondo, giunge rapidamente alla medesima “divina indifferenza” di Sanat Kumara, il Signore del Mondo; è quindi sempre più consapevole del Piano quale esiste nella Mente Universale e del Proposito che motiva il Volere di Dio.

Da questa “divina indifferenza” dipende il tentativo di descrivere il “Puro Essere” o Dio e dallo sforzo di comprenderne in qualche misura la natura si è sviluppata la formula della negazione: Dio non è questo, non è quello; non è alcuna cosa; non è tempo né spazio; non è sentimento né pensiero, ma semplicemente È. Dio È – al di là di ogni manifestazione quale Manipolatore dell’energia, il Creatore dei mondi tangibili e intangibili, Colui che pervade la vita e dimora in tutte le forme. Dio è COLUI CHE può ritrarsi e, con ciò, dissolvere, dissipare e devitalizzare tutto ciò che ha creato, nel significato più pieno dei termini.

Vi sarà quindi evidente che in queste tre attività di quella Realtà non identificata con l’apparenza, il Volere di Dio, l’aspetto Distruttore della Divinità, è beneficamente presente. L’atto di astrazione disperde l’illusorio mondo del pensiero; il ritrarsi della divina attenzione dissipa l’universo senziente e pone fine all’annebbiamento astrale; la sospensione della direzione divina è la morte del mondo fisico. Tutte queste attività sono dimostrazioni della volontà o primo aspetto, la volontà di bene che agirà alla perfezione solo quando la buona volontà [245] sarà infine pienamente sviluppata appieno sulla Terra per opera dell’umanità.