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5° CONFERENZA

5° CONFERENZA

L’EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

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Abbiamo parlato dell’evoluzione dell’uomo, il pensatore, padrone dei corpi, che li  usa durante il ciclo dell’evoluzione. Abbiamo visto che egli sintetizza in sé quanto è stato conseguito nelle evoluzioni precedenti. Ci siamo intrattenuti su tale evoluzione, nelle due conferenze precedenti, in cui abbiamo considerato la sostanza, o materia atomica, prima della sua costruzione in forme, ossia del minuscolo atomo, prima che fosse incorporato in un qualche veicolo. Abbiamo studiato la costruzione delle forme per mezzo della grande legge di attrazione, che raccoglie gli atomi insieme, dando origine al loro collegamento e alla loro vibrazione all’unisono, producendo così una forma, o un aggregato. Siamo pervenuti al riconoscimento che nella sostanza atomica si ha un aspetto della Divinità e della forza centrale, o energia del Sistema Solare, che si manifesta sotto l’aspetto d’intelligenza; abbiamo inol- tre veduto come nell’aspetto forma della natura, un’altra qualità della Divinità si manifesta, quella dell’amore o attrazione, la forza coesiva che mantiene [98] l’unificazione. Studiando quindi l’essere umano, o uomo, notando come in lui s’incontrano tutti e tre gli aspetti divini; abbiamo riconosciuto l’uomo quale volontà centrale che si manifesta attraverso una forma composta d’atomi, che dimostra le tre qualità di Dio: Intelligenza, Amore Saggezza, Volontà o Potere.

Lasciamo ora l’aspetto della manifestazione che abbiamo trattato nelle precedenti conferenze e veniamo alla considerazione della coscienza entro la forma. Abbiamo veduto che l’atomo può essere considerato come vita centrale, che si manifesta attraverso una forma sferoidale e che dimostra la qualità mentale; ma anche l’atomo umano può essere considerato come vita centrale positiva, che utilizza una forma e che dimostra le diverse qualità che abbiamo enumerate. Allora abbiamo detto che, se la nostra ipotesi riguardo all’atomo è giusta, se possiamo considerare l’essere umano quale atomo, possiamo estendere il medesimo concetto al pianeta e dire che entro l’atomo planetario esiste una Grande Vita, che si manifesta attraverso una forma e dimostra qualità specifiche, mentre attua un definito scopo. Abbiamo poi esteso questo stesso concetto anche alla grande sfera del sistema solare e alla Deità che dimora in esso.

Esaminiamo ora il soggetto della coscienza e [99] studiamone la vita entro la forma. Se in tal modo riuscirò ad esporvi alcune idee generali in rapporto a ciò che è stato detto precedentemente, avrò aggiunto un’altra pietra alla struttura che cerco di costruire.

La parola coscienza viene da due parole latine: Con-Scio (conoscere) e significa let- teralmente “ciò che noi conosciamo”. Nel dizionario troverete questa parola qualche volta definita così: “Lo stato di essere consapevole” o la condizione del percepire, la facoltà di rispondere agli stimoli, la facoltà di riconoscere i contatti, il potere di sincronizzarsi con le vibrazioni. Tutte queste definizioni sono parzialmente esatte, tuttavia, la definizione che io desidero far risaltare in modo particolare, è quella data dallo “Standard Dictionary” e che ho già citato precedentemente. Ora un individuo di medio sviluppo mentale, che consulti libri di testo che trattano di questo soggetto, probabilmente li troverà poco chiari, poiché essi dividono la coscienza e lo stato d’essere conscio, o consapevole, in numerose suddivisioni, fino a che si giunge ad uno stato di completo disorientamento. Oggi accennerò solamente a tre tipi di coscienza e cioè: Coscienza assoluta, coscienza universale, coscienza individuale. Di queste tre, su due sole si possono dare definizioni chiare.

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Al pensatore comune, è praticamente impossibile il riconoscimento della coscienza assoluta. Una definizione della coscienza assoluta è la seguente: “Quella coscienza in  cui è compresa ogni cosa, tanto il possibile quanto il reale”, e concerne ogni cosa con- cepibile passata, presente e futura. Questa è probabilmente la coscienza assoluta e dal punto di vista dell’essere umano, è la coscienza di Dio, che contiene in Sé stesso il passato, il presente, il futuro. Cos’è allora la coscienza universale? Potrebbe essere definita come coscienza che contiene anche il concetto di spazio, di luogo e del succedersi degli eventi che ad essi si associano; oppure potrebbe essere detta la coscienza di gruppo, di un gruppo più o meno ampio e comprensivo. Infine la coscienza individuale può essere definita quel tanto di coscienza universale con la quale un’unità separata può venire in contatto e che può concepire per sé stessa.

Ora, per comprendere queste vaghe espressioni: coscienza assoluta, universale e individuale, può essere utile qualche spiegazione. Nelle nostre prime conferenze abbiamo veduto che possiamo considerare l’atomo nel corpo umano come una piccola unità, una minuscola vita intelligente, una microscopica sfera attiva. Prendendo questa piccola cellula come punto di partenza, potremo arrivare con questo mezzo ad un concetto di cosa siano questi tre tipi di coscienza, [101] guardati dal punto di vista dell’atomo e dell’uomo. La coscienza individuale, in rapporto al piccolo atomo nel corpo umano, sarebbe la sua propria vita vibratoria, la sua propria attività interna e tutto ciò che lo concerne in modo specifico. La coscienza universale, in rapporto alla piccola cellula, può essere considerata come la coscienza dell’intero corpo fisico quale unità in cui l’atomo è incorporato. La coscienza assoluta, dal punto di vista dell’atomo, può essere considerata la coscienza dell’uomo pensante, che infonde energia al corpo. Questa coscienza è per l’atomo, di certo, qualche cosa di così distante dalla propria vita interna, da essere per esso, praticamente inconcepibile e ignota; nondimeno essa trascina nella linea della sua volontà la forma, l’atomo entro la forma, e tutto ciò che li concerne. Quest’idea deve soltanto essere estesa all’uomo, considerato come atomo o cellula entro il corpo di una Grande Entità ed allora il concetto di una triplice coscienza, può essere elaborato analogamente. È forse saggio passare ora a studiare soggetti più pratici della coscienza asso- luta.

La Scienza occidentale sta gradatamente arrivando alle conclusioni della filosofia esoterica dell’Oriente che afferma che la coscienza deve essere riconosciuta, non soltanto nell’animale e nell’essere umano, ma anche nel regno vegetale e in quello minerale, e che l’auto-coscienza deve essere ritenuta come il completamento [102] dell’espansione di coscienza nei tre regni inferiori. Non mi è possibile dilungarmi ora nello studio affascinante dello sviluppo della coscienza nel regno animale, in quello vegetale ed in quello minerale. Potremmo dimostrare che anche i minerali mostrano sintomi di consapevolezza, di reazione agli stimoli;  che manifestano segni di fatica, che è possibile avvelenare un minerale ed ucciderlo come si può uccidere un essere umano. Il fatto che le piante abbiano una coscienza è più facilmente riconosciuto e articoli di grande interesse sono stati pubblicati al riguardo, aprendo così una vasta sfera di pensiero. Abbiamo veduto che, nella materia atomica, la sola cosa che possiamo affermare con certezza, è che essa dimostra intelligenza, potere di selezione e di discernimento. Questa è la caratteristica predominante della coscienza, come si manifesta attraverso il regno minerale. Nel regno vegetale appare un’altra qualità; quella della sensazione o sentimento di natura rudimentale. Questo regno reagisce o risponde agli stimoli in modo differente da quello minerale. Nel regno animale appare una terza reazione; non solamente l'animale mostra segni di sensazione in grado maggiore, in reazioni simili a quelle che avvengono nel regno vegetale; ma anche mostra segni d’intelligenza, o mente embrionale. L’istinto è facoltà riconosciuta in tutti gli animali; la parola “istinto” [103] viene dalla stessa radice della parola “istigare”, stimolare. Quando il potere di stimolazione comincia entro ogni forma animale, è segno che una mentalità embrionale sta cominciando a manifestarsi. In tutti questi regni appaiono differenti gradi e tipi di coscienza, mentre nell’uomo si hanno i primi sintomi di auto-coscienza, o la facoltà per mezzo della quale l’uomo diviene conscio di essere un’identità separata, di costituire l’impulso esistente entro il corpo e colui che sta acquistando consapevolezza per mezzo di questi corpi. Tutto questo viene insegnato da lungo tempo in Oriente e “la filosofia esoterica insegna che ogni cosa vive ed è cosciente, ma che non tutte le vite e tutte le coscienze sono simili all’umana; “sottolinea anche il fatto che “esistono vasti intervalli fra la coscienza dell’atomo e quella del fiore; fra quella del fiore e quella dell’uomo, fra quella dell’atomo e quella di Dio”. Come dice Browning “Nell’uomo comincia di nuovo una tendenza verso Dio” Egli non e ancora un Dio, ma un Dio in divenire; egli sta costruendo l’immagine di Dio e col tempo la riprodurrà alla perfezione. Egli è colui che cerca di dimostrare la triplice vita soggettiva, divina, per mezzo dell’oggettivo.

Il metodo dello sviluppo evolutivo della coscienza in un essere umano, non è che una ripetizione, su un più alto giro della spirale, dei due stadi che abbiamo notato nell’evoluzione [104] dell’atomo, quelli cioè dell’energia atomica e della coerenza di gruppo. Nel mondo attuale si può vedere la famiglia umana allo stadio atomico della manifestazione, che conduce verso una meta non ancora raggiunta, cioè lo stadio del gruppo.

Se c’è una cosa evidente a tutti noi, che c’interessiamo alla facoltà della consapevolezza e che abbiamo l’abitudine di notare ciò che avviene attorno a noi, sono i differenti gradi di mentalità che incontriamo ovunque e i differenti tipi di coscienza fra gli uomini. Incontriamo infatti persone accorte, sveglie. consapevoli di tutto ciò che avviene attorno a loro, acutamente coscienti, pronte a reagire o a rispondere ai pensieri correnti di ogni genere negli affari umani e coscienti dei contatti di ogni specie. Incontriamo persone che sembrano quasi addormentate, che sembra non s’interessino di nulla di quanto le circonda, completamente inconsapevoli di ogni contatto; esse sono ancora in uno stato d’inerzia e non sono capaci di reagire agli stimoli esterni; in una parola, non sono sveglie mentalmente. Lo si nota anche nei bambini: alcuni reagiscono prontamente, altri invece hanno tutte le caratteristiche per essere giudicati stupidi. Non si può veramente dire che un bambino sia più o meno stupido di un altro. La differenza è dovuta semplicemente allo stadio di evoluzione interiore raggiunto dal fanciullo, al numero maggiore o minore delle incarnazioni passate e quindi al periodo più o meno lungo durante il quale ha lavorato allo sviluppo della propria coscienza.

Osserviamo ora i due stadi: lo stadio atomico e lo stadio della forma, e vediamo come procede lo sviluppo della coscienza dell’essere umano, tenendo sempre in mente [105] che nell’atomo umano è accumulato tutto quanto è stato acquisito nei primi stadi nei tre regni inferiori della natura. È l’uomo che accumula in sé tutto ciò che è stato acquisito nel lungo processo evolutivo che l’ha preceduto. Ogni uomo, inizia il suo cammino dotato  di tutto il patrimonio così acquisito, che trovasi latente in lui. Egli è auto-cosciente ed ha dinanzi a sé una meta ben definita, che è il conseguimento della coscienza di gruppo. Per l’atomo di sostanza la meta è stata il conseguimento dell’autocoscienza. Per l’essere umano la meta è una Coscienza più vasta ed una più ampia sfera di consapevolezza.

Lo stadio atomico, oggetto del nostro studio, è per noi di particolare interesse, poiché è lo stadio in cui si trova la maggior parte della famiglia umana. In esso noi passiamo attraverso il periodo dell’egocentrismo (periodo molto necessario), il ciclo nel quale l’uomo s’interessa principalmente dei propri affari, di ciò che anzitutto interessa lui stesso e vive la propria, intensa, vita vibratoria interna. Durante un lungo periodo, la maggior  parte  di  noi  è  stata  o  è  ancora  intensamente  egoista,  e  solo mentalmente s’interessa a quanto succede nel mondo, e talvolta probabilmente solo perché il cuore si commuove e a noi non piace sentirci rattristati oppure perché è di moda; tuttavia, [106] malgrado quest’atteggiamento mentale, l’intera nostra attenzione, è focalizzata su cose che riguardano la nostra vita individuale. Siamo nello stadio atomico, intensamente attivi riguardo ai nostri problemi personali. Osservate la folla nelle strade di una grande città e vedrete ovunque gente allo stadio atomico; centrata interamente in sè stessa occupata soltanto dei propri affari, intenta a cercare i propri piaceri, desiderosa di divertirsi e solo incidentalmente occupata di cose che riguardano il gruppo. È questo uno stadio necessario e protettivo, di valore essenziale per ogni unità della famiglia umana. Il renderci conto di ciò certamente ci condurrà ad essere pazienti con i nostri fratelli, che molto spesso ci irritano.

Quali sono i fattori per mezzo dei quali evolviamo durante lo stadio atomico e che  ci aiutano ad uscirne? In Oriente, per lunghi secoli, il metodo d’evoluzione è stato ritenuto duplice. Fu insegnato all’uomo che egli evolve e diventa cosciente, prima per mezzo dei cinque sensi e più tardi per mezzo dello sviluppo della facoltà di discernimento, unita al distacco (o assenza di attaccamento emotivo). Qui in Occidente abbiamo prima dato grande importanza ai cinque sensi e non abbiamo insegnato la facoltà del discernimento che è così essenziale. Se osservate lo sviluppo di un bambino vi accorgerete che i suoi cinque sensi si sviluppano [107] con ordinata sequenza. Il primo senso che si sviluppa è l’udito. Il bambino volge il capo se sente rumore. Poi si sviluppa il tatto ed egli comincia a toccare intorno colle sue manine. Il senso che, poi, sembra svegliarsi, è la vista. Non intendo dire con ciò che un bimbo nasca con gli occhi chiusi al pari di un gattino, ma che passano talvolta molte settimane prima che un bimbo possa vedere coscientemente o guardi riconoscendo le cose. La facoltà è presente fin dalla nascita, ma il bimbo non se ne rende conto. La stessa cosa accade con le graduali espansioni di coscienza e le realizzazioni progressive che attendono l’uomo. Nei tre sensi principali, udito, tatto e vista, abbiamo un’interessante analogia con le tre manifestazioni della Divinità: il Sé, il non-sé, e il rapporto fra i due. Il Sé, occultamente, ode e risponde alla vibrazione, realizzando così  se stesso. Egli diventa conscio del non-sé e della sua tangibilità attraverso il tatto, ma solo quando interviene la vista, o riconoscimento cosciente, si stabilisce la relazione fra  i due. Due altri sensi sono utilizzati dal Sé, nei suoi contatti, quello del gusto e quello dell’odorato, ma essi non sono così essenziali allo sviluppo della consapevolezza intelligente come gli altri tre. Per mezzo di questi cinque sensi facciamo ogni contatto possibile sul piano fisico; per mezzo di essi impariamo, ci sviluppiamo, diventiamo coscienti ed evolviamo. Per mezzo loro [108] si evolvono anche tutti i nostri migliori istinti, i quali sono i grandi sensi protettivi, che ci mettono in contatto col nostro ambiente e ci proteggono da ciò che ci circonda.

Divenuti unità intelligenti per mezzo loro, ed avendo ampliato la nostra coscienza, perveniamo ad un determinato momento decisivo, o momento di crisi, in cui un altro fattore interviene: quello del discernimento intelligente, dimostrato da un’unità auto-cosciente. Parlo di quella scelta cosciente che ognuno di noi è capace di fare e che saremo costretti ad utilizzare quando il potere evolutivo ci spingerà al punto in cui impareremo a distinguere fra il Sé ed il non-sé, fra il reale e l’irreale, fra la vita entro la forma e la forma che la vita adopera, fra il conoscitore e ciò che è conosciuto. Abbiamo in queste parole l’intero scopo dell’evoluzione, il conseguimento della coscienza del vero Sé, tramite il non-sé.

Passiamo attraverso un lungo ciclo di molte vite, nelle quali c’identifichiamo con la forma, siamo così uno col non sé, da non riconoscere nessuna differenza, occupati completamente, dalle cose fugaci e impermanenti. È quest’identificazione col non-sé che conduce a tutte le sofferenze, a tutte le delusioni e ai dolori del mondo; dobbiamo però ricordare che attraverso [109] questa reazione del Sé verso il non-sé, inevitabilmente impariamo e finalmente ci liberiamo dall'impermanente e dall’irreale. Questo ciclo d’identificazione con l’irreale, è parallelo allo stadio di coscienza individuale. Come l’atomo di sostanza deve trovare la sua via in qualche forma e aggiunge la sua quota di vitalità a una più grande unità, così attraverso lo svolgersi dell’evoluzione della coscienza, l’atomo umano deve raggiungere un punto dove riconosce il suo posto entro un tutto maggiore e assume la sua responsabilità in attività di gruppo. Questo è lo stadio al quale una gran parte della famiglia umana sta ora avvicinandosi. Gli uomini si rendono conto della differenza fra il reale e l’irreale, fra il permanente e l’impermanente. Attraverso il dolore e la sofferenza essi si risvegliano al riconoscimento che il non-sé non basta e cercano esteriormente e interiormente, ciò di cui hanno maggior bisogno. Essi stanno cercando di comprendere se stessi, di trovare il regno di Dio entro sé stessi, e attraverso la Scienza Mentale, o il Nuovo Pensiero, e lo studio della psicologia, perverranno a certe realizzazioni, che si dimostreranno di un valore inestimabile per l’umanità. Lo stadio della forma sta rapidamente avvicinandosi, e gli uomini stanno passando dal ciclo atomico ad un ciclo infinitamente migliore e più grande. L’uomo comincia [110] a sentire la vibrazione di quella più grande Vita nel cui corpo egli non è che un atomo e comincia, a poco a poco, a reagire, a rispondere coscientemente a quel più grande appello e a trovare canali possibili, per mezzo dei quali potrà comprendere la più Grande Vita che egli sente, ma che ancora non conosce. Persistendo egli troverà il gruppo al quale appartiene e allora cambierà il suo centro. Non sarà più limitato dalla propria piccola parete atomica, ma la sorpasserà e diverrà a sua volta parte cosciente, attiva, intelligente della più grande unità.

E come si compierà questo cambiamento? Il periodo atomico si sviluppa per mezzo dei cinque sensi e per mezzo dell’utilizzazione della facoltà del discernimento. Lo stadio in cui l’uomo si risveglia alla consapevolezza di gruppo e partecipa coscientemente alle attività del gruppo, viene raggiunto in due modi: per mezzo della meditazione e per mezzo di una serie di iniziazioni. Quando uso la parola “meditazione” non alludo a ciò che forse s’intende comunemente con tale parola: uno stato mentale negativo e ricettivo, o uno stato di trance. Molte idee erronee si hanno su quel che realmente sia la meditazione. La vera meditazione [111] richiede la più intensa applicazione della mente, il massimo dominio del pensiero ed un atteggiamento che non è né negativo né positivo, ma un giusto equilibrio fra i due. Nelle Sacre Scritture Orientali, così è descritto l’uomo che cerca di meditare e di ottenere risultati; dalla riflessione e dallo studio di queste parole, può derivare aiuto e illuminazione. “Il Maha Yogi, il Grande Asceta, nel quale è accentrata la più alta perfezione di austera penitenza e di meditazione astratta, per mezzo della quale sono raggiunti i più illuminati poteri, sono compiute cose mirabili e miracoli, è acquistata la conoscenza più alta e spirituale, ed infine viene conseguita l’unione con il più Grande Spirito dell’universo”. L’unità con la vita di gruppo, è ritenuta qui il prodotto della meditazione; non c’è altro metodo per pervenirvi.

La vera meditazione (i cui stadi preliminari sono: concentrazione e applicazione su una qualsivoglia linea di pensiero) differisce secondo i vari tipi e persone. L’uomo religioso, il mistico, concentra la sua attenzione sulla vita entro la forma, su Dio, sul Cristo o su quello che rappresenta il suo ideale. L’uomo d’affari, il professionista, che durante le ore di lavoro si concentra sul progetto o sul tema che deve trattare e che tiene la sua attenzione fissa sul suo problema particolare [112] da risolvere, impara a meditare. Più tardi, quando perverrà all’aspetto più spirituale della meditazione, troverà di aver già percorsa la parte più difficile della strada. Colui che leggendo un libro difficile, cerca di usare il Potere del suo cervello, afferrando ciò che si nasconde oltre le parole scritte, medita nella misura che gli è possibile allo stadio di evoluzione in cui si trova. Dico questo per incoraggiarvi, perché viviamo  in un tempo in cui si trovano molti libri sulla meditazione. Ognuno di essi incorpora qualche aspetto della verità e può fare del bene; ma tali libri non possono dare ciò che  è il meglio per ogni individuo in particolare. Ognuno deve trovare il proprio metodo per avvicinarsi a ciò che dimora entro di lui, ognuno deve studiare da sé la questione della meditazione.

Permettetemi di darvi un avvertimento. Evitate quelle scuole e quei metodi che includono negli schemi di meditazione anche esercizi di respirazione, che insegnano differenti tipi di posizioni fisiche o insegnano ai loro studenti a concentrare l’attenzione su organi o centri fisici. Coloro che seguono questi metodi, vanno incontro a gravi incon- venienti fisici, si espongono al rischio di disordini nervosi e della pazzia, poiché si occupano della forma che è limitazione e non dello spirito che è vita. La meta non si raggiunge per questa via. [113] Per molti di noi la concentrazione intellettuale, che conduce al dominio della mente e alla capacità di pensare chiaramente e di fissare il pensiero soltanto su ciò che vogliamo e ci proponiamo, deve precedere la vera meditazione, che è conosciuta da pochi. La vera meditazione, su cui mi è ora impossibile intrattenermi, condurrà ad un definitivo cambiamento di polarizzazione, aprirà all’uomo una serie d’esperienze nuove che non si sarebbero mai credute possibili, gli rivelerà contatti di cui non si rende ancora conto e lo metterà in grado di trovare il suo posto entro il gruppo. Egli non sarà più confinato entro i limiti della vita personale, ma comincerà a fondere questa vita con il grande tutto. Non si occuperà più esclusivamente dei suoi egoistici interessi, ma volgerà la sua attenzione ai problemi del gruppo. Non dedicherà il suo tempo alla cultura soltanto della propria identità, ma cercherà di comprendere quella più grande Identità di cui è parte. Questo è realmente quanto tutti gli uomini più evoluti cominciano più o meno a fare. Per quanto l’uomo medio sia in grado di comprenderlo, è pur vero che i grandi pensatori quali Edison ed altri arrivano alla soluzione dei loro problemi, per mezzo della meditazione. Con la costante concentrazione, l’instancabile riflessione e la strenua applicazione ai pensieri ed ai concetti che formano il soggetto del loro interesse, essi ottengono dei risultati, riescono ad attingere al serbatoio d’ispirazione e di potenza, e dai livelli superiori [114] del piano mentale traggono risultati benefici per tutto il gruppo. Quando noi stessi avremo fatto, per un certo tempo, del lavoro di meditazione, quando avremo noi stessi coltivato interessi di gruppo e non quelli personali ed egoistici, quando avremo sviluppato corpi fisici forti e puri e corpi emotivi controllati e non preda del desiderio, quando avremo fatto del nostro corpo mentale il nostro strumento, e non sarà più il nostro padrone, allora conosceremo il vero significato della meditazione.

Allorché un uomo, per mezzo della meditazione, è venuto in contatto col gruppo al quale appartiene e acquista perciò sempre più la coscienza di gruppo, allora è in grado di compiere ciò che chiamasi una serie di iniziazioni, che altro non sono che espansioni di coscienza, che si producono con l’aiuto di Coloro che hanno già raggiunto la meta, si sono identificati col gruppo e sono parte cosciente del corpo dell’Uomo Celeste. Con il loro aiuto l’uomo si sveglierà gradualmente alla medesima Loro consapevolezza.

Oggi c’è ovunque un grande interesse per il soggetto dell’iniziazione e si sottolinea in modo particolare il cerimoniale che l’accompagna. Dobbiamo ricordare che ogni sviluppo di coscienza è un’iniziazione. Ogni passo avanti sul sentiero della consapevolezza è  un’iniziazione. [115] Quando un atomo di sostanza entrò a far parte della forma, questo fatto fu per l’atomo un’iniziazione. Esso divenne conscio di un altro tipo di forma e la misura del suo potere di contatto aumentò. Quando la coscienza del regno vegetale e quella del regno animale si fusero, e la vita passò da un regno inferiore ad uno superiore, si ebbe un’iniziazione. Allorché la coscienza dell’animale si allargò e incluse la coscienza dell’essere umano, avvenne un’altra grande iniziazione. In ognuno dei quattro regni si entra con un’iniziazione, ossia con un’espansione di coscienza. Al di là del quarto regno, l’umanità, si trova il quinto regno o regno spirituale e vi si accede con una certa iniziazione, come possono vedere coloro che leggono intelligentemente il Nuovo Testamento. In ogni caso le iniziazioni sono state conseguite con l’aiuto di coloro che già sanno. Nello schema evolutivo non vi è soluzione di continuità tra l’uno e l’altro  regno, tra uno stato di consapevolezza e l’altro, ma vi è un graduale sviluppo di coscienza, sviluppo in cui ognuno di noi ha avuto e avrà la sua parte. Tenendo presente quest’universalità dell’iniziazione, avremo un punto di vista più chiaro e più equo per quanto la concerne. Ogni volta che diventiamo più coscienti di quanto ci circonda e che il nostro patrimonio mentale aumenta, avviene in noi un’iniziazione su piccola scala. Ogni volta [116] che il nostro orizzonte si allarga e che acquistiamo maggiore ampiezza di vedute si determina un’iniziazione; in questo sta per noi il valore della vita e la grandiosità dell’occasione di evolvere che la vita offre.

Desidero chiarire un punto: ogni iniziazione deve essere auto-iniziata. Quello stadio finale in cui un determinato aiuto ci giunge da sorgenti esteriori non viene raggiunto perché ci sono Grandi Esseri ansiosi di aiutarci, che vengono a noi ovunque siamo, cercando di elevarci. L’aiuto viene a noi perché abbiamo fatto il lavoro necessario e nulla può fermarlo. È nel nostro diritto. Coloro che hanno raggiunto la meta possono e vogliono aiutarci ed assisterci, ma le Loro mani sono legate fino a che non abbiamo compiuto la nostra parte di lavoro. Nulla perciò di quanto facciamo per aumentare la nostra utilità nel mondo, nessun passo che compiamo per costruire corpi migliori, nessuno sforzo che facciamo per acquistare l’auto-dominio e per arricchire il nostro corpo mentale va mai perduto; sono tutte cose che contribuiscono ad aumentare il patrimonio che abbiamo accumulato, che ci porterà un giorno alla grande rivelazione; lo sforzo giornaliero e di ogni ora da noi compiuto intensifica l’onda di energia che ci condurrà alla porta dell’iniziazione. Il significato della parola “iniziazione” è “entrare”. Vuol dire che l’iniziato è colui che ha fatto il primo passo nel regno spirituale, che ha avuto la prima serie di rivelazioni spirituali, ognuna delle quali è una chiave per accedere ad una rivelazione maggiore.