Scorri i Capitoli di questo Libro

UN APPELLO AL SERVIZIO

Per concludere questo trattato sul lavoro magico del singolo aspirante individuale vorrei indicare:

1. la meta immediata degli studenti di questo secolo, riassumendo i passi che essi devono compiere;

2. ciò che deve essere eliminato e superato, nonché le penalità in cui incorrono aspiranti e discepoli per errori commessi e colpe condonate.

Innanzi tutto occorre riconoscere chiaramente la meta immediata, per evitare sforzi inutili e compiere veri progressi. Molti aspiranti animati dalle migliori intenzioni tendono a dedicare troppo tempo alle proprie aspirazioni e a formulare i propri piani di servizio. L’aspirazione mondiale ora è così forte e l’umanità si sta orientando in modo così potente verso il Sentiero, che le persone sensibili sparse ovunque vengono trascinate in un vortice di desiderio spirituale, bramano ardentemente a una vita di liberazione, di imprese spirituali e di consapevole coscienza dell’anima. Il riconoscimento delle loro possibilità latenti è ora così forte, che si sopravvalutano; dedicano molto tempo a raffigurarsi quali mistici ideali oppure a deplorare la mancanza di conseguimenti spirituali o la loro incapacità di pervenire a una sfera di servizio. In tal modo, da un lato si perdono nei regni vaghi e nebulosi di un bell’idealismo, di colorite ipotesi e di deliziose teorie; dall’altro lato drammatizzano se stessi immaginandosi centri di potere in un campo di fertile servizio. [619] Mentalmente elaborano piani di lavoro mondiale per vedersi il perno attorno al quale quel servizio si muoverà; spesso si sforzano di realizzare questi piani e creano un’organizzazione, ad esempio sul piano fisico, potenzialmente valida, ma altrettanto potenzialmente inutile, se non pericolosa. Essi non si rendono conto che l’impulso motivante è dovuto principalmente a ciò che gli Istruttori Indù chiamano “senso del proprio Io” e che il loro lavoro è basato su un egoismo soggettivo che deve essere, e sarà, eliminato prima di poter rendere un vero servizio.

La tendenza all’aspirazione e al servizio è giusta e buona e va considerata come facente parte della futura coscienza e dotazione universale della razza nel suo insieme. Essa affiora sempre maggiormente per la crescente forza dell’influsso acquariano che, fin dal 1640, sta acquistando potenza e producendo due effetti: infrange le vecchie forme dell’era dei Pesci e stimola le facoltà creative, che si esprimono in concetti e piani di gruppo. Come tutti voi ben sapete, questa è la causa delle presenti condizioni di turbamento, condizioni che si possono così riassumere: spersonalizzazione, in cui lo stato, il gruppo o i gruppi sono ritenuti molto più importanti dell’individuo e dei suoi diritti; amalgamazione, che è la tendenza a fondere, unire, mantenere insieme e produrre i rapporti reciproci che col tempo caratterizzeranno i rapporti umani e produrranno quella “sintesi di tutti i singoli uomini”, ciò che Browning così veracemente indica come meta del processo evolutivo e che segna la conclusione del viaggio del divino figliol prodigo; infine intercomunicazione sensibile fra unità, gruppi e combinazioni di gruppi, sia dal lato soggettivo della manifestazione che da quello oggettivo. Nelle tre parole spersonalizzazione, amalgamazione e intercomunicazione [620] sono riassunti i principali fenomeni che si stanno manifestando attualmente. Si esortano gli studenti a considerare il piano che si sta esprimendo in tal modo e studiare queste tendenze in costante espansione nelle vicende umane. Se lo studente si darà la pena di gettare uno sguardo panoramico alla storia, il fatto che queste tendenze siano così importanti risulterà evidente. Potrà notare che anche la storia di cinquecento anni fa gli rivela il fatto che, a quei tempi, grandi individui erano i fattori di rilievo e che la storia si occupa ampiamente delle gesta di potenti personalità che influenzarono profondamente il loro tempo e la loro epoca; le vicende umane furono poi governate da isolamento e separazione e ogni uomo lottò per il proprio paese, ogni uomo dimenticò il proprio fratello e visse egoisticamente; in seguito, i rapporti reciproci fra le diverse razze o fra le famiglie umane furono limitati, non esistendo alcun vero mezzo di comunicazione oltre al contatto personale, ciò che era spesso impossibile.

Gli studenti dovrebbero quindi riflettere su queste parole, che durante i prossimi cinquant’anni acquisteranno importanza sempre maggiore. Questo periodo è abbastanza lungo per permettere allo studente comune di osservare ed elaborare dei piani; riconoscendo questa fase di elaborazione del Proposito divino, gli studenti farebbero bene a studiare l’espressione della loro vita individuale e porsi le seguenti domande:

1. Sto perdendo tempo in sogni mistici o mi occupo dell’applicazione pratica delle verità spirituali percepite, integrandole nella mia esperienza quotidiana?

2. Trovo che la mia reazione alla crescente impersonalità della nostra epoca è una reazione di risentimento, oppure che questo atteggiamento, relativamente nuovo, di distacco personale tende a risolvere i miei problemi personali?

[621]

3. Sono in grado di registrare una crescente capacità di percepire i pensieri e le idee degli altri? Trovo che sto diventando più sensibile, quindi più capace di lanciarmi nella grande corrente di intercomunicazione?

4. In che misura la tendenza a drammatizzare governa la mia vita quotidiana? Mi sento il centro dell’universo che ruota automaticamente intorno a me, oppure lavoro per decentralizzarmi e lasciarmi assorbire nel tutto?

Queste e altre domande che potranno sorgere serviranno ad indicare in che misura l’aspirante risponde all’avvento della nuova era.

In questo trattato sullo sviluppo individuale e sul dominio dell’astrale, viene presentata una visione ed esposta una norma di vita che contiene in sé le istruzioni necessarie durante il periodo fra le due grandi ere, quella dei Pesci e quella dell’Acquario. Una parte del proposito di base è stata espressa a parole; un proposito riconosciuto da molti in tutto il mondo e che si sta attuando praticamente in ogni settore della vita umana. Esso viene registrato nel subconscio e seguito intuitivamente da molti che nulla, conoscono dei tecnicismi del Piano. Coloro che guidano il genere umano non si preoccupano in modo particolare del successo delle nuove condizioni che emergono. Esso è ben certo e la crescita della realizzazione umana e della coscienza spirituale non separativa non può essere arrestata. Il problema consiste nel trovare quali siano i mezzi da impiegare per conseguire questi fini in modo che la natura formale possa essere incitata e preparata a far fronte alle sue nuove responsabilità e a usare le nuove conoscenze senza indebita sofferenza, senza le penose scissioni e le ore di angoscia che assorbono maggiore attenzione del più sottile e [622] promettente sviluppo della consapevolezza divina. Ogni volta che nel mondo esiste una tendenza alla sintesi e alla comprensione, ogni volta che il minore si fonde nel maggiore e l’unità si assimila al tutto, ogni volta che grandi concetti universali influenzano fortemente la mente delle masse, ne conseguono disastri, cataclismi e distruzione dell’aspetto forma e di ciò che potrebbe impedire a quei concetti di divenire fatti concreti del piano fisico. Il problema dei membri della Gerarchia è dunque di trovare il modo di evitare la temuta sofferenza e accompagnare l’uomo mentre l’onda della marea di realizzazione spirituale invade il mondo e compie l’opera necessaria. Ecco il motivo del presente appello al servizio che risuona come uno squillo di tromba all’orecchio del discepolo attento.

Questo richiamo al servizio, solitamente suscita una risposta, che è però influenzata dalla personalità dell’aspirante e tinta del suo orgoglio e della sua ambizione. Egli si rende realmente conto della necessità; il desiderio di farvi fronte è genuino e sincero, l’ardente desiderio di servire ed elevare è reale. L’aspirante compie dei passi intesi a metterlo in grado di adeguarsi al piano. Il problema che noi, sul lato interiore della vita, siamo costretti ad affrontare è che, sebbene non esistano dubbi sulla volontà e sul desiderio di servire, il carattere e il temperamento sono tali da presentare difficoltà pressoché insormontabili. Noi dobbiamo lavorare tramite questi aspiranti ed il materiale che rivelano è causa frequente di grandi inconvenienti.

Queste caratteristiche latenti, spesso non affiorano che dopo aver cominciato il servizio. Le guide che osservano, anche se ne sospettano la presenza, non hanno il diritto di rifiutare l’opportunità. Quando queste caratteristiche affiorano con ritardo la tragedia è che, oltre all’aspirante in questione, molti altri ne soffriranno. Quando la struttura umana si fa sentire ed esce dalla sfera della nebbia dell’idealismo, dei bei progetti e delle belle parole, molti si sentono attirati da un idealismo [623] sincrono e si raccolgono attorno al servitore. Quando affiorano le debolezze nascoste, essi soffrono quanto il servitore stesso. Il metodo usato dai Grandi Esseri che consiste nel cercare coloro che si sono in una certa misura preparati ad una risposta sensibile e lavorare per loro tramite, presenta dei pericoli. L’aspirante comune e ben intenzionato non è esposto a tale pericolo quanto il discepolo più avanzato e attivo. Quest’ultimo è minacciato in tre direzioni e può essere sopraffatto in tre modi:

1. Tutta la sua natura è sottoposta a eccessiva stimolazione a causa dei contatti interiori e delle forze spirituali con cui è in contatto; ciò costituisce un ‘Vero pericolo, poiché difficilmente egli sa come comportarsi e non si rende conto del rischio cui è esposto.

2. Le persone con le quali lavora costituiscono a loro volta il suo problema. La loro avidità, la loro adulazione, i loro elogi e le loro critiche tendono a oscurare il suo cammino. Non essendo sufficientemente distaccato e spiritualmente progredito, senza saperlo egli cammina immerso in una nube di forme pensiero. Smarrisce quindi la sua strada allontanandosi dal suo intento originario, di nuovo senza rendersene conto.

3. Sotto la pressione del lavoro le sue debolezze latenti necessariamente affiorano e inevitabilmente gli accadrà di dar segni di cedimento, se posso usare questo termine. Mentre egli cerca di rendere il suo servizio particolare al mondo, i difetti della personalità si rafforzano. Mi riferisco al servizio frutto di una scelta propria e formulato su uno sfondo di ambizione personale e amore del potere, anche se egli lo riconosce solo parzialmente o non lo riconosce affatto. Egli è naturalmente sotto tensione e, come chi porta un pesante carico su per una collina ripida, scopre i punti deboli e manifesta una tendenza [624] al collasso fisico oppure ad abbassare il suo ideale per adattarlo alla propria debolezza.

A tutto questo si devono aggiungere la tensione propria dei tempi e le condizioni generali dell’umanità infelice. Questo fatto influisce anche nel subconscio di tutti i discepoli e di tutti coloro che lavorano nel mondo. Alcuni mostrano segni di abbattimento fisico, sebbene la vita interiore rimanga equilibrata e normale, sana e giustamente orientata. Altri danno segni di cedimento emotivo, ciò che può produrre due effetti, secondo il punto di sviluppo dell’aspirante al servizio. Dallo stato di tensione egli può apprendere il distacco, ciò che potrebbe essere chiamato il “meccanismo di difesa” dell’anima nell’attuale periodo di sviluppo mondiale, oppure il nervosismo aumenta sempre di più ed egli può diventare un vero nevrotico. Altri avvertono la tensione nel corpo mentale, che in alcuni casi si trasforma in confusione mentale impedendo di discernere la verità. Essi continuano allora a lavorare senza ispirazione, soltanto perché sanno che è giusto farlo e il ritmo del lavoro è instaurato. Altri afferrano l’occasione ogni volta che si presenta e, così facendo, ricadono nell’innata autoaffermazione (che è la caratteristica preminente dei tipi mentali); attorno al loro servizio costruiscono una struttura e una forma che in realtà incorpora ciò che essi desiderano, ciò che pensano sia giusto, ma che è separativa e figlia della loro mente, non della loro anima. A loro volta altri, più potenti e più coordinati, avvertono la pressione dell’intera personalità; la versatile natura psichica risponde sia alla necessità che alla teoria del Piano; si rendono conto di disporre di qualità realmente valide e sanno di poter dare un contributo. Essi sono tuttavia ancora così impregnati della loro cosiddetta personalità, che il servizio viene costantemente abbassato al livello di quella personalità, quindi influenzato dalle reazioni personali, dalle simpatie e antipatie, [625] dalle tendenze e abitudini individuali. A lungo andare queste si affermano e ci troviamo di fronte a un collaboratore che fa un buon lavoro, ma lo rovina con la sua separatività di cui non si rende conto e con i suoi metodi individuali. Questo significa che un lavoratore di questo tipo riunisce attorno a sé soltanto coloro che può subordinare e governare. Il suo gruppo non è caratterizzato dagli impulsi della nuova era, bensì dagli istinti separativi dell’operatore che ne è al centro. In questo caso il pericolo è così sottile che si rende necessaria un’accurata autoanalisi da parte del discepolo. È così facile lasciarsi affascinare dalla bellezza dei propri ideali e della propria visione, dalla supposta rettitudine della propria posizione, ma rimanere comunque sempre influenzati soggettivamente dall’amore del potere personale, dall’ambizione individuale, dalla gelosia per altri collaboratori e dai molti altri tranelli nei quali può cadere il discepolo incauto.

Ma se si coltiva la vera impersonalità, se si sviluppa il potere di mantenersi saldi, se ogni situazione è trattata con spirito d’amore e se si rifiuta di agire in modo affrettato e di permettere alla separatività di infiltrarsi, si avrà la crescita di un gruppo di veri servitori che riunirà coloro che sono in grado di materializzare il Piano e inaugurare la nuova era con le meraviglie che la accompagnano.

Per far questo è necessario un coraggio della specie più rara. La paura tiene il mondo in schiavitù e nessuno sfugge al suo influsso. Per l’aspirante e il discepolo vi sono due tipi di paura che richiedono la loro particolare considerazione. Le paure di cui abbiamo trattato nella prima parte di questo trattato e quelle inerenti, come ben sapete, all’esistenza stessa, sono note a tutti noi. Radicate nella natura istintiva (paure economiche, paure derivanti dalla vita sessuale, paura e terrore fisico, paura dell’ignoto, con la paura predominante della morte che infuenza molte vite) sono state oggetto di molte indagini psicologiche e non me ne occuperò. Esse devono essere superate dalla vita dell’anima a mano a mano che essa permea e trasforma la vita quotidiana [626] e dal rifiuto dell’aspirante di accordare loro qualsiasi riconoscimento. Nel primo caso si costruisce la futura forza di carattere e viene impedito l’accesso a nuove paure. Esse non possono esistere se l’anima governa coscientemente la vita e la sua situazione. Nel secondo, le vecchie forme pensiero vengono neutralizzate, determinandone col tempo la distruzione per mancanza di alimento. Si svolge quindi un duplice procedimento che produce la genuina manifestazione delle qualità dell’uomo spirituale e una crescente liberazione dalla schiavitù di antichissimi concetti di paura. Lo studente si accorge di essere sempre più distaccato dai principali istinti predominanti, che finora hanno servito a tenerlo legato allo schema della vita planetaria elementare. È opportuno far notare che tutti gli istinti principali hanno origine nella peculiare qualità della vita planetaria, in base alla quale le reazioni di paura conducono a qualche tipo d’attività. Come sapete, gli psicologi indicano cinque istinti principali e predominanti, cui accenneremo brevemente.

L’istinto di conservazione ha origine nell’innata paura della morte; grazie alla presenza di questa paura la razza umana si è fatta strada lottando fino all’attuale punto di longevità e resistenza. Le scienze che si occupano di preservare la vita, le attuali conoscenze della medicina e i conseguimenti del vivere civile sono tutti scaturiti da questa paura fondamentale. Tutto ha teso a favorire la durata della vita dell’individuo e a preservarne le condizioni d’esistenza. L’umanità persiste, in quanto razza e regno della natura, grazie a questa tendenza alla paura, questa reazione dell’unità umana all’autoperpetuazione.

L’istinto sessuale ha la sua origine principale nella paura della separazione e dell’isolamento e nella rivolta contro l’unità separata sul piano fisico, contro la solitudine; ha avuto come effetto la perpetuazione della razza, [627] la persistenza e la propagazione delle forme tramite le quali la razza può venire in manifestazione.

L’istinto gregario, le cui origini sono facilmente riconoscibili in una reazione analoga; per il senso di sicurezza e per garanzia di sicurezza, basata sulle aggregazioni numeriche, gli uomini hanno sempre cercato i loro simili e si sono uniti a scopo di difesa e stabilità economica. La nostra civiltà moderna è il risultato di questa reazione istintiva della razza nel suo complesso; ne sono emersi i vasti centri urbani, le metropoli gigantesche ed i grandi edifici, che rappresentano altrettante forme di greggi moderni elevati all’ennesima potenza.

Il quarto grande istinto, quello dell’autoaffermazione, e pure basato sulla paura. Consiste nella paura dell’individuo di non riuscire a ottenere un riconoscimento, perdendo in tal modo gran parte di ciò che altrimenti potrebbe essere suo. In tal modo, con il passare del tempo si è sviluppato l’egoismo della razza, seguito dal senso di acquisizione e dal potere di appropriarsi (la “volontà di potere” in una forma o nell’altra) fino all’odierno intenso individualismo e al senso d’importanza che sono la causa della maggior parte degli attuali problemi economici e nazionali. Abbiamo favorito l’autodeterminazione, l’autoaffermazione e l’interesse egoistico a un punto tale da trovarci di fronte a un problema pressoché insuperabile. Ma da tutto ciò ne è derivato e ne deriverà molto bene, poiché nessun individuo ha valore effettivo finché non ne è cosciente, ed allora sacrifica con determinazione il valore acquisito per il bene dell’insieme.

L’istinto di ricerca è a sua volta basato sulla paura dell’ignoto, ma da questa paura sono emersi, risultato di una ricerca millenaria, i nostri attuali sistemi educativi e culturali, nonché tutta la struttura della ricerca scientifica.

Queste tendenze, basate sulla paura, hanno agito da potente stimolo di tutta la natura dell’uomo (egli essendo divino) e lo hanno portato fino all’attuale punto [628] di ampia comprensione e utilità; esse hanno determinato la nostra civiltà moderna con tutti i suoi difetti, ma anche con tutti i segni della sua divinità. Da questi istinti spinti all’infinito e dal processo di trasmutazione nelle loro corrispondenze superiori emergerà l’espressione dell’anima in tutta la sua completezza. Vorrei sottolineare i fatti che seguono.

L’istinto di conservazione trova la sua conclusione nella certezza dell’immortalità; l’opera svolta dagli spiritualisti e dai ricercatori psichici nel corso dei secoli ne è il metodo per pervenirvi e la migliore garanzia.

L’istinto sessuale trova la sua conclusione logica nel rapporto, coscientemente realizzato, fra anima e corpo. Questa è la nota fondamentale del misticismo e della religione che oggi è, come è sempre stata, l’espressione della Legge di Attrazione, non come si esprime nel matrimonio del piano fisico, ma che giunge a consumazione (per l’uomo) nelle nozze sublimi compiute con intento cosciente fra l’anima positiva e la forma ricettiva e negativa.

L’istinto gregario trova la sua conclusione divina nel risveglio della coscienza di gruppo, che oggi è evidenziata dalla tendenza generale all’unione, alle vaste fusioni in atto ovunque. Sì manifesta nella capacità di pensare in termini di internazionalismo, di concetti universali, il cui risultato finale sarà l’instaurarsi di una fratellanza universale.

L’istinto di autoasserzione a sua volta ha dato alla nostra civiltà moderna il suo intenso individualismo, il culto della personalità e ha prodotto la venerazione degli antenati e degli eroi. Esso conduce tuttavia all’affermazione del Sé, del divino Sovrano interiore; dalla psicologia, la nostra scienza più recente, emergerà una conoscenza del Sé spirituale che si afferma e domina, ciò che condurrà [629] infine alla manifestazione del regno delle anime sulla Terra.

Cosa dire dell’istinto di ricerca? Trasmutato in ricerca divina e trasformato applicando la luce dell’anima alle sfere d’indagine, condurrà l’umanità nell’Aula della Saggezza e l’uomo potrà lasciare dietro di sé le esperienze dell’Aula della Conoscenza. I nostri grandi centri educativi diverranno scuole per lo sviluppo della percezione intuitiva e della consapevolezza spirituale.

Lo studente dovrebbe studiare attentamente la tabella che segue:

Istinto

Corrispondenza

Metodo

1. Conservazione.................

Immortalità......................

Ricerca spiritualistica

2. Sessuale...........................

Unione Spirituale.............

Religione  

 

Unificazione....................

Misticismo

3. Gregario...........................

Coscienza di gruppo.......

Fratellanza

4. Autoaffermazione............

Asserzione del Sé..........

Psicologia

5. Ricerca..........................

Intuizione.........................

Educazione

Le paure che affliggono l’umanità, avendo origine negli istinti, non sembrano dunque che caratteristiche divine, male applicate e male usate. Se comprese e usate correttamente e se trasmutate dall’anima sapiente, esse producono consapevolezza, sono fonte di crescita e, all’anima assopita nel tempo e nello spazio trasmettono il necessario impulso, la spinta e l’esortazione a progredire che hanno condotto l’uomo dallo stadio delle caverne e del ciclo preistorico, attraverso il lungo periodo storico; oggi si può confidare che lo faranno progredire con crescente rapidità, grazie alla comprensione intellettuale acquisita che gli permette di applicarsi con piena consapevolezza al problema del progresso.

Occorre che gli studenti si rendano più profondamente conto del fatto che l’intero processo è divino e che il cosiddetto male non è che un’illusione, parte inerente alla dualità che, [630] nel tempo e fuori del tempo, sarà sostituita dall’unità divina. Il male è dovuto all’errata percezione ed interpretazione di ciò che viene percepito. Il conseguimento della vera visione, unita alla giusta comprensione, determina la liberazione dalle reazioni istintive ed evoca il distacco interiore che consente all’uomo di camminare, libero, nel regno di Dio.

Accenniamo ora alle due paure che interessano in modo particolare l’aspirante, ossia la paura dell’opinione pubblica e la paura dell’insuccesso. Sono due fattori potenti nella vita di servizio e creano ostacoli a molti.

Coloro che cominciano a lavorare in cooperazione con il Piano e stanno imparando il significato del servizio, tendono a temere che il loro operato sia criticato e giudicato male, oppure che venga attaccato da idee contrarie, temono che ciò che fanno non sia sufficientemente gradito, apprezzato e compreso. Essi chiedono simpatia e approvazione. Valutano il loro successo in base alle cifre e alla risposta che suscitano. Non amano che i loro moventi siano messi in discussione e mal giudicati e reagiscono violentemente diffondendosi in spiegazioni; si sentono infelici se i loro metodi, i membri del loro gruppo e il loro modo di servire vengono criticati. Essi sono dominati dai falsi obiettivi del numero, del potere e di una dottrina formulata. Se quanto essi fanno non si adegua al livello del metodo di, gruppo delle menti che li circondano o non interessa la maggior parte di loro, essi sono infelici e cambiano frequentemente i loro piani, modificano il punto di vista e abbassano il loro livello fino a conformarlo alla psicologia di massa più vicina o ai loro consiglieri.

Il vero discepolo vede la visione. Cerca allora di mantenersi in stretto contatto con la sua anima, in modo da conservare la stabilità mentre si sforza di fare della visione una realtà; egli intende pervenire a ciò che, dal punto di vista del mondo, sembra impossibile, sapendo che la visione non si materializza per mezzo di espedienti e indebiti [631] adattamenti delle idee suggerite da consiglieri terreni o intellettuali. L’opinione pubblica e i consigli di coloro le cui tendenze rispecchiano l’era dei Pesci e non quella dell’Acquario sono valutati attentamente, ma con cautela; se risultano separativi, tendenti a turbare l’armonia, a incrinare l’amore fraterno e la comprensione, vengono immediatamente scartati. Dove vi sia un evidente atteggiamento critico verso altri collaboratori nel campo del servizio mondiale, dove non vi sia altra capacità oltre a quella di vedere soltanto egoismo e difetti, di attribuire moventi sbagliati e di credere al male, in questi casi l’aspirante rifiuta di lasciarsi trascinare e procede serenamente per la sua strada.

Affermo con certezza che nel prossimo ciclo il vero lavoro (il lavoro di portare il mondo a una sintesi e di creare una riconosciuta fratellanza di anime) verrà effettuato soltanto da coloro che rifiutano di essere separativi e che sorvegliano le proprie parole in modo che nulla di male sia mai pronunciato; sono servitori che vedono il divino in ogni essere e che rifiutano di pensare il male e di attribuirlo ad altri; essi lavorano con le labbra sigillate, non si occupano degli affari dei loro fratelli, né rivelano ciò che li riguarda; la loro vita è influenzata dalla comprensione e dall’amore; le loro menti sono caratterizzate da una percezione spirituale addestrata e dalla consapevolezza spirituale che usa un intelletto perspicace come corollario di uno spirito amorevole.

Permettetemi di ripetere questo tema con altre parole, poiché esso è d’importanza vitale e l’effetto esercitato sul mondo dall’opera di questi strumenti è immenso. Questi uomini e queste donne, la cui missione è di inaugurare la nuova era, hanno imparato il segreto del silenzio; essi sono costantemente animati da uno spirito d’amore inclusivo, le loro parole non li fanno deviare nell’ambito della critica comune ed essi non permettono che altri vengano condannati; essi sono animati dallo spirito di protezione. Ad essi verrà affidato il compito di promuovere la vita della nuova era.

[632]

A coloro che ancora non hanno raggiunto questo grado d’evoluzione, la cui visione non è così chiara e la cui natura non è ancora così disciplinata, rimane l’importante compito, a un livello inferiore, di lavorare con persone simili a loro. I loro attributi e le loro qualità attirano i loro simili; non lavorano quindi in così grande solitudine e la loro attività ottiene maggior successo all’esterno, anche se non sempre.

Occorre ricordare che agli occhi dei Grandi Esseri ogni lavoro ha uguale importanza. Per le anime che si trovano allo stadio in cui la casa o l’ufficio rappresenta un’esperienza sufficiente, quello è lo sforzo massimo; il loro tentativo di lavorare, è sul proprio livello, un raggiungimento tanto grande quanto quello di un Cristo o di un Napoleone nel realizzare il proprio destino. Non dimenticatelo e cercate di vedere la vita quale è e non con le pericolose distinzioni create dall’uomo. Un discepolo che non possiede ancora la visione completa come il fratello più avanzato e che sta appena imparando l’ABC di un’attività pubblica, nonostante tutti i suoi insuccessi e la sua ottusità può agire bene quanto un discepolo più anziano con tutta la sua conoscenza ed esperienza.