Scorri i Capitoli di questo Libro

PRINCIPI E PERSONALITÀ

C’è tuttavia un punto che merita di essere considerato e che potrebbe essere presentato in forma di domanda. Lo studente potrebbe chiedere chiarimenti sull’argomento come segue:

“Alcuni si pongono il problema dell’Essere dal punto di vista mentale; altri lo basano sulla comprensione dei cuore; in alcuni la motivazione scaturisce dalla testa, in altri dal cuore; alcuni compiono delle azioni o evitano di compierle, perché sanno, più che non sentano; alcuni reagiscono al loro ambiente mentalmente, più che emotivamente.

“È necessaria l’illuminazione per comprendere se per alcuni non sia adatto il sentiero del servizio, poiché essi conoscono, più che non amino Dio il quale, dopotutto, non è che il loro intimo sé. Non [110] è questo il sentiero dell’occultista e del saggio, piuttosto che del mistico e del santo? Effettivamente, non è forse soprattutto una questione del raggio su cui ci si trova, e del Maestro sotto il quale si fa l’apprendistato? La vera conoscenza non è forse una specie d’amore intellettuale? Se ad un poeta è dato scrivere un’ode alla bellezza intellettuale, perché non potremmo esprimere il nostro apprezzamento di un’unità concepita dalla mente, piuttosto che dal cuore? Il cuore ha il suo innegabile valore, ma non è adatto ad affrontare il rude trattamento del mondo.

“Cos’altro si può fare se non accettare la propria presente limitazione, mentre si cerca la trascendenza che appartiene a ciascuno, secondo la divina Legge d’Evoluzione? Non esiste forse (al confronto) una specie di complesso d’inferiorità spirituale in coloro che sono sensibili (e forse ipersensibili) al fatto che, mentre la loro vita trabocca di interessi intellettuali, nel deserto dei loro cuore non è ancora sbocciata la rosa dell’amore?

“In altre parole, purché un uomo accetti il posto che gli è stato assegnato e li serva, accettando la Fratellanza nella Presenza del Padre, che importa se il postulato fondamentale è per lui una questione di testa piuttosto che di cuore?”

Ecco come risponderei a tali domande:

Non è questione di raggio e nemmeno di distinzione fondamentale tra il mistico e l’occultista. Nell’individuo completo, mente e cuore devono operare con uguale potenza. Nel tempo e nello spazio, tuttavia, e durante il processo evolutivo, in ogni vita gli individui sono contraddistinti da una tendenza predominante; è soltanto perché non vediamo il quadro completo che noi tracciamo queste distinzioni temporanee. In una vita un uomo può essere prevalentemente mentale, quindi per lui il sentiero dell’Amore di Dio sarebbe inadatto. L’Amore di Dio è temporaneamente estraneo al suo cuore e il suo accesso all’occultismo basa sulla percezione mistica delle vite passate. Il suo problema è di conoscere Dio, allo scopo d’interpretare quella conoscenza come amore per tutto. L’amore [111] responsabile dimostrato nell’adempimento del dovere verso il gruppo e la famiglia, è quindi per lui la linea di minor resistenza. L’amore universale, che irradia verso tutta la natura e tutte le forme di vita, verrà in seguito, quando la conoscenza di Dio sarà più sviluppata, ma questo farà parte del suo sviluppo in un’altra vita.

Gli studiosi della natura umana (e tutti gli aspiranti spirituali dovrebbero esserlo) farebbero bene a tener presente che esistono differenze temporanee. Le persone differiscono per:

a. Il raggio, che influenza prevalentemente il magnetismo della vita.

b. L’approccio alla verità, potendo il sentiero occulto o il sentiero mistico esercitare volta per volta maggiore attrazione.

c. La polarizzazione, che decide se la tendenza della vita sarà emotiva, mentale o fisica.

d. Lo stadio evolutivo, che produce le diversità che si notano fra gli uomini.

e. Il segno astrologico, che determina la tendenza di una vita particolare.

f. La razza, che porta la personalità sotto la peculiare forma pensiero razziale.

È il sottoraggio su cui un essere umano si trova, il raggio minore che varia da un’incarnazione all’altra, a dare in larga misura la colorazione ad una singola vita. È il suo colore secondario. Non si dimentichi che il raggio primario della Monade rimane immutato attraverso gli eoni. Esso non cambia. È uno dei tre raggi primari che sintetizzerà i figli degli uomini. Il raggio dell’ego varia di ronda in ronda e, in anime più evolute, da una razza all’altra e comprende uno dei cinque raggi della nostra presente evoluzione. È il raggio predominante al quale vibra il corpo causale dell’essere umano. Il raggio dell’Ego può corrispondere al raggio della Monade o essere uno dei colori complementari del raggio primario. Il raggio della personalità varia di [112] vita in vita, finché si sia attraversata l’intera gamma dei sette sottoraggi del raggio monadico.

Si noterà quindi che le persone le cui Monadi sono sul medesimo raggio o su uno complementare, nutrono reciproca simpatia. Dobbiamo tuttavia ricordare che il grado di evoluzione deve essere molto avanzato perché il raggio della Monade possa ampiamente influire. Perciò, la maggioranza dei casi non rientra in questa categoria.

Con uomini d’evoluzione abbastanza avanzata, che stanno lottando per avvicinarsi all’ideale, sarà la similarità del raggio egoico a produrre mutua comprensione, alla quale seguirà l’amicizia. Per due persone che si trovano sullo stesso raggio egoico è facile comprendere il punto di vista l’uno dell’altro e divenire grandi amici con incrollabile fiducia reciproca, perché ciascuno riconosce che l’altro agisce e si comporta come farebbe egli stesso.

Ma quando, oltre all’uguaglianza egoica del raggio vi sia anche quella del raggio della personalità, allora si verifica quella cosa rara che è l’amicizia perfetta, o un matrimonio ben riuscito, o un legame indissolubile. Sono casi veramente insoliti e rari.

Fra due persone che sono sullo stesso raggio della personalità, ma con raggio egoico differente, possono nascere brevi e improvvise amicizie e affinità, ma effimere come farfalle. Sono fatti da tener presenti, poiché riconoscendoli si acquista capacità d’adattamento. La chiarezza di visione rende cauti.

Un’altra causa di differenza può essere dovuta alla polarizzazione dei corpi. Se nel trattare con le persone non si tiene conto anche di questo fatto, ne può derivare incomprensione. L’espressione “un uomo polarizzato nel suo corpo astrale” significa in realtà un uomo il cui ego opera principalmente attraverso quel veicolo. La polarità indica la chiarezza del canale. Spiegherò meglio. L’Ego dell’uomo [113] di media evoluzione dimora sul terzo sottopiano del piano mentale. Se un essere umano ha un veicolo astrale largamente composto di materia astrale del terzo sottopiano e un veicolo mentale prevalentemente sul quinto sottopiano, L’ego accentrerà il suo sforzo sul corpo astrale. Se invece ha un corpo mentale di materia del quarto sottopiano e un corpo astrale del quinto sottopiano, la polarizzazione sarà mentale.

Quando si dice che l’Ego assume maggiore o minor dominio su un uomo, in realtà significa che egli ha costruito nei suoi corpi materia dei sottopiani più alti.

L’Ego assume il governo con interesse soltanto quando l’uomo ha quasi interamente eliminato dai suoi veicoli la materia del settimo, sesto e quinto sottopiano. Quando egli  incorpora una determinata proporzione di materia del quarto sottopiano, l’ego estende il suo dominio; quando vi sia una certa proporzione del terzo sottopiano, l’uomo è sul sentiero; quando predomina la materia del secondo sottopiano egli consegue l’iniziazione e, una volta che sia costituito di sola sostanza atomica, egli diventa un Maestro. Quindi, il sottopiano sul quale si trova un uomo è importante e il riconoscimento della sua polarizzazione spiega la sua vita.

Oltre ai due punti precedenti occorre tener presente un terzo fattore, l’età dell’esperienza dell’anima, causa frequente d’incomprensione. I due punti già discussi non possono esserci di grande ausilio, poiché la razza attuale non è ancora dotata della capacità di riconoscere il raggio di un uomo. Una supposizione approssimativa e l’uso dell’intuizione sono le sole possibilità del momento. L’uomo poco evoluto non è in grado di comprendere appieno quello molto evoluto e, in misura minore, l’ego avanzato non comprende un iniziato. Il maggiore comprende il minore, ma non è così nel caso inverso.

In quanto al comportamento di fronte all’azione di coloro il cui punto di conseguimento trascende di molto il vostro, posso soltanto chiedervi di seguire tre suggerimenti:

[114]

a. Astenersi dal giudicare. La loro visione è più ampia della vostra. Non dimenticate che una delle più alte qualità conseguite dai membri della Loggia è la capacità di ritenere senza importanza la distruzione della forma. Il loro interesse è rivolto alla vita che evolve.

b. Rendersi conto che tutti gli eventi sono prodotti dai Fratelli e mirano a un saggio scopo. Gli iniziati di grado minore, benché agenti del tutto liberi, s’inseriscono nei piani dei loro superiori, proprio come fate voi in misura minore. Essi pure hanno le loro lezioni da imparare e I regola dell’apprendimento è che ogni esperienza deve essere pagata. S’impara attraverso la punizione che un atto sconsiderato comporta. I loro superiori vigilano per volgere in bene le situazioni causate dagli errori di coloro che sono ad un punto di sviluppo inferiore.

c. Ricordare anche che nella Legge di Rinascita è celato il segreto della crisi attuale. Gruppi di Ego vengono insieme per esaurire un determinato karma, generato in passato. Gli esseri umani hanno errato gravemente nel passato; punizione e trasmutazione ne sono la naturale conseguenza. Violenze e crudeltà del passato produrranno una messe di pesante karma, ma ora è in vostro potere trasmutare gli antichi errori.

Tenete inoltre presente che i principi sono eterni, le personalità temporanee. I principi devono essere considerati alla luce dell’eternità; le personalità dal punto di vista del tempo. Il male è che in molte situazioni sono compresi due principi, uno dei quali è secondario. La difficoltà consiste nel fatto che, essendo ambedue principi, sono ambedue giusti. È regola di sicura guida il ricordare sempre che solitamente i principi fondamentali, per essere saggiamente compresi ed elaborati in modo efficace richiedono l’intervento dell’intuizione, mentre i principi secondari sono di una natura puramente mentale. I metodi, quindi, necessariamente differiscono. Quando ci si attiene ai principi fondamentali, il metodo più saggio è [115] quello del silenzio e della gioiosa fiducia che la Legge opera, evitando ogni intervento della personalità, salvo un commento saggio e amorevole e la determinazione a vedere tutto alla luce dell’eternità e non del tempo, uniti al costante sforzo di seguire la legge dell’amore, scorgendo solo il divino nei vostri fratelli, anche se vostri avversari.

Nei principi secondari, ai quali attualmente tutte le forze in opposizione danno rilievo, l’uso della mente inferiore comporta il pericolo della critica e dell’impiego di metodi sanzionati da tempo nei tre mondi inferiori, metodi che implicano attacco personale, invettiva, uso della forza lungo linee distruttive e uno spirito contrario alla legge del piano dell’unità. Il termine “forze in opposizione” è giusto solo se impiegato in senso scientifico e significa il polo opposto che conduce all’equilibrio. Ricordate quindi che gruppi in opposizione possono essere del tutto sinceri, ma la mente concreta agisce in essi come barriera al libero intervento della visione superiore. La loro sincerità è grande, ma il punto d’evoluzione da loro raggiunto lungo alcune linee è inferiore a quello di coloro che aderiscono ai principi fondamentali, percepiti alla luce dell’intuizione.

Un principio è ciò che incorpora un aspetto della verità su cui è basato questo nostro sistema; è il penetrare, nella coscienza dell’uomo, di una piccola parte dell’idea sulla quale il nostro Logos basa tutto ciò che compie. La base di tutta l’attività del Logos è amore in azione e l’idea fondamentale su cui Egli basa l’azione connessa con la Gerarchia umana è il potere dell’amore che conduce verso l’alto; chiamatelo evoluzione se volete, impulso innato se preferite, ma è l’amore che origina il moto e la spinta verso l’alto, verso il compimento. È il condurre il singolo e il tutto ad ulteriore espressione. Per tale motivo questo principio dovrebbe essere alla base d’ogni attività, e il governo delle organizzazioni minori, se basato sull’amore che conduce all’attività, condurrebbe ad uno stimolo divino di tutti i suoi membri, guidandoli anch’essi ad un’espressione [116] più piena e quindi a maggiore completezza e a uno sforzo più soddisfacente.

Un principio, se veramente fondamentale, fa subito appello all’intuizione e richiama un’immediata reazione di consenso da parte del Sé superiore dell’uomo e piace poco o nulla alla personalità. Esso incorpora un concetto dell’Ego nella sua relazione con gli altri. Un principio è ciò che governa sempre l’Ego sul suo piano e soltanto ponendoci sempre più sotto la guida di quell’Ego, la nostra personalità potrà concepire quelle idee e rispondervi. È un fatto da tener presente nel comportamento con gli altri e dovrebbe modificare i giudizi. L’apprendimento corretto di un principio significa un progresso nell’evoluzione.

Un principio è ciò che anima un’affermazione che tratta del bene più alto per la maggioranza. Che un uomo debba amare sua moglie è l’affermazione di un principio che governa la personalità, ma dovrà essere trasmutato nel principio superiore secondo cui un uomo deve amare i suoi simili. I principi sono di tre tipi e ai più elevati si deve pervenire attraverso quelli inferiori:

(a) Principi che governano il sé personale inferiore, che concernono le azioni e la vita attiva del sé inferiore. Essi incorporano il terzo aspetto, ossia l’aspetto dell’attività della manifestazione logoica e costituiscono la base di un ulteriore progresso. Governano l’uomo allo stadio meno evoluto e nel periodo in cui il pensiero è poco attivo; potrebbero essere meglio compresi dicendo che tali principi sono incorporati nelle regole comunemente accettate dalla morale corrente. Non ammazzare, non rubare, sono connessi con la vita attiva dell’essere umano e con la formazione del carattere.

(b) Principi che governano il Sé superiore e che si ricollegano con l’aspetto amore o saggezza. È di questi che dobbiamo occuparci ora; una buona metà dei disordini del [117] mondo attuale deriva dal fatto che questi principi superiori, essendo connessi con l’aspetto amore o saggezza in tutta la sua pienezza, soltanto ora cominciano ad essere appresi e applicati dal genere umano. Dal rapido riconoscimento della loro verità e dal tentativo di attuarli senza aver precedentemente preparato l’ambiente a questi ideali, derivano i frequenti conflitti e le lotte tra coloro che sono mossi dai principi che governano la personalità e coloro che riconoscono i principi che governano il sé superiore. Fintanto che un numero preponderante di uomini non sarà governato dalla coscienza dell’anima, questa lotta sarà inevitabile. Quando il piano emotivo sarà dominato dall’intuitivo, si perverrà alla comprensione universale.

La prima serie di principi viene appresa dall’essere umano mediante l’avidità di possesso e le conseguenze disastrose che ne risultano. L’uomo ruba, subisce il castigo e non ruba più. Il principio s’imprime in lui per mezzo della sofferenza ed egli impara che solo ciò che gli spetta per diritto e non per appropriazione indebita può essere goduto. Il mondo ora impara questa lezione in gruppi, poiché con le usurpazioni e le appropriazioni indebite si scopre che i beni rubati non recano che sofferenza e dolore. Così, col tempo, gli uomini apprendono i principi.

I principi della seconda serie s’imparano mediante la rinuncia e il servizio. L’essere umano (che ha già appreso i principi della prima serie) distoglie l’attenzione dalle cose della personalità e nel servizio impara il potere dell’amore, nel suo significato occulto. Dà e di conseguenza riceve; vive la vita di rinuncia e la ricchezza dei cieli si riversa su di lui; egli dà tutto ed è pieno fino alla completezza; non chiede nulla per sé ed è l’essere più ricco della terra.

I principi della prima serie riguardano l’unità differenziata e l’evoluzione raggiunta attraverso l’eterogeneità. I principi che l’umanità sta imparando ora, riguardano i gruppi; la [118] domanda non è: “Cosa è meglio per l’uomo?”, bensì “Cosa è meglio per i molti?”; solo coloro che pensano secondo la visione dell’unità dei molti possono affermare questi principi in modo soddisfacente. Essi sono i più importanti, perché principi di base di questo sistema solare basato sull’amore. Il guaio è che oggi gli uomini sono confusi. Alcuni principi della prima serie, elementi essenziali dell’attività inferiore, ora sono radicati e innati negli uomini, mentre alcuni dei principi egoici superiori o principi d’amore stanno filtrando nei loro cervelli confusi causando un apparente e momentaneo scontro d’idee. Quindi, come Pilato, essi chiedono: “Dov’è la verità?”. Se solo volessero ricordare che i principi superiori sono connessi con il bene del gruppo e gli inferiori con il bene dell’individuo, ne potrebbe seguire maggior chiarezza di pensiero. L’attività, inferiore della vita personale, per quanto buona e degna, col tempo deve essere trascesa dalla superiore vita d’amore, che cerca il bene del gruppo e non dell’unità.

Tutto ciò che tende alla sintesi e alla divina espressione nella riunione dei singoli, si avvicina più strettamente all’ideale e ai principi superiori. Il riflettere su queste idee può essere d’aiuto. Troverete una dimostrazione di quanto dico osservando che molte delle lotte che sorgono nelle organizzazioni sono basate sul fatto che alcune persone valide sono asservite alla personalità e si sacrificano sì per un principio, ma un principio che governa la vita della personalità. Altri intravedono vagamente qualcosa di più elevato e cercano il bene dei gruppi anziché quello di una persona, s’imbattono in un principio più elevato attirando in tal modo la forza dell’ego. Essi lavorano per gli altri e aspirano ad aiutare il loro gruppo. Quando Ego e personalità si scontrano, la vittoria del superiore è certa; il principio inferiore deve cedere il passo al più elevato. L’uno si concentra su ciò che gli sembra essere di valore inestimabile, soddisfare il desiderio della vita personale e, in quel periodo, il suo interesse [119] per il bene dei molti è solo secondario, sebbene a volte possa pensare che questo sia il suo intento principale. L’altro non si cura di ciò che avviene al sé personale e si preoccupa soltanto di aiutare i molti. In fondo, tutto si riduce alla questione del movente egoistico o altruistico e, come sapete, il movente varia con il passare del tempo e a mano a mano che l’uomo si avvicina al sentiero della prova.

(c) Principi ancora più alti, sono quelli compresi dallo Spirito e prontamente afferrati soltanto dalla coscienza monadica. Solo quando l’essere umano abbia trasceso la sua vita attiva personale e l’abbia sostituita con la vita d’amore o di saggezza come quella diretta dall’Ego, può cominciare a comprendere la portata di tale vita ed a riconoscerla come potenza in manifestazione. Come la personalità si uniforma ai principi che governano l’attività del sé inferiore e l’Ego opera in conformità con la legge d’amore, che si manifesta nel lavoro di gruppo, o amore che si dimostra nella sintesi dei molti nei pochi, così la Monade si occupa della vita attiva dell’amore, dimostrato come potere mediante la sintesi dei pochi nell’uno.

Il primo ha a che fare con la vita dell’uomo sul piano fisico o nei tre mondi inferiori, il secondo con la vita sui livelli causali e l’ultimo con la propria vita dopo il conseguimento del fine cui tende l’attuale evoluzione umana. L’uno si occupa delle singole unità, l’altro dei gruppi e l’ultimo dell’unità. L’uno riguarda la differenziazione in tutte le sue varietà, il secondo dei molti che si risolvono nei gruppi egoici, mentre l’ultimo vede la differenziazione che torna a risolversi nei sette, ciò che indica l’unità per la Gerarchia umana.

Tutti questi fattori e molti altri determinano differenze fra gli esseri umani e nel suo processo di ridimensionamento l’uomo deve necessariamente prenderli in considerazione.

Si tenga quindi presente che un discepolo di uno qualsiasi dei Maestri avrà le sue doti particolari, le sue qualità e lacune individuali. Di una cosa può comunque [120] essere certo, fintanto che il Sentiero della Conoscenza non sarà congiunto al Sentiero dell’Amore, egli n on potrà mai pervenire alle iniziazioni maggiori, poiché esse sono conseguite sui livelli superiori del piano mentale. Fintanto che il Sentiero della Luce non sarà unito al Sentiero della Vita, il grande passaggio dal quarto al quinto regno non potrà avvenire. Certe espansioni di coscienza sono possibili; si possono conseguire le iniziazioni sul piano astrale e mentale inferiore; si può cogliere qualche aspetto della visione e il senso della presenza può essere percepito; l’Amato può essere raggiunto con l’amore e la beatitudine e la gioia di questo contatto possono arrecarne la gioia costante, ma la chiara percezione che deriva dall’esperienza vissuta sul Monte dell’Illuminazione è qualcosa di diverso dalla gioia sperimentata sul Monte della Beatitudine. Il Cuore conduce nell’una, la Testa conduce nell’altra.

Per dare una risposta esplicita: il Sentiero della Conoscenza è quello dell’occultista e del saggio; il Sentiero dell’Amore è quello del mistico e del santo. L’approccio con la testa o con il cuore non dipende dal raggio, poiché entrambe le vie devono essere note; il mistico deve diventare l’occultista. L’occultista bianco è stato già il santo mistico. La vera conoscenza è amore intelligente, poiché risulta dalla fusione d’intelletto e devozione. L’unità è percepita nel cuore; la sua applicazione intelligente alla vita deve essere attuata mediante la conoscenza.

È d’estrema importanza riconoscere la tendenza del proposito di un’esistenza e sapere se l’obiettivo di una vita specifica sia il metodo della testa o quello del cuore. A tale scopo è tuttavia necessaria una sottile discriminazione, affinché le nebbie dell’illusione non attraggano al sentiero dell’inerzia. Ponderate con cura su queste parole e badate che l’esame poggi su un vero fondamento e non scaturisca da un complesso d’inferiorità, dalla considerazione di un’impresa compiuta da un fratello e la tendenza alla gelosia che ne può derivare, oppure da una placida compiacenza che annulla l’attività.

[121]

Per il maggior numero degli aspiranti al discepolato, si può normalmente supporre che nel loro passato vi sia stata molta applicazione della via del cuore e che in quest’incarnazione lo sviluppo mentale sia di primaria importanza. Un’antica Scrittura dice:

“Non cercare, o tu, due volte Beato, di raggiungere l’essenza spirituale prima che la mente abbia appreso. Non così si cerca la saggezza. Solo a colui che ha la mente disciplinata e vede il mondo come in uno specchio, possono essere affidati senza pericolo i sensi interiori. Solo colui che sa che i cinque sensi non sono che illusione e che nulla rimane, salvo i due principali, può essere ammesso al segreto della cerimonia della Crocifissione.

“Il sentiero percorso dal Servitore è il sentiero del fuoco, che passa attraverso il cuore e conduce alla testa. Non è sul sentiero del piacere, né su quello del dolore che si può ottenere la liberazione o giungere alla saggezza. È trascendendo i due, mediante la fusione del dolore col piacere, che si perviene alla meta, quella meta che si scorge in lontananza, come un punto di luce nell’oscurità di una notte invernale. Quel punto di luce può richiamare alla mente una tenue fiammella di candela in qualche solitaria soffitta, ma quando il sentiero che conduce a quella luce è percorso mediante la fusione delle paia degli opposti, quel punto di luce fredda e vacillante cresce con radiazione costante, finché la calda luce di una lampada risplendente si mostra alla mente del pellegrino sulla via.

“Procedi o pellegrino, con ferma perseveranza. Non vi è candela alcuna né lampada a olio terrena. La radianza continua a crescere fino a che il sentiero non termina in una vampa di gloria e il pellegrino nella notte diviene il Figlio del Sole, ed entra nei portali di quel globo radioso.”